William rimase immobile, in ascolto mentre si puliva lentamente la fuliggine dalle dita; le foglie e i frutti degli alberi di mele erano scampati all’incendio, ma non alle nuvole di fumo che dovevano essere uscite dal capanno in fiamme.
Chi aveva vissuto lì? Si chiese. Era stato di notte che il posto aveva preso fuoco a causa di una scintilla sconsiderata del camino? O forse un incidente di cucina, in cui la padrona di casa aveva afferrato il suo grembiule in fiamme e, nell’agitazione, lo aveva gettato su qualcosa di infiammabile?
Vagabondava intorno al guscio vuoto della casa, respirando l'aria densa a piccoli sorsi attraverso la bocca. C'era un giardino sul retro, i teneri germogli verdi calpestati e bruciati, anneriti, come le mele, dalla fuliggine.
Dopo un po’, Fraser emerse dagli alberi, uno straccio sudicio in mano che risultò essere il grembiule che William aveva immaginato, di cotonina cosparso di fiori rosa. Era pieno di chiazze, ma non di fuliggine o bruciature; conosceva le macchie arrugginite di sangue secco e, a quella vista, un fremito gli corse lungo la schiena.
«Se ne sono andati,» disse Fraser, piegando l’indumento.
«Le persone che vivevano qui?»
«Nay, loro sono ancora qui. Nella foresta. Gli uomini che li hanno uccisi se ne sono andati. O almeno lo spero,» aggiunse.
«Io… Sì,» disse William. Le sue labbra diventarono improvvisamente fredde, e il suo stomaco era una palla pesante.
In mancanza di una pala, la cosa migliore che potevano fare era disporre i resti (erano arrivati degli animali) nel modo più decoroso possibile, e coprirli di pietre. Un uomo e due ragazzi.
«Devono aver preso la donna,» disse Fraser, la sua voce cupa. «E le ragazze, se ce n’era qualcuna.»
Un flusso di saliva colpì il fondo della gola di William. Sputò ripetutamente, temendo di vomitare.
«Questo…» Si fermò, deglutì a fatica. «Possiamo… inseguirli? Forse riportala – riportarle - indietro?»
Fraser scosse la testa.
«Le ossa sono spoglie e secche, i corvi hanno preso gli occhi e le parti molli. E l’aria puzza ancora ma le ceneri della casa sono fredde come la pietra. Sono morti da alcuni giorni – forse una settimana. E se i malviventi hanno preso la donna per usarla, probabilmente adesso è morta anche lei.» Abbassò lo sguardo sul grembiule macchiato di sangue, come se lo avesse notato all’improvviso. Esitò per un momento, poi avvolse i lacci intorno all’indumento piegato e lo infilò nella sua borsa da sella.
«Se incontrassimo qualcuno sulla strada o in un'altra casa, forse potrebbe riconoscerlo,» disse. «Avremmo un nome per la famiglia, almeno.»
William annuì, e salì a cavallo, anche se con sua sorpresa le mani gli tremavano ed ebbe qualche problema con le redini.
Anche Fraser montò, ma si fermò per un attimo, le redini in mano.
«Benedetto Michele, Arcangelo,» disse, «difendici in battaglia.». Non era stato detto con particolare forza, ma nel modo in cui si potrebbe parlare faccia a faccia con un conoscente rispettato, e William sbatté le palpebre.
«Sii la nostra protezione contro la malvagità e le insidie del diavolo; possa Dio ammonirlo, preghiamo umilmente; e tu, o Principe delle Schiere Celesti, con la potenza di Dio, getta nell'inferno Satana e tutti gli spiriti maligni che si aggirano per il mondo cercando la rovina delle anime. Amen».
Lanciò un’occhiata a William che riuscì a dire un rapido “Amen!” come risposta anche se la preghiera stessa gli fece formicolare i peli sulla nuca, e non poté fare a meno di guardare indietro mentre si allontanavano, le rovine della casetta nel frutteto immobili e terribili nel sole tranquillo.
