La casa era modesta ma ordinata, il rivestimento esterno dipinto di bianco con una porta blu, che si ergeva in una strada di piccole case simili, con una piccola chiesa di arenaria rossa alla fine di essa. Foglie ingiallite erano cadute da un albero nel giardino di fronte e giacevano in ammassi umidi su un vialetto di mattoni. William sentì Cinnamon trattenere il respiro mentre attraversano il cancello, e lo vide lanciare occhiate avanti e indietro mentre salivano verso la porta, prendendo segretamente nota di ogni dettaglio.
William batté sulla porta senza esitazione, ignorando il batacchio di ottone a forma di testa di cane. Ci fu un momento di silenzio, e poi il suono di un bambino che piangeva all’interno della casa. I due giovani uomini si guardarono l’un l’altro.
“Deve essere il bambino della cuoca di sua grazia,” disse William con presunta nonchalance. “O della cameriera. Senza dubbi la donna…”
La porta si aprì, rivelando un accigliato Lord John, a capo scoperto e in maniche di camicia, che stringeva al petto un bambino urlante.
“Avete svegliato il bambino, dannazione,” disse. “Oh. Ciao Willie. Entrate, dunque, non state lì facendo entrare la corrente; il piccolo demonio sta mettendo i denti e sta prendendo un raffreddore, per giunta, che non migliorerà il suo carattere in misura evidente. Chi è il tuo amico? Servo vostro, sir,” aggiunse mettendo una mano sulla bocca del bambino e annuendo a Cinnamon in chiaro segno di ospitalità.
“John Cinnamon,” dissero automaticamente entrambi gli uomini, parlando insieme, poi si fermarono, ugualmente confusi. William si riprese per primo.
“Tuo?” chiese cortesemente, con un cenno della testa al bambino, che aveva smesso momentaneamente di urlare e stava rosicchiando ferocemente la nocca di Lord John.
“Sicuramente stai scherzando, William,” rispose suo padre, facendo un passo indietro e muovendo di scatto la testa a mo’ di invito. “Permettimi di farti fare conoscenza con il tuo secondo cugino, Trevor Wattiswade Grey. Sono felice di conoscervi, Mr. Cinnamon – volete un sorso di birra? O qualcosa di più forte?”
“In nome di Dio che stai facendo a quel bambino, Zio John?” una furiosa voce femminile provenne dall’entrata, e la testa di William ruotò verso di lei. Incorniciata dalla soglia, vide una ragazza bionda di media statura, eccetto per il suo seno, che era molto grosso, bianco come il latte, e mezzo esposto sotto il banyan aperto e la vestaglia slacciata che indossava.
“Io?” disse Lord John in maniera indignata. “Non ho fatto nulla alla bestiolina. “Ecco, madam, prendilo.”
Lei lo prese, e il piccolo Trevor subito spinse la faccia sul suo seno, facendo rumori animaleschi. La giovane donna colse uno sguardo di sfuggita sulla faccia di William e gli lanciò un’occhiataccia.
“E chi diavolo siete voi?” chiese. Lui sbatté le palpebre.
“Il mio nome è William Ransom, madam,” disse, piuttosto rigidamente. “Servo vostro.”
“Questo è tuo cugino Willie, Amaranthus,” disse Lord John, facendosi avanti e dando una pacca sulla testa di Cinnamon in maniera dolente mentre lo superava. “William, posso presentarti la Viscontessa Grey, la...vedova… di tuo cugino Benjamin.” Non c’era quasi, quella pausa, ma William la sentì e spostò un’occhiata bruscamente dalla giovane donna a suo padre, ma la faccia di Lord John era composta e amabile. Non incontrò lo sguardo di William.
Perciò… o avevano trovato il corpo di Ben – o non lo avevano fatto, ma stavano lasciando che sua moglie lo credesse morto.
“Le mie condoglianze, Viscontessa,” disse, inchinandosi.
“Grazie,” disse. “Ow! Trevor, cattivo piccolo Myotis!” Aveva trattenuto Trevor infilandolo sotto un’ala del suo banyan tirata in avanti frettolosamente, evidentemente mascherando il suo spostamento nello stesso movimento, perché il bambino si era bloccato sul suo petto e stava facendo forti rumori da lattante in maniera imbarazzante.
