venerdì 31 agosto 2018

Outlander S4: la locandina

Il conto alla rovescia ha inizio per la quarta stagione di Outlander, lo show di Starz sui viaggi nel tempo interpretato da Caitriona Balfe e Sam Heughan, e ora abbiamo anche una locandina. 
Con Caitriona Balfe e Sam Heughan che si tengono per mano e guardano il panorama sottostante associato allo slogan "Brave the New World".



La stagione 3 si è conclusa con Jamie (Heughan) e Claire (Balfe) approdati sulle spiaggie di quello che ora è lo stato della Georgia, come è avvenuto nel romanzo 'Voyager' di Diana Gabaldon.
La quarta stagione riprende da lì e si baserà sul romanzo 'Drums of Autumn', in cui la dottoressa Claire, che ha viaggiato nel tempo dal XX secolo, e il marito Jamie del XVIII secolo, cercano di costruirsi una casa nell'America coloniale. Lungo la strada, i Fraser incrociano il famigerato pirata e contrabbandiere Stephen Bonnet (Ed Speleers) in un importante incontro che tornerà a perseguitare la famiglia Fraser.


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giovedì 30 agosto 2018

Outlander S4: Diana Gabaldon sul ritorno di Murtagh

La stagione 4 di Outlander risponderà alla domanda su dove si trova il personaggio preferito dai fan Murtagh Fitzgibbons, secondo l’autrice originaria Diana Gabaldon, che ha visto in anteprima il ritorno dell’Highlander nello show di STARZ.

-- ATTENZIONE SPOILER NEL SEGUITO --

I fan di Outlander sono rimasti confusi e delusi quando Murtagh (interpretato da Duncan Lacroix) è apparso per sparire improvvisamente dalla serie fantasy sui viaggi temporali nel mezzo della stagione tre.
Il dramma epico aveva già portato la sorpresa di Murtagh che era riuscito a sopravvivere agli orrori della Battaglia di Culloden nel quarto episodio della stagione 3.
Saltato fuori improvvisamente nella prigione di Ardsmuir con il suo amico e figlioccio Jamie Fraser (Sam Heughan), i fan sono stati felicissimi di vedere il ritorno del burbero Highlander scozzese.
Sopraffatto dalla malattia e dalle pessime condizioni della prigione, Jamie ha lottato per ottenere aiuto e medicine per il suo amico e uomo del suo clan, che sono state concesse.
Tuttavia, proseguendo, la volta successiva in cui gli spettatori hanno visto Jamie è stato durante il suo rilascio e la susseguente permanenza a Helwater prima di finire definitivamente a Edimburgo.
Murtagh non è stato mai menzionato nel resto della stagione tre, e apparentemente sembra essere stato dimenticato da Claire Fraser (Caitriona Balfe).
Nei romanzi di Diana, Murtagh è stato ucciso a Culloden, perciò il cambiamento è stato una grande cosa da digerire da parte dell’autrice.
Riferendosi alla sua evidente assenza e a come gli autori collegheranno i finali slegati, Diana ha detto: “Lo so, perché ho visto la maggior parte della stagione quattro finora. Andrà bene.
Questo è tutto quello che posso dirvi in proposito. Per quanto mi riguarda, questo personaggio è morto. Ma lo show è lo show, e il libro è il libro, perciò loro hanno libertà di azione. Possono fare cose, e in linea di massima mi piacciono le cose innovative che fanno.”
Murtagh sarà presente nella quarta stagione in maniera evidente? O all’adorabile personaggio si farà un piccolo riferimento durante i prossimi 13 episodi?
Diana ha proseguito spiegando le sfide che gli autori della serie affrontano per adattare i suoi romanzi fitti e molto popolari.
“Sapete che loro non possono semplicemente prendere un pezzo, un pezzo e un pezzo e filmarlo in quel modo,” dice all’evento Sony Pictures per la stagione tre. “Prendono un pezzo da qui, e un pezzo da lì.
Toni è particolarmente brava a prendere elementi dal libro e a combinarli in un modo innovativo e mettendo insieme questi piccoli pezzi di ponte veramente interessanti per far si che tutti combacino in una parte senza soluzione di continuità, e perciò è affascinante da vedere.
Quindi, nella misura in cui lo hanno fatto con Murtagh, come ho detto, penso che funzioni.”
In relazione ai cambiamenti dai libri allo schermo, Diana non ha potuto nascondere la sua delusione per i vari punti della trama che finiscono per essere cancellati dai tagli finali dell’episodio.
“Oh, certamente, lo dico sempre,” ammette con semplicità. “C’erano un sacco di cose della prigione, di Ardsmuir, che mi sarebbe piaciuto vedere, ma non c’era spazio.”
La co - produttrice Toni Graphia ha poi espresso la sua opinione sulla scelta, e ha perfino insinuato che Murtagh potrebbe non apparire affatto nella quarta stagione.
“C’è così tanto che non riesco a ricordare cosa c’è dentro,” comincia, “ma lasciare Murtagh vivo nella stagione tre è stato solo un onore e un tributo a un personaggio di cui siamo così innamorati che non vorremmo lasciarlo andare.”

