mercoledì 1 luglio 2015

4 chiacchiere con Diana Gabaldon

Infrange le “regole” dello scrivere e del pubblicare fin da quando ha scritto la sua prima storia su un’infermiera della Seconda Guerra Mondiale che viaggia indietro nel tempo e s’innamora di un highlander scozzese, storia che casualmente è due volte più lunga di un romanzo commerciale standard. Il suo editore non sapeva come lanciare il libro sul mercato. I critici hanno cercato di classificarlo come romanzo rosa o storico. O fantasy. O… qualsiasi altra cosa.
Ma a milioni di lettori non importava su quale scaffale si trovasse, tutto quello che sapevano era che lei aveva scritto un grande libro. Outlander, il primo romanzo di Diana Gabaldon, diventò un successo grazie al passaparola e lasciò milioni di lettori desiderosi di nuove avventure dei protagonisti Claire Beauchamp Randall e Jamie Fraser.
Da allora, la Gabaldon ha scritto sei libri della serie, con un settimo in lavorazione e i libri su Lord John, iniziati come racconto breve su un personaggio secondario della serie di Outlander, ma che ha poi preso vita per conto suo. Si è guadagnata una base di lettori fedele e ha soddisfatto le loro richieste su dettagli del mondo di Outlander da lei creato, pubblicando The Outlandish Companion, un compendio di tutte le informazioni su Outlander dedicato ai fan.
I libri della Gabaldon sono il meglio della narrativa. Immagini vivide, dialoghi autentici, personaggi di cui i lettori si innamorano, colpi di scena originali e accuratezza storica si combinano in una storia che si legge tutta d’un fiato. Mi preparo il campo per almeno una settimana quando inizio un romanzo della Gabaldon, perché so che non farò altro e passo un sacco di tempo a chiedermi “Ma come fa?” Prende il suo compito molto seriamente, ma c’è anche una certa magia nella sua prosa, che nessuna tecnica può dispensare.
Eravamo eccitati quando ha accettato un’intervista con Writer Unboxed [x] [x] perché il suo lavoro è l’esempio perfetto di scrittura non etichettabile.
Mettetevi comodi e gustatevi la prima parte della nostra intervista a Diana Gabaldon.

WU: Vieni dal mondo accademico e sei stata una pioniera nell’uso del computer per le analisi scientifiche. Cosa ti ha fatto decidere di diventare scrittrice di romanzi? A quel tempo pensavi che un giorno saresti potuta diventare una scrittrice a tempo pieno?
DG: Sono tentata di dire “Leggi il prologo dell’Outlandish Companion”. Tutti mi chiedono questa cosa.  E rispondo sempre o con l’intera versione da nove pagine o con quella breve: es. Ho sempre saputo di voler essere una scrittrice di romanzi, così ho pensato di scrivere un libro per esercitarmi a imparare come farlo. L’ho fatto. Era Outlander. Avendo deciso che apparentemente potevo scrivere un romanzo decente, ho continuato.
E sì, pensavo che sarei potuta diventare una scrittrice a tempo pieno. Non lo sapevo con certezza, nessuno lo sa, ma certamente pensavo fosse possibile. Come non di rado faccio notare alla gente, il fatto di non aver mai scritto un romanzo prima, non significava che non sapessi fare una frase. Ho scritto – e venduto – altro come freelance per anni:  ho scritto non solo saggi accademici e articoli dotti, ma articoli enciclopedici, documenti per software, materiali  per la formazione, recensioni per riviste di computer, articoli scientifici divulgativi e fumetti per la Disney. No, aspetti, i fumetti sono narrativa, ne sono piuttosto certa.
Ma come ho detto, tutti mi chiedono “Ma come hai fatto dall’essere una scienziata (Oooooh, logica, fredda, ordinata, di difficile comprensione) al diventare una scrittrice di romanzi (Ah! Ah! Cordiale, sconclusionata, empatica, creativa!)? La cui risposta è davvero semplice: ho scritto un libro. (In realtà, non è una contraddizione come la gente spesso crede. Arte e scienza si basano esattamente sugli stessi principi ed essenzialmente sono la stessa cosa).

