martedì 27 ottobre 2015

Estratto 9° libro: a caccia di procioni

Prima che potessi accettare con garbo la sua offerta o dargli un calcio sullo stinco, un grido ultraterreno risuonò tra gli alberi e Bluebell corse giù dalla collina di fronte a noi, tutti e quattro i bambini dietro all'inseguimento, come se stessero abbaiando.
"Cos'era quella cosa sui procioni, Sassenach?" Jamie strizzò gli occhi verso l'albero lontano sotto il quale il cane si era fermato, le zampe anteriori sul tronco, puntando il muso tra i rami e lanciando ululati fortissimi.
Con mia grande sorpresa, si trattava di un grasso procione grigio estremamente irascibile per essere stato svegliato prima del buio della sera. Riempiva una cavità frastagliata di un pino colpito da un fulmine e stava guardando fuori in modo bellicoso. Pensavo stesse ringhiando, ma non si riusciva a sentire nulla sopra le grida selvagge di cani e bambini.

Jamie li zittì tutti, tranne il cane, e guardò il procione con la naturale avidità di un cacciatore. Così, come notai, fece anche Jem. Germain e Fanny si avvicinarono, guardando il procione con occhi spalancati e Mandy si strinse attorno alla mia gamba.
"Non voglio che mi morda!" Disse, stringendomi la coscia. "Non lasciare che mi morda, nonno!"
"Non lo permetterò, a nighean. Non preoccuparti". Senza distogliere lo sguardo dal procione nell'albero, Jamie si sfilò il fucile dalla schiena e cercò il borsello con le munizioni alla cintura.

"Posso farlo io, nonno? Per favore, posso sparare?" Jem non stava nella pelle all'idea di mettere le mani sul fucile, sfregandole su e giù sui calzoni. Jamie lo guardò e sorrise, ma poi il suo sguardo si spostò su Germain, o almeno così pensavo.
"Lasciate che sia Frances a provare, eh?", disse e tese la mano verso la ragazza spaventata. Mi aspettavo che rifiutasse con orrore, ma invece, dopo un attimo di esitazione, un rossore le colorò le guance e fece un passo avanti con coraggio.
"Mostratemi come," disse senza fiato. I suoi occhi guizzavano dall'arma al procione e viceversa, come se temesse che uno o entrambi scomparissero.
Jamie normalmente portava il fucile carico, ma non sempre pronto. Si accucciò su un ginocchio e posò l'arma lungo la coscia, le porse una cartuccia mezzo piena e le fece versare la polvere nello scodellino. Jem e Germain li guardavano gelosamente, di tanto in tanto se ne uscivano con osservazioni 'so-tutto-io' come "Questa è la martellina, Fanny," o "Tienilo vicino alla spalla in modo che non ti scoppierà in faccia quando brucerà." Sia Jamie che Fanny ignoravano queste utili interruzioni e spinsi Mandy lontano, a distanza di sicurezza per poi sederci su un ceppo malconcio e mettendola sulle mie ginocchia.
Bluebell e il procione avevano continuato la loro guerra vocale e la foresta risuonava di ululati e di una sorta di acuto stridio arrabbiato. Mandy aveva messo le mani sulle orecchie in modo drammatico, ma le tolse per chiedere se sapevo come si sparasse con una pistola.
"Sì", dissi evitando approfondimenti. Sapevo tecnicamente come e avevo infatti scaricato un'arma da fuoco più volte nella mia vita. Lo avevo trovato profondamente inquietante, soprattutto dopo che mi avevano sparato nella battaglia di Monmouth e che ne avevo compreso gli effetti ad un livello davvero viscerale. Preferivo le armi da taglio, tutto sommato.

"Mamma sa sparare a qualsiasi cosa," osservò Mandy aggrottando le sopracciglia in segno di disapprovazione verso Fanny, che ora teneva l'arma sulla spalla, sembrando allo stesso tempo entusiasta e terrorizzata. Jamie era accovacciato dietro di lei, tenendo ferma la pistola, la sua mano su quella di lei, regolandone la presa e la mira, la sua voce era un basso rombo, appena percettibile sopra il frastuono.
"Andate da vostra nonna," disse ai ragazzi, alzando la voce. I suoi occhi erano fissi sul procione, che si era gonfiato tanto da raddoppiare la sua mole e stava lanciando insulti a Bluebell, ignorando del tutto il suo pubblico. Jem e Germain, ubbidendo con riluttanza, vennero accanto a me, a distanza di sicurezza, o almeno così speravo. Repressi il bisogno di farli allontanare ancora.
Il fucile sparò con un secco 'bang' che fece urlare Mandy. Io non urlai, ma ci mancò poco. Bluey ci mollò tutti e quattro e acchiappò il procione che era stato buttato a terra dallo sparo. Non sapevo se fosse già morto, ma gli diede un tremendo strattone che gli spezzò il collo, poi lasciò cadere la carcassa sanguinante e lanciò un acuto 'oo-hoo' di trionfo.
I ragazzi balzarono in avanti, urlando e colpendo Fanny sulla schiena con eccitazione. Fanny stessa era a bocca aperta, stupita. Il suo viso era diventato pallido, da quel che si poteva vedere sotto la coltre di fumo nero e continuava a guardare il fucile nelle sue mani e il procione morto, assolutamente incapace di crederci.
"Ben fatto, Frances." Jamie le dette una pacca gentile sulla testa e le prese il fucile dalle mani tremanti. "Vuoi che i ragazzi lo puliscano e lo scuoino per te?"
"Io... tì. Sì. Per favore," aggiunse. Mi guardò, ma invece di venirsi a sedere, camminò incerta verso Bluey e cadde in ginocchio sulle foglie vicino al cane.

"Bravo cane," disse, abbracciandolo, mentre questi le leccava gioiosamente la faccia. Vidi Jamie fissare con attenzione il cane, mentre si chinava per raccogliere la carcassa insanguinata, ma Bluey non fece obiezioni, limitandosi a ringhiare sommessamente.

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