domenica 26 agosto 2018

Bees: Ritorno a casa

William sentì odore di fumo. Non fumo di camino o di incendio; solo un pungente odore di cenere, venato di carbone, grasso e – prese un respiro profondo… pesce. Non proveniva dalla casa fatiscente; il camino era crollato, portando con sé parte del tetto, e un grande rampicante dalle foglie rosse copriva la distesa di sassi e assicelle in frantumi. C’erano anche alberelli di pioppo che crescevano attraverso le assi piegate del piccolo portico; la foresta aveva cominciato il suo lavoro clandestino di recupero. Ma la foresta non affumicava la sua carne. C’era qualcuno lì.
Smontò e legò Bart al ramo di un albero, poi si diresse verso la casa, muovendosi con cautela. Potevano essere Indiani a caccia, suppose, che affumicavano le loro prede prima di trasportarle in qualunque posto da cui venissero.
Si fece strada attraverso i residui del frutteto incolto, verso l’odore di fumo. Era affamato, ma ignorò il brontolio del suo stomaco. Non era in disaccordo con i cacciatori, ma se fossero stati abusivi che pensavano di subentrare nella proprietà, potevano pensare ad altro. La piantagione di Mount Josiah era l’unico posto sulla terra che lui sentiva appartenergli veramente; glielo aveva lasciato Madre Isobel; era stato una sua proprietà personale.
Per legge, supponeva di essere ancora il nono Conte di Ellesmere. Aveva compiuto ventuno anni a gennaio e tecnicamente ora aveva la facoltà di fare quello che voleva con la proprietà. Stava cercando di non pensarci.
Per la maggior parte della sua vita, quel titolo era stato solo come un altro pezzo del suo nome, in sé non più importante di Clarence o George. Ora il titolo era disgustosamente pesante, come un gatto morto appeso a una fune intorno al suo collo, rigonfio di tutte le proprietà e gli affittuari e le fattorie e le residenze che vi appartenevano. Al titolo… non a lui.
Ma questo posto apparteneva a William Ransom.
Portava la sua pistola carica, ma non innescata in caso di incidente. Si prese un momento per innescarla ora, spingendola di nuovo nella fondina prima di camminare attorno all’angolo della casa.
Erano indiani o uno almeno. Un uomo mezzo nudo accovacciato all’ombra di un grande albero di faggio, che si prendeva cura di un piccolo focolare coperto con della iuta umida; William poteva sentire l’odore pungente di ciocchi di noce americano tagliati da poco, mescolato con l’odore intenso di sangue e di bruciato. L’indiano – sembrava giovane anche se grosso e molto muscoloso – dava la schiena a William a stava ripulendo con destrezza la carcassa di un piccolo maiale, tranciando fette di carne e gettandole in un mucchio su un sacco appiattito di iuta steso accanto al fuoco.
“Salve,” disse William alzando la voce. L’uomo si guardò intorno, sbattendo gli occhi contro il fumo e allontanandoselo con la mano dalla faccia. Si alzò lentamente, il coltello che stava usando ancora nella sua mano, ma William aveva parlato abbastanza gentilmente, e lo sconosciuto non era minaccioso. E non era neanche uno sconosciuto. Uscì dall’ombra dell’albero, la luce del sole colpì i suoi capelli, e William percepì uno shock di sorpreso riconoscimento.
Così fece il giovane uomo, dall’espressione della sua faccia.
“Tenente?” disse, incredulo. Guardò velocemente William su e giù, registrando la mancanza di uniforme, e i suoi occhi scuri si fissarono sulla faccia di William. “Tenente… Lord Ellesmere?”
“Lo ero. Mr. Cinnamon, vero?” Non poté fare a meno di sorridere mentre diceva il nome, e la bocca dell’altro si contorse ironicamente in segno di riconoscimento. I capelli del giovane ora erano lunghi non più di due centimetri, ma solo una completa rasatura avrebbe nascosto il suo distintivo colore marrone rossastro o la sua esuberante arricciatura. Un orfano della missione canadese, doveva il suo nome ad esso.
“John Cinnamon, sì. Servo vostro… sir.” L’ex scout gli fece un mezzo inchino presentabile, anche se la parola “sir” vene detta quasi come una domanda.
“William Ransom. Servo vostro, sir,” disse William, sorridendo, e allungò la mano. John Cinnamon era qualche centimetro più basso di lui, e qualche centimetro più largo; lo scout era cresciuto negli ultimi due anni e possedeva una stretta di mano molto solida.
“Confido che perdonerete la mia curiosità, Mr. Cinnamon – ma come diavolo avete fatto ad essere qui?” chiese William, lasciandolo andare. Aveva visto John Cinnamon l’ultima volta due anni prima, in Canada, dove aveva passato gran parte di un lungo e freddo inverno cacciando e mettendo trappole in compagnia dello scout mezzo indiano, che era quasi suo coetaneo.
Si chiese brevemente se Cinnamon non fosse venuto in cerca di lui, ma era assurdo. Non pensava di aver mai menzionato Mount Josiah all’uomo – e anche se lo avesse fatto, Cinnamon non poteva essersi aspettato verosimilmente di trovarlo lì. Non era stato lì da quando aveva sedici anni.
“Ah.” Con sorpresa di William, un lento rossore inondò gli zigomi larghi di Cinnamon. “Io.. er… Io… Be’, ero sulla strada verso sud.” Il rossore crebbe più profondamente.
William sollevò un sopracciglio. Mentre era vero che la Virginia era a sud di Quebec e che c’era una buona quantità di paesi ancora più a sud, Mount Josiah non era sulla strada per nessuna parte. Nessuna strada portava lì. Lui stesso aveva risalito il fiume con il suo cavallo su una zattera fino Breaks, quel tratto con cascate e acqua turbolenta dove la terra improvvisamente collassava su sé stessa e bloccava il viaggio dell’acqua. Aveva visto solo tre persone mentre cavalcava sulla strada sopra il Breaks – e tutti e tre si dirigevano nell’altra direzione.
Improvvisamente, comunque, le ampie spalle di Cinnamon si rilassarono e lo sguardo di diffidenza venne cancellato dal sollievo.
“In effetti, sono venuto a trovare il mio amico,” disse e fece un cennò con la testa verso la casa. William si girò velocemente, per vedere un altro indiano che si faceva strada attraverso il cespuglio di lamponi che ricopriva quello che una volta era un piccolo prato di croquet.
“Manoke!” disse. Poi urlò “Manoke!”, facendo alzare lo sguardo all’uomo più anziano. La faccia del vecchio indiano si illuminò di gioia, e un’improvvisa semplice gioia inondò il cuore di William, purificante come una pioggia di primavera.
L’indiano era agile e asciutto come era sempre stato, il suo viso un poco più grinzoso. I suoi capelli odoravano di fumo di legna quando William lo abbracciò, e il grigio tra loro era dello stesso colore tenue, ma erano ancora fitti e ruvidi come sempre – poteva vedere questo facilmente; stava guardando dall’alto in basso, la guancia di Manoke premuta nella sua spalla.
“Che hai detto?” chiese, lasciando Manoke.
“Ho detto, ‘Accidenti, quanto sei cresciuto, ragazzo,” disse Manoke sorridendogli. “Hai bisogno di cibo?”
by Diana Gabaldon
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giovedì 23 agosto 2018

Outlander: uno spin-off su Lord John?

Le ragioni per cui abbiamo bisogno di uno spin-off su Lord John:
Vie misteriose
Mentre Outlander è una fiction storica con spruzzi di viaggi temporali, le storie di Lord John di Diana Gabaldon avvolgono la fiction storica intorno al mistero. Un potenziale adattamento televisivo potrebbe essere in stile Sherlock, con un protagonista maschile convincente che usa le sue competenze da investigatore per risolvere i problemi (e spesso gli omicidi) a portata di mano.

LJ può arrivarci
Lord John è un gay non dichiarato sia nella serie di Outlander che nelle sue storie, ma questo in nessun modo significa che viva come un monaco. Un serie autonoma potrebbe esplorare i suoi gusti variegati in tema di partner romantici…... incluso il capitano Hannoveriano Stephan Von Namtzen (per cui abbiamo segnato di scritturare Ian Kahn di TURN: Washington’s Spies… o forse anche l’ex membro del cast di Sleepy Hollow Neil Jackson)…e la guida con benefici indigena Manoke (nei cui panni non ci dispiacerebbe vedere recitare Zahn McClarnon di Westworld)

Lord John: gli anni prodigio
Nel periodo tra quando lo incontriamo per la prima volta in Dragonfly in Amber (L’Amuleto d’Ambra/Il Ritorno)/ Stagione 2 e quando ricompare nella vita di Jamie nella prigione Ardsmuir in Voyager (Il Cerchio di Pietre/La Collina delle Fate)/ Stagione 3 a Lord John succedono molte cose. Perché non riportare indietro Oscar Kennedy (che interpreta il giovane Lord John) per una sbirciatina all’educazione di John accanto a suo fratello e ai loro genitori, i quali sono tutti figure ben in vista nei romanzi e nelle novelle in seguito?

Piacere in kilt
Quanti hanno dimistichezza con Lord John and the Brotherhood of the Blade (Lord John e i Fantasmi del Passato/Lord John e una verità inaspettata) e The Scottish Prisoner (n.d.r indedito in Italia) sanno che John fa brevi incontri con Jamie durante i suoi anni di prigionia più di quanti Starz ne mostri nella Stagione 3. Questi variano in tono (la scena nella stalla, wow) e circostanza (il viaggio in Irlanda?) e offrono un quadro più completo del percorso dei due uomini verso l’amicizia duramente conquistata.
…Che sarebbe un’ottima ragione perché Sam Heughan di Outlander facesse un’apparizione o due come ospite, aye?