Outlander è stato un enorme successo commerciale. Avresti mai pensato che si sarebbe affermato come ha fatto? Com’è cambiata la tua vita dopo questo?
Beh, no, davvero. Affermato, intendo. Né la mia vita cambiò drasticamente, a quel tempo.; non lasciai il mio lavoro all’università finché non finii il manoscritto di Dragonfly in Amber (L’amuleto d’ambra + Il ritorno), più di un anno dopo.
Avrai notato che nessuno – nemmeno io – è in grado di descrivere Outlander in venticinque parole o meno. Questo è un serio inconveniente per un libro nuovo di zecca.
Quando è stato pubblicato ha avuto una tiratura di 25.000 copie. Era (ed è ancora) più che dignitoso per un primo romanzo, ma non proprio numeri da blockbuster. È vero, a quei tempi (ricordate che si tratta di diciassette anni fa) non c’erano ancora i megastore; tutto il mercato librario era praticamente nelle mani di B. Dalton, Waldenbooks e, a un livello molto inferiore, delle librerie indipendenti. Ma tutto (in termini di pubblicazione) dipendeva nel piazzare un libro da B. Dalton e Waldenbooks, perciò i responsabili degli acquisti per la narrativa di queste catene erano molto importanti. Ok. I rappresentanti di Random House presero le loro nuove liste – che includevano Outlander come principale titolo del mese – e le mostrarono ai responsabili per la narrativa di entrambe queste catene. Il responsabile di una (credo fosse Waldenbooks, ma non lo ricordo con sicurezza) disse “Non ho idea di cosa sia questo libro, ma dato che è il vostro titolo di punta, ne prenderò 10.000 copie”. Fantastico!
Il responsabile dell’altra catena disse “Non ho idea di cosa sia questo libro, né ce l’avrà nessun altro. Ne prenderà 300 copie”. Per l’intera catena. Circa un quarto di libro per punto vendita.
Ma quelle 300 copie andarono esaurite in quello stesso mese. Quindi ne riordinarono altre 300 copie. Esaurite. Riordinate. Quando successe la terza volta, il responsabile disse “Cos’è questo strano libro che continua a saltar fuori in fondo alla mia lista ogni mese?” A quel punto lo lesse davvero e poi ne ordinò 10.000 copie.
Com’era solito dire il mio primo adorato editore, “Questi devono essere libri da passaparola, perché sono troppo strani per essere descritti a chiunque”.
Comunque, anche se Outlander faceva un po’ di trambusto qua e là, soprattutto grazie alla sua mole, così come alla sua stranezza, non era neanche lontanamente un enorme successo commerciale, tanto per cominciare. Il fatto era che, semplicemente, non smetteva di vendere. (L’intera serie è ancora in stampa, con copertina rigida, diciassette anni dopo. Questo, in una situazione in cui le normali novità cartonate rimangono in stampa per tre mesi).
Quindi, quando uscì Dragonfly in Amber, l’editore prese un bel respiro e decise di rischiare un’altra tiratura di 25.000 copie. Esaurita nel giro di un mese. Ristampata e alla fine finì col vendere più di 50.000 copie in edizione rilegata entro la fine del primo trimestre. Quello attirò l’attenzione delle persone nel mondo dell’editoria, ma non sono ancora grossi numeri. Quel libro cominciò ad apparire nella lista settimanale dei best-seller delle librerie. Ma neanche lontanamente in quelle dei giornali importanti.
Bene, poi arrivò Voyager (Il cerchio di pietre + La collina delle fate), due anni dopo. Ora, Dragonfly in Amber terminava con un intenso finale sospeso. Di conseguenza, i lettori si gettarono su Voyager come un’orda di locuste. L’editore (urlando e strappandosi i capelli a causa dell’incredibile mole del libro) aveva scelto, con timore e trepidazione, di fare una tiratura iniziale di 60.000 copie! Andò esaurito nei primi tre giorni. Ristampato. Ristampato di nuovo una terza volta alla fine della prima settimana. Vendette 110.000 copie rilegate nel suo primo mese. Ora stiamo parlando di zona bestseller e Voyager è stato il mio primo libro a raggiungere la classifica del New York Time. Ma questo è successo sei anni dopo che avevo iniziato a scrivere un romanzo per vedere se ne ero in grado. Sai, progressi graduali.
