sabato 26 aprile 2025

Libro 10: Per la Giornata Mondiale del Libro

[Forse dovrei aggiungere qualche parola di spiegazione/introduzione a questa scena: Jamie Fraser e suo figlio William (ossia il Conte di Ellesmere, e figlio di Lord John Grey…) sono in viaggio per tentare di salvare Lord John che è stato rapito da un certo Ezekiel Richardson, per essere utilizzato come pedina politica.]

Avevano discusso ancora una volta di modi e mezzi, mentre si avvicinavano a Savannah. Anche se, in verità, le possibilità immediate erano limitate come lo erano state quando avevano lasciato il Ridge.
«Abbiamo la nave… e Ezekiel Richardson… e Denys Randall» disse ora Fraser. Erano seduti nel Silver Scrod, in Bay Street, e l'odore del porto entrava dalle porte aperte con la brezza mattutina, densa di catrame e pesce fresco.
Rinvigorito dal sonno della notte precedente in un letto, William si grattò un morso di pulce sulla coscia e prese una tanto attesa tazza di caffè. Savannah era una roccaforte britannica e, sebbene ancora costosa, si potevano avere sia il tè che il caffè, e Mr. Fraser aveva insistito che dovevano avere queste sontuose bevande per la colazione con pasticcio di merluzzo, accompagnato da porridge di mais imburrato.
«Per celebrare la nostra sopravvivenza,» disse Fraser, alzando la sua tazza. «Finora.»
«Alla nostra salute.» replicò William, alzando il suo caffè, e fu gratificato nel vedere suo padre sorridere.
«Parli Italiano, allora a charaid
«Un poco. Voi?»
«Abbastanza per ordinare da bere o iniziare una rissa. Cos’hai detto, prima?»
«Significa, ‘Alla nostra salute!’»
Il sorriso di Fraser si allargò.
«C’è un brindisi scozzese che ha praticamente lo stesso significato, a bhailach.» alzò la sua coppa, e il mento.
«Alla nostra salute!  Chi è come noi?»
«Chi è come noi?» chiese William dubbioso.
«Veramente pochi,» disse suo padre, rafforzando il suo accento, «e sono tutti morti, Slàinte mhath!»
[fine della scena]