La banda è tutta qui
Parlando dei personaggi che compaiono in entrambe le serie fantastiche della Gabaldon, uno spin-off di Lord John ci darebbe più tempo con la deliziosamente perfida Geillis Duncan, con la quale Grey ha una conversazione molto interessante in Lord John and the Plague of Zombies (n.d.r. inedito in Italia). Nel frattempo, qualcun altro significativo per John, Percy Wainwright, fa il suo debutto in una novella di Lord John e dopo nei romanzi di Outlander Echo in the Bone (Destini Incrociati/Il Prezzo della Vittoria) e Written in My Own Heart’s Blood (Legami di Sangue/Prigioniero di Nessuno) e potrebbe essere un altro personaggio facile crossover.
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martedì 21 agosto 2018

Sam Heughan per The Rake


Sam Heughan è un attore, un idolo, un filantropo e un maratoneta. The Rake è convinto.
Il nome collettivo dei fan di Sam Heughan è Heughligans, si contano in decine di migliaia e sono la testimonianza del suo successo: come attore, filantropo e, come sarete forse d’accordo, tipo piuttosto in gamba. Questo affetto è diretto verso uno dei personaggi di Heughan in particolare: Jamie Fraser, un soldato e protagonista principale della serie cult televisiva Outlander. Basato sui libri di Diana Gabaldon, lo show sui viaggi nel tempo è ambientato principalmente in Scozia, ma gode della maggior parte del suo successo fuori dal Regno Unito – dall’America al Chile, dall’Australia al Giappone – nonostante lo stesso Heughan provenga dalla Caledonia.
Sebbene sia stato completamente circondato da questo mondo per quattro stagioni, Heughan quest’anno si avventurerà in più ruoli diversi, incluso un agente segreto nella satira ricca di azione di Bond The Spy Who Dumped Me. Lui interpreta Sebastian, un agente segreto che aiuta le co-protagoniste Mila Kunis e Kate McKinnon nel loro viaggio forzato in giro per l’Europa, e che conduce una vita diversa da Jamie.
Lontano dal set, Heughan mantiene un programma abbastanza impegnativo: porta avanti un’iniziativa benefica chiamata My Peak Challenge, che incoraggia le persone a migliorarsi fisicamente e mentalmente mentre raccoglie fondi per Bloodwise e Marie Curie; partecipa a maratone in giro per il mondo per raccogliere fondi per altre iniziative benefiche; e, opportunamente, sta sviluppando la sua etichetta di whisky, che deriva dal godersi “un goccetto di tanto in tanto.”

In che modo l’essere cresciuto in Scozia ha caratterizzato la tua carriera?
Sono nato e cresciuto nella Scozia rurale, nel sudovest, e penso di essere stato molto fortunato a vivere in campagna; essendo solo ma stando all’aria aperta, c’è molta libertà di espressione e creatività – puoi usare molto la tua immaginazione. Mi sono spostato a Edimburgo quando avevo 12 anni, e per me quello è stato un ottimo momento per spostarmi perché stavo diventando più grande e lì ho cominciato ad andare a teatro, e quello è stato certamente il motivo per cui mi sono innamorato della recitazione. Ma penso che la Scozia sia senz’altro una grande parte di ciò che sono, e nello show mi dà un’identità riconoscibile.
Quando hai capito che potevi guadagnarti da vivere con la recitazione?
Non penso di averlo ancora fatto. Se sei un attore saltuario, o uno che fa qualcosa nel mondo artistico, sei buono solo quanto il tuo ultimo lavoro. C’è sempre il timore che qualcosa stia per crollare. Le cose vanno davvero bene, e sono state molto buone per me ultimamente, ma immagino che bisogna sempre guardarsi alle spalle. Non è una cattiva cosa, sei solo pronto per qualsiasi cambiamento.
Com’è essere parte di qualcosa che ha un così grande seguito?
Abbiamo dei fan unici, penso. Diana ha scritto questi libri 20 anni fa, o di più ora, perciò abbiamo trovato le persone che erano fan dei libri, ma poi abbiamo creato anche nuovi fan che non avevano sentito parlare dei libri, che avevano visto solo lo show attraverso Amazon o altro. Ma sono molto di supporto, entusiasti e aperti, qualche volta più di altri gruppi di fan, penso. Hanno una vera padronanza dei personaggi, probabilmente perché hanno letto i libri, quasi come Il Signore degli Anelli o Il Trono di Spade. La gente ama questi personaggi.
In che modo ti sei preparato a interpretare un personaggio verso cui la gente è già emotivamente coinvolta?
Quando diventi una persona della vita reale o qualcuno da un libro, in effetti è una specie di dono perché puoi studiarli, ma c’è anche quella pressione per farlo bene, perché non vuoi turbare o deludere le persone. Penso che siamo stati un poco ingenui nel non renderci conto di quanto fossero grandi i libri e di quanto i fan fossero coinvolti quando abbiamo cominciato. Quando ho fatto la prima audizione, mi sono sentito come se conoscessi il personaggio, come se sapessi chi è questo tipo. È una vera fortuna che ci siano molte similitudini con chi è e con quel mondo. Amo la Scozia ed è una grande parte di ciò che sono, ma è anche una grande parte di ciò che è Jamie.
Come sei passato da Outlander a The Spy Who Dumped Me, che sono molto differenti?
Prima di tutto, il mondo della commedia era qualcosa di cui non avevo idea. Ma quando ho letto lo script, ho riso forte, e ho pensato che fosse raro leggere un copione di una commedia che sia effettivamente divertente. Penso che molte delle commedie fatte oggi siano grandi pagliacciate e con effetti visivi. Ma ho sentito che questa era arguta e i dialoghi erano buoni. Lavorare con Mila Kunis e Kate McKinnon, che sono le migliori, era una grande opportunità. Il primo giorno è stato davvero pauroso, perché sono così abituato a lavorare nel dramma, dove, letteralmente se dici una parola leggermente male ti viene fatto notare e devi essere sicuro di seguire il copione alla lettera. E Mila Kunis è proprio una che improvvisa e cambia argomento e lo stesso è per Kate, a ogni ripresa. E tu pensi, Come si arriva anche a questo? Non so come funziona, ma loro mi hanno fatto sentire molto a mio agio ed è stata una grande esperienza.
Avendo fatto ora sia il dramma che la commedia, a cosa pensi di dedicarti in futuro?
Sto per fare due film quest’estate, sono entrambi leggermente diversi. Penso di voler fare più variazioni possibile. Voglio provare cose diverse. Come attore, non ho mai voluto fare sempre lo stesso lavoro, non voglio un lavoro dalle 9 alle 5, non voglio fare la stessa cosa. Voglio tentare e mettermi alla prova.
Quali lavori hai svolto oltre alla recitazione?
Li ho fatti tutti. Ho vissuto e lavorato a Londra per 12 anni come attore saltuario. Ho consegnato panini in bicicletta per tutta Londra durante l’inverno, una cosa terribile. Ho lavorato in tutti i bar e ristoranti. Stavamo facendo i BAFTA l’altra sera al Southbank Centre, e io ho lavorato lì come barman qualche anno fa, perciò è stato bello essere dall’altra parte. Non voglio nominare l’attore, ma mi ricordo che stavo lavorando per un evento per la settimana della moda, e un attore che conosco, che potrei considerare un amico – il mio lavoro consisteva nel tenere le bevande della gente mentre loro andavano a fumare - e lui non si accorse di me e venne e mi diede la sua bevanda e io stavo in piedi lì facendo, ‘Oh mio Dio, sto qui in piedi reggendo la sua bevanda, mi sento un tale idiota’. Ma sì, sono stato un lavoratore temporaneo, ho lavorato da Harrods nel reparto profumi. Ero uno di quei ragazzi…
Che altro hai in cantiere?
Sto per realizzare un progetto quest’estate. Penso di poter dire che si tratta di una cosa d’azione, forse basata su un fumetto. E sarà molto divertente.
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lunedì 20 agosto 2018

