domenica 22 dicembre 2024

Libro 10: la Quarta Domenica di Avvento

Oggi è la Quarta (e ultima) Domenica di Avvento. L’attesa è quasi finita, ma l’aspettativa è ancora da gustare. L’ultima candela (visto che abbiamo utilizzato le altre definizioni) è Pace. 
Pace è una di quelle cose che non si possono realmente definire (non che le persone non possano, ma - come l’amore -ha un significato profondo e con brillanti sfaccettature), ma uno capisce quando la incontra. Da qui la citazione biblica “La pace che supera ogni comprensione.”
La Pace spesso viene a trovarci nel mezzo delle Cose (come quando ti rendi conto che tra due ore parti per un viaggio in un'altra città per Natale e non hai ancora impacchettato i regali che devi lasciare alla FedEx lungo la strada…), e spesso non ci rendiamo conto che questo accade perché portiamo la pace con noi, sempre.
La Pace è parte della nostra natura, proprio come noi siamo parte della natura.
Ora, sono una biologa per formazione, e sono anche una persona che (come diceva mio padre con disapprovazione) “ha la testa tra le nuvole!” (come se questo fosse una brutta cosa…). Sì. Anche per terra.
Le pietre vengono a cercarmi, ed è raro per me tornare a casa da una passeggiata, senza una pietra in tasca. Così, alcuni giorni fa, stavo passeggiando con Lucy, la bassotta, per la quale “passeggiare” significa “annusare tutto quello che vede, fermandosi di tanto in tanto a fare pipì sopra” e come al solito, ho dato una rapida occhiata al terreno su cui stavamo camminando, che -essendo un giardino desertico a Scottsdale , era per lo più granito frantumato. Ma in mezzo a questo strato di pietre rosate c’era questo piccolo visitatore grigio che vedete nella foto sopra.
Questo è un minuscolo sopravvissuto a un'esplosione vulcanica avvenuta a molte miglia di distanza. Chiaramente, è una roccia, ma una che ha attraversato Cose. È stata sciolta dal calore del nucleo terrestre, e spinta lontano, con quei piccoli buchi che sono le cicatrici lasciate dai gas violenti che l'hanno spinta.
Cosa può essere meno pacifico?
E tuttavia, eccolo lì. A crogiolarsi al sole, a riposare tra estranei.
Non importa cosa gli sia successo, rimane ciò che è. Porta con sé la pace, perché la pace è la sua natura, come lo è la nostra. Aspetta e ascolta la pace che vive dentro di te sussurrare il tuo nome.
Buon Natale!

Estratto dal Libro 10 (senza titolo), Copyright 2024 Diana Gabaldon

William si lavò la faccia – era spessa a causa della barba corta, ma non aveva senso provare a radersi senza specchio o sapone – e scese al piano di sotto.
Il profumo del cibo lo raggiunse in cima alle scale e lo attirò giù come una mosca che fiuta il sangue, determinato nella sua voracità. E pure qualcosa di buono, si rese conto mentre entrava in cucina. Era così affamato che non ebbe nessuna remora riguardo alla sua accoglienza.
In effetti, mentre tutti a tavola si girarono a guardarlo, tutti i volti avevano un sorriso, timidi o ampi, e lui si inchinò a loro, ricambiando il sorriso.
«Buongiorno,» disse, e la bambina più piccola – Amanda, questo era il suo nome – ridacchiò e puntò il suo cucchiaio verso di lui.
«La tua barba è come quella del nonno!»
Un'ondata di divertimento soffocato percorse il tavolo, ma prima che potesse pensare a qualcosa da dire, Madre Claire si alzò e lo prese per la manica, mostrandogli un posto sulla panca accanto a Frances, che lo guardò pudicamente.
«Spero che tu abbia dormito bene» disse. Le sue guance erano rosa, ma incontrò i suoi occhi in modo diretto, e lui provò un leggero shock; i suoi occhi somigliavano molto a quelli di Jane.
«Benissimo, ti ringrazio,» la rassicurò. Gli apparve davanti un tagliere, con un mucchio di toast e pancetta, e il fratello di Amanda – James? No, Jeremiah, Jem, era questo, un ragazzo alto con i capelli rossi, smilzo come un alberello di quercia – spinse un vasetto di marmellata di fragole attraverso la tavola.
