mercoledì 21 agosto 2024

Libro 10: Questioni di logica

C’erano ancora corpi sparsi sotto i cespugli, che smaltivano gli effetti del matrimonio, quando Jamie, William e io ci riunimmo nello studio [di Jamie], fortificati con un liquido che poteva passare per caffè se avevi un brutto raffreddore
«Hai passato gli ultimi tre mesi a cercare. Dove hai guardato, con chi hai parlato, cosa ti hanno detto?»
William trattenne uno sbadiglio e sbatté gli occhi, cercando chiaramente di organizzare una risposta altrettanto concisa.
«O è ancora su quella nave, oppure no», disse Jamie, un po' spazientito. «Se non lo è, allora è su un'altra nave o a terra.»
«Sembra che abbiate studiato logica, sir.» William trovò un buon equilibrio tra il rispetto e un velato sarcasmo e io abbassai lo sguardo verso la scrivania per nascondere un sorriso. Jamie mi guardò con un sopracciglio sollevato, ma si rifiutò di abboccare all’esca e dire a William che aveva davvero studiato logica – all’Universitè de Paris.
«Non serve molta logica per capire che le possibilità sono limitate, a charadh,»disse disse con tono pacato. «Ma dal momento che tu chiaramente hai studiato logica, naturalmente sei andato prima dal capitano del porto di Savannah.»
«Sì. La Pallas ovviamente non era lì – ma era stata nel porto quattro volte l’anno prima.»
«Seguendo un programma regolare?» Chiesi, la penna sospesa sul foglio, in cima al quale avevo scritto “Pallas – Savannah”. «O in modo casuale?»
Quella piega sembrava non essere venuta in mente a William, ma era arrivato preparato e aveva tirato fuori un mucchio di carta sudicia, molto piegata e molto macchiata.
«Penso sia a caso,» disse, dopo aver consultato per un momento i suoi appunti. «Intervalli di un mese, quattro mesi, tre settimane, sei settimane.»
«Dove credi stia andando?» chiesi.
«Be’, la Pallas è un Indiaman di medie dimensioni. Forse un’imbarcazione di… circa cinquecento tonnellate? Questo è grossomodo quello che ha detto il capitano del porto.»
«Gesù C… voglio dire questa è una nave di media grandezza?»
Mi guardò e la sua bocca si arricciò da un lato, ma a suo credito, non rise.
«Be’, paragonato a una da guerra, sì. Anche se le East Indiamen più grandi possono essere anche maggiori.»
«Be’, sappiamo dove non sta andando.» disse Jamie.
«Dove?» William e io parlammo insieme, ci guardammo e distogliemmo lo sguardo con un piccolo sorriso imbarazzato.
«In Inghilterra,» disse Jamie, pazientemente. «O da qualunque altra parte in Europa. Non penso neanche che sia andata in Nuova Spagna. Perciò se ne va in giro lungo la costa – anche se suppongo che potrebbe essere arrivata in Acadia e tornata abbastanza facilmente nel viaggio di quattro mesi.»
William annuì, aggrottando le sopracciglia.
«Sì. Quindi?»
«Non ti  sembra strano che un uomo – anche uno molto ricco – affronti le spese dell’allestimento di una nave di quelle dimensioni, per utilizzarla – apparentemente – al solo scopo di impedire la fuga di un prigioniero? Io stesso sono stato imprigionato diverse volte, in modo più efficace e molto più economico.»
William emise un basso brontolio e vidi Jamie abbassare brevemente lo sguardo per evitare i miei occhi. Con tatto mi trattenni dal sottolineare che ero riuscita a farlo uscire dalla prigione di Wentworth, che non era un gioco da ragazzi in termini di sicurezza. D'altra parte, avevo avuto l'aiuto di diversi amici, la corruzione e una piccola mandria di mucche…