David Berry in A PLace To Call Home

Il cast di A Place To Call Home prepara l’addio al dramma storico
Fin dal primo sguardo a una carrozza trainata da cavalli che procede attraverso le stradine acciottolate di The Rocks a Sydney, gli spettatori sono stati trasportati in un altro mondo.
L’anno era il 1953, la Seconda Guerra Mondiale era finita e l’infermiera Sarah Adams era appena ritornata dopo 20 anni in Europa. Arrivando con due valige in mano, la sua aria di mistero suggerisce che sta trasportando molto più nel bagaglio emozionale.
Così comincia A Place To Call Home, ambientato prevalentemente nell’immaginaria città di campagna di Inverness, dove l’imponente Ash Park ospita la ricca famiglia Bligh, le cui storie – e i segreti – sono molto più profondi di quanto ci si aspetterebbe da qualcuno benestante.
Affascinato da una narrativa che tesse memorabili storie d’amore, di perdite e di lealtà, il pubblico si è attaccato velocemente al ricco dramma storico. Ed è stato lodato per la sua notevole produzione e il cast e la troupe perfetti.
Ora mentre il sesto e ultimo capitolo va in onda, i protagonisti di A Place To Call Home riflettono con TV WEEK Close Up sui ricordi a cui sono più affezionati, prima di dire addio a uno show che si è fatto strada nel cuore del pubblico e ha consolidato la sua posizione nella storia della televisione australiana.
L’intuizione del creatore di serie Bevan Lee, la rappresentazione del melodramma della vita di decenni passati hanno avuto immediatamente risonanza. Dai privilegiati alla gente comune e ai lavoratori delle fattorie, esso è stato uno spaccato degli anni ’50 in Australia e di tutti i comportamenti legati al periodo.
“Si prefigge di mostrarci com’è stato, ma anche com’è tuttora,” dice Craig Hall, 44 anni, che inizialmente pensava di avere ottenuto il ruolo di George Bligh oltre al dottor Jack Duncan, avendo fatto un provino per entrambi.
“Era una misura di quanto siamo arrivati lontano, o di quanto poco abbiamo viaggiato.”
E affrontando l‘intolleranza, il bigottismo, l’omofobia – esplorati profondamente attraverso il personaggio di David Berry, James Bligh (per il quale è stato in lizza per la nomination per il Premio Logie) – è stato fatto proprio quello.
“Potevo vedere che era su temi che spesso sono tabu nelle famiglie e sappiamo di aver aperto le menti delle persone – e questo è forte!” dice Noni, 64 anni, a proposito di ciò che l’ha attratta dello show.
È un sentimento riecheggiato da Marta Dusseldorp, che, nelle vesti di una Sarah composta ma senza paura, ha trascinato lo show dal suo primissimo fotogramma.
Sto ancora apprezzando la prima stagione,” rivela la quarantacinquenne, “Non avevo mai letto niente come quello. Mi sono sentita così emozionata a farne parte.”
Evoca anche un senso di nostalgia, dice Craig.
“Rappresenta un tempo di cui pensiamo, ‘Ah, quelli erano giorni,’” spiega. “Nelle prime due stagioni pensi, ‘doveva essere bello vivere in quel mondo.’”
È così, finché i rovinosi segreti di famiglia non cominciano a sbrogliarsi perché tutti possano vederli.
“Ho imparato molto sui danni causati dai segreti e da non essere chi sei – sono i temi forti dello show,” dice Noni, che domina lo schermo come la dogmatica Elizabeth Bligh.
Ma i segreti sono stuzzicanti e gli spettatori devono dire grazie per aver salvato la serie quando era stata ritirata da Channel Seven dopo la stagione due. Con un colpo di scena, lo show è stato salvato da Foxtel – una svolta nel destino non mancata secondo suoi protagonisti.
“Eravamo tutti devastati quando era finito con la stagione due; c’era un lavoro non finito,” dice David, 34 anni. “E ora che c’è un finale certo, c’è la sensazione che possiamo definirlo – questo dà potere ed è eccitante.”
Questo sentimento di gratitudine si estende a Brett Climo, che, interpretando George, ha avuto l’opportunità di realizzare un sogno.
“Questo mi ha permesso di ritrarre un uomo che avrei voluto vedere sulla TV australiana da molto tempo,” dice il 53enne.
“Qualità come educazione e buone maniere che, penso, dovremmo vedere di più di questi tempi. È un bel modello da guardare con ammirazione per gli uomini più giovani.”
Marta è d’accordo sul fatto di essere stata parte di qualcosa di speciale.
“È una cosa che cambia la vita; sicuramente è stata una grande nave per la mia vita,” afferma. “Un Titanic.”

mercoledì 15 agosto 2018

Outlander: Nuove immagini esclusive di Ian e Rollo

Ian e Rollo sono pronti per l’azione!
In queste immagini esclusive dalla stagione 4 di Outlander, i cuccioli di Northern Inuit che a turno interpretano Rollo il cane dimostrano come sono a proprio agio nel recitare la parte del miglior amico dell’uomo – o di Ian in questo caso.
Per quanti non hanno familiarità con il personaggio canino della serie di libri best seller di Diana Gabaldon, Rollo è un meticcio di lupo che diventa un membro amato del clan Fraser. Starz ha cominciato ad addestrare i due cuccioli di Northern Inut durante la stagione 3 così che fossero del tutto pronti a interpretare Rollo, un cagnolino imprevedibile che “si mette nei guai, spesso mettendo il suo grosso, umido naso in posti in cui non dovrebbe stare,” dice un portavoce.
Bouton, chi? È Rollo la nuova parola!
Rollo viene a contatto con Ian (John Bell) la prima volta in Drums of Autumn (Tamburi d’Autunno, Passione oltre il Tempo), il quarto libro della Gabaldon, su cui si basa la stagione 4. “Rollo e il Giovane Ian si erano incontrati sulle banchine della Carolina del Nord quando il Giovane Ian aveva vinto il cane a una partita a carte, e tra loro si era formato un legame che dura tutta una vita, che significa che Rollo è diventato un membro della sempre crescente famiglia Fraser,” aveva detto la Gabaldon a EW nel 2017.
“Loro hanno bisogno di ringhiare e sembrare minacciosi a comando, penso, e portare indietro prede di un tipo o l’alto al loro padrone,” ha detto la Gabaldon sui cuccioli di allora. “Immagino che non li lasceranno catturare cose davanti alla telecamera… specialmente pesce, ovviamente.”
Appena in tempo per il ritorno dello show a novembre, il dramma Starz farà la sua prima apparizione assoluta al New York Comic Con sabato 6 ottobre.
(Foto Starz)
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martedì 14 agosto 2018