«Come dobbiamo chiamarlo?» chiese il ragazzo, girandosi verso suo nonno. «Zio Billy?»
William si strozzò quasi con il sorso di birra che aveva appena bevuto. Frances, Claire e le tre ragazze ridacchiavano, e lui pensò che Fraser avrebbe fatto lo stesso se fosse stato capace di produrre un suono simile. Com’era, Fraser mantenne un’espressione relativamente seria, e rispose, «No a meno che lui non te lo chieda. Fino ad allora, puoi chiamarlo Mr. Ransom, aye?»
William si schiarì la gola.
«Per il momento puoi chiamarmi William, se ti fa piacere,» disse a Jem. «Non ho molta pratica come zio, finora.»
«Non infastidite vostro zio,» disse Madre Claire, posando un piatto di succulente, luccicanti salsicce, che profumavano di salvia e cipolle, di fronte a William. «Lasciatelo mangiare.»
Mangiò come un lupo famelico, ascoltando le conversazioni con un solo orecchio, ma senza sforzarsi di partecipare. Il suo bicchiere venne riempito – e riempito di nuovo – con dell’ottima birra, e finì il pasto sazio – be’ ripieno come un’oca – e chiedendosi se poteva andare a cercare un albero sotto cui dormire per un po’.
«Andrò in giro per il Ridge oggi, a mettere a posto le cose con i miei fittavoli,» gli disse Fraser, spazzolandosi briciole dal grembo. Diede un pezzo di toast al grande segugio che aveva aspettato pazientemente ai suoi piedi, e si alzò. «Vuoi venire con me?»
«Io – sì. Penso di sì,» rispose William, colto di sorpresa dall’invito. Si ricordò di Mac lo staffiere che diceva “mettere a posto” riferendosi alla strigliatura e al nutrimento dei cavalli, ma immaginò che Fraser semplicemente volesse dire che si proponeva di dire ai suoi fittavoli che sarebbe stato via per un po’ di tempo, e di organizzare il pagamento degli affitti con un fattore.
Fraser annuì.
«Aye, bene. Dirò che sei mio figlio, anche se la maggior parte di loro lo saprà già, dopo ieri.» Inarcò un sopracciglio interrogativo. A William andava bene?
Questo fece scendere il suo stomaco pieno di un altro centimetro o due, ma annuì in risposta.
«Certamente. Posso avere il tempo di farmi la barba?»
«Aye, usa il sapone e il catino in camera mia. È quella davanti, sulla sinistra salendo»
La stanza era ampia e gradevole, la finestra aperta per far entrare l’aria, ma coperta con della mussolina per tenere fuori gli insetti, e la luce diffusa dava alla stanza una piacevole sensazione di quiete, come essere in una nuvola, nonostante il baccano attutito della cucina di sotto. William si ritrovò a respirare superficialmente, consapevole dell’aroma sconosciuto e intimo della stanza. Il letto non era stato ancora fatto, e mentre le lenzuola rivoltare erano pulite, mantenevano il leggero, sconcertante odore muschiato di corpi recenti.
Se l’intimità della camera da letto dei Fraser era sconcertante, lo era di più l’intimità di usare il sapone da barba di Fraser. Era morbido sapone bianco di Castiglia, e profumava di olio d’oliva, ma anche di coriandolo e quella che pensava fosse maggiorana, e … di quelle che potevano forse essere foglie di geranio? Non vedeva o sentiva l’odore di una pianta di geranio da quando aveva lasciato l’Inghilterra, e questo gli diede un breve senso di dislocazione, e una sensazione vivida della serra di sua Zia Minnie, fragrante di fiori stranieri e di contorta vegetazione esotica.
Il pensiero lo fece sentire più stabile. Non importava cosa gli riservasse il futuro, aveva ancora sia un passato che un presente, e questi dovevano essere sufficienti a fargli mantenere la calma interiore di fronte a ciò che sarebbe potuto accadere.
Rinfrescato e ben rasato, scese le scale, pronto a vedere cosa implicava esattamente “mettere a posto”.

