"Prima guarda sopra l’acqua, aye?" sussurrò Jamie, alzando il mento allo scintillio nero della palude sommersa. Era bloccato da ciuffi di Spartina all’altezza della vita, e da piccole foglie d’acqua, verde brillante alla luce delle torce. Questo era un punto profondo, però, con due o tre di quelle che i nativi chiamavano "amache", anche se evidentemente intendevano "collinette" – piccole isole, con alberi come cera di mirto e sempreverdi cespugli di agrifoglio, sebbene anche questi fossero di natura spinosa, come tutto il resto in una palude, salvo le rane e i pesci.
Alcuni degli appuntiti abitanti della palude, tuttavia, si muovevano e non erano qualcosa che vorresti incontrare inaspettatamente. Germain scrutò obbediente nel buio, la sua fiocina tenuta stretta e in alto, pronta per il movimento. Jamie lo sentiva tremare, in parte per il freddo, ma soprattutto, pensò, per l'emozione.
Un movimento improvviso ruppe la superficie dell'acqua, e Germain si lanciò in avanti, gettando la sua lancia in acqua con un urlo acuto.
Fergus e Jamie lanciarono grida molto più profonde, afferrando Germain per un braccio e tirandolo indietro sopra il fango, il Cottonmouth (serpente velenoso) irritato che aveva quasi infilzato si girò verso di lui sferzante, abissando la bocca in un bagliore bianco.
Ma il serpente fortunatamente aveva affari altrove e nuotò con sinuosità arrabbiata. Ian, al sicuro fuori portata, se la rideva.
"Penso sia divertente, vuoi farlo anche tu?", disse Germain, accigliato fingendo di non tremare.
"Sì, lo farò", lo rassicurò suo cugino. "Sarebbe stato anche più divertente se foste stati mangiati da un alligatore, però. Guardate lì" Sollevò la torcia e la puntò; a dieci metri di distanza, c'era un’increspatura nell’acqua, tra loro e l'amaca più vicina.
Grazie a Stefania per la traduzione
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