Diana Gabaldon, Outlander e il Jamie di Sam Heughan


Diana Gabaldon parla della scrittura di Outlander e di Sam Heughan come Jamie

Alla rassegna stampa della TCA (Television Critics Association) sulla prossima serie della PBS (Public Broadcasting Service) The Great American Read, era presente anche l’autrice di Outlander Diana Gabaldon (assieme a Meredith Viera e Nicholas Sparks) che ha parlato del diventare scrittori, del vedere l’adattamento televisivo della propria opera e di alcuni dei suoi romanzi preferiti. Nella serie di otto puntate, Meredith Viera analizzerà i 100 romanzi americani più amati (scelti tramite il sondaggio ancora in corso) e analizzerà cosa queste scelte possono dirci della cultura americana. Alla Gabaldon è stato ovviamente chiesto del suo libro preferito: “Oh bè, scegliere un solo libro preferito in un universo di libri è impossibile,” ha detto. “E’ un testa a testa tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Un volo di colombe. E presa questa decisione mi sono chiesta ‘Cos’hanno in comune questi libri? Perché mi piacciono entrambi così tanto?’ Alla fine ho deciso che è perché condividono quello che mio marito dice, riferendosi al mio lavoro, quella scuola narrativa chiamata ʿuna dannata cosa dopo l’altra.ʾ
Alcuni dei punti più interessanti della discussione sono stati, effettivamente, le affermazioni della Gabaldon riguardo scrittura e processo creativo. “Non scrivo in linea retta e non pianifico le storie in anticipo. In effetti non so davvero cosa succederà in un libro,” dice. “Ho iniziato a scrivere Outlander per esercitarmi. Sapevo che sarei dovuta essere una scrittrice, ma non sapevo come fare; perciò ho deciso che l’unico modo per imparare era di scrivere concretamente un romanzo. Quindi, Outlander è stato il mio libro degli esercizi. Non l’avrei mostrato a nessuno, quindi non importava cosa ci avrei fatto. Non doveva avere un genere preciso, quindi ci ho messo qualsiasi cosa mi piacesse. Leggo da quando ho tre anni, mi piacciono un sacco di cose e perciò ce le ho messe tutte.
La Gabaldon ha raccontato di come è stata scoperta: postando su una bacheca del server  CompuServe, che trattava di discussioni di letteratura. “Ho sempre saputo di dover essere una scrittrice, e a 36 anni mi son detta, ‘Bè, allora ti converrà iniziare a scrivere un romanzo.’ O meglio, quello che ho detto realmente era ʿMozart è morto a 36 anni. Ti conviene darti una mossa.ʾ E così ho fatto.” E’ iniziato tutto quando stava discutendo con un uomo che stava tentando di dirle cosa volesse dire essere incinta (lei ha tre figli), e lei l’ha corretto condividendo un estratto della storia che aveva scritto, dove una donna ne parlava al fratello. Le persone lo lessero e chiesero di più, quindi continuò a scrivere estratti fino a quando qualcuno, in bacheca, le ha consigliato un agente letterario. “Mio marito dice che sono geneticamente incapace di perdere una discussione, e ha ragione. Ecco perché ho superato le mie paure di mostrare cosa stavo scrivendo, per vincere una discussione. E per la cronaca l’ho fatto, ho vinto.”
Una delle domande più interessanti del panel è stata: “Dopo che un’opera è stata adattata in un film o in uno show televisivo, quando gli autori scrivono, vedono nella propria testa gli attori, o vedono ancora le fattezze originali dei loro personaggi?”. La Gabaldon ha risposto in riferimento alla serie Starz, “So che per molti lettori –e lo so perché me lo scrivono sulla mia pagina facebook e simili– il vedere gli attori sostituisce, in effetti, la versione originale. Con me non accade. Rimangono stessi di sempre.
Tuttavia, quando è stato fatto il casting a Sam Heughan, ha capito subito che era giusto per la parte:
La prima volta che ho visto Sam Heughan, mi avevano mandato questa audizione per Jamie Fraser, e stavo guardando le sue fotografie in viaggio, ovunque stessi andando, e aveva una filmografia molto ridotta, non molte fotografie, e, a essere onesta, quelle che aveva dato erano strane. Ad ogni modo, quando ho visto l’audizione non sapevo proprio cosa aspettarmi. E’ comparso. Cinque secondi che lo guardavo e stavo dicendo che non assomigliava per niente a quelle foto. Stava benissimo. Cinque secondi in più e se n’era andato, lì davanti c’era solo Jamie Fraser. L’ho riconosciuto subito.

La Gabaldon sta attualmente lavorando al nono libro di Outlander, e ha detto che sta rileggendo il suo predecessore, Written in My Own Heart’s Blood, perché “mi sono imbattuta in alcuni pezzi, sapete, una traccia di grande impatto che ho lasciato nell’ultimo libro. Quindi tornerò indietro a rileggerlo e per riprenderla, così che possa ricomparire nel nuovo libro con la stessa forza emotiva.
E per quanto riguarda le sue abitudini di scrittura ha detto: “Quando ho deciso di scrivere un romanzo avevo due lavori a tempo pieno e 3 bambini sotto i sei anni, quindi che nessuno mi venga a dire che non ha tempo per scrivere. Io ho imparato a scrivere nel mezzo della notte e lo faccio ancora. Quindi metto a letto mio marito alle 9 o giù di lì, e poi io e i cani ci sdraiamo sul divano per un po’ e mi addormento per un’ora o due. Poi mi alzo, i cani si prendono un osso e io una Diet Coke. Torniamo al lavoro fino alle 4 del mattino. E’ il momento migliore. Posso scrivere ad altre ore del giorno, basta che mi si lasci sola.” E ha continuato dicendo, "ho imparato come evitare il blocco dello scrittore quando stavo scrivendo la mia tesi di dottorato, perché lì ne ho avuto terribile, come chiunque. Si chiamava La scelta del sito del nido della Gymnorhinus Cyanocephalus, la ghiandaia dei pini, o, come dice mio marito, “Perché gli uccelli costruiscono nidi e dove lo fanno, e comunque a chi importa?” 

[E’ stato] l’unico momento della mia vita in cui sono stata depressa, ma lo sono stata. In ogni caso, ho imparato velocemente che passare tutto il giorno a leggere i gialli di “Nero Wolfe”, mi avrebbe depressa ancora di più. Invece, il poter annotare i progressi, scrivere le analisi dei dati per la figura 2.2, mi avrebbe invece trasmesso una spinta positiva di incoraggiamento.
Quindi ho imparato a sforzarmi di scrivere con il fine di fare un resoconto, per così dire. Tengo nota di ogni singola parola che scrivo. Quando mi fermo e vado al bagno o altro, scrivo in cima al mio file quante parole ci sono in più rispetto all’ultima volta che ho spento il pc. Così puoi vedere il totale aumentare pian piano. Alcuni giorni sono 40 parole. Altre sono 1500, ed è quando lavoro su una determinata scena o a più scene in una volta. E’ così che funziona con alcune scene: a volte vengono fuori da sole. Altre no. In pratica, la morale della favola è che si continui a scrivere.”
The Great American Read arriverà l’11 settembre sulla PBS, mentre Outlander questo novembre su Starz.

Traduzione di Chiara R
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domenica 12 agosto 2018

Intervista a Susanna Fogel

La regista di “The Spy Who Dumped Me (Il tuo ex non muore mai)” Susanna Fogel sull’amicizia tra donne e Sam Heughan
Mentre molti registi-autori riempiono i loro film con elementi autobiografici, Susanna Fogel dice che il presupposto principale di “The Spy Who Dumped Me” è pura invenzione. “Mi piacerebbe dirti che ho avuto una fantastica avventura di spie piena di inseguimenti d’auto e intrighi, ma non è quello che è successo,” dice ridendo.
Fogel ha scritto la commedia d’azione in collaborazione con David Iserson e debutta nei cinema giovedì con Mila Kunis che interpreta Audrey, la scaricata titolare, e Kate McKinnon, come la sua migliore amica, Morgan. Dopo che Audrey apprende che il suo ex era una spia della CIA, lei e Morgan sono catapultate in una serie di viaggi internazionali che coinvolgono un altro agente governativo (la star di “Outlander” Sam Heughan), avventure dinamiche, e telefonate frenetiche dai suoi genitori (Jan Curtine Paul Reiser) che sono più concentrati su come funziona la tv da remoto.
Quello che c’è di personale per la Fogel è la profonda amicizia tra due donne vista sullo schermo, qualcosa che lei dice non si vede molto nei film con le donne. “Ho queste amiche meravigliose e sono solidali e affettuose e puoi veramente essere te stessa con loro in un modo in cui alcune persone non possono nemmeno con i loro partener,” fa notare. “David e io volevamo mostrare quello, perciò quello è autobiografico. Quello, e i genitori ebrei concentrati su un problema minore quanto c’è in gioco la salvezza del mondo.”

Mila e Kate sono perfette per i loro ruoli. Come sono state scelte?
Kate ebbe una piccola parte nel mio primo film, “Life Partners,”; era anche il suo primo film. Questo è stato prima che diventasse un’icona della commedia. Perciò è stata anche la prima persona che abbiamo avvicinato. È perfetta perché Morgan è quel tipo di persona che cerca un’opportunità per girare la manopola fino a 11 e agitare le mani. Inoltre, è anche una persona ponderata, presente, introversa che può dare umanità a un personaggio come quello. E Mila è proprio la controparte perfetta perché sembra una ragazza che ha delle amiche ed è alla mano ma intelligente e sicura di sé. È facile identificarsi con lei. E può mostrare insicurezza in maniera credibile e questa donna intelligente e bella può anche sentirsi vulnerabile.