domenica 8 dicembre 2024

Libro 10: La Seconda Domenica di Avvento

Oggi è la Seconda Domenica di Avvento. Oggi/stasera accendiamo la seconda candela della nostra ghirlanda. Le usanze nel mondo variano a seconda del significato della candela e del momento in cui viene accesa, ma dove mi trovo adesso, la seconda candela è chiamata Gioia.
La natura della Gioia è elementare. Non puoi pianificare davvero che accada (anche se puoi sperarlo), e spesso sei sorpreso dalla sua comparsa in un luogo e in un momento improbabili.
La Gioia è una cometa – spesso inattesa nella sua venuta, ma la scia del suo ricordo si estende al lungo in uno zampillo di luce attraverso cieli bui.

Estratto dal Libro Dieci (senza titolo), Copyright 2024 Diana Gabaldon

«A cosa stai pensando?» chiesi. «So che si tratta di William.»
«Oh, aye?» Jamie mi lanciò un’occhiata, un lato della bocca incurvata verso l’alto. «E che aspetto ho se sto pensando a William?»
«Come se qualcuno ti avesse dato un pacchetto avvolto e tu non fossi sicuro se si stratta di qualcosa di meraviglioso o di una bomba.»
Questo lo fece ridere, e mi circondò con un braccio e mi attirò più vicino, baciandomi sulla tempia. Odorava di biancheria del giorno prima, inchiostro e fieno e della goccia di miele che si era seccata sul davanti della sua camicia come una piccola perla di ambra.
«Aye, be’, una sola occhiata al ragazzo e capisci che esploderà tra non molto,» disse. «Spero solo che non si faccia troppo male.»
«O a te»
Scrollò le spalle tranquillamente.
«Non sono così fragile Sassenach.»
«Disse l’uomo con quattro, no cinque, fori di proiettile nella pelle, per non parlare di abbastanza punti di sutura per da fare un’intera folle trapunta. E se cominciamo a contare le ossa che ti sei incrinato o rotto…»
«Ach, via – non mi sono mai rotto nulla di importante; solo il dito fuori posto. Forse una costola, qui e lì.»
«E il tuo sterno e la tua rotula sinistra.»
Emise uno sprezzante suono scozzese, ma non discusse.
Rimanemmo in piedi per un po’, abbracciati, ascoltando i suoni all’esterno. I bambini più piccoli si erano addormentati sotto i cespugli o nei carri dei loro genitori, le loro grida felici sostituite dalla musica e dalle risate dei ballerini, dagli applausi e dai richiami di coloro che guardavano.
«È venuto da me,» disse Jamie con calma. Stava provando a sembrare concreto, ma smise di tentare di nascondere cosa stava provando.
«Sì,» dissi dolcemente, e gli strizzai il braccio.
«Suppongo che non ci fosse davvero nessun altro da cui poteva andare,» disse, disinvolto. «Se non riesce a trovare sua grazia, voglio dire, e non può parlare con nessuno nell’esercito, no? Dato che…» Si fermò, colpito da un pensiero, e si girò verso di me.
«Credi che lo sappia, Sassenach?»
«Sapere cosa?»
«Di – quello che ha detto. La… minaccia a Lord John. Voglio dire--» elaborò, vedendo il mio sguardo vuoto, «sa che non è solo una storia inventata.»
«A – oh.» Mi fermai a riflettere per un momento, poi scossi la testa con decisione. «No. Quasi sicuramente no. Ha visto la sua faccia quando ci ha detto cosa stava minacciando Richardson. Avrebbe dovuto essere spaventato lo stesso – forse più spaventato, se avesse saputo che non si trattava di una minaccia vuota – ma non avrebbe avuto quell’aspetto.»
«Ansioso? Arrabbiato?»
«Entrambi. Ma chiunque lo sarebbe, no? In queste circostanze.»
«Sì. E… determinato, diresti?»
«Testardo,» dissi prontamente, e lui rise.
«Una bomba, sicuramente, allora.»
L’aria si era rinfrescata con il calare del sole. Ora era completamente buio e la montagna respirava, un leggero senso di primavera in un’aria piena di fiori che sbocciavano di notte e di resina degli alberi che riposavano. Sulla costa sarebbe stata diversa. Ancora fresca, ma densa di pesce e alghe, catrame e legno e il sapore pungente del sale in ogni cosa.
Avrei potuto passare un’altra notte in montagna come questa, forse due o tre, ma non di più probabilmente. Respirai profondamente, decisa a godermela.
«Quando?» chiesi.
«Se dipendesse da William, saremmo già partiti,» disse Jamie, attirandomi più vicina. «Gli ho detto che devo pensarci, ma nel frattempo, devono essere fatti dei preparativi; non sprecheremo tempo.» Guardò verso la finestra. «Con un po’ di fortuna Brianna e Roger Mac lo avranno fatto ubriacare ora; dormirà profondamente. Sa di essere al sicuro,» aggiunse piano. «O, almeno, lo spero.»
«Sono sicura che lo sappia,» dissi, anche io piano, e gli strofinai la schiena, le cicatrici invisibili sotto la camicia. In salvo. I suoi figli, i suoi nipoti. Se solo per un momento, qui, insieme, nel posto che aveva costruito. 
Ci fu una pausa nella musica, anche se l’aria era ancora piena di chiacchiere e risate. Queste erano diminuite adesso, comunque, e ci furono pochi minuti di silenzio prima che un tenue suono di una chitarra salisse da un falò distante. Poi due voci, una ruvida, una morbida, che si intrecciavano in una canzone.
Are you going to Scarborough Fair?
Parsley, sage, rosemary and thyme…

Il mio cuore si strinse forte e così la mia gola. Non avevo mai sentito Bree e Roger cantare insieme. Dovevano averlo già fatto prima, però, in privato; forse come esercizio per rafforzare la voce di Roger.
Rimanemmo in silenzio fino a che la canzone non finì, ascoltando la magia. Sollevai lo sguardo verso il viso di Jamie, dolce nella luce delle candele, i suoi occhi lontani. Non sentiva la musica, in quanto tale, ma sapevo che sentiva la canzone. 