Com’è cambiata la mia vita? Non insegno più né faccio ricerca scientifica all’università; adesso sto nel mio ufficio a scrivere libri – e interviste.

C’è un dibattito in corso, qui al Writer Unboxed, sul fatto che gli editori si sentono a disagio di fronte ai libri che non riescono facilmente a inserire in un genere ben definito. Poi ho letto in una tua intervista a January Magazine, in cui riveli che Outlander è rimasto a languire per 18 mesi, perché l’editore non riusciva a capire in che categoria inserire un libro che attraversa i confini di così tanti generi letterari. Come hai superato quest’esperienza fatta di alti e bassi? Pensi che oggi gli editori siano più rilassati nel classificare i libri in base a un determinato genere oppure fanno ancor più resistenza ai libri non convenzionali?
Beh, l’ho superata grazie alla mia totale ignoranza. Non avevo idea di quale fosse una normale timeline editoriale, quindi non ero minimamente turbata, dato che nessuno mi aveva detto qual era il problema, o che ci fosse un problema.
Credo che ora gli editori siano più propensi a considerare libri che allargano i confini di uno specifico genere (vedi il fatto che i “romanzi di vampiri”  sono oggi un talmente comuni che nessuno fa nemmeno caso alla denominazione) – ma un libro che molto evidentemente non sta da nessuna parte li farà agitare davvero .

Sei in grado di fondere diversi generi - avventura, romanticismo, paranormale – all’interno del quadro generale di un racconto storico. Pensi che gli scrittori dovrebbero esplorare oltre il proprio genere? Quali vantaggi o svantaggi possono derivarne?
Di sicuro non potrei dire a nessuno che dovrebbe farlo. Porta gravi problemi, sia in termini di vendita sia di commercializzazione di un libro, se non può essere inserito in un genere preciso – le librerie hanno degli scaffali, e quegli scaffali hanno delle etichette, è questo alla fin fine. "Dove va messo questo libro?" È la domanda di fondo che tutti gli editori e gli addetti al marketing si fanno per iniziare. Se non è possibile rispondere a questa domanda in venticinque parole o meno (per non parlare di una sola parola esplicativa), hai un problema.
D'altra parte, parlando dello scrivere un libro... beh, è possibile utilizzare qualsiasi cosa ti piaccia e che sia finalizzato al libro, e non si è (o non è necessario essere) vincolati da convenzioni o aspettative di un genere conosciuto. ("Non puoi farlo!" È stato il classico ritornello che ho sentito per i miei primi tre o quattro libri, in genere da altri scrittori che hanno lavorato entro i limiti di uno o dell'altro genere che stavo usando. "Forse no," Mi piacerebbe rispondere "ma l'ho fatto.")

Hai definito i tuoi romanzi "grossi libri strani". Sono su più livelli con diverse trame intrecciate tra loro. Come fai a mantenere il tuo racconto sui binari? Tracci le grandi linee in anticipo, o "vai a briglia sciolta"?
Oh, io non lo faccio. Mantenere la narrazione sui binari, voglio dire. Sono una specie di scrittore a quattro ruote motrici.
Vedi, quando scrivo, sto essenzialmente costruendo un oggetto senza dimensione nell'iperspazio della mia mente. Certamente ha una struttura, ma è molto più simile ad una molecola di DNA che ad una linea retta, e davvero non importa quali pezzi sono stati scritti prima o dopo; tutti finiscono uno nell’altro per formare piccoli vortici di trama, e questi poi cominciano ad agglomerarsi in pezzi più grandi, e... è un qualcosa di organico.
Hmm. Beh, guarda. La metafora migliore che mi viene in mente per descrivere quello che faccio quando scrivo è la formazione dei continenti.
Quando si inizia, non c'è niente, solo un mare senza strade davanti a te, si estende fino all'orizzonte. Ma aspetta! Fuori, in lontananza, un vulcano sottomarino inizia a sputare fumo e cenere! Poi un altro, e un altro ancora!