«Va bene,» disse William. «Perciò questo implica che a tenere mio — ehm--»
«Och, chiamalo tuo padre, per l’amor di Dio,» disse Jamie irritato. «Lo è quanto me e non posso più sopportare la tua indecisione* su questo.» 
«Vuoi dire che tenere Lord John prigioniero forse non è il solo scopo di Mr. Richardson,» lo interruppi in fretta. 
«Esattamente,» replico William, dando a Jamie una piccola occhiata, ma mantenendo la calma. «Waffin?*» chiese girandosi verso di me.
«Credo che sia il vocabolo scozzese di “indeciso”, nel senso di uno che non è capace di prendere una decisione su qualcosa,» dissi, con discrezione senza guardare Jamie.
«Vedo che devo mettere insieme un piccolo dizionario di scozzese,» borbottò William, estraendo una penna nuova dal barattolo e giocherellando con la punta tra le dita. «Quando volete, sir. Tornando alle nostre faccende… se posso?»
Jamie fece un gesto della mano nella sua direzione. 
« Avons-nous besoin d’une lingua franca?  Continuez, sil vous plait
«Oh, Gesù Cristo d’un Roosevelt!» sbottai. «Smettetela subito, tutti e due!»
Due paia di occhi blu scuro si fissarono su di me.
«O cosa?» chiesero entrambi all’unisono. Nello stesso identico tono di profondo interesse. E si bloccarono.
Repressi l’urgente bisogno di ridere e invece presi un respiro profondo e lo lascia andare lentamente e in maniera udibile.
«Ancora una volta,» dissi in tono misurato, «e NIENTE dolce per cena.» La notizia fu accolta con un silenzio di tomba e, fissandoli con uno sguardo pungente, richiamai la riunione all'ordine.
«Per cos’altro Mr. Richardson potrebbe avere bisogno di una nave, allora? Data la dimensione dell’imbarcazione, penso che potrebbe spostare merci di qualche tipo. E visti i tempi…»
«Contrabbando di armi?» suggerì Jamie sollevando le sopracciglia. «Aye, be’, ne sappiamo qualcosa – o Fergus almeno.» Guardò William. «Hai detto di aver parlato con il capitano del porto. Sei riuscito a vedere qualcuno dei manifesti di carico della Pallas?»
William scosse la testa, arrossendo leggermente.
«Non ho pensato di chiedere», disse. «Dopotutto, non potevo aspettarmi di trovare un elenco per "un tenente colonnello di fanteria leggermente usato, ufficiali, per l'uso di".»
Jamie sorrise, anche se mi guardò con circospezione.
«Bada, diceva sul serio riguardo al dolce,» disse a William. «Al di là della possibilità, - be’, diciamo della probabilità - che stia trasportando merci di qualche tipo - dopo tutto, anche se lo fosse, potrebbe non essere illegale - potrebbe avere qualche altra ragione per tenere Lord John a bordo di una nave, piuttosto che portarlo in Giamaica o a Hispaniola e rinchiuderlo lì?
«Per comodità?» Sugerii. Mi sentii leggermente male al pensiero, ma era così. «Se la minaccia di divulgare le um… di Lord John-»
«Ipotetiche preferenze,» Jamie aggiunse in fretta.
«Sì. Se questo è l’unico - o almeno il migliore – mezzo di Richardson per convincere Hal a fare ciò che vuole, deve essere in grado di mettere immediatamente la minaccia in una fase iniziale di realizzazione - come far arrestare Lord John –nel caso in cui Hal si mostri riluttante. E conoscendo--»
«E conoscendo sua Grazia.» finì Jamie. «lo sarà.»
«Conoscete zio Hal?» disse William, guardando Jamie con interesse. «Cosa vi ha fatto?»
«Niente di fatale,» disse Jamie seccamente. «Né io a lui. Non ancora.» Si schiarì la gola, in modo minaccioso, e girò un nuovo foglio di carta.