«Divide et impera, secondo voi?» William ruttò leggermente, versò l'ultimo caffè nella ciotola e aggiunse altra panna e zucchero. «O un attacco in massa su uno dei nostri bersagli?»
Fraser aveva scelto il tè, e il suo profumo dall’altra parte del tavolo fece pensare a William all’Inghilterra per la prima volta a mesi. Lo scozzese bevve l’ultimo sorso, chiuse gli occhi in un momentaneo assaggio, poi deglutì e sospirò piacevolmente prima di prendere altri due piccoli merluzzi, fritti in burro e farina di mais, dal piatto quasi vuoto tra di loro.
«Dal momento che siamo solo in due», disse, «e non ho ancora incontrato Denys Randall, penso che dobbiamo dividere. Eri in buoni rapporti con lui l’ultima vota che lo hai visto?»
«No, ma non penso che gli importerà.» William prese l’ultimo merluzzo e alcuni gamberi fritti e una fetta di pane tostato. «Mi ha abbandonato in Canada.» Le guance di William erano già calde per il cibo e il caffè, ma divennero ancora più calde, al ricordo di un freddo inverno rifugiato in un convento di suore cattoliche francofone.
Fraser sembrò indisturbato dalla rivelazione dell’indifferenza di Randall, ma interessato alla sua sparizione.
«Quando è successo, esattamente?» chiese.
«Non mi ricordo – oh, aspettate, sì,» rispose William sorpreso. «Era la Vigilia di Natale, quattro anni fa; mi ricordo che le suore andare in chiesa a mezzanotte, e a vedere le luci tremolanti– la chiamano l’aurora – nel cielo sulla chiesa.» Chiuse gli occhi e bevve l'ultimo sorso di caffè, ricordando le suore che correvano, due a due come una colonna in marcia, con le loro tonache e i loro mantelli scuri che le facevano sembrare piccoli frammenti di notte, alla deriva tra le stelle delle loro torce.
«Perché è importante?» chiese aprendo gli occhi.
«Era importante per Randall,» fece notare Fraser. «Probabilmente era stato preso alla sprovvista da qualcosa, perché se fosse partito a causa di qualcosa che già sapeva sarebbe successo, avrebbe trovato uno scopo migliore per te che lasciarti a recitare preghiere per la sua anima con le Sorelle.»
Colto di sorpresa, William rise, inalando inavvertitamente una briciola di pane tostato e poi starnutendo.
Fraser spostò il suo piatto fuori dalla portata degli schizzi.
«Perciò mi chiedo cosa possa essere successo. Aveva ricevuto un messaggio di qualche genere che tu sappia? O ti è capitato di sentire, qualche volta nel mese successivo alla sua partenza, che fosse successo qualcosa... magari di natura militare?»
Non c'erano né tovaglie né tovaglioli, e l'ultimo grandi fogli segnati di orme che normalmente servivano a questo scopo stava lentamente correndo lungo la strada. William si asciugò il viso sulla manica e scosse la testa. 
« «In realtà non parlava di nulla di specifico... con me, intendo. Eravamo in Québec, comunque. E di tanto in tanto riceveva notizie: dispacci, intendo, e lettere. A volte li condivideva con me, ma non spesso»
Chiuse gli occhi tentando di concentrarsi e di non pensare allo stesso tempo; a volte sia i ricordi che le idee arrivavano più facilmente quando non inseguiti…
«Québec,» disse Fraser pensieroso. «Sapevi che Lord John ha combattuto nella battaglia per la Cittadella? Al comando di James Wolfe?»
«No,» disse William, aprendo gli occhi. «Non lo sapevo. Non me lo ha mai detto.»
«Be’, non avevi ancora due anni all’epoca,» disse Fraser, senza preoccuparsi di sopprimere un sorriso, cosa che irritò William. Prese un profondo respiro, però, e parlò civilmente.
«Non fatelo,» disse, puntando un dito verso di lui. «Per favore.»
Un folto sopracciglio rosso si sollevò in un’espressione interrogativa, e William prese un altro respiro.
«Sapete abbastanza bene cosa intendo,» disse piatto. «Mi trovo in costante svantaggio, a causa della nostra differenza d’età e… altre cose.» Si schiarì la voce. «Sicuramente un uomo d’onore  - come credo che voi siate,» aggiunse un po’ riluttante, «non userebbe inevitabili circostanze personali per ottenere un’ascendenza morale.»
A suo credito, Fraser non rise o sorrise a questo, ma si rilassò un poco e diede a William un lungo e indagatore.
«Aye, lo farebbe», disse alla fine. «A seconda delle circostanze e del motivo. Ma hai ragione,» aggiunse, allungando il braccio per prendere la teiera, «e io non lo farò.»
William fu sorpreso, ma annuì con quella che sperava fosse una graziosa accettazione, poi prese la ciotola e scolò l'ultimo caffè, leccando gli ultimi granelli di zucchero dal bordo.
«Hai rinunciato all’incarico,» disse Fraser pensieroso, «ma non hai venduto la tua giubba rossa, vero?»
«La mia cosa?»
La bocca di Fraser si contrasse.
«La tua uniforme. Non hai lasciato l’esercito perché lo disprezzavi, e per quanto ricco tu sia cresciuto, non penso che tu sia uno scialacquatore di natura. Quindi probabilmente non l’hai bruciata o gettata nel fiume. E non l’hai data a un amico, perché avrebbero fatto domande a cui tu non volevi rispondere a quel tempo. Inoltre, non l’hai portata con te al Ridge. Dov’è adesso?»
William represse l’istintivo moto di fastidio e rispose nel modo più civile possibile.
«L’ho lasciata a casa di mio zio. È dove mi trovavo quando ho deciso di lasciare il mio incarico. A meno che Amaranthus non l’abbia venduta o tagliata per fare una trapunta, probabilmente è ancora lì. Perché vi interessa?»
«Non mi interessa,» disse Fraser pacatamente. «Ma se stiamo cercando Denys Randall, non ha senso cominciare dall’esercito? A meno che non abbia cambiato idea come hai fatto tu, sta ancora con l’esercito— e da quello che so dell’esercito britannico—» William notò con interesse che la menzione dell'esercito britannico aveva fatto storcere un angolo della bocca di Fraser, come l'ombra di un ringhio. Be’, quelle cicatrici…
«Di solito sanno dove sono i loro soldati — o almeno dove dovrebbero essere. Se trovi l’addetto della sua compagnia e chiedi dove si trova, con l’uniforme da ufficiale, te lo dirà, senza fare domande, non è così?»
Questo era indubbiamente vero. Ciò che era pure vero, comunque, era che non tutta l’uniforme di William stava a casa.
«Sì», disse lui, lentamente. «Sì, è una buona idea.» Stava cercando, invano, di pensare a qualche tattica dilatoria, o a qualche scusa che avrebbe impedito a Fraser di andare con lui.
«Io scenderò tra le taverne e i magazzini al molo, allora,» disse Fraser con noncuranza. «Conoscevo un buon numero di uomini tra i marinai e i magazzinieri quando lavoravo lì.»
La prima frase di Fraser aveva momentaneamente sollevato William, con la promessa di evitare – o almeno ritardare - la scoperta. La parte “quando lavoravo lì”, però, lo colpì duramente al petto, e lo privò della parola.
Era stato in quel magazzino due [tre?] anni prima; era andato a cercare Fraser al lavoro, e a chiedergli una spiegazione sugli eventi che avevamo portato alla sua nascita. Una richiesta che Fraser aveva respinto senza mezzi termini.
Ti dirò tutto quello che vuoi sapere finché si tratta della  mia storia.
E non lo era. L’altra metà della storia apparteneva a Geneva. Che, dopo tutto, non se n’era andata volontariamente.
William mise giù il piattino, con cura.
«Va bene,» disse. «Andrò a prendere la mia uniforme e a vedere cosa può dirmi l’ufficio del reggimento. Ci vedremo…»
«Diciamo domani mattina a colazione, qui,» disse Fraser con naturalezza. «Probabilmente dovrò bere qualcosa con alcune persone stasera. Prenderò una stanza al McPherson – gli impiegati di magazzini di solito andavano a bere lì e probabilmente lo fanno ancora. Suppongo che tu abbia ancora un letto in casa di tuo zio?»
«Io — sì. Sì, va bene.» Si allontanò dal tavolo e si alzò, con la sensazione di aver bevuto più birra d quanto avesse fatto effettivamente. Bollicine nel sangue. Così Papà aveva descritto la sensazione, quando avevano bevuto champagne insieme per festeggiare il conferimento del diploma universitario a William.
Si era voltato verso la porta, raddrizzando la schiena, quando Fraser parlò alle sue spalle.
«Chi è Amaranthus?» chiese curioso.
[fine della scena]


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