Mentre la lava rotola giù dai fianchi dei vulcani, sibilando nel mare, enormi nubi di vapore si alzano creando nuvole e oscurando momentaneamente le cose. Ma, quando il vapore e la pioggia cominciano a diradarsi, si vedono le isole che si sono formate attorno a questi vulcani - atolli, lagune, isolotti ... le montagne diventano più alte, le isole più grandi, la vegetazione cresce,  gli animali le colonizzano  - e come la terra emerge e l’acqua sparisce, si comincia a vedere la forma del continente sottostante. Un fianco del vulcano scivola nell’acqua - e un altro emerge laggiù... così puoi indovinare come dev’essere la terra nascosta sotto l’acqua, fra loro.
Quando tutto il lavoro è fatto, si hanno catene montuose di conflitti e eccitazione e valli di liricità rilassante. Piccoli laghi e corsi d'acqua rimangono nelle cavità - queste sono le profondità dove il simbolismo, le ambiguità morali ed i temi non espliciti del libro si trovano sommersi, in attesa che qualcuno si immerga per loro. E quando il lettore si sporge per guardare in questi misteri d’acqua... dovrebbe vedere se stesso nel riflesso.

I tuoi libri sono estremamente particolareggiati, con dettagli storici che vanno dal grande macromondo degli eventi politici al più piccolo momento di vita quotidiana. Quale metodo di ricerca funziona meglio per te? Quali dritte potresti dare agli scrittori per sfruttare appieno le fonti storiche? 
Sarebbe una forzatura voler elevare il modo in cui faccio ricerca a rango di metodo, figuriamoci più di uno. Mmm, beh, vediamo, da un lato scrivo e faccio ricerca contemporaneamente, le due cose si alimentano l’un l’altra. Il fatto è, magari sto scrivendo e scopro di aver bisogno di sapere X. Allora vado e cerco X, ma lungo la strada potrei trovare qualcosa di assolutamente affascinante su Y (che non avrei mai pensato di andare a cercare in primis), che in cambio mi dà la base per una nuova scena. La scrivo, e nel mentre ho bisogno di trovare materiale su Z. E mentre cerco Z… è un circolo di feedback positivo.
A parte questo, beh… facciamo un rapido esempio.
La struttura storica che sto usando al momento è la Rivoluzione americana, in senso generale. E la cornice temporale che ho mi fa pensare che vorrei in qualche modo usare la Battaglia di Saratoga nel libro. Non ne so nulla. Così, essendo Google e il web quello che sono oggi (ricorda che non esistevano minimamente nella loro forma attuale, quando ho iniziato a scrivere romanzi), do un’occhiata veloce qui e trovo quando ha avuto luogo la battaglia (e che di fatto ci furono due battaglie a distanza di pochi giorni l’una dall’altra), dove si svolse e i nomi dei principali generali e ufficiali che vi parteciparono. Voglio più informazioni e cercando “Battaglia di Saratoga ordine della battaglia” (l’ordine della battaglia è una descrizione di quali specifiche truppe furono coinvolte e di com’erano posizionate) mi rimanda a un sito che me le dà.


Ok, queste sono tutte cose preliminari molto utili, ma sono preliminari. Il web è vasto, ma superficiale, a meno di non essere molto specifici riguardo a quello che si sta cercando (vedi “ordine della battaglia”) e/o fortunati. Se vuoi davvero spessore, accuratezza e credibilità storici, usi i libri. (La base della mia collezione di riferimento è di circa 1500 volumi, al momento); di solito acquisto più o meno duecento volumi supplementari, durante le ricerche per ogni nuovo romanzo che scrivo, anche se al momento ho una buona collezione su quel periodo storico con cui lavorare, quindi non ho bisogno di molta roba nuova).