*Nota alla traduzione: nella versione originale Jamie usa il vocabolo scozzese “waffin’ ” (waffling in inglese) sul quale si basa il dialogo successivo.

Il ritratto è “East Indiamen in a Gale”, realizzato da Charles Brooking, 1759, National Maritime Museum

domenica 18 agosto 2024

Outlander S7 - Lo scatto: dentro il ritorno di Jamie, Claire e Ian a Lallybroch

Il produttore esecutivo Matthew B. Roberts da delle anticipazioni sulla seconda parte della Stagione 7 e sul ritorno dei Fraser a Lallybroch.
I Fraser sono tornati.
In questa nuova immagine in esclusiva dalla seconda parte della stagione 7 di Outlander si vedono Jamie (Sam Heughan), Claire (Caitriona Balfe) e il Giovane Ian (John Bell) tornare alla casa natale di Jamie, Lallybroch nelle Highlands scozzesi. E se la foto vi sembra familiare, è perché siete Sassenach dall’inizio.
«Abbiamo scelto questa foto perché richiama alla mente un altro scatto quando ci siamo tornati nell’episodio 112, e Claire e Jamie stanno cavalcando verso Lallybroch,» dice il produttore esecutivo Matthew B. Roberts. «È uno di quegli Easter Eggs che proviamo a introdurre per il pubblico.»
Mindhope Castle, la location reale che rappresenta la Lallybroch della fiction, è stato una delle primissime location che i produttori di Outlander hanno scoperto mentre andavano alla ricerca degli esterni durante la preproduzione della stagione 1. Per questo ha un posto speciale anche nei loro cuori. «Quando cammini lungo un viale come questo, pensi, ‘Wow è un luogo magnifico,’» ricorda Roberts.
C’è anche un’altra ragione pratica nella riproduzione dello scatto – qualsiasi altra angolazione rovina lo sfondo storico. «È una scenografia epica ma in realtà si presta a questa ripresa solo in un modo strano,» spiega Roberts. «Perciò ogni regista viene e fa ‘Oh, mi piacerebbe fare questo’. E noi, ‘Sì, la ripresa è questa. Eccola.’ Perché ci sono cose moderne sull’altro lato.»
«Non dico mai ai registi, ‘Hey, devi replicare qualcosa’», prosegue. «Ci piace sempre suggerire l’essenza delle cose. Ma questa location e questo vialetto d’accesso veramente dettano questo scatto. Ci sono cose moderne su entrambi i lati una volta che si arriva in quello spazio aperto. Perciò proprio dove si trovano i cavalli , se giri la telecamera a sinistra o a destra, è moderno.»
Ma a parte le cose pratiche, questa inquadratura suggerisce anche uno dei principali archi narrativi della seconda metà della stagione 7. L’anno scorso la prima parte è finita con Claire e Jamie che hanno intenzione di tornare in Scozia con il corpo del cugino, Simon Fraser. Ora stanno mantenendo quella promessa.
«Ian, Claire e Jamie sono arrivati a casa» osserva Roberts. «Hanno riportato il corpo del cugino di Jamie a casa. E nella stagione 3, quando Jamie lascia la Scozia promette che un giorno sarebbe tornato, e questo è quel ritorno. Sta portando Claire con lui, e ovviamente anche Ian vuole andare a casa e rivedere la sua famiglia. Abbiamo riempito la casa. È un grande ritorno e potrebbero esserci anche altri ospiti speciali.
Ciò potrebbe includere la sorella di Jamie, Jenny, la matriarca di Lallybroch e madre di Ian? Il personaggio è stato interpretato da Laura Donnelly nelle prime stagioni, ma Donnelly non è potuta ritornare nelle stagioni precedenti a causa del suo impegno nello spettacolo The Ferryman a Broadway. Roberts non dice niente sul ritorno di Donnelly nella stagione 7, dicendo solo, «[i fan] dovrebbero sperare di vedere il personaggio di Jenny.»
Se non altro, sappiamo dalle foto rilasciate in precedenza che i Fraser si riuniranno con il vecchio Ian – e siamo certi che il giovane Ian avrà un sacco di spiegazioni da dare sul suo nuovo aspetto. «C'è una scena in cui ci sono un sacco di domande che gli vengono rivolte», dice Roberts. «È davvero divertente, come puoi immaginare, se sei una persona completamente diversa nella mente dei tuoi genitori».
Il teaser mostra anche molta azione riferita alla Guerra d'Indipendenza, quindi questo significa che la loro visita a casa sarà breve? «Ci sono tempistiche diverse per persone diverse», osserva Roberts. «Non rimangono necessariamente tutti per lo stesso periodo di tempo, ma la storia ritorna sicuramente nelle colonie americane».
Gli elementi della storia, gli attori ingaggiati due volte e il modernismo invadente sono l'ultima delle preoccupazioni dei produttori, tuttavia, quando si tratta di girare a Lallybroch. Il loro problema più grande è una loro stessa creazione: i tanti turisti che ogni anno passano per il castello di Midhope per scattare una foto a casa di Jamie Fraser.
«Quando siamo andati per la prima volta a Midhope, era fatiscente e non era nemmeno sicuro entrare», dice Roberts. «Abbiamo dovuto renderlo sicuro in modo da permettere alle persone di entrare e uscire dalla porta. Ora, ci sono molti autobus e fan che camminano su quel viale e scattano foto sui gradini. L'ironia è che i tour operator sono disturbati dal fatto che stiamo girando lì, quindi non possono portare i fan lì a vedere il luogo che le riprese hanno reso famoso».
«Abbiamo dato inizio a questo fenomeno in cui le persone hanno cominciato a venire in Scozia e vanno in tutte le location dove giriamo, e ognuna diventa un luogo iconico che finisce per essere nel tour», conclude. «E se vogliamo dare a Lallybroch una parte del corpo, questa è il cuore».
Quando Outlander tornerà il 22 novembre, i fan di tutto il mondo potranno vedere quanto bene (o meno) sta ancora battendo.

