Le parole erano state pronunciate piano, e ci volle un pò perché le capisse. Roger alzò lo sguardo per vedere Buck accasciato su una roccia, un lungo bastone in mano per attizzare il fuoco in modo sconnesso.
Roger si passò una mano sul mento. Si sentiva stanco, scoraggiato e non dell'umore adatto per dispensare consigli pastorali.
"Ne ho incontrate di peggiori" disse, dopo una pausa. Suonava poco convincente.
Buck lo guardò sotto la frangia di capelli biondi.
"Non stavo cercando una negazione o una consolazione", disse seccamente. "E' un dato di fatto. Chiamatela una presentazione, se preferite."
"Va bene." Roger si stiracchiò, sbadigliando, poi si sedette. "Una presentazione per cosa? Per delle scuse?" vide l'espressione interrogativa sul volto del suo antenato, e irritato, si toccò la gola. "Per questa?"
"Ah, quella." Buck si sistemò un poco e strinse le labbra, gli occhi fissi sulla cicatrice.
"Sì, quella!" Roger sbottò, l'irritazione si trasformò improvvisamente in rabbia. "Non avete idea di che cosa mi avete portato via, bastardo?"
"Forse un po'." Buck rispose dando dei colpetti al fuoco, aspettando fino a che la punta del suo bastone bruciasse per poi spegnerlo di nuovo nel fango. "Ho sentito che cantate, eh?" Tacque, però, e per un po' non ci fu alcun suono, solo il rumore del vento attraverso le felci secche. Un fantasma che cammina, pensò Roger, guardando le fronde brune all'interno del cerchio di luce del fuoco che si ingrandiva e poi svaniva di nuovo.
"Non ti chiederò scusa, s'intende," Buck disse alla fine con gli occhi ancora fissi sul fuoco. "Ma è questo l'intento. Non volevo che la impiccassero." Avvocati del cazzo.
Roger emise un basso rumore in risposta. Gli faceva male. Era dannatamente stanco di sentire male parlando, o cantando, o anche grugnendo.
"Levati dalle palle", disse bruscamente alzandosi in piedi. "Solo...levati dalle palle. Non voglio più guardarti."
"Non stavo cercando una negazione o una consolazione", disse seccamente. "E' un dato di fatto. Chiamatela una presentazione, se preferite."
"Va bene." Roger si stiracchiò, sbadigliando, poi si sedette. "Una presentazione per cosa? Per delle scuse?" vide l'espressione interrogativa sul volto del suo antenato, e irritato, si toccò la gola. "Per questa?"
"Ah, quella." Buck si sistemò un poco e strinse le labbra, gli occhi fissi sulla cicatrice.
"Sì, quella!" Roger sbottò, l'irritazione si trasformò improvvisamente in rabbia. "Non avete idea di che cosa mi avete portato via, bastardo?"
"Forse un po'." Buck rispose dando dei colpetti al fuoco, aspettando fino a che la punta del suo bastone bruciasse per poi spegnerlo di nuovo nel fango. "Ho sentito che cantate, eh?" Tacque, però, e per un po' non ci fu alcun suono, solo il rumore del vento attraverso le felci secche. Un fantasma che cammina, pensò Roger, guardando le fronde brune all'interno del cerchio di luce del fuoco che si ingrandiva e poi svaniva di nuovo.
"Non ti chiederò scusa, s'intende," Buck disse alla fine con gli occhi ancora fissi sul fuoco. "Ma è questo l'intento. Non volevo che la impiccassero." Avvocati del cazzo.
Roger emise un basso rumore in risposta. Gli faceva male. Era dannatamente stanco di sentire male parlando, o cantando, o anche grugnendo.
"Levati dalle palle", disse bruscamente alzandosi in piedi. "Solo...levati dalle palle. Non voglio più guardarti."
da Written in my own Heart's Blood
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