Dunque, adesso so che la Battaglia di Saratoga ha avuto luogo all’inizio dell’autunno, nel nord dello stato di New York. Ok. Sono stata nel nord dello stato di New York; quel posto è completamente ricoperto d’alberi. Non credo che fosse molto diverso nel diciottesimo secolo (anche se quando descrivi la vegetazione ti devi assicurare che quella pianta non sia stata introdotta durante il diciannovesimo secolo – i botanici viaggiatori e collezionisti hanno introdotto ogni genere di cose ovunque, a quel tempo – ma una delle guide botaniche Peterson o Audubon oppure uno degli erbari di riferimento generalmente me lo dicono). E so che c’è stato quel lasso di circa dieci giorni fra le due battaglie. Se voglio scrivere una scena con Claire, Jamie o il Giovane Ian durante quel periodo, potrei ragionevolmente usare la mia percezione di come potevano essere i boschi orientali, supportata da tre o quattro guide storico-naturalistiche che ho specificamente per i boschi orientali degli Stati Uniti. Quindi potrei partire da lì.
Ma cosa sta succedendo in questa scena? È puramente personale – in quel caso so probabilmente quello che mi serve – o ci sarà qualche riferimento alla battaglia che si è conclusa qualche giorno prima o a quella che non è ancora iniziata… e le persone accampate lì sanno che ci sarà un’altra battaglia? Probabilmente no, ma andiamo a vedere… Non è qualcosa che spunterà facilmente fuori dal web (anche se potreste trova re il diario di qualcuno che include quel periodo; potrebbe valere la pena darci un’occhiata – e infatti, io probabilmente lo vorrei fare in ogni caso, visto che i racconti in prima persona ti danno invariabilmente una grande quantità di eccellenti dettagli che non avresti pensato di cercare per conto tuo)… ma mi sono imbattuta più volte in riferimenti a un libro intitolato “SARATOGA”, di Richard M. Ketchum, che viene indicato come il più completo e accurato resoconto della battaglia e del suo contesto storico.
Così ho ordinato il libro di Ketchum su Amazon, ma nel frattempo… siamo fra due battaglie, giusto? Quindi, presumibilmente ci sono persone che sono state ferite nella prima battaglia, e Claire, essendo quella che è, sarà verosimilmente richiesta per le sue competenze mediche. Quindi… che sta facendo? Perché non ho bisogno di sapere cos’è successo esattamente nella prima battaglia per sapere quali tipi di ferite ha causato; so quali tipi di armi venivano usati e il tipo di carneficina che ne derivava (e ho diverse fonti sulle armi e sulla medicina del XVIII secolo e un manuale della Merck del 1967 – essendo quello l’anno limite per le conoscenze mediche di Claire – per sicurezza).
Siamo in un accampamento militare di circa seimila persone. Quindi… posso immaginare quale fosse l’impatto sul terreno (immaginati già solo le latrine…) – nuvole di polvere quando non piove, mare di fango quando lo fa, i boschi spogliati di tutto ciò che è combustibile, ma grandi predatori come i lupi attratti dalla fonte di cibo (uno dei racconti in prima persona che ho letto descrive l’ululare dei lupi durante le notti fra le battaglie, mentre scavavano e divoravano i corpi dei caduti che erano stati seppelliti in una fossa troppo superficiale)… e ho diversi utili manuali d’istruzioni, scritti per coloro che mettono in scena le ricostruzioni storiche, in cui viene dettagliatamente descritto come doveva essere un bollitore da campo di quell’epoca, come costruire una cucina da campo, cos’era un sacco letto (un sacco di tela con una fessura, che poteva essere arrotolato e facilmente trasportato, ma poi srotolato e riempito – idealmente – di erba secca o fieno per dormirci sopra la notte; tutti i soldati inglesi ne avevano uno come equipaggiamento) e così via.
Quindi posso felicemente scrivere di cosa stava facendo Claire durante le battaglie, mentre aspetto di poter ottenere più dettagli, ma una volta avuto il Ketchum vi ho trovato qualcosa in più su quello che successe (e a chi) durante quella battaglia… e quelle scene iniziali si sono ingrandite un bel po’. Da un alto ho scoperto che Benedict Arnold (ancora con gli Americani) fu una forza considerevole durante la seconda battaglia. Ora, come posso inserire almeno un riferimento marginale a lui, dato che Claire sa cosa succederà con lui? (Ora, come la gestiamo, questa cosa? Potrei arrivare direttamente al punto o potrei usarla per incasinare un po’ la Moralità dei Viaggiatori nel Tempo e i fili dei Paradigmi del Viaggio nel Tempo che stavo utilizzando). (La cosa, nell’utilizzare personaggi storici, è che ti devi ricordare che per quanto interessanti possano essere, il romanzo raramente è su di loro. Se ne userai uno, lui o lei dovrà avere una rilevanza personale per le persone protagoniste del romanzo).