martedì 3 dicembre 2024

Outlander S7: intervista a David Berry

La star di Outlander David Berry parla della stagione 7 di Lord John e delle speranze di uno spinoff
Ufficiale dell’esercito britannico e diplomatico Lord John Grey (David Berry) porta una benda sull’occhio nella settima stagione di Outlander. Non è una dichiarazione di moda. Piuttosto è la conseguenza di aver quasi perso un occhio dopo essere stato brutalmente malmenato. Come si procura quell'infortunio, chi glielo procura e perché sono argomenti che si intrecciano con la stagione finale. Quando Berry ha sentito parlare per la prima volta dell'evento scioccante che scatena l'attacco a Lord John, era emozionato. «Questo è il tipo di sfida che qualsiasi attore amerebbe», dice. «È pericoloso e vuoi fare cose pericolose che spingano il pubblico e te stesso. Ho apprezzato quell'opportunità di sconvolgere le persone».
Non è la prima volta che il personaggio dell’attore australiano – canadese suscita ira. Berry si è unito al romance sui viaggi nel tempo nel 2017 con la terza stagione.
 (Un Lord John adolescente, interpretato da Oscar Kennedy, ha incontrato per la prima volta Claire e Jamie di Caitriona Balfe e Sam Heughan nella Stagione 2). Lord John era governatore della prigione di Ardsmuir, dove Jamie era incarcerato ed era di fatto il capo dei prigionieri che avevano combattuto nella fallita Rivolta Giacobita. L’Highlander aveva incontri regolari con Lord John, che gli fece un’avance romantica respinta con sdegno da un irato Jamie.
Da allora hanno condiviso una storia fatta di debiti pagati e dovuti, favori fatti e peccati perdonati. Il loro legame più grande si è formato quando John ha acconsentito a crescere il figlio illegittimo di Jamie, William, come se fosse suo. Jamie ha offerto il suo corpo in gratitudine, ma John ha rifiutato.
I loro percorsi si sono incrociati molte volte e in molti luoghi. Come Governatore della Jamaica, John ha salvato Jamie dall’arresto da parte degli inglesi. A Fraser’s Ridge, Claire, ha salvato John, curandolo durante il morbillo. John si è offerto di sposare Brianna Fraser (Sophie Skelton) per salvarla dall’assedio dei pretendenti. E così via.
Berry afferma che nella seconda parte della Stagione 7, Lord John «ha un programma molto concreto che consiste in proteggere i Fraser.»
E le sue speranze di una relazione romantica con Jamie sono passate da molto tempo. «Non credo che lui stia davvero pensando a questo punto della loro relazione che staranno mai insieme.», dice Berry. «Su questo si è messo il cuore in pace. Jamie non sarà mai suo.» 
Ma il rapporto del padre adottivo con il figlio William (Charles Vandervaart), che non sa (non ancora!) che Jamie è il suo padre naturale, viene messo alla prova prima della fine della Stagione 7. Una mossa coraggiosa dell’uomo più anziano ristabilisce il rispetto del più giovane. «Penso che questa relazione sia di nuovo rafforzata,» dice Barry. «Se non altro, la seconda parte della Stagione 7 ci mostrerà un nuovo lato di Lord John. Non è solo il cagnolino di Jamie. Ha pensieri propri, opinioni e amore. È un uomo a sé stante.» Nella Stagione 8, Lord John si troverà in una nuova città, a vivere nel lusso. William sarà ancora al suo fianco.
Ma l’ultima serie di Outlander potrebbe non essere l’ultima volta che vedremo l’affascinante ufficiale. C’è sempre la possibilità di uno spinoff. L’autrice Diana Gabaldon ha scritto una serie di gialli storici centrati sul Lord John che si svolgono durante gli eventi del romanzo di Outlander Voyager. Le storie iniziano nel 1756, quando Lord John scopre per caso l’Hellfire Club, una società clandestina di Londra ossessionata dal soprannaturale. Nei primi racconti, giura di vendicare un omicidio, indaga su una strega "megera notturna" sui campi di battaglia europei e scopre un tradimento tra le fila di Sua Maestà. Sembra un sacco di materiale!!
«Per un certo periodo si è parlato di una serie dedicata a Lord John. Se dovesse accadere e se potessi proseguire con il personaggio, sicuramente mi pregusterei l’opportunità», dice Berry. «Ci sono ancora storie da raccontare e ci sono altre dimensioni nel personaggio. Vedere Lord John come proprio agente, essere sé stesso [in questa stagione] permetterà al pubblico di vederlo nel suo spinoff» Altro dall’universo di Outlander? Lord, sì


domenica 1 dicembre 2024

Libro 10: La Prima Domenica di Avvento

Oggi è la Prima Domenica di Avvento. L’Avvento è un periodo di attesa per i Cristiani, ma non è come aspettare un autobus, il pranzo, o che cambi la luce del semaforo, dove conti i secondi, controllando il telefono o guardando impaziente l’orologio del cruscotto. L’attesa dell’Avvento è in realtà un tipo buono di attesa. “Avvento” significa “Venuta” e ciò che stiamo aspettando è Cristo.
Questo è un periodo di preparazione spirituale, in cui siamo invitati a prendere momentaneamente le distanze dal mondo e a cercare un posto tranquillo dentro di noi, dove possiamo metterci e lasciare che la speranza di pace e la presenza dell’amore cresca nei nostri cuori.
Stasera accendiamo la prima candela della nostra ghirlanda, e questa candela è chiamata “Speranza”.

[Estratto dal Libro 10 (senza titolo), Copyright 2024 Diana Gabaldon]
Conservavamo il futuro come le persone conservano il passato: piccoli dettagli, una boccata d'aria profumata di benzina fresca e gli esotici bicchieri ombreggiati dipinti con cactus, entrambi distribuiti come premi nelle stazioni di servizio nel deserto, appendiabiti aggrovigliati nell'armadio, colti nell'atto di riprodursi. I manufatti, e le cose più ampie, i notiziari, i giornali, la radio e la televisione, lo strato di eventi esterni che avvolgevano le esperienze personali del corpo.
Tienete le cose in famiglia. Storia condivisa: ricordi quando….? Eppure, non potete (potete?) mantenere gli altri tempi, gli altri luoghi, completamente al sicuro tra di voi. Le correnti del presente sono troppo forti, spazzano via le cose delicate del passato, lasciando solo quelle che hanno la dura morsa di un’ostrica sul vostro cuore.
Gli sfollati vivono come perle – hai un posto a cui aggrapparti, ma non il tuo posto – eppure crei un altro strato, la madreperla del presente che sovrasta le ferite del passato, il nucleo di sé tenuto al sicuro, che risplende nelle profondità della mente e del cuore.


 

