domenica 23 settembre 2018

Bees: progetti

Il sole era appena sorto, ma Jamie era andato via da tempo. Mi ero svegliata brevemente quando mi aveva baciato la fronte, aveva sussurrato che stava andando a caccia con Brianna, poi mi aveva baciato le labbra ed era sparito nella gelida oscurità. Mi ero svegliata due ore più tardi nel nido caldo delle vecchie trapunte – queste donate dai Crombie e dai Lindsay – che ci facevano da letto e mi sedetti, con le gambe incrociate nella mia sottoveste, rimuovendo foglie e steli d’erba dai miei capelli con le dita, e godendomi la rara sensazione di alzarmi lentamente invece della solita sensazione di essere stata colpita da un cannone.
Immaginai, con un piccolo piacevole brivido, che una volta che la casa fosse stata abitabile e i MacKenzie, con Germain e Fanny, tutti sistemati all’interno, le mattine sarebbero assomigliate di nuovo all’esodo di pipistrelli dalle Caverne di Carlsbad – c’erano dei pipistrelli lì adesso? Mi chiesi.
Una coccinella di un rosso brillante mi cadde dai capelli e scese sul davanti della mia sottoveste, cosa che pose bruscamente fine alle mie riflessioni. Sussultai e feci cadere il coleottero vicino a Big Log, andai tra i cespugli per un momento privato e uscii con un mazzo di menta fresca. C’era abbastanza acqua nel secchio da permettermi una tazza di tè, perciò lasciai la menta sulla superficie piatta che Jamie aveva intagliato a un’estremità del grande tronco di pioppo caduto perché servisse da tavolo di lavoro e spazio per la preparazione del cibo, e andai ad attizzare il fuoco e sistemai la teiera nel cerchio di pietre annerite.
All’estremità della radura di sotto, una sottile spirale di fumo saliva dal camino come un serpente fuori dal cesto di un incantatore: qualcun altro aveva attizzato il proprio fuoco.
Chi sarebbe stato il mio primo visitatore questa mattina? Germain forse; aveva dormito nel capanno degli Higgins la notte prima – ma per temperamento non era un mattiniero, non più di quanto lo fossi io. Fanny era a una buona distanza, con la vedova Donaldson e la sua enorme nidiata. Lei sarebbe arrivata più tardi.
Poteva essere Roger, pensai, e sentii sollevarsi il mio cuore. Roger e i bambini.
Il fuoco stava lambendo il bollitore di stagno; sollevai il coperchio e sminuzzai una bella manciata di foglie di menta nell’acqua – scuotendo prima i gambi per rimuovere qualsiasi passeggero. Legai il resto con un giro di filo e lo appesi tra le altre erbe che pendevano dalle travi del mio ambulatorio di fortuna – questo consisteva in quattro pali con un graticcio steso sulla parte superiore, coperto con rami di abete canadese per ombra e per riparo. Avevo due sgabelli – uno per me e uno per il paziente del momento, e un piccolo tavolo rozzamente costruito per reggere qualsiasi attrezzo che avessi bisogno di avere facilmente a portata di mano.
Jamie aveva messo un telo di lato al riparo per fornire privacy per quei casi che lo richiedevano, e anche per mettere da parte cibo o medicinali conservati in barili, giare o scatole a prova di procione.
Era rurale, rustico e molto romantico. In una maniera infestata dagli insetti, sudicio, esposto agli elementi, con l’occasionale sensazione strisciante sul retro del collo che indicava che eri adocchiato da qualcosa che stava prendendo in considerazione di mangiarti, tuttavia.
Lanciai uno sguardo bramoso alle nuove fondamenta.
La casa avrebbe avuto due bellissimi camini di pietra; uno era stato parzialmente costruito, e stava in piedi solido come un monolite tra le travi a vista di quella che a breve – speravo – sarebbe stata la nostra cucina e sala da pranzo. Jamie mi aveva assicurato che lo avrebbe racchiuso in una grande stanza e avrebbe fissato un tetto temporaneo di tela entro la settimana, così avremmo potuto riprendere a dormire e cucinare all’interno. Il resto della casa…
Quello poteva dipendere da quali grandiose idee lui e Brianna avevano sviluppato durante la loro conversazione la sera prima. Mi sembrava di ricordare fervidi commenti su calcestruzzo e impianto idraulico interno, che speravo non avrebbero preso piede, almeno fino a che non avessimo avuto un tetto sulle nostre teste e un pavimento sotto i nostri piedi. D’altra parte…
Il suono di voci sul sentiero sottostante indicava che la mia compagnia era arrivata, e sorrisi. D’altra parte, avremmo avuto altre due paia di mani competenti ed esperte ad aiutarci nella costruzione.
La testa rossa scompigliata di Jem apparve in vista e lui si lasciò andare in grande sorriso alla mia vista.
“Nonnina!” urlò, ed esibì una focaccia di mais leggermente spappolata. “Ti abbiamo portato la colazione!”
By Diana Gabaldon
(X)

3 comments:

micetta ha detto...

vorrei tanto, ma proprio tanto che questo meraviglioso libro finisse prima della mia prematura scomparsa. L'ansia mi uccide!.....
cara Diana sbrigati a finire....fallo per le signore che hanno passato gli anta.... ce lo devi...

micetta ha detto...

Blogger micetta ha detto...

vorrei tanto, ma proprio tanto che questo meraviglioso libro finisse prima della mia prematura scomparsa. L'ansia mi uccide!.....
cara Diana sbrigati a finire....fallo per le signore che hanno passato gli anta.... ce lo devi...

24 settembre 2018 16:48

Unknown ha detto...

Lo spero tanto anche io! Ho appena concluso prigioniero di nessuno, fortemente convinta che fosse il libro finale della saga...e invece non è cosi!!! Forza Dianaaaa =)