sabato 10 agosto 2024

OUTLANDER Olympics

Mentre sono in corso le Olimpiadi di Parigi questo fine settimana, ho pensato che sarebbe divertente dare un’occhiata ad alcune scene nei libri di Diana Gabaldon che mostrano abilità atletiche di vario tipo. Questo è un aggiornamento di una raccolta che ho postato la prima volta nel 2016. Non tutti questi esempi hanno un equivalente nei moderni giochi olimpici, ma molti sì. Spero che vi piaccia!

***Avviso di spoiler***

Se non avete letto tutti i libri di Outlander, di seguito troverete degli spoiler! Leggete a vostro rischio.

Volteggio
Jamie strinse le spalle, poi si guardò attorno. Vidi i suoi occhi posarsi per un attimo su un tavolino a tre zampe accanto al muro, su cui era appoggiato un vaso di crisantemi. Alzò lo sguardo, misurando la distanza, chiuse brevemente gli occhi come se stesse raccomandando l’anima a Dio, quindi fece la sua mossa, deciso.
Saltò sul tavolino, afferrò la ringhiera della scala e vi volteggiò sopra, atterrando sui gradini a pochi passi più avanti del Generale. Fu un’impresa talmente acrobatica che una o due signore trattennero bruscamente il fiato, inframmezzato con gridolini di ammirazione le loro esclamazioni di orrore.

(Da L’AMULETO D’AMBRA di Diana Gabaldon, Capitolo 18, “Stupro a Parigi”. Copyright © 1992 di Diana Gabaldon. Tutti iI diritti riservati)

Passare sotto le forche Caudine
[Roger] Lo attendeva una sorta di forche caudine: una doppia fila di selvaggi urlanti, tutti armati di mazze e bastoni. Qualcuno dietro di lui gli conficcò nella natica la punta di un coltello, e sentì un caldo rivoletto di sangue colargli lungo la gamba. «Cours!» gli ordinarono. Corri.
Il suolo era scalpicciato, la neve pressata in un sudicio ghiaccio. Gli bruciò i piedi, quando uno spintone alla schiena lo scaraventò barcollante in mezzo al pandemonio.
Rimase in piedi per quasi tutto il tragitto, sbandando di qua e di là mentre le mazze lo percuotevano davanti e di dietro e i bastoni lo colpivano alle gambe e alla schiena. Non c’era modo di schivare i colpi; tutto quel che poteva fare era continuare ad avanzare, il più in fretta possibile.
Verso la fine una mazza gli roteò vicinissima e si abbatté con forza contro il suo ventre; lui si piegò in due e subito gli arrivò un’altra mazzata dietro l’orecchio. Rotolò disossato sulla neve, senza quasi sentire il freddo sulla pelle squarciata.
Una frusta gli bruciò le cosce, seguita da una dura scudisciata giusto sotto le palle. Raddrizzò di riflesso le gambe, rotolò di nuovo giù e si ritrovò a strisciare chissà come a quattro zampe, il sangue dal naso e dalla bocca che si mescolava al fango ghiacciato.
Raggiunta la fine, con gli ultimi colpi che ancora gli urticavano la schiena, afferrò il paletto di una casa comune e si rialzò lentamente in piedi. Si girò verso di loro, aggrappato al palo per non cadere. Alla folla piacque: scoppiarono a ridere, con tanti uggiolii acuti come un branco di cani. Si chinò a fondo e si raddrizzò, la testa che gli girava vorticosamente. Risero ancora più forte. Aveva sempre saputo soddisfare il pubblico.

