mercoledì 21 novembre 2018

L'Ottimismo Americano dei Fraser

**Spoiler alert: Questo articolo contiene dettagli del secondo episodio della quarta stagione di “Outlander,” “Do No Harm.”**

Trattandosi di uno show in costume /sci-fi  basato su una serie di romanzi scritti più di venti anni fa, Outlander dovrebbe probabilmente essere esonerato quando si commentano episodi di politica attuale. Ma con l’arrivo della quarta stagione della serie Starz, ambientata a questo punto in Nord Carolina nel periodo coloniale, è quasi impossibile non fare dei collegamenti tra i titoli dei giornali e le (dis)avventure  della dottoressa viaggiatrice nel tempo Claire Fraser (Caitriona Balfe) e suo marito, lo scozzese del 18° secolo Jamie Fraser (Sam Heughan).
La Balfe e Heughan, che di recente hanno parlato con Decider della nuova stagione, sono concordi nel dire che come attori non possono fare a meno di essere influenzati da quello che accade nel mondo reale. “Porti con te tutto di quella conoscenza, e questa è la storia di una famiglia di migranti, che sbarca in America,” dice la Balfe. 

Considerando Claire e Jamie come una coppia di migranti in questa stagione, il rimando alle storie odierne di razzismo e immigrazione diventa forte. “Ci sono così tanti parallelismi,” dice la Balfe. Ma allo stesso tempo, i telespettatori possono far proprio quel sentimento di ottimismo che appare quando Outlander ritrae il lungo gioco della storia dell’America: “Prima di ogni cosa, è una serie di intrattenimento,” continua Balfe, “ ma puoi avviare la conversazione e magari mostrare alla gente, ‘Guarda, lì è da dove vengono le tue origini, così è come la tua famiglia è diventata americana e si spera che questo renda la gente un pochino più compassionevole.
Claire, in particolare, ha sempre avuto una profonda connessione con l’America. Cresciuta da uno zio archeologo, ha condotto un’esistenza nomade durante il 20° secolo prima di attraversare le pietre a Craigh na dun e atterrare nella Scozia del 1743. Quando ritorna nel 1948 per dare alla luce la figlia avuta da Jamie, Claire, una donna inglese, si stabilisce negli Stati Uniti e vi trascorre due decadi, dando voce al desiderio di poter ottenere la cittadinanza e combattendo il sessismo radicato nella società americana, diventando un medico nella Boston degli anni ’50. 
Anche lei, come Jamie, ha assistito a tanti orrori nella Scozia del 18° secolo da bastarle per tutta la vita, quindi comprensibilmente, per lei, l’America rappresenta la terra della speranza all’inizio della quarta stagione di Outlander. “Lei ha già l’America nel sangue,” racconta Balfe sulla mentalità di Claire, quando lei e Jamie arrivano in Nord Carolina nel 1767. “Ha cresciuto sua figlia in America, ha realizzato la passione di una vita diventando un dottore in America. È già un’americana in molti sensi. Quindi quando l’idea di rimanere [si presenta], è veramente un richiamo forte per lei.

Per Jamie, come per molti migranti in quel paese, diventare cittadino americano è la possibilità di ricominciare, una cosa che non avrebbe mai avuto in Scozia, in quanto laird Highlander/ fuorilegge: “Credo che per lui l’America sia un’opportunità, e insieme capiscono subito di potersi fare una vita qui; ritornare in Scozia non è una opzione molto praticabile,” dice Heughan. “Lui ha sempre voluto farsi una casa e avere una famiglia, e sa che modellare l’America in un nuovo mondo è  un modo per avere un qualche tipo di influenza su [ sua figlia] Brianna in futuro.
Outlander, come nelle precedenti stagioni, non si è mai tirato indietro dal trattare argomenti scomodi, che fosse violenza sessuale, sessismo, o i trattamenti disumani di alcuni gruppi di persone. Con la storia che porta Claire e Jamie dalla Scozia all’America, ora tocca a questo Paese vedere raccontata la sua storia più buia. E questo include un ritratto deciso dell’abominio che è la schiavitù in America nel secondo episodio della quarta stagione,  “Do No Harm.”
Nell’episodio sembra che le preghiere degli squattrinati Fraser siano ascoltate: mentre fanno visita alla zia di Jamie Jocasta (Maria Doyle Kennedy) nella sua piantagione, River Run, l’intrigante vedova nomina il nipote suo erede. Ma sotto la promessa di ricchezza si nasconde una triste verità: la piantagione è portata avanti dal sangue e dal sudore degli schiavi. Questo “ modo di vivere” è ovviamente un anatema per Claire, e anche per Jamie, che, per citare Heugan, “è stato incarcerato lui stesso molte volte, quindi sa cosa vuol dire non essere libero. E di certo  non vuole mettere nessun altro in quella condizione.”

Ma l’esperienza dei Fraser a River Run va ben oltre il dilemma morale di “Voglio possedere delle persone?” Accettare l’offerta di Jocasta significa anche l’implicito consenso a  considerare gli schiavi come sub-umani. Quando Claire, legata al Giuramento di Ippocrate,  osa curare le ferite di uno schiavo di nome Rufus, che aveva aggredito fisicamente un uomo bianco, una folla armata di torce discende su River Run per portare agli schiavi un messaggio terrificante: “Stai al tuo posto, altrimenti  ti squarcerò da costola a costola.” 
Nonostante la decisione riluttante di Claire di praticare l’eutanasia su Rufus per evitare che venga ucciso dalla folla inferocita, i vicini di Jocasta insistono nel voler commettere quello che, nel 1767, era considerata giustizia. Nel 2018 sarebbe stato un crimine d’odio. L’ultima scena della puntata vede i Fraser assistere inermi mentre la folla fa a pezzi il corpo morto di Rufus. (In più, usare le torce come oggetto di intimidazione è parte di una lunga e sordida storia internazionale di razzismo e antisemitismo, è difficile non cogliere le inquietanti ombre di Charlottesville in questa scena.)
Quindi perché Jamie e Claire non sono saliti sulla prima nave per la Scozia dopo quello a cui hanno assistito? Perché non hanno intenzione di permettere a atteggiamenti razzisti di fermare la loro idea di rendere il Paese migliore. “Trovarsi faccia a faccia con gli orrori della schiavitù, per loro non è stato diverso dalla Scozia in qualche modo, per la violenza di quell’epoca,” dice Balfe. “Ma [Claire] sa cosa diventerà l’America. Lasciò l’America quando il movimento per i diritti civili era all’apice, quando l’uomo stava andando sulla luna: c’era così tanta speranza in quel periodo. E il pensiero che l’America in cui si trova oggi diventerà quello, è così che credo riesca a sopportare le cose più orribili che abbia mai visto. È finalmente la possibilità di costruire e far crescere una comunità dalle fondamenta nell’immagine di quello che desiderano.”

Traduzione di Federica F

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