giovedì 11 dicembre 2014

Estratto dal 9° libro: Tempo di sogni

Stavo facendo una specie di delizioso sogno in cui ti rendi conto di essere addormentato e te lo stai godendo moltissimo. Ero calda, mollemente rilassata e la mia mente era squisitamente vuota. Stavo cominciando a sprofondare verso il basso attraverso quello strato nuvoloso di beatitudine ai livelli più profondi dell'incoscienza quando un movimento violento del materasso sotto di me mi mise in immediata allerta.
Per riflesso, rotolai su un fianco e cercai Jamie. Non avevo ancora raggiunto la fase del pensiero cosciente, ma le mie sinapsi avevano già tratto le loro conclusioni. Era ancora nel letto, quindi non eravamo sotto attacco e la casa non era in fiamme. Non sentivo nulla se non il suo respiro affannoso; i bambini erano a posto e nessuno si era ferito. Ergo... era stato il suo sogno ad averlo svegliato.
Questo pensiero penetrò nella parte cosciente della mia mente mentre la mia mano gli toccava la spalla. Me la spostò, ma non con un gesto violento come di solito faceva quando lo toccavo anche improvvisamente dopo un brutto sogno. Era sveglio, quindi; sapeva che ero io. Grazie a Dio per questo, pensai, e tirai un respiro profondo.
"Jamie?" Dissi piano. I miei occhi si erano già adattati all'oscurità; potevo vederlo, voltato per metà, teso, di fronte a me.
"Non toccarmi, Sassenach," disse dolcemente. "Non ancora. Lascialo passare". Era andato a dormire con una camicia da notte; la camera era ancora fredda. Ma lui ora era nudo. Quando se l'era tolta? E perché?

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