martedì 18 novembre 2014

Estratto dal 9° libro: William

Manoke era amico di suo padre; Lord John non lo aveva mai chiamato in altro modo. L'Indiano veniva e se ne andava come gli faceva comodo, di solito senza farsi notare, anche se era a Mt. Josiah più spesso di quando non c'era. Non era un servo nè un uomo che avevano assunto, ma cucinava e lavava i piatti quando c'era, si occupava delle galline – sì, c'erano ancora le galline; William poteva sentirle chiocciare e frusciare come se fossero sistemate negli alberi vicino alla casa – e aiutava quando c'era selvaggina da pulire e macellare. “Il tuo maiale?” chiese William a Cannella, con un lieve cenno del capo verso il fuoco soffocato.  Avevano scelto di cenare sotto il portico fatiscente, godendo dell'aria morbida della sera, e tenendo d'occhio la carne in essiccazione, in caso di procioni predoni.
“Oui. Lassù", disse Cannella, agitando una grossa mano verso il nord. "Due ore di cammino. Alcuni maiali nel bosco lì, non molti. "
William annuì. “Hai un cavallo?” chiese. Era un maiale piuttosto piccolo, forse di sei pounds, ma pesante da trasportare per due ore – specialmente visto che Cannella presumibilmente non sapeva quanto lontano avrebbe dovuto spingersi. Aveva già detto a William che non aveva mai visitato Mt. Joasiah prima.
Cannella annuì, la bocca piena, e mosse il mento in direzione dello sgangherato fienile per il tabacco. William si chiese quanto tempo Manoke si fosse fermato; il luogo appariva come se fosse rimasto deserto per anni – ma c'erano ancora le galline...
Il chiocciare e le brevi strida degli uccelli gli ricordarono improvvisamente e bruscamente Rachel Hunter, e nel respiro successivo, trovò l'odore di pioggia, galline bagnate – e ragazza bagnata.
 

"...quella che mio fratello chiama la Grande Puttana di Babilonia. Le galline non possiedono niente simile all'intelligenza, ma quella è perversa aldilà del consueto.”
“Perversa?” Evidentemente lei percepì che lui stava contemplando le possibilità relative a questa descrizione, e le trovava divertenti, per lei sbuffò dal naso e si chinò per aprire la cassa.
“La creatura sta seduta venti piedi su di un pino, nel bel mezzo di un temporale. Perversa.” lei tirò fuori un canovaccio di lino, e cominciò ad asciugarsi i capelli.
Il suono della pioggia cambiò improvvisamente, la grandine sferragliava come ghiaia gettata contro le imposte.
“Hmph,” disse Rachel, con uno sguardo cupo alla finestra, “Mi aspetto che venga colpita fino all'incoscienza dalla grandine e divorata dalla prima volpe che passa, e così sarà punita come merita.” Lei sbatté il tovagliolo piegato per aprirlo e iniziò ad asciugarsi i capelli con quello. "Non ha molta importanza. Sarò lieto di non vedere più nessuna di quelle galline.”


L'odore dei capelli umidi di Rachel era forte nei suoi ricordi, e anche la loro immagine, scuri e disordinati in code lungo la schiena, l'acqua rendeva i suoi abiti a tratti trasparenti, con ombre della sua pallida e morbida pelle sotto.
“Cosa? Voglio dire – imploro il tuo perdono?” Manoke gli aveva detto qualcosa, e l'odore della pioggia svanì, rimpiazzato da fumo di noce, mais fritto e pesce. 

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