(Da PASSIONE OLTRE IL TEMPO di Diana Gabaldon, capitolo 25 “Cattività I”. Copyright © 1997 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati)

Scherma
Battuta, battuta, finta, un mezzo salto indietro, mentre la punta dello stocco di Hal passava accanto al suo viso, un altro salto... Hal era troppo in avanti... ma no, si riprese subito e balzò indietro in una frazione di secondo, mentre lui sollevava la lama. Una stoccata in terza, un’altra terza senza affondare, e il suo piede fece sollevare la polvere dalle tavole del pavimento.
Hal aveva intuito le sue intenzioni: sentiva i suoi pensieri quasi fossero nella sua testa, avvertì il fastidio misto a sgomento che lasciava il posto alla collera... poi, di colpo Hal si trattenne – sentendosi costretto a farlo – e passò a colpi più freddi e cauti.
Dal canto suo, Grey non sentì alcun bisogno di trattenersi. Era felice e spensierato, inebriato dalla brama di combattere. Il suo corpo era una corda ben oliata, elastica e scivolosa, che lo spingeva a correre un rischio dopo l’altro, certo che sarebbe riuscito comunque a schivare la punta del fratello. Poi scorse un’apertura, sferrò una stoccata di piatto con un urlo, e la punta con il bottone toccò la coscia di Hal, scivolando lungo il tessuto dei suoi calzoni.
«Gesù!» esclamò Hal, menando un fendente verso la sua testa.
Grey si chinò, ridendo, e poi tornò su come un pupazzo a molla, afferrando la punta dello stocco che si piegò ad arco tra le sue mani. Quando lo lasciò andare, la lama colpì quella di Hal, che gli saltò nel pugno, con un forte suono metallico.

(Da LORD JOHN E I FANTASMI DEL PASSATO di Diana Gabaldon, capitolo 10, “Salle des Armes”. Copyright © 2007 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Nuoto
Dalla base della torre di Ellen alla terza isola c’erano ancora varie centinaia di metri di acque verdi e tempestose. Mentre si spogliava si era fatto il segno della croce e, raccomandata la propria anima a sua madre, si era tuffato nudo in mezzo ai flutti.
Uscì con cautela dalla scogliera, dibattendosi tra le onde che si frangevano sopra la sua testa. Nessun luogo in Scozia è poi così lontano dal mare, ma l’esperienza di nuoto di Jamie, cresciuto nell’entroterra, era limitata alle placide profondità dei loch e dei laghetti formati dai fiumi di trote.
Accecato dal salmastro e assordato dal ruggito della risacca, aveva combattuto contro le onde per quelle che gli erano sembrate ore, finché alla fine dopo essere riuscito a sollevare la testa e le spalle dall’acqua, boccheggiante, non aveva visto profilarsi il promontorio – non dietro di sé, come aveva pensato– bensì alla sua destra.
«La marea si abbassava, e io mi prosciugavo insieme a lei», spiegò con amara ironia. «Cosicché pensai: be’, basta, è finita, perché sapevo che non sarei riuscito a tornare indietro. Non mangiavo niente da due giorni e non mi rimanevano molte forze».
Smise di nuotare allora, limitandosi a sdraiarsi sulla schiena per abbandonarsi all’abbraccio del mare. In preda alle vertigini per la fame e lo sforzo, aveva chiuso gli occhi e cercato di rammentare le parole di quella vecchia preghiera celtica contro l’annegamento.

(Da IL CERCHIO DI PIETRE, di Diana Gabaldon, capitolo 33, “Tesoro sepolto”. ". Copyright © 1994 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati)

Tiro
Senza la minima esitazione, Brianna imbracciò il fucile e parve sparare nella stessa direzione. Il ramo direttamente sotto lo scoiattolo esplose in una pioggia di schegge di legno e lo scoiattolo venne sbalzato per aria e poi catapultato a terra, dopo essere rimbalzato sui rami elastici dei sempreverdi.
Roger si precipitò ai piedi dell’albero, ma non c’era nessuna fretta: lo scoiattolo giaceva morto, inerte come uno straccio peloso.
«Bel colpo», si congratulò, sollevando il cadavere perché Brianna lo vedesse. «Ma non c’è neanche un segno su di lui: devi averlo spaventato a morte».
Brianna lo guardò dritto negli occhi da sotto le sopracciglia.
«Se avessi voluto colpirlo, Roger, lo avrei colpito», rispose con un leggero tono di rimprovero. «E se lo avessi colpito, ora terresti in mano una poltiglia di scoiattolo. Non bisogna mirare addosso a un animale così piccolo, meglio puntare giusto al di sotto per abbatterli.»

