sabato 5 maggio 2018

Bees: Saluti

Il brandy cominciò a depositarsi nelle membra di John, il calore attenuava i suoi pensieri. E, forse, il suo giudizio.
“Hai deciso di scrivere a Minnie, quindi?” Il tono di John era casuale, ma la domanda non lo era.
“No”
“Ma tu – oh. Capisco, vuoi dire che non hai ancora deciso, ed è il motivo per cui stai volteggiando su quel foglio di carta come un avvoltoio in attesa che qualcosa muoia.”
Hal aprì gli occhi e si sedette dritto, fissando John con uno sguardo che significava che avrebbe voluto farlo tacere come un baule. John, tuttavia, prese la bottiglia e riempì la coppa di Hal.
“Lo so,” disse semplicemente. “Non lo vorrei neanche io. Ma pensi che Ben sia davvero morto, allora?”
“No, non lo penso maledizione.” La coppa si inclinò nella mano di Hal. La salvò con non più di una spruzzata di brandy che cadde suo panciotto, che ignorò.
John lo osservò, la sua stessa espressione deliberatamente vuota.
“È solo che non ti ho mai visto iniziare una lettera, a chiunque, con il saluto, ‘Caro’”
“Non ne ho bisogno” disse Hal scontroso. “Beasley fa tutte queste assurdità quando è una cosa ufficiale, e se non lo è, tutti quelli a cui scrivo sanno già chi sono e cosa penso di loro per l’amor di Dio. Ostentazione inutile. Mi firmo,” aggiunse, dopo una breve pausa.
John fece un vago “hm” e prese un sorso di brandy, tenendolo in bocca meditabondo. La penna aveva fatto una macchia di inchiostro sul tavolo dove suo fratello l’aveva fatta cadere. Vedendola, Hal infilò la penna nel vasetto e strofinò il segno con un lato della mano.
“È solo…non sapevo come cominciare, dannazione.”
“Non ti biasimo.”
Hal gettò un’occhiata al foglio di carta, con il suo saluto accusatorio.
“Così, io... ho scritto…”M”. Solo per cominciare, sai, e poi devo decidere come andare avanti se scrivere il suo nome, o lasciare “M”... perciò mentre stavo pensando…” la sua voce si spense e prese un veloce compulsivo sorso di Sangue dei Martiri.
John ne prese un sorso più riservato pensando a Stephen von Namtzen, che scriveva di tanto in tanto, rivolgendosi a lui sempre con formalità tedesche come “Mio Stimato e Nobile amico,” anche se le lettere tendevano a essere meno formali… i saluti di Jamie Fraser variavano dall’informale “Caro John” al leggermente più caldo “Mio caro amico”, e, a seconda dello stato dei loro rapporti, da “Egregio Signore”, a un freddo “My Lord,” nell’altro senso.
Probabilmente Hal aveva ragione. Le persone a cui scriveva non dubitavano mai di quello che lui pensava di loro, e lo stesso era vero per Jamie. Forse era un bene da parte di Jamie dare un chiaro avvertimento, così uno poteva aprire una bottiglia prima di leggere oltre…
Il brandy era buono, scuro e molto forte. Avrebbe dovuto aggiungere dell’acqua, ma – data la rigidità del corpo di Hal, forse era altrettanto bene non averlo fatto.
Cara M_ era vero che Hal gli aveva indirizzato le lettere semplicemente come “J”. Per foruna Mr. Beasley, il segretario di Hal, faceva attenzione alla corrispondenza di Hal, o il Re avrebbe potuto benissimo vedersi indirizzato bruscamente come “G”. O sarebbe stato “R” per Rex”?
Per quanto fosse assurdo, il pensiero liberò il ricordo che lo aveva tormentato da quando aveva visto la lettera rudimentale, e lui la guardò e poi guardò il fratello.
Hal aveva chiamato Esmé “Em”. La sua prima moglie morta di parto – e il primo figlio di Hal morto con lei. Era abituato a scriverle messaggi cominciando in questo modo – appena una “M”, con nessun altro saluto; John ne aveva viste alcune. Forse vedere la singola lettera, nera e vivida contro il foglio bianco, aveva riportato indietro tutto con l’inaspettata subitaneità di un proiettile al cuore.
By Diana Gabaldon

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