...i gusti sono gusti
William Ransom, nono conte di Ellesmere, si spinse sulla strada attraverso la folla in Broad Street, incurante delle lamentele di coloro che urtava al suo passaggio.
Non sapeva dove stesse andando o che cosa avrebbe potuto fare una volta arrivato. Tutto quello che sapeva era che sarebbe scoppiato se si fosse fermato.
La testa gli pulsava come una pentola d'acqua bollente. Gli pulsava tutto. La sua mano: aveva probabilmente rotto qualcosa, ma non gli importava. Il suo cuore, martellante e sanguinante nel petto. Il suo piede, per l'amor di Dio, che avesse preso a calci qualcosa? Scagliò brutalmente i ciottoli e lanciandoli veloci in mezzo ad un gruppo di oche che si alzarono e si lanciarono su di lui, sibilando e battendogli le ali sulle gambe.
Piume ed escrementi d'oca finirono ovunque e la folla si sparse in tutte le direzioni.
"Bastardo!" Gridò la guardiana delle oche e lo colpì di striscio sull'orecchio col suo bastone. "Che il diavolo ti prenda, schmutziger, bastardo!"
Le fecero eco una serie di altre voci rabbiose e svoltò in un vicolo, seguito da grida e altri rumori agitati.
Si strofinò l'orecchio pulsante, barcollando tra gli edifici, ignaro di tutto, ma quella parola rimbombava sempre più forte nella sua testa. Bastardo.
"Bastardo!" Disse ad alta voce e gridò: "Bastardo, bastardo, bastardo!" con tutta l'aria che aveva in corpo, colpendo il muro di mattoni accanto a lui con il pugno.
"Chi è un bastardo?" Disse una voce curiosa dietro di lui. Si voltò di scatto per vedere una giovane donna che lo guardava con un certo interesse. I suoi occhi si muovevano lentamente lungo il suo corpo, vagliando il petto ansante, le macchie di sangue sul cappotto dell'uniforme e le macchie verdi della cacca d'oca sui calzoni, raggiungendo le scarpe con la fibbia d'argento per poi tornare al suo volto con più interesse.
"Io", disse con voce roca e amara.
"Oh, davvero?" Lasciò il rifugio della porta in cui era e si avviò nel vicolo per stargli proprio di fronte. Era alta e magra, e aveva un bel paio di giovani seni sodi -che erano chiaramente visibili sotto la sottile mussola della sua sottana, perché anche se aveva una sottoveste di seta, non portava il corsetto. Neanche il cappello, comunque- i capelli sciolti sulle spalle. Una prostituta.
"Io un debole per i bastardi", disse e gli toccò lievemente il braccio. "Che razza di bastardo sei tu? Uno cattivo? Uno malvagio?"
"Uno a cui dispiace", disse e fece una smorfia mentre lei si metteva a ridere.
William Ransom, nono conte di Ellesmere, si spinse sulla strada attraverso la folla in Broad Street, incurante delle lamentele di coloro che urtava al suo passaggio.
Non sapeva dove stesse andando o che cosa avrebbe potuto fare una volta arrivato. Tutto quello che sapeva era che sarebbe scoppiato se si fosse fermato.
La testa gli pulsava come una pentola d'acqua bollente. Gli pulsava tutto. La sua mano: aveva probabilmente rotto qualcosa, ma non gli importava. Il suo cuore, martellante e sanguinante nel petto. Il suo piede, per l'amor di Dio, che avesse preso a calci qualcosa? Scagliò brutalmente i ciottoli e lanciandoli veloci in mezzo ad un gruppo di oche che si alzarono e si lanciarono su di lui, sibilando e battendogli le ali sulle gambe.
Piume ed escrementi d'oca finirono ovunque e la folla si sparse in tutte le direzioni.
"Bastardo!" Gridò la guardiana delle oche e lo colpì di striscio sull'orecchio col suo bastone. "Che il diavolo ti prenda, schmutziger, bastardo!"
Le fecero eco una serie di altre voci rabbiose e svoltò in un vicolo, seguito da grida e altri rumori agitati.
Si strofinò l'orecchio pulsante, barcollando tra gli edifici, ignaro di tutto, ma quella parola rimbombava sempre più forte nella sua testa. Bastardo.
"Bastardo!" Disse ad alta voce e gridò: "Bastardo, bastardo, bastardo!" con tutta l'aria che aveva in corpo, colpendo il muro di mattoni accanto a lui con il pugno.
"Chi è un bastardo?" Disse una voce curiosa dietro di lui. Si voltò di scatto per vedere una giovane donna che lo guardava con un certo interesse. I suoi occhi si muovevano lentamente lungo il suo corpo, vagliando il petto ansante, le macchie di sangue sul cappotto dell'uniforme e le macchie verdi della cacca d'oca sui calzoni, raggiungendo le scarpe con la fibbia d'argento per poi tornare al suo volto con più interesse.
"Io", disse con voce roca e amara.
"Oh, davvero?" Lasciò il rifugio della porta in cui era e si avviò nel vicolo per stargli proprio di fronte. Era alta e magra, e aveva un bel paio di giovani seni sodi -che erano chiaramente visibili sotto la sottile mussola della sua sottana, perché anche se aveva una sottoveste di seta, non portava il corsetto. Neanche il cappello, comunque- i capelli sciolti sulle spalle. Una prostituta.
"Io un debole per i bastardi", disse e gli toccò lievemente il braccio. "Che razza di bastardo sei tu? Uno cattivo? Uno malvagio?"
"Uno a cui dispiace", disse e fece una smorfia mentre lei si metteva a ridere.
da Written in my own Heart's Blood