"E' stata imprudente." Era un'affermazione, non una domanda, e vide Fraser bloccarsi. Non vi era alcun cenno del capo, ma pensò che fosse un'ammissione e continuò, più sicuro.
"Lo dicono tutti, tutti coloro che la conoscevano. Era imprudente, bella, superficiale...ha colto l'occasione..."
"Ha avuto coraggio." Lo disse a bassa voce, le parole cadevano come sassi nell'acqua e le onde si diffondevano nella piccola stanza. Fraser stava ancora guardando dritto verso di lui. "Te l'hanno, quindi? La sua famiglia, la gente che ls conosceva?"
"No," disse William e sentì quella parola tagliente come una pietra in gola. Per un istante, l'aveva vista in quelle parole. Aveva visto lei e la consapevolezza dell'immensità della sua perdita lo colpì con rabbia come un fulmine. Battè il pugno sul tavolo, colpendolo una volta, due volte, martellandolo fino a che il legno si scosse e le gambe sobbalzarono sul pavimento, facendo volare le carte e cadere il calamaio.
Finì improvvisamente come era iniziato, e il rumore cessò.
"Ti dispiace?", disse e non fece alcuno sforzo per impedire alla sua voce di tremare. "Sei dispiaciuto per questo, accidenti a te?"
Fraser si era allontanato; a quel punto si voltò bruscamente per affrontare William, ma non parlò subito. Quando lo fece, la sua voce era bassa e ferma.
"È morta per questo motivo, e sarò addolorato per la sua morte e farò penitenza per la mia parte di colpa fino a che sarò in vita. Ma..." Strinse le labbra per un istante, e poi, troppo veloce perchè William potesse indietreggiare, girò attorno al tavolo e alzò la mano a coppa sulla guancia di William, il tocco leggero e forte.
"No," sussurrò. "No! Non mi dispiace." Poi si girò sui tacchi, spalancò la porta, e se ne andò con il kilt ondeggiante.
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