martedì 2 dicembre 2025

Libro 10: Estratto per l'Avvento

A Minnie era sempre piaciuta l’incertezza. Non sapere se i libri che aveva raccattato in una soffitta a Parigi fossero spazzatura o splenditi tesori, non sapere se il prossimo cliente ad attraversare la porta della libreria sarebbe stato un cliente o una spia giacobita. Non sapere come sarebbero stati tra le sue braccia i bambini che aveva portato in grembo per mesi, per non parlare di come sarebbero stati da grandi.
E non sapere cosa avrebbe fatto suo marito dopo. La felicità domestica era, ovviamente, deliziosa, ma vivere ogni tanto sul filo del rasoio le andava bene. La parte più importante ovviamente era ogni tanto.
«Nessuno vuole sedersi su una dannata lama di coltello,» disse, senza rendersi conto di aver parlato ad alta voce finché non sentì una bassa risata irlandese dietro di lei.
«Perché è affilata, o perché è noioso?»
«Be’, ti impedisce di ballare.» Lanciò un’occhiata a Rafe O’Higgins, che si era avvicinato alla ringhiera accanto a lei. Indossava un cappotto a forma di cappa di fine lana blu, e teneva una mano suo cappello nuovo per evitare che volasse via. A prima vista, sembrava un gentiluomo, cosa che di certo non era. «Riesci a sentire l’odore della terra?»
Annusò l’aria e scosse la testa.
«Non ancora mia cara. Il Capitano dice che ci vorranno ancora tre giorni, forse quattro.»
Batté il piede con impazienza. Solo un colpetto, ma lui rise di lei e sollevò la faccia, inspirando profondamente.
«Pesce,» disse. «Sento odore di pesce. E di una balena.»
«E di cosa odora una balena, dimmi?», chiese, divertita suo malgrado. «E non dire ‘di pesce’.»
«Oh, le balene hanno un odore strano,» disse stringendo gli occhi contro il vento. «Non ti avvicini spesso abbastanza da sentirne l’odore, bada, ma ogni tanto, una emerge affianco alla tua barchetta mentre stai pescando nel Mare d’Irlanda e lascia andare il suo respiro in un potente soffio. Puzza di caldo e freddo, marciume e vita, di alghe e migliaia e milioni di piccole cose rancide con piccoli gusci come l’unghia del vostro mignolo. Si conficcano nei denti della balena — o in quelli che si possono definire denti in una balena. E» aggiunse in modo pratico, «un sacco di alghe e occasionali pesci. La balena comune non è schizzinosa.»
«Davvero.» Aveva coinvolto i fratelli O’Higgins tanto per la loro conversazione che per la protezione durante e il viaggio e la loro capacità di fare domande in quei posti dove una donna di mezza età non poteva andare, per non parlare di una duchessa. «Hai detto la balena comune. Ce ne sono di non comuni?» Non si preoccupò di chiedere come facesse a saperlo; i fratelli O’Higgins si muovevano.
«Oh, be’.» considerò. «c’è il capodoglio, sicuramente. Una bestia enorme e mangia calamari enormi, o almeno così mi hanno detto. E visto il fetore anche di un calamaro piccolo lasciato fuori troppo a lungo, penso che la puzza del respiro del grosso tizio debba essere tale da farti cadere a terra.»
«Spero di vivere per sentirne uno, anche solo per esperienza.»
«Siete sempre stata una grande esperta, vostra grazia,» disse ridendo.
«Puoi dirlo», disse per niente offesa. «Dimmi ancora come hai perso il dito?»
«Quale?» Alzò entrambe le mani, come in segno di resa, per mostrare un mignolo mancante sulla mano sinistra, e un’articolazione superiore mancante sull’anulare della destra.
«Quello», disse, indicando la mano destra.
«Ah, questo. Avevo un anellino, vedete, d’oro, con una pietra blu incastonata, e una sgualdrina me lo stava succhiando dal dito, io l’ho beccata. Appena in tempo.»
«Oh, non ci credo neanche per un attimo,» disse seriamente. «Che ti stesse succhiando il dito, intendo.»
«Be’, stava succhiando diverse cose,» disse, con un’alzata di spalle. «Direi che avevo perso il conto.» 
Minnie stessa aveva perso da molto tempo il conto delle storie che aveva raccontato sulla perdita delle dita, ma lui riusciva sempre a pensarne una nuova. E, come al solito, era riuscito a distrarre la sua mente, anche se solo per pochi preziosi momenti, dai pensieri che la opprimevano. Anche ora, la sua mano si stava insinuando sotto il mantello e nel taglio della sottogonna per trovare la tasca e toccare la lettera all’interno.
Adam raramente scriveva una vera lettera. Il suo secondo figlio aveva ereditato — o forse consciamente imitato, anche se non voleva sospettarlo di questo — l’abitudine di suo padre di indirizzare o firmare raramente le lettere, e di usare il numero minimo di parole per comunicare quello che aveva in mente.
Ma aveva indirizzato questa — “Cara Madre” — e l’aveva anche firmata, aggiungendo “il tuo molto Obbediente, Umile e Amorevole Figlio”, cosa che l’aveva spaventata, come aveva fatto il corpo della lettera, tanto per ciò che ometteva, quanto per quello che diceva. Sapeva già che la bambina di Dottie era morta — Minerva Joy, chiamata come lei, e ingoiò il nodo in gola per la millesima volta.
Hal le aveva mandato la triste notizia mesi prima, e lei avrebbe voluto andare subito da sua figlia, ma era novembre quando aveva ricevuto la lettera, e nessuna nave sarebbe partita fino a marzo. La lettera di Adam era arrivata a febbraio, presumibilmente avendo subito ritardi durante il viaggio — era malconcia e macchiata di pioggia e lui non l’aveva datata, maledizione… e aggiunto la notizia che l’aveva spinta a chiamare subito Rafe e Mick O’Higgins.
«Eccolo.» Rafe parlò all’improvviso, strappandola dai suoi pensieri.
«Chi?»
«Il tipo grosso,» disse, con rispetto nella voce.
Minnie aveva visto di tanto in tanto una balena nel Canale della Manica, ma raramente più di una, e sempre a una tale distanza da sembrare più di una massa grigia intermittente, che spruzzava vapore prima di sparire, come un piccolo vulcano molto mobile.
Il Ragazzone si sollevò lentamente dalle profondità accanto alla nave, un enorme — veramente enorme — fantasma blu e grigio, pinne più larghe della nave, che salivano e scendevano sotto le onde, tenendo il tempo silenzioso di una canzone che percepiva ma non poteva sentire. E lentamente — e sembrò un’eternità, ma poteva essere stato non più di tre respiri — si immerse, liscio come l’acqua stessa, e sparì nelle profondità.
«Oh,» disse, molto piano, e Rafe annuì.
«È una vera fortuna vederlo, vostra grazia. Avremo buona fortuna, vedremo se non sarà così.»

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