domenica 3 novembre 2024

Libro 10: Cose piccole e cose grandi

Il Ridge era un posto grande e le montagne circostanti molto più grandi. Se volevi perderti per un po’, non c’erano grandi ostacoli. D’altra parte, se stavi portando con te un poppante e non eri personalmente equipaggiato per dargli da mangiare, c’erano chiari limiti alla tua passeggiata.
Fortunatamente, Bree aveva rimpinzato il bambino e cambiato il suo pannolino prima di passarglielo, e il piccolo David stava dormendo nella fascia contro il petto di suo padre, russando come un ubriaco al terzo giorno di sbornia. Roger suppose che Brianna intendesse che lui parcheggiasse Davy nella culla e trascorresse il pomeriggio a scrivere sermoni e lettere mentre lei si divertiva con Rachel, ma era una giornata troppo bella per stare al chiuso, e dopo tutto il bambino era portatile…
Roger voleva anche un po’ di tempo per pensare. Da solo. La fitta oscurità della Grotta dello Spagnolo era ancora con lui e anche le parole di Jamie. Lascio a te la responsabilità delle cose, Roger Mac. E l’oro.
Jamie avrebbe potuto intenderla come una formalità, riconoscendo che Roger avrebbe badato alla bottega fino al ritorno del laird. Ma non era questo che intendeva, e lo sapevano entrambi.
Quello che voleva dire era, Devo andare e penso che potrei non tornare. Ma poi aveva sorriso e strizzato la spalla di Roger, e i suoi occhi si erano riempiti di nuovo di luce.
Roger aveva raggiunto l’orto di Claire. Lei era andata con Bree a trovare i Murray e a occuparsi della gamba di Ian, prendendo un grosso cesto di verdura. Poteva rimanere da solo per un po’, con nessuno a parte le api.
Chiuse il cancello dietro di sé e si diresse verso la panca dell’orto, che Jamie aveva costruito in modo che Claire potesse sedersi e sgusciare piselli e arachidi o riposarsi dalle sue fatiche all’ombra increspata delle zucche rampicanti che coprivano quel lato delle palizzate dell’orto. Se sedette e stese il braccio sinistro, indolenzito per aver tenuto in braccio il bambino, ancora profondamente addormentato sotto la sua cuffietta.
Roger chiuse gli occhi e cercò di lasciare che le cose si sistemassero.
Non che non gli fosse mai stata lasciata la responsabilità del Ridge prima. Certo, in una di quelle occasioni, aveva offerto terra e riparo a un certo Thomas Christie, sapendo di lui solo che era uno dei compagni di Jamie prigionieri ad Ardsmuir. Ma Thomas Christie aveva avuto una figlia…
Suo malgrado, si guardò alle spalle e strinse Davy più vicino. Attraverso gli alberelli del recinto per i cervi dietro di lui, riusciva appena a intravedere il Vecchio Orto, come lo chiamava la gente. Nessuno - tranne Claire, molto in privato, visitava mai il luogo in cui Malva Christie era morta. Alla natura selvaggia era stato permesso di entrare, soffocando o unendosi alle piante domestiche che erano rimaste.
Davy fece un ruttino improvviso e leggero, e il latte gli colò sul mento. Roger lo asciugò, sentendosi tenero. Non si era aspettato di avere un altro figlio e questo ragazzino minuscolo, dalla testa rotonda, con le sue lunghe ciglia, la bocca dolce e morbida - e la voce forte, be’, molto forte -  era un dono prezioso.
Grandi cose e piccole cose.
Iniziavi con pani e pesci, e la cosa successiva che conoscevi era il Calvario. O il Paradiso.
Be’, c’era il germe di un sermone. Si allungò automaticamente, con una sola mano, verso la borsa della cintura dove teneva alcuni fogli di carta ruvida piegati, un temperino e una delle nuove matite di grafite di Bree, grande e rotonda come quelle che venivano date ai bambini al primo anno di scuola, e altrettanto eccitanti da usare. Ricordava l’emozione, scrivere il suo nome per la prima volta, in grandi, scure lettere estese (si era ricordato di premere forte, come diceva l’insegnante). che barcollavano ubriache nella pagina
Germe, scarabocchiò, grano orzo morbillo…  piccologrande… bambino… DavyCyrus… confondere Corinto.
Le idee stavano arrivando rapide e abbondanti, e sperò di ricordarsi a cosa stava pensando quando avrebbe letto questi appunti…
Davy fece un piccolo suono e Roger guardo in basso automaticamente, in tempo per vedere un enorme grumo di latte eruttare e inondare tutto ciò che era a vista, inclusa la fronte di Davy e il grembo di Roger. Tentò freneticamente di mettere i suoi appunti fuori pericolo e contemporaneamente di mettere in ordine Davy e di chinarlo nel caso ne fosse seguito un altro.
Immerso nell’emergenza, non notò lo scricchiolio del cancello dell’orto, e fu sorpreso quando William apparve all’improvviso davanti a lui, piegato su un ginocchio e che iniziava a raccogliere i fogli sparpagliati.
«Oh – grazie,» disse
«Piacere mio, sir,» disse William sorridendo. Tirò fuori un voluminoso fazzoletto e lo porse a Roger, poi mise una mano a coppa e mosse le dita in segno di invito.
«E grazie di nuovo.» Roger gli cedette Davy senza obiezioni, e si mise a fare piccole riparazioni
«Oh! Non sapevo che stavate lavorando – vi chiedo scusa…» William fece un gesto di scuse e di congedo, ma Roger scosse la testa, e gli fece segno di venire a sedersi su una pietra comoda, cosa che William fece con cura esagerata, tenendo Davy come se fosse una bomba che ticchettava.
«A lui non darà fastidio, purché non ti agiti e non urli.»
William annuì, ma diede un’occhiata sospettosa alla fila di alveari, l’aria intorno a loro densa di api.
«Penso di potermi trattenere, a patto che nessuno di quei piccoli bastardi mi punga».
«Secondo Claire, sono tutte femmine, perciò suppongo che debbano essere delle bastarde, e non sono sicuro che sia possibile nel mondo degli insetti. »
William strinse le labbra in un sorriso per trattenere una risata, annuì e si sedette.
«Sembra un bravo ometto» disse, facendo un cenno verso Davy. «L'ultimo che ho conosciuto - un neonato, intendo - poteva urlare al punto da svegliare i morti».
