martedì 31 marzo 2009

An Echo in the Bone - La Data

Finalmente, dopo date fasulle e smentite da parte della Gabaldon, abbiamo la data ufficiale dell'uscita americana del prossimo romanzo della serie An Echo in the Bone. Sul sito di Diana è uscita la conferma, per cui vi posso dire con sicurezza che il romanzo uscirà in USA il 22 Settembre 2009.


An Echo in the Bone - 22 Settembre 2009


Sul sito dell'autrice potrete anche vedere la cover e leggere la sinossi della trama.


Cosa significa per noi? Che forse...ma forse, vedremo la prima parte del romanzo nell'estate 2010? Vedremo, per adesso accontentiamoci di sapere quando uscirà in USA.


Fonte: Diana Gabaldon

giovedì 26 marzo 2009

Passione oltre al tempo ed.TEA

E ci risiamo. La TEA ha scalato l'uscita...ma questa volta la data di uscita è sicuramente dopo il 23 Aprile. A meno che, per un miracolo, decidano di inserirlo nelle uscite precedenti. Una bella mazzata.


Consoliamoci con la copertina - almeno quello.
Come vi sembra? Questo marroncino, devo confessarlo, non mi attira granché ma magari dal vivo fa un figurone.



Fonte: TEA

martedì 17 marzo 2009

Passione oltre al tempo ed. TEA

E' uscita sul sito della casa editrice TEA la notizia della prossima uscita di Passione oltre al tempo.
Secondo la scheda, il romanzo sarà nelle librerie a partire dal 2 Aprile 2009. Speriamo che la data non scali come al solito.


Passione oltre al tempo edizione TEA - 2 Aprile 2009


Fonte: TEA

mercoledì 4 marzo 2009

Intervista a Valeria Galassi

In esclusiva per il Blog Outlander e per il Forum Outlander Kaname, nostra utente, intervista Valeria Galassi, traduttrice della serie di Diana Gabaldon fino al nono volume, Vessilli di Guerra.

Valeria, che è stata gentile e disponibile oltre ogni dire, ha risposto alle domande che le utenti del forum hanno elaborato appositamente per lei. Eccovi l'intervista, in esclusiva - lo ripeto - per Outlander Blog/Forum. Lasciate un commento perchè Valeria passa e ci legge con regolarità!

Kaname intervista Valeria Galassi
per il Blog Outlander

Salve, carissime fans della saga di Diana Gabaldon! Vi avevo scoperto già da un po’, prima di essere contattata tramite Facebook da uno dei vostri membri, Kaname: mi divertono i vostri dibattiti accesi e il vostro entusiasmo. Sono perciò felice di essere qui a parlarvi.

Comincio col presentarmi: lavoro da vent’anni nel campo delle traduzioni editoriali. Ho sempre amato il mio mestiere, anche se richiede molta fatica e abnegazione e di solito si viene dati un po’ per scontati. Ma non qui tra voi, per fortuna! 
E’ incredibile quante persone non dedichino nemmeno un pensiero al fatto di stare leggendo in italiano un libro scritto originariamente in inglese! E pensare che si tratta di un lavoro lungo e complesso, che implica in un certo senso un’opera di riscrittura, se si vuole mantenere intatto il fascino del testo originale: sembra un paradosso, tuttavia è così.

In vent’anni ho tradotto tanti libri, ma considero la Saga una delle esperienze professionali più importanti per me, sia dal punto di vista della quantità (un totale di circa 6000 pagine), sia della qualità dell’opera. Non dimentichiamo che, nonostante in Italia i libri storici con un elemento “fantasy” come questi siano considerati un genere “minore”, in America Diana Gabaldon è pur sempre tra i pochi scrittori che riescono a scalare la prestigiosa classifica del New York Times.

Vi ringrazio di cuore dei complimenti, sono commossa. Quando lavoro penso di continuo ai lettori e cerco di darvi il massimo, sempre. A quanto pare ci sono riuscita e questa è una bellissima ricompensa.


Mi avete fatto tante domande molto interessanti, e siccome voglio rispondere come si deve, forse è meglio che lo faccia un po’ per volta. Una piccola nota pratica: a volte parlerò del libro con il titolo in inglese – tenete conto che io li ho tradotti tutti in un’unica soluzione, sono stati divisi solo in fase di stampa – ma per maggiore chiarezza la prima volta che lo nominerò aggiungerò anche i titoli dei due volumi in italiano.

I libri più difficili da tradurre sono stati il primo e l’ultimo, Outlander (La straniera) e The Fiery Cross (La croce di fuoco + Vessilli di guerra) per motivi completamente diversi. Del secondo parlerò più avanti.. Quanto al primo, dovevo ancora trovare il linguaggio adatto per trasferire la “voce” di Diana in italiano, ricreare le atmosfere di quel tempo, familiarizzarmi con i nuovi termini, e procedevo con incertezza. Inoltre non avevo mai tradotto un romanzo così lungo (e dire che è il più corto della serie!). Ho impiegato otto mesi a terminarlo. La mia prima impressione, comunque, è stata di avere a che fare con un’ottima scrittura, e mi sono state subito chiare le sue potenzialità di successo.
 