(Da LA CROCE DI FUOCO di Diana Gabaldon, capitolo 20, “Lezioni di tirassegno”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Sollevamento pesi
I pali dello staccato stavano impilati accanto alla colonna di pietra. Roger rovistò qua e là finché non trovò un pezzo scheggiato abbastanza corto da fare al caso suo, e lo usò come leva per sollevare un grosso pezzo di granito quel tanto che bastava per infilarci sotto le mani. Si acquattò e se lo issò sulle cosce, per poi alzarsi lentissimamente in piedi, raddrizzando la schiena una vertebra alla volta, le dita conficcate nella superficie cosparsa di licheni nello sforzo di sollevarlo. Lo straccio che portava legato attorno alla testa era zuppo di sudore, che ora gli stava colando lungo il viso. Scosse la testa per scrollarsi dagli occhi le gocce pungenti.
«Papà, Papà!»
Roger sentì un improvviso strattone ai calzoni, sbatté le ciglia per liberarle dal sudore e divaricò le gambe per mantenersi in equilibrio senza lasciar cadere a terra la pesante roccia.

(Da VESSILLI DI GUERRA di Diana Gabaldon, capitolo 53 “Tulach Ard”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati)

Tiro con l’arco
«Sì, ricordo che mio padre ne parlava», disse Jamie. «Degli arcieri di Glenshiels. Molti erano Grant… e c’era anche qualche Campbell.» Si chinò in avanti, i gomiti sulle ginocchia. Sembrava interessato alla storia, e al tempo stesso si mostrava cauto.
«Aye, eravamo noi.» Arch tirava boccate senza sosta, e il fumo si innalzava a circondargli il capo. «Era notte, ed eravamo nascosti tra le rocce sopra il fiume, a Glenshiels, sotto le felci e i sorbi selvatici. Potevi stare a due spanne da noi e non vederci, tanto l’oscurità era fitta.»
[....]
«All’alba però», continuò allegro, «al segnale prestabilito ci alzammo in piedi e scoccammo le frecce. E devo dire che fu un bello spettacolo: una gragnuola di dardi che, dalle colline, si abbatteva su quei poveri bastardi accampati in riva al fiume.»

(Da NEVI INFUOCATE di Diana Gabaldon, capitolo 23, “Anestesia”. Copyright © 2005 by Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Equitazione
Quindi calciò con urgenza le costole dello stallone perché superasse il resto dei viaggiatori a una velocità sufficiente da impedirgli di morsicare, scalciare, calpestare bambini vaganti o causare altri danni: dopo una settimana di viaggio conosceva fin troppo bene le sue inclinazioni. Oltrepassò al piccolo trotto Brianna e Marsali, a metà fila; quando finalmente raggiunse Claire e Roger che cavalcavano in testa, si stava muovendo troppo in fretta per poter fare di più che salutarli con uno svolazzo del cappello.
«A mhic an dhiobhail», imprecò, rificcandosi il cappello sul capo mentre si abbassava contro il collo del cavallo. «Sei decisamente troppo vivace per i miei gusti. Adesso vediamo come te la cavi fuori pista, eh?»
Con uno strattone verso sinistra, abbandonò il sentiero e via che partì giù per la discesa, calpestando erba secca e scansando rami di sanguinella che si spezzavano rumorosi come colpi di fucile. Quel che ci voleva per un figlio di buona donna come quello era un bel terreno pianeggiante su cui farlo sfogare al galoppo per poi riportarlo indietro spompato. Non essendoci un tratto di pianura nel raggio di trenta chilometri, bisognava adattarsi.
Raccolse le redini, schioccò la lingua e conficcò entrambi i calcagni nelle costole del cavallo, dopodiché schizzarono su per il pendio cespuglioso come se fossero stati sparati da un cannone.

