Si fermò per un momento, dalle fibbie brillanti della sua scarpa, poi alzò la testa e mi guardò diretto.
"Pensi che dato che mi hai detto che i ribelli vinceranno, sono libero di andarmene?"
"Io...no." Feci scivolare il coperchio della scatola chiudendola con un colpetto, senza guardarla. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Il suo viso era immobile, ma i suoi occhi bloccavano i miei, determinati. "So che devi. So che è parte di ciò che sei. Non puoi stare in disparte e essere comunque ciò che sei. Più o meno era questo il mio punto, riguardo..."
Lui mi interruppe facendo un passo avanti e afferrandomi per il polso.
"E cosa è che pensi che io sia, Sassenach?"
"Un uomo sanguinario, ecco cosa!" Divincolai il polso e mi voltai, ma mi mise una mano sulla spalla e mi girai verso di lui.
"Sì, sono un uomo sanguinario ", disse e una minima traccia di rammarico gli toccò la bocca, ma i suoi occhi erano blu e fissi.
"Hai fatto pace con ciò che sono, pensi... ma penso che tu non sappia cosa significhi. Essere ciò che sono non significa solo versare il mio sangue quando devo. Significa che devo sacrificare altri uomini fino al limite della mia causa, non solo quelli che uccido come nemici, ma quelli che ha come amici...o come parenti."
La sua mano si allontanò e la tensione abbandonò le sue spalle. Si voltò verso la porta dicendo: "Vieni quando sei pronta, Sassenach".
mercoledì 7 maggio 2014
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