William trovò Moira, la cuoca, nell’orto, mentre raccoglieva cipollotti. Stava parlando con Amaranthus, che evidentemente aveva fatto un raccolto anche lei; portava un paniere che conteneva un gran mucchio di uva e qualche pera dall’alberello che cresceva vicino alla cucina da campo. Con un occhio alla frutta si avvicinò e diede il buongiorno alle donne. Amaranthus gli diede un'occhiata da sopra a sotto, inspirando come se provasse a giudicare il suo stato di intossicazione dall’odore, e con un leggero scuotimento della testa gli porse una pera matura.
«Caffè?» disse speranzoso a Moira.
«Be’, non sto dicendo che non ce n’è,» disse incerta. «È avanzato da ieri, ed è abbastanza forte da rovinarti i denti.»
«Perfetto,», la rassicurò e diede un morso alla pera, chiudendo gli occhi mentre il succo dolce gli riempiva la bocca. Li aprì per trovare Amaranthus, la schiena voltata verso di lui, che si era chinata per guardare qualcosa sul terreno tra i ravanelli. Indossava una vestaglia leggera sulla sottoveste e la stoffa si stendeva ordinatamente sul suo fondoschiena.
Si alzò all'improvviso, voltandosi e lui subito si chinò verso il terreno che lei stava guardando, dicendo: «Cos’è quello?», anche se personalmente non vedeva altro che sporco e molte cime di ravanello.
«È uno scarabeo stercorario,» disse guardandolo da vicino. «Molto utile per il terreno. Arrotolano palline di sterco e le portano via.»
«Che se ne fanno? delle, um, palle di sterco, voglio dire.»
«Le mangiano» disse con un leggero movimento di spalle. «Seppelliscono le palle per metterle al sicuro, e le mangiano secondo necessità – o qualche volta si riproducono all’interno di quelle più grandi.»
«Che… intimo. Hai fatto colazione?» Chiese William, alzando un sopracciglio.
«No, non è ancora pronta.»
«Neanche io,» disse, alzando in piedi. «Anche se non sono tanto affamato come lo ero prima che mi dicessi questo.» Guardò sul suo panciotto. «Ho degli scarabei stercorari in questo nobile assemblaggio?»
Questo la fece ridere.
«No, non ne hai,» disse. «Non abbastanza colorati.»
All'improvviso Amaranthus si trovò abbastanza vicino a lui, anche se era sicuro di non averla vista muoversi. Aveva lo strano trucco di sembrare materializzarsi all'improvviso dal nulla; era sconcertante, ma piuttosto intrigante.
«Quello verde brillante,» disse, puntando un lungo e delicato dito nel mezzo, «è uno scarabeo Dogbane, Chrisosuchus auratus.»
«Davvero?»
«Sì, e questa adorabile creatura con il naso lungo è un Billbug.»
«Un pillgug?» William strizzò gli occhi sul suo petto.
«No, un Billbug,» disse, colpendo l’insetto in questione. «È una specie di tonchio, ma mangia stiance. E mais giovane.»
«Una dieta piuttosto variegata.»
«Be’, a meno che tu non sia uno scarabeo stercorario, hai una certa scelta in ciò che mangi,» disse, sorridendo. Toccò un altro dei coleotteri e William sentì una debole ma evidente scossa alla base della sua spina dorsale. «Ora ecco,» disse con un piccolo, distinto colpetto del dito, «abbiamo un minatore smeraldino del frassino, un Cicindela scutellaris, e un falso scarabeo della patata.»
«A cosa somiglia un vero scarabeo delle patate?»
«E' uguale. Questo è chiamato falso scarabeo della patata perché mentre mangia patate in caso di necessità, in realtà preferisce la Morella della Carolina.»
«Ah.» Pensava che avrebbe dovuto esprimere interesse verso il resto delle piccole cose che abbellivano il suo gilè, nella speranza che continuasse a picchiettarle. Stava aprendo la bocca per chiederle di una grossa cosa color crema con le corna, quando lei fece un passo indietro per guardarlo in faccia.
«Ho sentito mio suocero parlare di te a Lord John,» disse.
«Oh? Bene. Spero che abbiano avuto una buona giornata per questo,» disse lui, senza preoccuparsene davvero.
«Parlando di scarabei falsi della patata, intendo,» disse. Lui chiuse gli occhi brevemente, poi ne aprì uno e la guardò. Era completamente sicura, senza esitare minimamente
«So di non essere al meglio di me,» disse educatamente. «Ma non penso di somigliare a nessun tipo di falso scarabeo della patata, a prescindere dall’opinione di mio zio.»