 (Da LA CROCE DI FUOCO di Diana Gabaldon, capitolo 18, “Casa dolce casa”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Arrampicata - Libro inedito in Italia – Traduzione non ufficiale
Le ore successive trascorsero nella confusione dell'impresa più ardua che Grey avesse mai visto da quando aveva attraversato le Highlands scozzesi con il reggimento di suo fratello, portando i cannoni al generale Cope. No, in realtà, pensò, mentre se ne stava nell'oscurità, una gamba incastrata tra un albero e la parete rocciosa, dieci metri di spazio invisibile sotto di lui e una corda che gli bruciava tra i palmi delle mani con un peso morto invisibile di duecento libbre o giù di lì, era peggio.
Gli Highlander avevano sorpreso la guardia, avevano sparato al tallone al loro capitano in fuga e li avevano fatti tutti prigionieri. Questa è stata la parte facile. La cosa successiva fu che il resto della squadra di sbarco salisse in cima alla scogliera, ora che il sentiero, se esisteva una cosa del genere, era stato sgomberato. Lì avrebbero fatto i preparativi per raccogliere non solo il resto delle truppe che ora scendevano il fiume a bordo dei trasporti, ma anche diciassette cannoni da battuta, dodici obici, tre mortai e tutti gli ingombri necessari in termini di proiettili, polvere, assi e legni necessari per rendere efficace questa artiglieria. Almeno, rifletté Grey, quando ebbero finito, il sentiero verticale su per la scogliera sarebbe stato probabilmente calpestato come un semplice sentiero per mucche.

(Da “The Custom of the Army”, in SEVEN STONES TO STAND OR FALL di Diana Gabaldon. Copyright © 2010 by Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati) 

Danza delle spade delle Highlands
Aprì gli occhi e rizzò di scatto la testa. Un thunk! improvviso sul tamburo e la danza cominciò con un grido della folla. I suoi piedi colpirono la terra pressata, verso nord e verso sud, a est e a ovest, dardeggiando rapidi tra le spade.
Atterravano senza suono, sicuri al suolo, e la sua ombra danzava sul muro dietro di lui, alta e con le lunghe braccia sollevate. Teneva ancora il viso rivolto verso di me ma non mi vedeva più, ne ero sicura.
I muscoli delle sue gambe erano forti come quelli di un cervo intento a spiccare un balzo, sotto l’orlo del kilt, e lui danzava con tutta l’abilità del guerriero che era stato e che era ancora. Però pensai che adesso ballava solo in nome del ricordo, affinché coloro che lo guardavano non dimenticassero, con le gocce di sudore che gli volavano via dalla fronte e un’espressione di indicibile lontananza negli occhi.

(Da LA CROCE DI FUOCO di Diana Gabaldon, capitolo 35, “Hogmanay”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Wrestling
Sulle prime, accecata dal terriccio, non riuscivo a scorgere Jamie, ma poi lo individuai: era sotto l’orso, con il braccio avvinghiato attorno al suo collo, la testa infilata nell’articolazione della spalla appena sotto le fauci grondanti di saliva.
[....] Il suo avambraccio era irrigidito per lo sforzo, mezzo sepolto nel fitto pelo. Il braccio libero pugnalava stoccate a ripetizione: era riuscito a tenere in mano il coltello, almeno. Allo stesso tempo attanagliava il collo dell’orso con tutte le sue forze, tirandoglielo giù.
L’orso sobbalzava sbattendo la zampa, nel tentativo di scrollarsi dal collo quella morsa. Parve perdere l’equilibrio e ricadde pesantemente in avanti, con un forte ululato di rabbia. Udii un uuff! soffocato che non sembrò provenire dall’orso, e mi guardai freneticamente intorno in cerca di qualcosa da usare come arma.
L’orso riuscì a tirarsi di nuovo faticosamente in piedi, scrollandosi con violenza.
Intravidi per un attimo di viso di Jamie, contorto dallo sforzo. Un occhio fuori dall’orbita si spalancò ancora di più alla mia vista; liberò di scatto la bocca dal pelo ispido.
«Scappa!» gridò. Poi l’orso gli ricadde addosso, e lui scomparve sotto centocinquanta chili di peli e muscoli.

 (Da TAMBURI D’AUTUNNO di Diana Gabaldon, capitolo 15 “Nobili selvaggi”. Copyright © 1997 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Che i giochi abbiano inizio!
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