L’intesa tra Mila e Kate è fantastica: Si erano incontrate in precedenza?
Si sono incontrate alla lettura delle tabelle e ovviamente, se non avessero avuto intesa, non avrebbe funzionato. Ma è stata quasi istantanea. Le donne hanno tra loro così tanta semplificazione, sembrava che si conoscessero da sempre. Il primo giorno della prova costumi a Kate piaceva questa tuta di lino che Mila stava indossando casualmente e Mila se l’è tolta e l’ha data da indossare a Kate. Hanno creato velocemente una vera amicizia.

Recentemente ho parlato con Mila a proposito del lavorare con una regista donna e lei ha notato che una differenza era “nessuno sta urlando con un altro.”
(Ride) L’ho sentito. Abbiamo una grande esperienza. Non riesco a immaginare di riuscire a finire una giornata in maniera efficiente se ti stai prendendo una pausa per avere una crisi di nervi con qualcuno. Non riesco a immaginare l’inefficienza di urlare. Come stai nei tempi previsti?

Una vera svolta in questo film è Sam Heughan, la star di “Outlander”, ma non avevo molta familiarità con lui prima di questo. Rivela di essere bravo con la commedia.
Neanch’io avevo familiarità con lui, a quanto pare a differenza di ogni altra donna sul pianeta. Dopo averlo scritturato, le mamme, le zie e le amiche di molte persone erano come, “Mi piace quel tipo!”. Per pura coincidenza, pochi giorni prima che lui fosse coinvolto, un amico tentò di spiegarmi la trama di “Outlander” e io mi persi completamente. Ma lui ispira così tanta tenerezza. Il ruolo non era stato scritto per un tipo così muscoloso com’è lui naturalmente, ma è così dolce e naturale da renderlo abbordabile. Per noi era come “Non dobbiamo rimproverarlo per essere così attraente!”

Il film è un crescendo fantastico, con grandi scene d’azione; hai sempre saputo che lo avresti diretto?
Quando abbiamo cominciato a scriverlo, volevamo solo vedere il film realizzato. Ne avevo diretti alcuni, ma il salto da un film indipendente a uno con molte parti movimentate è un prodotto più difficile da vendere. Penso che se qualcuno avesse detto, “Voglio fare questo ma non con te che dirigi” noi avremmo discusso e non l’avremmo impedito. Voglio dire, non avevo ancora nessuna prova che potevo dirigere un film d’azione e io dovevo capire questo. Ma mentre facevamo la lista di altri registi che avremmo potuto contattare, diventava chiaro che un regista con esperienza in film d’azione – come ad esempio un uomo di mezza età – poteva non comprendere il legame di amicizia. Se un tipo Michael Bay non realizza quell’amicizia femminile il film non funzionerà. Invece io potevo sfidare me stessa a lavorare con un direttore delle acrobazie e mi sembrava una curva di apprendimento più realistica.

Ha finito per essere intimidatorio?
In astratto, sì. Sembrava una prospettiva molto scoraggiante ma continuavo a chiedermi un uomo in questa situazione potrebbe esprimere dubbi o piuttosto fingere fino a che non lo ha fatto? Così mi sono presentata come del tutto sicura di me, anche se sapevo che avrei dovuto capire le cose velocemente. Come spettatore mi piacciono i film d’azione e ho molte opinioni su come le commedie d’azione non rendono davvero giustizia a ciò che trovo emozionante in un film d’azione, che è il brivido genuino di vedere qualcosa che sembra davvero una posta in gioco alta. Molto tempo è recitato in risate e azione, che annacquano la sensazione di pericolo.

Come ci si sente a essere un regista donna in un periodo in cui l’industria ne parla, e noi speriamo di vederne sempre di più?
È un onore essere una persona che può parlare di questo, sono emozionata ad essere nella posizione per incoraggiare altre donne a farlo. È un po’ deprimente sentire le statistiche e vorrei che ci fossero così tante donne che non dovremmo nemmeno fare la domanda. Ma finché non lo faremo prendo la responsabilità seriamente, Non avevo molti uomini a cui fare domande quando stavo cominciando. C’erano due registe donne con cui le persone mi hanno suggerito di parlare quando stavo cominciando ed erano Nancy Meyers e Kathryn Bigelow. Gli uomini che iniziano hanno così tante scelte di registi a cui collegarsi artisticamente e da cui essere guidati e con cui collaborare. Io non avevo una me stessa più vecchia, con più esperienza di me che mi aiutasse. Perciò spero che tutte le donne che fanno film ora siano consapevoli che abbiamo l’opportunità di essere quei nuovi registi.
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Intervista a Laura Donnelly

