La porta non era chiusa a chiave. Lui la aprì, con cuore che batteva all'impazzata, e poi ancora di più quando si rese conto che le luci non erano accese neanche nella camera delle turbine.C'era un po' di luce. Le piccole finestre nella parte superiore del grande spazio, sopra dove c'era la camera dei tecnici; c'era luce che veniva da lì. Quanto bastava per poter vedere i mostri in quella stanza enorme. "Sono solo macchine" mormorò, premendo la schiena contro il muro vicino la porta aperta.
"SonosolomacchineSonosolomacchineSonosolomacchine!" Conosceva i loro nomi, la gigantesca puleggia-montacarichi che scorreva sopra dei grandi ganci pendenti e le turbine, gli aveva detto la mamma. Ma era lassù allora, dove c'era la luce ed era giorno.Il pavimento sotto i suoi piedi vibrava e poteva sentire le manopole contro la sua spina dorsale che sbattevano contro il muro come si fossero scosse dal peso dell'acqua che scorreva veloce nella diga sotto di lui. Tonnellate d'acqua, aveva detto la mamma.
Tonnellate e tonnellate e tonnellate di acque nere e scure, intorno a lui, sotto di lui...se la parete o il pavimento si fossero rotti..."Chiudi il becco, rafazzino!", si era detto fieramente e si strofinò la mano sul viso e se l'asciugò sui jeans. "Devi muoverti. Vai!"C'erano delle scale, dovevano esserci delle scale. Ed erano lì da qualche parte, tra le gobbe nere delle grandi turbine che spuntavano. Erano più in alto delle grandi pietre della collina dove il signor Cameron lo aveva portato. Quel pensiero lo calmò un po', aveva molta più paura delle pietre. Anche con il forte ruggito che facevano le turbine; gli facevano tremare le ossa, ma in realtà non era dentro le ossa.L'unica cosa che gli impediva di tornare tunnel e aspettare che qualcuno lo trovasse la mattina era... la cosa che c'era là. Non riusciva più a sentire il suo cuore. C'era troppo rumore nella camera delle turbine per sentire qualunque cosa.Di sicuro non riusciva a sentire se stesso pensare, ma le scale dovevano essere vicine alle finestre e tremando in quella direzione, aggrappandosi più che poteva alle enormi gobbe nere attaccate al pavimento.Solo quando finalmente trovò la porta, la spalancò e finì su una scala illuminata che gli venne in mente di chiedersi se il signor Cameron forse era lì, aspettandolo.
Traduzione amatoriale e quindi non ufficiale, fatta senza scopo di lucro