“Er… Myotis? Sembrava vagamente greco, ma non era una parola che William conosceva.
“Un pipistrello notturno,” rispose, cambiando la presa per sistemare il bambino più comodo. “Hanno denti molto affilati. Vi chiedo scusa, my lord.” E con questo, si girò sui piedi nudi e sparì.
William batté sulla porta senza esitazione, ignorando il batacchio di ottone a forma di testa di cane. Ci fu un momento di silenzio, e poi il suono di un bambino che piangeva all’interno della casa. I due giovani uomini si guardarono l’un l’altro.
“Deve essere il bambino della cuoca di sua grazia,” disse William con presunta nonchalance. “O della cameriera. Senza dubbi la donna…”
La porta si aprì, rivelando un accigliato Lord John, a capo scoperto e in maniche di camicia, che stringeva al petto un bambino urlante.
“Avete svegliato il bambino, dannazione,” disse. “Oh. Ciao Willie. Entrate, dunque, non state lì facendo entrare la corrente; il piccolo demonio sta mettendo i denti e sta prendendo un raffreddore, per giunta, che non migliorerà il suo carattere in misura evidente. Chi è il tuo amico? Servo vostro, sir,” aggiunse mettendo una mano sulla bocca del bambino e annuendo a Cinnamon in chiaro segno di ospitalità.
“John Cinnamon,” dissero automaticamente entrambi gli uomini, parlando insieme, poi si fermarono, ugualmente confusi. William si riprese per primo.
“Tuo?” chiese cortesemente, con un cenno della testa al bambino, che aveva smesso momentaneamente di urlare e stava rosicchiando ferocemente la nocca di Lord John.
“Sicuramente stai scherzando, William,” rispose suo padre, facendo un passo indietro e muovendo di scatto la testa a mo’ di invito. “Permettimi di farti fare conoscenza con il tuo secondo cugino, Trevor Wattiswade Grey. Sono felice di conoscervi, Mr. Cinnamon – volete un sorso di birra? O qualcosa di più forte?”
“In nome di Dio che stai facendo a quel bambino, Zio John?” una furiosa voce femminile provenne dall’entrata, e la testa di William ruotò verso di lei. Incorniciata dalla soglia, vide una ragazza bionda di media statura, eccetto per il suo seno, che era molto grosso, bianco come il latte, e mezzo esposto sotto il banyan aperto e la vestaglia slacciata che indossava.
“Io?” disse Lord John in maniera indignata. “Non ho fatto nulla alla bestiolina. “Ecco, madam, prendilo.”
Lei lo prese, e il piccolo Trevor subito spinse la faccia sul suo seno, facendo rumori animaleschi. La giovane donna colse uno sguardo di sfuggita sulla faccia di William e gli lanciò un’occhiataccia.
“E chi diavolo siete voi?” chiese. Lui sbatté le palpebre.
“Il mio nome è William Ransom, madam,” disse, piuttosto rigidamente. “Servo vostro.”
“Questo è tuo cugino Willie, Amaranthus,” disse Lord John, facendosi avanti e dando una pacca sulla testa di Cinnamon in maniera dolente mentre lo superava. “William, posso presentarti la Viscontessa Grey, la...vedova… di tuo cugino Benjamin.” Non c’era quasi, quella pausa, ma William la sentì e spostò un’occhiata bruscamente dalla giovane donna a suo padre, ma la faccia di Lord John era composta e amabile. Non incontrò lo sguardo di William.
Perciò… o avevano trovato il corpo di Ben – o non lo avevano fatto, ma stavano lasciando che sua moglie lo credesse morto.
“Le mie condoglianze, Viscontessa,” disse, inchinandosi.
“Grazie,” disse. “Ow! Trevor, cattivo piccolo Myotis!” Aveva trattenuto Trevor infilandolo sotto un’ala del suo banyan tirata in avanti frettolosamente, evidentemente mascherando il suo spostamento nello stesso movimento, perché il bambino si era bloccato sul suo petto e stava facendo forti rumori da lattante in maniera imbarazzante.
“Er… Myotis? Sembrava vagamente greco, ma non era una parola che William conosceva.
“Un pipistrello notturno,” rispose, cambiando la presa per sistemare il bambino più comodo. “Hanno denti molto affilati. Vi chiedo scusa, my lord.” E con questo, si girò sui piedi nudi e sparì.