«Oh, può farlo anche questo qui», lo rassicurò Roger. «Anche se a suo merito, non fa davvero caso a un pannolino bagnato. Sua sorella diventava viola e urlava come un...» Si fermò di colpo, dato che stava per dire “scimpanzé infuriato”, e invece sollevò delicatamente la cuffia di Davy per rinfrescargli la testa. Erano all'ombra, ma lui teneva d'occhio gli insetti volanti.
«È meglio tenere gli occhi aperti,» disse a William. «Le api mellifere non ci daranno fastidio, ma Claire mi ha detto che c’è una cosa come un’ape del sudore, e i bambini sudano se stanno troppo al caldo.» Le guance morbide di Davy portavano una peluria quasi invisibile, e le minuscole gocce di sudore brillavano e tremavano.
«Ci sono insetti del genere». William si srotolò la sciarpa e si asciugò il viso. «Se stai nei campi d'estate, ti atterrano addosso e se non le scacci, puoi vederli bere il tuo sudore … per il sale, credo. Non mordono se glielo lasci fare, però.»
«Campi… intendi campi di battaglia?» lì gli uomini sicuramente sudavano …
«Alcuni. Stavo pensando ai campi di tabacco, comunque. Per alcuni anni, Papà - Lord John, intendo – e io abbiamo vissuto in una piccola piantagione di tabacco chiamata Mt. Josiah. È vicino Richmond, sul Lynch.»
Roger fece un piccolo mormorio di attenzione, ma sembrava che fosse tutto ciò che William aveva da dire sull'argomento agricoltura. Le api riempivano il giardino con il loro ronzio indaffarato, ma William non le stava davvero guardando; la sua attenzione era fissa su qualcosa di interiore.
«Quasi pronti?» chiese Roger. Riconobbe facilmente i segni di un’anima oppressa in cerca di qualcosa – anche solo pochi istanti di compagnia. «Jamie ha detto che partirete domani mattina, se sarà tutto in ordine. E conoscendo Jamie, lo è. O lo sarà.»
«Sì.» William accarezzò la schiena grassoccia di Davy, senza guardare Roger. «Mi ha portato con sé… a parlare con i suoi fittavoli. Mettere le cose in ordine, come dite voi. Non mi ero reso conto… della portata delle cose, suppongo».
«Aye, al Ridge ci sono circa un centinaio di anime, ormai,» Roger fu sorpreso di sentire la nota di orgoglio nella sua stessa voce, e sorrise tra sé. «E Lui li conosce tutti.»
William annuì ma non alzò lo sguardo.
«Dipendono da lui, non è così?» disse a bassa voce. C’era un tono leggermente sorpreso nella voce di William e Roger lo guardò più attentamente. C’erano rughe di preoccupazione sul suo viso, ma ovviamente era così, data la situazione pericolosa del suo patrigno. C’era qualcosa in più, comunque…
«Be’, Jamie è quel tipo di uomo che non si tira indietro da ciò che pensa sia compito suo,» disse Roger, e sollevò un po’ le spalle. «Questo include i suoi fittavoli – e il loro bestiame» aggiunse. «Brianna ti ha parlato della Scrofa Bianca?»
Questo fece sorridere William.
«Spero di incontrare questa temibile bestia a un certo punto.»
«Consiglierei di incontrarla con una pistola a portata di mano.» Qualcosa aveva tormentato la memoria di Roger e l'attuale menzione dei maiali lo fece emergere alla coscienza.
«La tua proprietà in Inghilterra,» disse con naturalezza. «Ci sono molti maiali lì?»
La faccia di William divenne tesa, le labbra premute insieme.
Colpito…
«Suppongo che ci siano. Io … non vado a vedere la proprietà da un po’ di tempo.»
«Aye, be’ hai avuto altre cose che ti preoccupavano. La Guerra, il tuo reggimento, tuo…um… padre…»
«Padri,» disse William bruscamente. «Sì, è vero. Ellesmere – la tenuta, intendo – ha un buon fattore. Mi manda regolarmente delle lettere circa… ehm…lo stato delle cose.»
E tu non le leggi …
William tacque, gli occhi sul pollice, che Davy stava rosicchiando con piacevole concentrazione. Roger aveva imparato il valore del silenzio e sedeva tranquillo, guardando il giovane zio e il nipote più giovane.
«Volevo chiedere – be’ piuttosto dire…» cominciò William all’improvviso, poi si interruppe, sforzandosi di trovare le parole. «È che… ho visto quante persone dipendono da Mr. Fraser, inclusi sua moglie e la sua famiglia. E sento che sarebbe sbagliato da parte mia farlo venire via da loro solo per aiutarmi. Ma…»
«Hai bisogno di lui,» disse Roger semplicemente. «Lui lo sa.»
«Ma – ma- sono spuntato dal nulla, mi conosce a malapena… e gli sto chiedendo, be’, neanche lo so cosa potrei chiedergli, ma potrebbe essere molto pericoloso.»
«Se non fosse così non avresti bisogno di lui,» disse Roger seccamente. «È abituato al pericolo, credimi. Quanto al fatto di conoscerti--» si piegò in avanti e solleticò la guancia rotonda e morbida di Davy e il bambino lasciò andare il pollice di William con un umido “pop!” e disse “Gwah” molto chiaramente.
«Lo conosco da cinque mesi,» disse Roger, e lisciò la piccola striscia di capelli castani fini che scorreva in mezzo alla testa rotonda di Davy. «E darei la mia vita per lui senza pensarci un minuto.» Alzò lo sguardo, per vedere gli occhi di William fissi sul bambino che dormiva, la sua faccia con gli occhi dolci.
«Pensi che Jamie non si sentisse così quando sei nato?» Chiese Roger sommessamente. «Pensi che non si senta così adesso?»
«Questo è -» William si fermò e deglutì, stringendo forte le labbra per un momento, pensando. «Perdonatemi, ma non pensate che sia… piuttosto un peso?»
«Per te o per lui?»
William si accigliò pensieroso, e Roger pensò quanto somigliasse a Jamie mentre lo faceva – anche se lui piegava il labbro inferiore in modo diverso da Jamie, e, per la prima volta, Roger si chiese a proposito della madre del ragazzo.
«Intendevo per lui, » disse William lentamente. «Ma forse lo è per tutti. Almeno ogni tanto.»
«L’amore è un peso,» disse Roger, allungando il braccio verso Davy che aveva cominciato a contorcersi. «Ma non è uno di quelli che vuoi mettere giù per molto tempo.»
[fine della sezione]
*Ritratto di Theodore Rousseau (1812 - 1867)