Come attrice vincitrice del premio Olivier Laura Donnelly si prepara ad andare a Donegal per il festival transfrontaliero Lughnasa FrielFest, e parla con il nostro giornalista di come la sua storia di famiglia abbia stimolato la scrittura di The Ferryman, la commedia di Broadway, di perché le donne solo adesso si stanno rendendo conto del loro reale potenziale nelle arti e del suo amore per Brian Friel.
Se avete mai visto lo show televisivo Outlander, conoscete la faccia di Laura Donnelly. In uno show sui celti viaggiatori nel tempo che mostra una quantità di pietre magiche e kilt che lasciano poco all’immaginazione, lei riporta la narrativa con i piedi per terra. Interpreta Jenny, la saggia e razionale sorella del protagonista maschile Sam Heughan, e la sua presenza porta una realtà concreta in uno show che altrimenti potrebbe sfuggire a sé stesso. Di persona, Donnelly – che ha appena vinto il premio Olivier per il suo ruolo di Caitlin in The Ferryman a Brodway – possiede molta dell’energia di Jenny. È svelta, divertente e decisamente fiera.
L’attrice, nata a Belfast, è un’intervista interessante: non ci sono schivate, o trucchi. The Ferryman (scritto dal suo compagno Jez Butterworth, e diretto da Sam Mendes) è in parte ispirato alla sua stessa storia familiare, un argomento sul quale potreste pensare dovrebbe essere protettiva.
“La parte che è stata influenzata dalla mia storia famigliare ha a che fare con la morte del fratello nell’opera,” dice, affrontando la mia delicata domanda frontalmente. “Jez e io stavamo vedendo un documentario sulle “Persone Scomparse (Disappeared”) nel Nord Irlanda e alla fine, sono apparsi i volti delle vittime. E io ho detto, ‘Oh quello è mio zio’. E lui ‘COSA?’ è una cosa molto bizzarra da spiegare a qualcuno che non provenga dall’Irlanda.”
Diverse delle Persone Scomparse, 16 nordirlandesi, tutti cattolici, che si crede siano stati sequestrati e uccisi dall’IRA, restano dispersi.
“Sapevo e non sapevo allo stesso tempo. Avevo saputo come era morto da molti anni, e avevo saputo che mia madre continuava a collaborare con le famiglie, ma non avevo mai capito che c’era questo gruppo denominato “Disappeared” (Persone Scomparse) e che mio zio fosse io di loro. C’erano molte cose che non avevo collegato, e all’improvviso tutto è andato a posto.
La discussione della coppia sul documentario è andata avanti fino a ispirare l’idea di Butterworth per l’opera teatrale, che ora approderà a Broadway dopo una programmazione di grande successo nel West End.
“Mi sono trovata a discuterne con Jez e lui è rimasto molto affascinato, e a parlare con mia madre di quello che è successo. Ci è capitato anche di andare a due funerali degli Scomparsi in questo periodo. Erano stato scoperti due corpi e mia madre ci ha chiesto di andare con lei. C’era qualcosa di quell’esperienza, quel rituale di provare a dare riposo a un’anima che era stata lontana negli ultimi 40 – 50 anni… questo è entrato davvero in risonanza con Jez e lui ha provato a dire tutto con quest’opera.”
La madre di Donnelly era incinta di lei quando suo zio ventiseienne scomparve, e ancora incinta quando il corpo fu scoperto tre anni dopo. “Ero piuttosto sorpresa di averlo superato, ad essere sinceri, con quel livello di stress.”
Nonostante questo, Donnelly è disinvolta sul fatto che crescere nell’Irlanda del Nord è un’esperienza davvero particolare, una in cui il terrore spesso diventa quotidiano.
“Cose come queste diventano la normalità quando cresci al Nord. Le cose potrebbero succedere e io avrei una vaga consapevolezza che valga la pena notarle. Come, dover lasciare la città perché c’è un allarme bomba a Castle Court. Se succede per tutta la tua vita non ci presti molta attenzione.”
“In un certo senso penso di averne probabilmente beneficiato,” dice allegramente. “È buffo, la misura in cui i miei amici nordirlandesi a Londra non si preoccupano dell’attuale minaccia terroristica.”
È molto chiaro che Donnelly, nonostante lavori principalmente nel Regno Unito, considera la sua identità molto influenzata dalle sue radici a Belfast. “Il Nord è eternamente deprimente per molte ragioni. È così indietro in così tanti modi. Matrimoni gay, diritti delle donne, e c’è una sensazione rispetto al resto dell’Irlanda e del Regno Unito, che, come una nazione, siamo piuttosto abbandonati. Il Governo non fa niente, e Teresa May è ancora alleata con il DUP. Un orribile partito, bigotto, razzista e sessista, ma lei ha bisogno di voti. Perciò, la mancanza di attenzione data di conseguenza dalla gente del Nord è sentita come un vero insulto.”
Donnelly è una femminista e una portavoce di #TimesUp, e ha nominato il movimento quando ha ricevuto il suo premio Olivier. Mentre è riluttante a posizionarsi come modello, è fermamente convinta che il settore dell’intrattenimento debba assumersi la responsabilità per come rappresenta le donne e le minoranze.
“Come le persone si vedono nel mondo dell’arte ha grandissime conseguenze su come entrano nel mondo. Penso che le donne stiano cominciando a comprendere solo ora la misura in cui sono state represse. In nessun momento dei miei vent’anni io ho pensato: ‘Qualcuno vuole sentire quello che ho da dire’.
“Non ho mai pensato che potevo produrre o scrivere o dirigere. Nella mia testa mettevo quelli tra i lavori degli uomini, perché non vedevo nessuna donna farli. Perciò, come devono sentirsi le donne di colore? O le donne con disabilità? Non vedere mai se stessi rappresentati, per esempio, sulla BBC che è una società pubblica di comunicazione?”
Come attrice dell’Irlanda del Nord che lavora nel Regno Unito, Donnelly ha avuto la sua sufficiente dose di pregiudizi durante i casting. “È ancora molto, molto raro che io veda una storia ambientata da dove provengo, o con un personaggio irlandese dove la loro irlandesità non è il punto principale. C’era un film che era ambientato nel Nord il direttore del casting, - che non era irlandese – disse che io non ero abbastanza della classe operaia per interpretare una ragazza della classe operaia di Belfast. Io ho pensato: ‘Cosa? Che significa questo?’
“Cosa pensa che sia una ragazza della classe operaia di Belfast? Da dove ha preso questa idea? Perché questo in definitiva non era basata sull’esperienza.”
La rappresentazione è un grande punto cruciale per Donnelly, ed è una delle tante ragioni per cui è fiera di Outlander. Il fantasy show è stato apprezzato per la sua rappresentazione della sensualità femminile e, in particolare, della sua analisi dello stupro maschile.
“Ha toccato così tante questioni sulla violenza sessuale maschile, sulla rappresentazione, su come le donne sono trattate sullo schermo, sull’amore e se si può rappresentare l’amore quando contiene misoginia o abusi,” dice con orgoglio.
“Caitriona Balfe, che interpreta Claire, è una femminista incredibilmente intelligente ed eloquente, e prende la sua posizione di responsabilità molto seriamente. Sa quanto è importante, e lotta per le cose. Lei combatte le cose che pensa siano superficiali o irresponsabili.
Nonostate il suo amore per il cast e lo staff di Outlander, è facile capire che il primo amore di Donnelly è il teatro.
“La cosa più difficile della tv per me è che non ti senti come se stessi lavorando duro, perché passi molto tempo ad aspettare la tua scena. Nel periodo in cui ho finito Ferryman a ottobre, ero incinta di sei mesi e avevo lavorato per otto spettacoli a settimana, provando da febbraio. Era molto stancante. Io ero proprio stufa! Ma io guardo a quella come la migliore esperienza professionale della mia via. Amo quella pressione.”
Il suo amore per il teatro dal vivo sarà resuscitato questo mese quando andrà a Donegal per partecipare al 3° Lughnasa FrielFest, per recitare un monologo da Faith Healer.
“Davvero non ho nessuna idea di cosa aspettarmi una volta che arriverò lì. So che mi piace Donagal. So che mi piace Friel. Lo stiamo lanciando. È una celebrazione della sua opera. Ho studiato un paio di sue opere a scuola. Ho fatto Dancing at Lughnasa in modo professionale al Lyric Theatre di Belfat, e ho fatto Philadelphia al Donmar. Penso che molti irlandesi abbiano un collegamento con il suo lavoro, anche se piccolo.”
Recitarà il suo monologo senza direzione, e nessuna interazione con altri membri del cast. Sembra un po’ intenso, no? “Intenso è buono,” conclude. “Intenso mi fa sentire come se stessi lavorando duro.”
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lunedì 6 agosto 2018