Qualcuno doveva gettare nell’inferno gli uomini che avevano fatto questo, pensò.
[Fine della sezione]
Chi aveva vissuto lì? Si chiese. Era stato di notte che il posto aveva preso fuoco a causa di una scintilla sconsiderata del camino? O forse un incidente di cucina, in cui la padrona di casa aveva afferrato il suo grembiule in fiamme e, nell’agitazione, lo aveva gettato su qualcosa di infiammabile?
Vagabondava intorno al guscio vuoto della casa, respirando l'aria densa a piccoli sorsi attraverso la bocca. C'era un giardino sul retro, i teneri germogli verdi calpestati e bruciati, anneriti, come le mele, dalla fuliggine.
Dopo un po’, Fraser emerse dagli alberi, uno straccio sudicio in mano che risultò essere il grembiule che William aveva immaginato, di cotonina cosparso di fiori rosa. Era pieno di chiazze, ma non di fuliggine o bruciature; conosceva le macchie arrugginite di sangue secco e, a quella vista, un fremito gli corse lungo la schiena.
«Se ne sono andati,» disse Fraser, piegando l’indumento.
«Le persone che vivevano qui?»
«Nay, loro sono ancora qui. Nella foresta. Gli uomini che li hanno uccisi se ne sono andati. O almeno lo spero,» aggiunse.
«Io… Sì,» disse William. Le sue labbra diventarono improvvisamente fredde, e il suo stomaco era una palla pesante.
In mancanza di una pala, la cosa migliore che potevano fare era disporre i resti (erano arrivati degli animali) nel modo più decoroso possibile, e coprirli di pietre. Un uomo e due ragazzi.
«Devono aver preso la donna,» disse Fraser, la sua voce cupa. «E le ragazze, se ce n’era qualcuna.»
Un flusso di saliva colpì il fondo della gola di William. Sputò ripetutamente, temendo di vomitare.
«Questo…» Si fermò, deglutì a fatica. «Possiamo… inseguirli? Forse riportala – riportarle - indietro?»
Fraser scosse la testa.
«Le ossa sono spoglie e secche, i corvi hanno preso gli occhi e le parti molli. E l’aria puzza ancora ma le ceneri della casa sono fredde come la pietra. Sono morti da alcuni giorni – forse una settimana. E se i malviventi hanno preso la donna per usarla, probabilmente adesso è morta anche lei.» Abbassò lo sguardo sul grembiule macchiato di sangue, come se lo avesse notato all’improvviso. Esitò per un momento, poi avvolse i lacci intorno all’indumento piegato e lo infilò nella sua borsa da sella.
«Se incontrassimo qualcuno sulla strada o in un'altra casa, forse potrebbe riconoscerlo,» disse. «Avremmo un nome per la famiglia, almeno.»
William annuì, e salì a cavallo, anche se con sua sorpresa le mani gli tremavano ed ebbe qualche problema con le redini.
Anche Fraser montò, ma si fermò per un attimo, le redini in mano.
«Benedetto Michele, Arcangelo,» disse, «difendici in battaglia.». Non era stato detto con particolare forza, ma nel modo in cui si potrebbe parlare faccia a faccia con un conoscente rispettato, e William sbatté le palpebre.
«Sii la nostra protezione contro la malvagità e le insidie del diavolo; possa Dio ammonirlo, preghiamo umilmente; e tu, o Principe delle Schiere Celesti, con la potenza di Dio, getta nell'inferno Satana e tutti gli spiriti maligni che si aggirano per il mondo cercando la rovina delle anime. Amen».
Lanciò un’occhiata a William che riuscì a dire un rapido “Amen!” come risposta anche se la preghiera stessa gli fece formicolare i peli sulla nuca, e non poté fare a meno di guardare indietro mentre si allontanavano, le rovine della casetta nel frutteto immobili e terribili nel sole tranquillo.
Qualcuno doveva gettare nell’inferno gli uomini che avevano fatto questo, pensò.
[Fine della sezione]
Immagine: Guido Reni - Michele sconfigge Satana
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