In più, ho anche avuto l’occasione di andare e di camminare sul campo di battaglia di Saratoga; ho visto una ricostruzione della fattoria in cui si riunivano gli ufficiali Continentali e so quanto sia vicino il fiume e che odore ha l’aria… e tutte queste cose trovano la loro strada in quello che sto scrivendo (non, non c’è bisogno di fare ricerche sul campo, ma è certamente bello se ne avete l’occasione).
E… parlando con un impiegato del NPS (Servizio Nazionale Parchi) che stava lavorando come figurante sul campo di battaglia (che non solo mi ha permesso di tenere il suo moschetto Brown Bess e mostrato come si caricava, ma ha anche risposto alle mie domande impiccione su che tipo di biancheria indossasse – nessuna, com’è venuto fuori), ho scoperto casualmente che quando, qualche anno fa,l’NSP ha scavato quella che credeva essere la tomba del Brigadiere Simon Fraser nella Grande Ridotta, l’ha trovata… vuota. Uno o due bottoni, ma nessun segno di un corpo, e ovviamente avrebbero dovuto esserci, anche dopo 250 anni. Questa briciola d’informazione mi ha dato la svolta alla trama che stavo cercando da mesi. Per esempio, sapevo di aver bisogno che alcune persone andassero dal punto A al punto B, semplicemente non sapevo come, quando e perché. Venire a sapere della tomba di Simon Fraser ha improvvisamente risposto a tutte queste domande.
E ovviamente, mentre lavoro a tutto questo, penso, come fa Claire, a cosa sia successo durante quella prima battaglia. Mi sono andata convincendo che Jamie Fraser era rimasto leggermente ferito in quella battaglia. Come? Cosa stava facendo? Per fortuna il Ketchum era arrivato ed era proprio pieno di dettagli e citazioni in prima persona, così ho potuto facilmente piazzare Jamie in quella battaglia, così come sapere dove doveva essere quando Simon Fraser fu ucciso nella seconda battaglia. Il che mi ha portato a occuparmi di questa seconda battaglia, nella quale Benedict Arnold giocò un ruolo straordinario. E così…
È davvero caotico. Ma così è la vita.
Dritte? Cavolo. Beh, sì. Quando avete appena iniziato le vostre ricerche ed avete bisogno di una rapida panoramica del vostro periodo, andate a vedere nel reparto ragazzi della biblioteca. I libri per ragazzi sono letture veloci e per loro natura devono essere accattivanti. Questo significa che hanno una struttura breve e semplice, ma includono sempre tutti quei dettagli pittoreschi che sono irresistibili per uno scrittore.
A parte questo… Immaginatevi dentro a una scena, corpo e mente. Questo vi dirà quali tipi di dettagli avete bisogno di sapere. E vi garantisco che quando andrete a cercarli, scoprirete qualcosa di fantastico – indipendentemente se fosse quello che stavate cercando o no. Non dipendete in toto dal web per le vostre ricerche. Andate nelle biblioteche (biblioteche universitarie, di preferenza; le biblioteche pubbliche sono ottime istituzioni, ma le loro competenze fanno sì che abbiano libri generalmente popolari, piuttosto che quelli di tipo specialistico che cerca un romanziere storico) – e oltre a setacciare gli scaffali, chiedete ai bibliotecari di guidarvi verso le fonti; le moderne biblioteche universitarie hanno enormi archivi online, che prima era difficile anche solo poter trovare e consultare per conto proprio.
 

Hai mai cambiato una trama perché ti sei imbattuta in qualcosa di troppo succoso da ignorare, durante le tue ricerche?
Questo presupporrebbe che io avessi una trama con cui iniziare; che io lavorassi seguendo una struttura o in maniera lineare, così da avere una sequenza di eventi prevedibile (prevedibile da me, intendo, non dal lettore), che quindi potrebbe cambiare nel caso di scoperte fantastiche durante le ricerche.