Spiando Sam Heughan

Heughan interpreta una spia al fianco di Kate McKinnon e Mila Kunis in “The Spy Who Dumped Me.”
Si dice spesso che il miglior posto per nascondersi sia in bella vista, ma per Sam Heughan, questo consiglio potrebbe non essere vero. L’attore è stato in giro per New York a promuovere il suo ultimo progetto, un film commedia di spionaggio, ed è difficile rimanere in incognito quando hai un fan club dedicato che ti aspetta all’esterno di ogni tappa (un caso che si chiamino – c’era da aspettarselo – “Heughligans”).
Ma gli Heughligans sono a bada per il momento. Andando in uno studio fotografico vicino Bryant Park, Heughan sfoglia il passaporto di uno dei membri del suo team, guardando con attenzione le tappe stampate nel suo libretto.
L’attore scozzese sta facendo buon uso del suo passaporto ultimamente. Dopo aver svolto i suoi doveri con la stampa in America per “The Spy Who Dumped Me” – che lo ha portato a Budapest, Berlino e Amsterdam mentre giravano – Heughan tornerà a casa a Glasgow per 10 giorni per organizzare il suo visto per il Sud Africa, dove girerà il suo prossimo film basato su un fumetto con l’attore Vin Diesel a Città del Capo.
“[Città del Capo] che grande città, è tutto quello che amo - è aria aperta, cibo molto buono e buon vino, le persone,” dice Heughan, che è anche ambasciatore mondiale del brand Barbour. “Faccio molte escursioni lì, vado in bici; ho appena superato il mio esame per la moto e perciò andrò in giro con la mia moto. Non surf – non voglio andare in acque piene di squali,” dice, facendo l’elenco dei suoi piani per il tempo libero mentre sarà in Sud Africa. “È un paese incredibile. Puoi fare moltissimo.”
Heughan è chiaramente votato a un regime di attività fisica, tanto che lo ha portato a sviluppare un’iniziativa di beneficenza, My Peak Challenge, legato alla promozione di uno stile di vita attivo. “Quando sono tornato in Scozia per ‘Outlander’, stavo riscoprendo il mio paese e facendo escursioni e arrampicate e andando in bicicletta e tutte queste cose,” dice Heughan, che ha passato la sua adolescenza vicino Edimburgo. “Ed era come se volessi davvero condividere il mio amore per l’aria aperta e anche sfidare me stesso a fare cose diverse, e quello, in un certo senso, è come è nato My Peak Challenge.”
L’iniziativa, che incoraggia la definizione di obiettivi e fornice a circa 10.000 membri – “Peakers” – video di esercizi e piani nutrizionali, supporta diverse organizzazioni benefiche, incluse Bloodwise e Marie Curie. Un premio in arrivo legato alla sfida è un viaggio in Scozia, ma non un semplice viaggio in Scozia: “È una specie di appuntamento con me, ma in uno dei nostri gala di beneficenza,” dice Heughan, i suoi occhi cerulei illuminati.
Con i suoi programmi praticamente definiti fino al 2020, dopo aver girato il film di Vin Diesel “Bloodshot,” ha un altro progetto in ottobre, seguito dalla ripresa con 10 mesi di registrazione per la stagione cinque di 'Outlander' all’inizio del prossimo anno. Riconosce l’esercizio fisico, e il tempo tranquillo a casa come forze fondamentali.
“L’esercizio mi aiuta davvero. Mantiene la struttura e a essere onesti, proprio lo stare a casa, tipo nel tuo letto e una serata tranquilla. Può sembrare davvero noioso, ma in effetti è il momento in cui puoi staccare e riorganizzarti,” dice.
Heughan, che proviene dal mondo del teatro e si è formatto alla Royal Conservatoire of Scotland, è stato a New York andando in giro per la commedia a trazione femminile “The Spy Who Dumped Me.” “È quasi come se i tradizionali film di James Bond fossero stati rovesciati. Hai ruoli di Bond femminili, e io sono un po’ come 'una bambola', suppongo,” dice del suo personaggio.
(Parlando di James Bond, Heughan è il nome più recente che si vocifera sia in corsa per il ruolo iconico dopo che Daniel Craig avrà lasciato il suo incarico l’anno prossimo.)
Nel film, Heughan interpreta una spia che si pone in contrasto con la stravaganza delle protagoniste Mila Kunis e Kate McKinnon. “La commedia per me era interpretare un tipo ordinario ed essere una specie di tavola elastica per loro – loro sono folli, e [il mio personaggio] è del tipo ‘che diavolo sta succedendo qui?’ È stato divertente fare questo,” dice. “Non ne ero mai stato parte , davvero; vengo dal dramma classico formato con Shakespeare e Dostoyevsky e Chekov, e poi ho visto queste donne al lavoro, e c’è una vera tecnica in ciò; è incredibile. Non è solo essere persone divertenti – sono divertenti – ma è più su quanto duramente lavorano.”
Dice la regista e coautrice del film Susanna Fogel, “È molto cordiale e di livello e ha rappresentato un buon complemento del la pazzia [di McKinnon] perché ha recitato bene la parte del ragazzo abbottonato, a non in maniera fredda. Può passare dall’essere intimidatorio e terrificante all’essere qualcuno per cui fai il tifo perché ha questo innato calore umano.” E come un vero agente trasformista sotto copertura, può anche essere divertente.
“La commedia è eccitante perché è molto viva, c’è un’energia e tu devi tenerla viva. È fantastico quando funziona, e quando non va lo avverti. Perciò ora posso capire che può dare dipendenza,” dice Heughan che non ha nessun altro progetto di commedia all’orizzonte – be’ a meno che uno non conti ‘Outlander’. “Penso che ci sia sempre un elemento da commedia, perfino in ‘Outlander’. Sono le situazioni e come i personaggi reagiscono alle situazioni,” dice.
Heughan ha appena concluso la stagione quattro dello spettacolo di Starz, che ha contribuito a creare la sua base di fan. Descrive le riprese della stagione in arrivo come se fossero state dure e pazze, ma aggiunge che pensa che “Abbiamo chiuso probabilmente con il finale più forte di tutte le stagioni.”
Nella nuova stagione il cast viene portato nell’America del 1700. “Sono pionieri e coloni, quindi passano molto tempo nei boschi, a costruire e nel fango,” dice Heughan. Mentre quella parte della stagione è ambientata in Nord Carolina, Heughan è riuscito a rimanere in zona per le riprese. “Dovevamo trovare una località specifica in Scozia che somigliasse alla Nord Carolina. È straordinario – c’è davvero, abbiamo queste grandi foreste in Scozia, e questi alberi incredibili che sono così antichi, e crinali montuosi. Sono stato in Nord Carolina per vedere dove avremmo dovuto essere, e sembra davvero uguale.” 
È una buona cosa che a Heughan piaccia passare tanto tempo all’aperto. Durante il suo recente periodo passato a New York, ha visto alcuni spettacoli, incluso “Straight White Men” di Armie Hammer (gli è piaciuto), e si è allenato con Ed Naper. “Ho passato molto tempo qui – mi piace camminare per le strade. E [la città] è facile da percorrere a piedi,” dice. “Quando sono stato qui la scorsa settimana, ho avuto un incontro proprio fuori Central Park, e poi ho camminato per tutto il tragitto fino a SoHo. È davvero una bella passeggiata.”
Perciò se state provando a trovarlo, guardate a Broadway. Se non altro, è probabile che lo vediate su un manifesto lungo la strada.
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sabato 4 agosto 2018

Bees: Caro Lord John

[data]
Fraser’s Ridge, North Carolina
Caro Lord John -
Sono tornata. Anche se suppongo che dovrei dire “sono ritornata!” più drammatico, sapete? Sto sorridendo mentre scrivo ciò, immaginando voi che dite qualcosa in merito a come la mancanza di dramma non sia uno dei miei difetti. Neanche il vostro, amico mio.
Noi – mio marito, Roger, e i nostri due bambini, Jeremiah (Jem) e Amanda (Mandy) – ci siamo stabiliti a Fraser’s Ridge. (Anche se sembra più che la residenza stia prendendo vita intorno a noi; mio padre sta costruendo la sua fortezza.) Resteremo qui per il prossimo futuro, anche se so meglio della maggior parte della gente quando poco uno possa prevedere il futuro. Tralasceremo i dettagli fino a quando vi rivedrò.
 …
[trama]

Mamma dice che sapete benissimo perché vi sto scrivendo io di Denzell Hunter, invece di lei. Pa’ dice che non c’è bisogno di scrivervi, dato che la moglie del Dr. Hunter sicuramente avrà già scritto a suo padre (vostro fratello, se ho capito bene?), ma sono d’accordo con Mamma che sia meglio scrivere, per ogni eventualità.
[trama]
I miei migliori saluti a voi e alla vostra famiglia – e per favore date i miei saluti a vostro figlio William. Non vedo l’ora di incontrarlo – e voi, naturalmente! – di nuovo.
Si dovrebbe firmare una lettera ‘vostra obbedientissima, umile, ecc.’ se si è una donna? Sicuramente no…)
Cordialmente
Brianna Randall Fraser MacKenzie (Mrs.)
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Outlander S4: il 4 novembre sugli schermi

Finalmente Starz ha annunciato
la data di uscita della 
Quarta stagione di Outlander in America: 
il 4 novembre 2018.

La nuova stagione, basata sul quarto libro della saga di Diana Gabaldon "Drums of Autumn" (Tamburi d'Autunno e Passione oltre il Tempo nella versione italiana), racconta le avventure di Jamie, Claire e della loro famiglia nelle colonie americane, che sembrano destinate a diventare la loro casa. Nuovi e vecchi amici li accompagneranno in questo cammino non privo di pericoli e soggetti poco raccomandabili. Ma finchè saranno insieme nulla è insuperabile!





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