Tirai un respiro e mi strofinai due dita tra le sopracciglia.
“Avete mal di testa?” chiese Fanny, illuminandosi. “C’è della corteccia di salice fresca; potrei prepararvi una tisana in un attimo!”
Le sorrisi. Era affascinata dalle erbe e adorava tutto quel macinare, bollire e mettere in infusione.
“Grazie, Tesoro,” le dissi. “Sto bene. Sto solo cercando di pensare a cosa diavolo mangiare con le quaglie.”
I pasti erano il tormento quotidiano della mia vita; non tanto il lavoro costante di raccogliere, pulire, tagliare, cuocere – anche se quelle attività erano piuttosto assillanti in sé stesse – ma soprattutto, l’infinita incombenza di ricordare cosa avevamo a portata di mano, e bilanciare lo sforzo richiesto dal renderlo mangiabile con la conoscenza di cosa poteva andare a male se non l’avessimo mangiato subito. Preoccupazioni nutrizionali; riempivo le persone di mele, uvetta e noci più o meno costantemente, e ficcavo nei loro esofagi riluttanti roba verde ogni volta che ne avevo la possibilità, e nessuno era ancora morto di scorbuto.
sabato 11 aprile 2020
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