venerdì 6 luglio 2018

Bees: Sogno di battaglia

Stavo facendo una specie di delizioso sogno in cui ti rendi conto di essere addormentato e te lo stai godendo moltissimo. Ero calda, mollemente rilassata e la mia mente era squisitamente vuota. Stavo cominciando a sprofondare verso il basso attraverso quello strato nuvoloso di beatitudine ai livelli più profondi dell'incoscienza quando un movimento violento del materasso sotto di me mi mise in immediata allerta.
Di riflesso rotolai su un fianco e cercai Jamie. Non avevo ancora raggiunto la fase del pensiero cosciente, ma le mie sinapsi avevano già tratto le loro conclusioni. Era ancora a letto, quindi non eravamo sotto attacco e la casa non era in fiamme. Non sentivo nulla se non il suo respiro affannoso; i bambini erano a posto e nessuno si era ferito. Ergo... era stato il suo sogno a svegliarlo.
Questo pensiero penetrò nella parte cosciente della mia mente mentre la mia mano gli toccava la spalla. Me la spostò, ma non con un gesto violento come di solito faceva quando lo toccavo troppo all’improvviso dopo un brutto sogno. Era sveglio, quindi; sapeva che ero io. Grazie a Dio per questo, pensai, e tirai un respiro profondo.
"Jamie?" Dissi piano. I miei occhi si erano già adattati all'oscurità; potevo vederlo, mezzo raggomitolato, inquieto, di fianco a me.
"Non toccarmi, Sassenach," disse a bassa voe. "Non ancora. Lascialo passare". Era andato a letto con una camicia da notte; la camera era ancora fredda. Ma ora era nudo. Quando se l'era tolta? E perché?
Non si muoveva ma il suo corpo sembrava fluttuare, il debole bagliore del fuoco che si spostava sulla sua pelle mentre si rilassava, sui capelli, il suo respiro che rallentava.
Mi rilassai un po’ anch’io, in risposta, sebbene lo guardassi ancora con circospezione. Non era un sogno su Wentworth – non era sudato; potevo sentire quasi letteralmente l’odore della paura e del sangue su di lui quando si svegliava da quelli. Venivano raramente – ma erano terribili quando arrivavano.
Un campo di battaglia? Forse; lo speravo. Alcuni di quelli erano peggio di altri, ma di solito si riprendeva da un sogno di una battaglia abbastanza velocemente, e lasciava che lo cullassi tra le mie braccia e gentilmente lo riaccompagnassi verso il sonno. Avrei voluto farlo adesso.
Un tizzone si incrinò dietro di me e il piccolo getto di scintille accese il suo volto per un attimo, sorprendendomi. Sembrava...in pace, i suoi occhi profondi e scuri e fissi su qualcosa che solo lui poteva vedere.
“Cosa c’è?” Sussurrai dopo pochi istanti. “Cosa vedi, Jamie?”
Scosse la testa lentamente, gli occhi ancora fissi. Molto lentamente, comunque, la messa a fuoco tornò in loro e mi guardò. Sospirò una volta, profondamente e le sue spalle si sciolsero. Si allungò verso di me e io quasi mi gettai tra le sue braccia tenendolo stretto.
“Va tutto bene, Sassenach,” disse tra I miei capelli. “Io non… va tutto bene.”
La sua voce suonava strana, quasi spezzata. Ma intendeva questo; stava bene. Strofinò la mia schiena dolcemente, tra le scapole e io trattenni il fiato per un po’. Era molto caldo, nonostante il freddo e la parte clinica della mia mente lo esaminò velocemente – nessun brivido, nessuna esitazione… il suo respiro era abbastanza normale e così il suo battito cardiaco, facilmente percepibile contro il mio petto.
“Tu… puoi parlarmene?” dissi, dopo un po’. Qualche volta poteva e sembrava aiutarlo. Più spesso non poteva e si sarebbe agitato fino a quando il sogno avesse lasciato la sua presa sulla sua mente gli avesse permesso di respingerlo.
“Non lo so” disse, la nota di sorpresa ancora nella sua voce. “Voglio dire – era Culloden ma… era diverso.”
“Come?” Chiesi con circospezione. Sapevo da quello che mi aveva detto che ricordava solo frammenti della battaglia, singole vivide immagini. Non lo avevo mai incoraggiato a tentare di ricordare di più, ma avevo notato che sogni del genere arrivavano più frequentemente, più ci avvicinavamo a qualche conflitto incombente. “Hai visto Murtagh?”
“Si, l’ho visto”. Il tono di sorpresa nella sua voce si fece più profondo, e la sua mano si fermò sulla mia schiena. “Era con me, accanto a me. Ma potevo vedere la sua faccia; risplendeva come il sole.”
Questa descrizione del suo padrino defunto era molto più che singolare; Murtagh era stato uno degli esemplari più arcigni di maschio scozzese mai prodotto nelle Highlands.
“Era… felice?” Mi avventurai dubbiosa. Non potevo immaginare nessuno che avesse messo piede sul campo di Culloden in quei giorni e che avesse ceduto fino a un sorriso – probabilmente nemmeno il duca di Cumberland.
“Oh, molto più che felice, Sassenach – pieno di gioia” Mi lasciò andare quindi, e fissò lo sguardo sul mio viso. “Lo eravamo tutti.”
“Tutti - chi altro c’era?” La mia preoccupazione per lui si era in gran parte placata ora, sostituita dalla curiosità.
“Non lo so precisamente... c’era Alex Kincaid e Ronnie…”
“Ronnie MacNab?” Sbottai, sorpresa.
“Aye,” disse notando a malapena la mia interruzione. Le sue sopracciglia erano aggrottate per la concentrazione e c’era ancora qualcosa di uno strano splendore sul suo viso. “Anche mio padre era lì e mio nonno.” Rise a voce alta a questo, ancora sorpreso. “Non riesco a immaginare perché fosse lì ma c’era, chiaro come il sole, in piedi sul campo che guardava male il via vai, ma risplendente come una rapa a Samhain, comunque.”
Non volevo fargli notare che tutti quelli che aveva nominato finora erano morti. Molti di loro non erano stati sul campo quel giorno – Alex Kincaid era morto a Prestonpans e Ronnie MacNab…Guardai senza volerlo il fuoco, incandescente sulla nuova ardesia nera del focolare. Ma Jamie stava ancora guardando nelle profondità del suo sogno.
“Sai, quando combatti, per la maggior parte è un lavoro duro. Ti stanchi. La tua spada è così pesante che pensi che non potrai sollevarla un’altra volta - ma devi, ovvio.” Si allungò, flettendo il suo braccio sinistro e girandolo, guardando il gioco della luce sui peli schiariti dal sole e sul muscolo perfettamente modellato. “Che sia caldo - o freddo - in entrambi i casi, vorresti essere da qualche altra parte. Sei spaventato e sei troppo occupato per essere spaventato fino a che è finita, e ti agiti a causa di quello che hai appena fatto.” Scosse la testa con intensità, smuovendo i pensieri.
“Non questa volta”

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