martedì 24 settembre 2024

Outlander festeggia l'episodio n. 100

Sam Heughan taglia una torta con una spada per celebrare i cento episodi di Outlander nelle foto in esclusiva
Heughan ha festeggiato con le costar Caitriona Balfe, David Berry e con il produttore esecutivo Matthew B. Roberts.
Magari Outlander riguarda l’attraversamento dei secoli, ma ora ha al suo attivo 100 episodi.
A settembre, la serie di Starz ha festeggiando toccando l’obiettivo dei cento episodi. Il cast, che comprendeva Caitriona Balfe, Sam Heughan e David Berry, e il produttore esecutivo Matthew B. Roberts ha festeggiato in perfetto stile Outlander tagliando una torta con una spada.
Ovviamente, hanno lasciato l’onore a Jamie Fraser – e i fan possono dare un’occhiata più da vicino alle abilità di Heughan nel taglio della torta nel video in esclusiva in alto.
Evidenziando l’occasione, Roberts ha sottolineato la portata assoluta rappresentata da 100 episodi. «Se girassimo continuamente, sarebbero quattro anni di riprese», ha osservato. «E questo senza contare la nostra seconda unità».
Balfe, che ha interpretato Claire in tutte le otto stagioni della serie, ha risposto ironicamente, «Solo che sembravano 11» (che è il numero effettivo di anni in cui hanno girato Outlander). Balfe ha anche aggiunto, «È incredibile. Non succede molto spesso: un secolo di TV.»
Per un momento di tale importanza, ha osservato Heughan, «Abbiamo bisogno di una torta più grande,» davanti a Roberts e al cast che si congratulavano a vicenda. La torta reca la scritta "Outlander 100 episodi" e il design sembra una pietra punteggiata di fiori di cardo e fiori viola, fiori tipici scozzesi.
Il centesimo episodio fa parte della stagione 8, che sarà la stagione finale di Outlander. Nello specifico, è il penultimo episodio della serie.
Naturalmente, resta la domanda di quando i fan lo vedranno. La seconda metà della stagione 7 non è stata ancora vista dal pubblico, ma il debutto è previsto su Starz venerdì 22 novembre.
«La Guerra sta arrivando e tutti sono in pericolo, compresa Claire,» anticipa Balfe a EW circa gli episodi in arrivo.
Ad agosto scorso, il cast ha festeggiato i 10 anni di Outlander, ma ora possono aggiungere un altro traguardo alla lista dei loro successi. Guarda le foto esclusive dietro le quinte della celebrazione qui sopra.

domenica 8 settembre 2024

The Historical Novel Society: Intervista a Diana Gabaldon

Rebekah Simmers : Siamo molto contenti del fatto che ti unirai a noi per la conferenza HNS 2024 UK! Cosa ti aspetti dalla conferenza?
Diana Gabaldon: Non ho mai partecipato a questo evento, perciò mi aspetto di incontrare persone nuove di esplorare un Paese dove non sono mai stata prima!

HNS ha lanciato il concorso First Chapters con la conferenza. Ho letto in precedenza che non scrivi in modo lineare: puoi condividere come decidi dove e come dovrebbero iniziare le tue storie?
No, scrivo dove posso vedere che sta succedendo qualcosa. Alla fine, i piccoli pezzi che fluttuano nella mia testa iniziano ad attaccarsi e a formare schemi, e poi la scrittura diventa… be’, né più veloce né più facile, ma posso lavorare di più nello stesso punto alla volta. Riconosco una prima riga o un finale quando ne appare uno, comunque!

La tua serie Outlander ha trovato un immenso successo come romanzo e sullo schermo, e sembra continuare a evolvere dal punto di vista creativo in nuove cose, come la conferenza a Glasgow e ora anche una serie prequel. Outlander è chiaramente un mondo e un fandom a sé stante – in che modo questo ti ha influenzata dal punto di vista creativo? In generale? Ritieni di essere capace di separarti dall’enormità di tutti questo e di tornare alla narrazione di base mentre scrivi?
Be’, sì, quando sto scrivendo, siamo solo io e il libro, non importa cosa succede intorno a me. I fan, la serie, le conferenze, le lauree honoris causa, la posta e le e-mail, ecc. sono una specie di fenomeni separati. La scrittura li causa, ma in sé non toccano affatto la scrittura.

