“Mr. Fraser?” Una bussatina delicata sulla porta, la voce di Frances. “Vostra figlia dice che la colazione è pronta.”
“Aye?” Non sentiva odore di nulla di appetitoso, ma “pronta” era un termine relativo. “Sto arrivando, ragazza. Taing”
“Tang?” lei disse, sorpresa. Lui sorrise, si infilò una camicia pulita dalla testa e aprì la porta. Lei stava lì in piedi come una margherita di campo, delicata ma dritta sul suo gambo, e lui si chinò verso di lei
“Taing” disse, pronunciandolo più attentamente possibile. “Significa ‘grazie’ in gaelico.”
“Siete sicuro?” disse, accigliandosi leggermente.
“Lo sono,” la rassicurò. “_Moran taing_ significa ‘molte grazie,’ se preferisci qualcosa di più forte.”
Un leggero rossore si diffuse sulle sue guance.
“Mi dispiace, non intendevo dire veramente se siete sicuro. Ovviamente lo siete. È solo che Germain mi ha detto che ‘grazie’ è tabag leet’. È sbagliato? Potrebbe essersi esercitato con me, ma io non la pensavo così.”
“Tapadh leat”, disse, trattenendo l’impulso di ridere. “No, è giusto, è solo che... Moran taing è…informale, per così dire. L’altro è quando vuoi essere formale. Se qualcuno ti salva la vita o paga i tuoi debiti, dici, dovresti dire ‘Tapadh leat’, se ti passano il pane a tavola, dovresti dire 'Taing’', aye?”
“Aye,” disse automaticamente, e arrossì profondamente quando lui sorrise.
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