Se ho fatto ricerche, per questi romanzi? 

Continuamente, dato che spaziano in lungo e in largo per tutto lo scibile umano: medicina, storia, botanica, armi antiche, animali di ogni tipo, anatomia, letteratura… Sono stata fortunata ad averli tradotti nell’era di Internet, che mi ha dato una grossa mano. In pochi casi particolarmente intricati sono dovuta ricorrere a esperti del settore, come ad esempio nel caso del messaggio segreto nascosto nello spartito musicale che Claire e Madre Hildegarde decifrano nell’Amuleto d’ambra. Senza l’aiuto di un musicista, in quel caso non credo che ce l’avrei fatta.
 
Il libro che preferisco in assoluto è Voyager, soprattutto la prima parte: Il cerchio di pietre. Mi è piaciuto tantissimo l’arrivo di Claire nella Edimburgo del Settecento, l’incontro con Jamie dopo vent’anni, le folli avventure che i nostri eroi vivono insieme. Anche la Collina delle fate contiene momenti molto avventurosi, nonché una delle scene forse più esilaranti della saga: il matrimonio di Marsali e Fergus.
 
Personaggio preferito? 

Uhm, domanda difficile. Okay, lo confesso: il mio cuore batte per Roger. E’ bello, intelligente, colto, sensibile, spiritoso, innamorato pazzo, altruista ma anche tanto tenero nelle sue goffaggini o quando dubita di sé. Il momento della sua impiccagione è stato per me tra i più penosi da tradurre. Inoltre il suo rapporto con Brianna, così tormentato, mi sembra addirittura più “moderno” di quello, più solido, tra Jamie e Claire.
 
Il romanzo più lungo (e, come dicevo prima, tra i più difficili) della serie è stato l’ultimo che ho tradotto, The Fiery Cross: 1700 pagine, ovvero circa 400 in più del precedente. Tradurre romanzi di quelle dimensioni ha del sovrumano, credetemi! E in quel caso è come se ci fosse stata un’aggiunta due libri normali in più, rispetto all’anno prima. Siccome l’editore aveva stabilito di pubblicare un libro all’anno per metterci in pari con le edizioni americane, avevo a disposizione circa dieci mesi per un testo lungo il doppio della Straniera! Mi sono sentita oppressa dalla sua mole, da un serio disturbo – per fortuna risolto – all’occhio e, confesso, anche da una certa amarezza per la mia “invisibilità”, per il fatto cioè che il successo della saga venisse in genere attribuito solo alla bravura dell’autrice, senza nessun particolare vantaggio – anche economico, perché no? - per me, nonostante fossi sempre più affaticata e demotivata: avrei avuto bisogno di un incentivo forte per continuare, per quanto mi sia dispiaciuto molto abbandonare. Spero che questa vostra iniziativa possa essere un avvio di sensibilizzazione dei lettori in merito al nostro ruolo.
 
Ci sono vari personaggi su cui ho cambiato opinione. 

Un esempio? Black Jack Randall, che alla fine si dimostra un po’ umano grazie al suo affetto per il fratello, tanto che Jamie arriva quasi a perdonarlo. In quel caso ho pensato: “Jamie, sei troppo buono!” Su uno, però, non ho mai cambiato opinione: Stephen Bonnet. L’ho odiato a morte, soprattutto nella scena dello stupro di Brianna.
 
Avrei comprato i romanzi della Gabaldon, se non li avessi tradotti io? 

Be’, non so se tanto per cominciare sarebbero entrati nel mio raggio visivo, visto che in libreria li mettono spesso – a torto, secondo me – sugli scaffali “fantasy”. E io non sono una appassionata di fantasy. Credo invece che questi siano romanzi sui generis, dove c’è un po’ di tutto: bisognerebbe creare nelle librerie un angolo apposito per la Gabaldon! E comunque una cosa è certa: se avessi cominciato a leggerne uno non avrei potuto smettere…

Mi chiedete se sono rimasta anch’io folgorata da Jamie, come tutte le lettrici della saga. 

Adoro Jamie, naturalmente, e poi senza di lui questa serie non esisterebbe. Trovo straordinario il suo umorismo, oltre che la sua sensualità. E, come per Roger, mi piacciono anche i suoi momenti di debolezza, perché per fortuna anche lui ne ha. Non so che altro aggiungere, avete detto già tutto voi, su di lui!!

Se tento di migliorare i personaggi amati? 

Direi di no, perché la professionalità impone un’estrema fedeltà al testo originale (sempre che sia ben scritto, e questi libri lo sono senza dubbio). Io devo ricreare con la massima precisione il personaggio, così come tutto il resto, nella mia lingua, e mi sento assolutamente al di sopra delle parti. E poi diciamocelo: cosa sarebbe la saga senza i suoi “cattivi” o anche i suoi mediocri?

Quanto c’è di me in questi libri? 