Indipendentemente da dove vengono – dai tuoi romanzi, dalle serie o da entrambi – i tuoi fan spesso ti descrivono come generosa con il tuo tempo e la quantità di coinvolgimento con loro – come gestisci tutto? Puoi condividere le strategie che hai per mantenere lo slancio / evitare il burn out e organizzare i tuoi vari progetti?
Ho un laptop molto grande (una macchina per il gaming con un bellissimo schermo enorme, e una larga tastiera – che si illumina con colori differenti - e tantissima RAM), che si adatta alla mia scrittura iperattiva. Di solito ho fino a una dozzina di documenti aperti in un dato momento: due, tre o quattro (o cinque…) sono cose su cui sto lavorando attivamente all’interno del libro principale del momento; un altro è… mm… qualcosa come un’intervista…; un altro è un documento organizzativo, o il MFILE (per Master File) in cui elenco tutti i file per un dato romanzo (i grandi romanzi di Outlander hanno in media 400 file), con parole chiave e personaggi coinvolti, per avere qualche speranza di trovare quello che voglio quando mi serve, o una specie di documento con considerazioni provvisorie chiamato “Ciò che so”, che mi aiuta a concentrarmi quando torno da un viaggio o non posso fare un lavoro prolungato perché devo fare qualcos’altro, come scrivere o commentare copioni (i copioni utilizzano il loro software di formattazione specializzato, perciò sono gestiti separatamente). Inoltre, stampo ogni file completo o lettera, perché ho lavorato con i computer troppo a lungo per fidarmi di loro. Le cose stampate – talvolta – vanno in un raccoglitore, più spesso in una scatola (noto come “Dump”). Finché sono su carta e nel mio ufficio, alla fine li troverò.

Seguendoti sui SM (social media), nei tuoi post offri spesso (molto apprezzati) preziosi e vari consigli di scrittura. Guardando indietro alla tua carriera di scrittrice, quale diresti che è stato il consiglio di scrittura più influente che hai ricevuto da un altro autore? Come hai fatto a farlo funzionare per te?

Non posso dire di aver mai avuto consigli di scrittura da un altro autore (be’, non consigli utili; cfr “Prologhi” sotto…). Non sto dicendo che non ho mai preso qualcosa dai libri di un altro autore, perché lo faccio sempre.
Vedi, gli scrittori davvero non hanno segreti. Qualsiasi cosa sappiamo fare è proprio lì nella pagina. Tutto quello che devi fare e imparare a vedere gli schemi, e questo fortunatamente non è stato difficile per me – questo è ciò che fanno anche gli scienziati, solo che qui hai bisogno di raccogliere i dati da solo.

Cosa pensi che serva per avere longevità in una carriera di scrittore? Buonsenso? Divertimento? Qual è la gioia inaspettata che è entrata nella tua vita da una carriera di tale successo?
Be’, in pratica, non ci si ferma. Per quanto riguarda la gioia… Be’, i soldi sono stati buoni. Anche se, francamente, la gioia più grande e inaspettata è stata la serie TV. È stato un viaggio fantastico!

Da dove inizi di solito le tue ricerche? Hai una risorsa di riferimento? C'è stato qualcosa che hai ricercato per i tuoi scritti nel corso degli anni che ha avuto un enorme impatto su di te o su un romanzo o una serie che stavi scrivendo?
Bene, ho iniziato le mie ricerche nella biblioteca dell'università dove lavoravo (ero uno scienziato nella mia precedente vita professionale); non c'era molta scelta nel 1988, poiché Internet in quanto tale non esisteva ancora, e risorse online come DARPANET, Genie, CompuServe non erano realmente organizzate per la consultazione, anche se CompuServe si è rivelato molto prezioso nel tempo, poiché ho incontrato molte persone interessanti che potevano dirmi cose interessanti.

C’è una scena specifica che hai scritto nel corso degli anni alla quale ti senti particolarmente legata? Se non una scena specifica, una trama secondaria che è stata la tua preferita da scrivere?
Be’, c’è una frase in particolare: “La gente scompare di continuo.” (Che, a proposito, non è stata la prima frase che ho scritto.) Si è presentata due o tre mesi dopo aver iniziato a scrivere. L’ho scritta pensando che potesse essere l’inizio di una scena, ma non sembrava esserlo. Così ho alzato le spalle, e ho detto, “Ok, Prologo, allora?” e l’ho attaccato all’inizio della storia. Nonostante le infinite persone online che si consigliano a vicenda  in modo inflessibile di NON scrivere prologhi, perché “editori e agenti li odiano!” e/o “Nessuno legge i prologhi!”. Ricordo di aver pensato, “Oh, scommetto che leggono il mio,” ogni volta che vedevo qualcosa del genere. Sostenuta non solo dalla fiducia in me stessa <cough>, ma da trent’anni di lettura di libri, molti dei quali con eccellenti Prologhi.

Cosa puoi condividere su ciò che stai scrivendo ora? O una pubblicazione imminente?
Sto lavorando al Libro Dieci (ho un titolo, ma non voglio rivelarlo finché non saremo abbastanza vicino alla pubblicazione; non voglio togliergli tutta la novità!). Occasionalmente, sto lavorando al romanzo del primo prequel (la serie da la sua versione di questa storia – scritta essenzialmente sulla base del mio sunto del libro, ma con aggiunte interessanti da parte delle persone della serie – “Blood of My Blood”, che non è male, ma non so che sarà il titolo effettivo del romanzo o no). E di tanto in tanto, lavoro su cose che saltano fuori.

Qual è l’ultimo grande libro che hai letto?
Solo negli ultimi due mesi, Anxious People, di Fredrik Backman, per la narrativa, e per la saggistica The Lost Tomb di Doug Preston (Intendiamoci, leggo sempre, e quasi tutto, così dopodomani la risposta potrebbe essere diversa…).

(X)