martedì 18 marzo 2014

MOBY: Il giorno della battaglia

Jamie si diresse verso le compagnie in attesa, liberamente assemblate vicino al fiume. Il respiro dell'acqua e la nebbia che vi salivano lo consolarono, avvolgendolo un po' più a lungo nella pace della notte e il senso profondo dei suoi uomini, alle sue spalle. Aveva detto a Ian Mòr di stare con Ian Òg, come era giusto, ma aveva la strana sensazione che ci fossero altri tre uomini con lui. 
Aveva bisogno della forza della sua morte. Trecento uomini e li aveva conosciuti da meno di tre giorni. Prima, quando aveva preso gli uomini in battaglia, erano uomini del suo stesso sangue, del suo clan; uomini che lo conoscevano, che si fidavano di lui – lui li conosceva e si fidava di loro. Questi uomini erano sconosciuti per lui, eppure le loro vite erano nelle sue mani. 
Foto di Matt Roberts
Non era preoccupato per la loro mancanza di preparazione, erano agitati e indisciplinati, una mera marmaglia in contrasto con gli Regolari Continentali che aveva addestrato per tutto l'inverno sotto von Steuben - il pensiero del piccolo Prussiano a forma di botte lo fece sorridere - ma le sue truppe erano sempre formate da questo tipo di uomini: agricoltori e cacciatori, prelevati dalle loro occupazioni quotidiane, armati di falci e zappe più che con fucili o spade. Avevano combattuto come demoni per lui - con lui - e si fidavano. 
"Come va, allora, reverendo?" Disse piano al ministro, che aveva appena benedetto il suo gregge di volontari ed era curvo tra loro nel suo cappotto nero, con le braccia ancora per metà aperte come uno spaventapasseri protegge il suo campo nebbioso all'alba. Il volto dell'uomo, dall'aspetto sempre piuttosto severo, si illuminò vedendolo, e si rese conto che il cielo aveva cominciato a brillare. 
"Tutto bene, Sir", disse burbero Woodsworth. "Siamo pronti".

da Written in my Own Heart's Blood
Grazie a Stefania per la traduzione

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