Be’, molto. Come dicevo all’inizio, il paradosso di tradurre narrativa è che bisogna modificare tanto affinché tutto resti come nell’originale. Quando c’è un dialogo, ad esempio, io devo calarmi nel personaggio e chiedermi cosa sta provando in quel momento, per esprimerlo con le parole che userebbe un italiano in quella situazione. Quindi c’è anche una forte partecipazione emotiva, nella traduzione. Non si impegna solo il cervello, ma anche il cuore, perché le situazioni bisogna riviverle di persona. E infatti spesso la sera mi sentivo spossata, dopo aver vissuto tutte le emozioni forti dei libri della Gabaldon. E poi c’è il discorso dei giochi di parole, di cui la nostra Diana, con la sua scrittura umoristica, fa largo uso. E spesso sono intraducibili da una lingua all’altra. Ricordo di aver completamente riscritto, ad esempio, una pagina di Vessilli di guerra nella quale Brianna e Roger scherzano su quanto siano diverse le parole americane e quelle scozzesi per incoraggiare un bimbo a usare il vasino, e nel frattempo Roger sta cercando di mettere per iscritto una canzone popolare e tutte queste cose si intrecciano… Ecco, in casi così si può solo riscrivere il brano, perché tradurlo è impossibile. E in questa riscrittura si attinge a tutto un patrimonio personale di battute, riferimenti e giochi di parole strettamente legati alla propria lingua e alla propria cultura.

Ho trovato freddina Claire nelle conversazioni intime? 

No, anzi, il suo linguaggio poco “sdolcinato” mi sembra in linea con il suo carattere di donna forte e determinata. E al contempo, secondo me, molto femminile. Capace di grande passione, la dimostra spesso nell’atto fisico, che mi sembra un modo bellissimo di comunicare l’amore per il proprio compagno. E poi sa esternargli la sua tenerezza in tanti altri modi!
 
Se mi sono sentita imbarazzata a tradurre le scene erotiche? 

All’inizio molto, nella Straniera e anche nell’Amuleto d’ambra, più che altro perché era una cosa nuova per me. Ma poi ci ho preso la mano e devo dire che mi divertivo, non essendo per fortuna un tipo particolarmente pudibondo.
 
Ho avuto scambi di idee con la Gabaldon in merito alla traduzione italiana? Pochissimi, in effetti. Innanzitutto non c’era stato alcun contatto con lei fino al giorno in cui l’ho conosciuta: avendo da poco terminato di tradurre Drums of Autumn (Tamburi d’autunno + Passione oltre il tempo), avevo già alle spalle migliaia di pagine. Sin dall’inizio la casa editrice mi ha dato molta libertà nelle varie scelte da adottare, e si può dire che mi fossi già creata un mio “stile Gabaldon”. Inoltre Diana non mi è sembrata interessata alle problematiche della traduzione né credo conosca bene le molte lingue in cui vengono tradotti i suoi testi. Mi ha detto però di non essere stata affatto contenta dei pesanti tagli apportati alla prima versione italiana di Outlander (Ovunque nel tempo), quella uscita nel 1993.

Cosa ne penso di una trasposizione cinematografica della saga? 

Be’, mi sembrerebbe più adatta una serie televisiva in parecchie puntate, data la mole sterminata di questi romanzi. O magari si potrebbe trarre un film solo dal primo tomo. Gerard Butler è un bell’uomo, scozzese e fascinoso: sì, ce lo vedo a impersonare Jamie, anche come carattere.
 
Qualche impressione su Mrs. Gabaldon. 

Come saprete, a fine giugno 2006 è stata ospitata a Milano dalla casa editrice italiana, che gentilmente mi ha invitata a pranzo nel lussuoso hotel dove soggiornava affinché io potessi conoscerla di persona. E’ piccola di statura, con un viso straordinariamente giovane e luminoso, e bellissime mani. Indossava una specie di lungo kimono di seta blu pavone, elegante. Io ero emozionatissima, lei era veramente un mito per me, perciò è stato un giorno memorabile. E’ stata gentile e mi ha fatto i complimenti per le traduzioni, basandosi però su quello che le aveva detto l’interprete, dato che lei non sa una parola di italiano. All’epoca in Italia i suoi romanzi avevano già raggiunto le 100.000 copie vendute, e ne era molto soddisfatta. Da come parlava durante il pranzo ho capito insomma che dietro l’aspetto “fiabesco” c’è una persona molto pragmatica e assolutamente capace di imporsi: ad esempio mi ha raccontato che inizialmente l’editore americano voleva accorciare i suoi libri, ma lei non ha ceduto.... Inoltre si vede che è abituata a stare in pubblico o davanti a una telecamera senza tradire altro - al contrario di Claire “viso di vetro” – che una professionale affabilità. Dopo la settimana milanese ha proseguito per Venezia e Roma insieme al marito. Non era mai stata in Italia.

Infine la domanda: un traduttore fa meglio il suo lavoro se ama i libri che traduce? 

La risposta è: sì, certo! E poi di sicuro si diverte di più! Sebbene professionalità anche in questo campo significhi non lasciar trasparire le proprie opinioni personali, se c’è una buona affinità con l’autore e con la storia credo che anche il risultato finale sia migliore. In questo caso c’era, come avete ben compreso, e sono contenta che i lettori abbiano potuto approfittare di questa sintonia!

© Valeria Galassi