E io non ce l’ho. Non pianifico i libri in anticipo, non lavoro su una struttura, e non scrivo linearmente. Inoltre faccio le ricerche contemporaneamente alla scrittura. (Vedi la risposta alla domanda 6 più sopra).
Se fosse quello il caso, la trama “cambierebbe” in continuazione in base a qualsiasi cosa io leggessi, vedessi o pensassi. Anche se “cambiare” non è probabilmente la parola esatta, perché la trama non esiste prima dei piccoli pezzi d’ispirazione che la generano.
 

Ora che hai sei libri (al momento dell'intervista gli ultimi due volumi della serie non erano ancora usciti N.d.T.) nella serie di Outlander e la metà in quella di Lord John, il pantheon di personaggi sta crescendo. Avere così tanti personaggi è un peso o un aiuto? È strano che ci siano lettori affascinati da certi personaggi? 
Dio, ci sono più di cinquecento personaggi citati nei soli primi quattro libri della serie di Outlander (lo so perché ho dovuto elencarli tutti – con brevi descrizioni – per una sezione dell’Outlandish Companion). Non ho idea di quanti siano ora, ma immagino che lo scopriremo quando scriverò l’OC, volume II).
Non capisco perché dovrebbero essere un peso o un aiuto, davvero; ci sono quando servono, ma non stanno fra i piedi. Voglio dire, se non ho bisogno di uno di loro per qualcosa, semplicemente non scrivo di lui/lei.
Oh, aspetta, intendi molti personaggi principali? Se è così, allora sì, posso vedere dia vantaggi che svantaggi in questo. Fra i vantaggi, hai meno possibilità di annoiare i tuoi lettori seguendo ogni minuzia della vita di una singola persona mentre scopre tutti i significativi progressi culturali del mondo Neolitico, dato che puoi spostarti da una sottotrama all’altra, evitando così le parti noiose di ognuna. Allo stesso tempo sei meno soggetto ad avere il blocco dello scrittore, dato che se non hai idea di come questo dovrebbe essere dopo, puoi sempre metterti a scrivere un po’ di quell’altro.
Come svantaggi, ti devi assicurare che tutte queste sottotrame abbiano un senso, sia internamente che esternamente. Il fatto è che ogni personaggio principale deve avere un arco di qualche tipo all’interno della storia e che le varie sottotrame devono avere qualcosa a che fare le une con le altre.
Per quanto riguarda la stranezza… beh, vediamo. Da un lato, certamente spero che i lettori siano affascinati da più personaggi; non c’è motivo di leggere i libri se non lo sono. E dopotutto, sono giustamente affascinata da loro io stessa.
D’altro canto, la risposta dei lettori ai libri e ai personaggi rende sicuramente l’arrivo quotidiano della posta più interessante – non sai mai cosa arriverà dopo. L’altra settimana ho ricevuto un grosso pacco dai membri del Soapdish Forum (di cui non avevo mai sentito parlare prima), un gruppo online dedicato alla produzione artigianale di cosmetici e articoli per l’igiene (fra le altre cose). Avevano deciso, mi hanno spiegato, di basare i loro progetti mensili sui miei libri e i miei personaggi, dato che molti dei loro membri erano fan dei libri e pensavano potessi gradire dei campioni dei loro lavori. Cosa che certamente ho fatto: il contenuto della scatola comprendeva il talco setosa per il corpo “La Dame Blanche” , saponette “Dragonfly E Amber” (due saponette confezionate insieme, una all’essenza di ambra e l’altra un vortice blu pallido dalla fragranza floreale e con su stampata una libellula dorata, uno spray vivificante alla lavanda per il “drago esigente” e altre affascinanti sostanze e prodotti.
Il giorno dopo ho ricevuto una busta con il testo e la musica di una canzone composta da una lettrice e basata sulle emozioni suscitatele dai personaggi principale, insieme a una cassetta di lei che la canta.
Ci sono cavalli da corsa, cani da mostra, macchine e zone residenziali con nomi di personaggi e luoghi dei miei libri. Ho ricevuto in regalo candele profumate, scialli fatti a mano, cornamuse fatte a maglia (davvero) e 200 rotoli di carta igienica da tutto il mondo (no, davvero. Una fan delle Ladies of Lallybroch – un gruppo di fan online – mi fece una domanda mentre stavo finendo un libro, e le risposi che sarei stata felice di risponderle, ma di chiedermelo la settimana dopo, perché mi erano rimasti solo due neuroni al momento e uno di questi stava cercando di ricordarsi di comprare la carta igienica. Tre giorni dopo, il camion della FedEx faceva retro marcia a casa mia…).
Beh, sì, alcuni di questi sono un po’ strani. Ma li amo tutti.


Come hanno reagito i fan ai romanzi di Lord John quando sono usciti? Erano sorpresi che tu avessi tolto tempo alla serie Outlander per scrivere una nuova storia?
Beh, hanno reagito come previsto. Ogni volta che un autore con una serie di successo scrive qualcosa d'altro, metà del pubblico sarà entusiasta della novità ("Finalmente! Sta scrivere qualcosa d'altro a quei vecchi diavoli assatanati!") E l'altra metà insisterà che l'autore sta "sprecando" il suo tempo ("Voglio leggere solo di Jamie e Claire, non me ne può fregare di meno di qualche omo... ").
Direi che è un buon affare che più della metà dei lettori di Outlander abbia acquistato i libri di Lord John (ed è anche piaciuto, per fortuna) - e (di nuovo, come era prevedibile) i fans di quei libri sono in costante crescita con ogni nuovo romanzo; che è esattamente ciò che è successo con la serie principale.
I libri di Lord John in realtà non sono una costola dalla serie, però; si inseriscono nella serie complessiva di Outlander (anche se in modo perpendicolare). Si incrociano e si completano le trame dei principali libri, riempiendo alcune delle lacune più grandi. E mentre questi romanzi si concentrano sul personaggio di Lord John Grey, entrambi fanno riferimento e coinvolgono direttamente i personaggi principali dei romanzi di Outlander (Jamie Fraser è un importante, anche se minore, personaggio della Confraternita della Spada -Lord John e i fantasmi del passato+ Lord John e una verità inaspettata in Italia-  mentre Lord John è un personaggio importante, ma secondario in alcuni dei principali libri).
E negli strati più profondi della fiction-storica, usando Lord John in questo modo, abbiamo la prospettiva inglese dell'incremento dei conflitti giacobiti e della Rivoluzione Americana, fornendo così una più ricca (e più accurata) idea del periodo e degli eventi.
Ci sono alcuni lettori che sono a disagio con quello che si ostinano a chiamare "stile di vita" di Lord John (come un mio amico gay una volta osservò: "Sì, mi sono svegliato una mattina e mi sono detto, 'Oh, credo che mi imbarcherò in uno stile di vita che limita fortemente i miei potenziali partner, mi espone al rischio di contrarre delle malattie mortali e di venire preso a calci in testa, se andassi nel locale sbagliato' solo per divertimento").
Questo è perfettamente legittimo; non tutti i libri sono per tutti. Eppure, molti più lettori sembrano molto più a loro agio con John Grey, ora che l'hanno visto nel suo contesto e hanno imparato di più sulla sua vita e carattere.
E da un punto di vista puramente tecnico, Lord John è un ottimo personaggio con cui lavorare, a causa dei suoi conflitti interiori. Era un omosessuale in un tempo e in una cultura in cui l'omosessualità era un reato capitale. Ergo, vive costantemente con il pericolo di venir scoperto.
Allo stesso tempo, incarna le virtù del suo tempo: è un uomo d'onore, coscienzioso, dedito alla famiglia, al re e al paese, un abile e coraggioso soldato ed è molto consapevole di sé, un illuminista con un interesse per la logica e la scienza, che accetta quindi la propria natura come un fatto naturale, piuttosto che teologico. Considerate quale forza di carattere deve avere per conoscere e accettare se stesso ed essenzialmente per mettere la propria vita sui binari per il proprio paese e cultura, quando questi paese e cultura lo marchierebbero come pervertito, dannandolo all'inferno come un reprobo sociale?

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