domenica 26 febbraio 2023

Brian&Ellen: Una colomba tra le mani

[Brian Fraser e Murtagh FitzGibbons Fraser si sono nascosti su uno dei parapetti del castello di Leoch, dove si sono intrufolati per partecipare alle celebrazioni funebri per la recente morte del Capo, Red Jacob Mackenzie. Brian sarebbe peggio che sgradito se qualcuno lo riconoscesse come il figlio della Vecchia Volpe, illegittimo o meno, e i due giovani si stanno tenendo alla larga mentre studiano la situazione. Ci sono diverse colombe appollaiate al sole sul muro vicino a loro, e Brian si avvicina molto lentamente. Ne ha appena convinta una a posarsi sulla sua mano (aveva fatto questo trucco in precedenza), quando una giovane donna alta esce a grandi passi da una porta alla fine della merlatura vicino a loro, ma si ferma bruscamente quando vede cosa sta succedendo.] 
Brian la vide con la coda dell’occhio –una bella ragazza, alta – molto alta– spalle quadrate e con l’aspetto di una in grado di badare a sé stessa se le cose dovessero mettersi male. Con la coda dell’occhio vide i capelli rossi al vento, sciolti per il lutto, pensò. Si era fermata quando li aveva visti, ma ora venne verso di loro, camminando lentamente e con attenzione.
Poteva sentire il cuore della colomba, palpitante nel suo palmo, tenue e rapido. Poteva sentire il suo stesso sangue pulsargli nelle orecchie, non molto più lentamente. La ragazza si bloccò, a tre passi da lui; non la guardò, ma sentì il fruscio delle sottogonne e sentì il suo cuore accelerare per accordarsi a quello della colomba.
Lei osservava con interesse, ferma come una quaglia nel nido, per non spaventare la colomba. Brian portò lentamente l’altra mano nella piega del suo plaid, staccò un angolo dal pezzo di pane che aveva messo da parte in caso di fame improvvisa, e muovendosi ancora più lentamente, lo portò su e se lo sistemò delicatamente tra le labbra. La colomba fece ondeggiare un po’ la testa, nervosa per questo nuovo sviluppo, ma i suoi occhi erano luminosi e fissi sul pane.
Emise un debole “tchi, tchi, tchi” tra i denti e l’uccello si avvicinò, interessato. Girò la mano, piano piano, affinché la colomba cambiasse il suo appoggio per stare dritta e terminò con lei sul dorso della sua mano, i suoi piccoli artigli affilati che affondavano un po’. Calmo e lento, la portò all’altezza della sua faccia, facendo ancora quel rumore sibilante, perché non fosse spaventata dal suo respiro. 
Un secondo… due secondi… la colomba girò la testa, in una direzione e poi nell’altra, fissando un occhio alla volta sulla briciola desiderata. Tre secondi… q‑‑.  La colomba fece scattare il collo come un serpente e beccò con precisione la briciola dalla sue labbra, volando dalla sua mano nello stesso movimento.
«Madre di Dio!» dissero, contemporaneamente Brian e la ragazza, colti di sorpresa. Si guardarono l’un l’altro e risero. Si stavano ancora guardando un momento dopo, quando un’acuta voce femminile si alzò esasperata da una finestra in alto attirando l’attenzione della ragazza in alto e lontano.
«Tha mi direach a’ tighinn!» urlò, aggiungendo – con un tono più basso e un sopracciglio alzato – «sta attenta a non ingoiare la tua saliva e morire, vecchia scopa.»
Lui rise ancora e lei lo guardò di nuovo, profondi occhi blu ancora aggrottati per il divertimento.
«Fatelo con un corvo, a charidh,» disse. «E sarò davvero impressionata.»
E poi se n’era andata in un turbinio di gonne, capelli sciolti che volavano come una pioggia d’oro, rovente dalla fucina.
Rimase immobile per un momento guardando la soglia vuota come se potesse farla riapparire lì. Invece, Murtagh usci dal riparo di una nicchia dove si era discretamente ritirato.
«Avrei dovuto prestare più attenzione quando lo hai fatto la prima volta,» disse, indicando con la testa la mano di Brian, dove gli artigli della colomba avevano lasciato piccoli graffi rossi. «Ma sono della stessa opinione di quella bella ragazza, a bhalaich – dovresti farlo con un corvo. E poi passare ai gufi, forse. Sai chi è?» chiese, abbandonando il tono canzonatorio.
«Vive nel castello,» disse Brian, alzando il mento in direzione della torre in alto, «altrimenti quella vacca lassù, non le avrebbe strillato addosso. E dato quello che ho sentito sull’aspetto di Red Jacob MacKenzie, scommetto due pinte di birra che è la figlia maggiore. Si chiama – Ellen?»
«Aye, Ellen.» ora anche Murtagh stava osservando la soglia scura. «E aye, era lei. Ero nel cortile poco fa e qualcuno me l’ha indicata; è scesa per accogliere un fittavolo con i suoi seguaci. Era vestita un pochino meglio, bada, ma non si può confondere una ragazza di quella taglia con qualcun'altra. Cristo, è alta quanto me!»
«Più alta,» disse Brian ridendo. Guardò gli stinchi sottili di Murtagh. «E probabilmente pesa il doppio.» Si sentiva come se avesse già bevuto le due pinte di birra – troppo veloce. La sua testa sembrava leggera e leggermente spumeggiante.
Murtagh scrollò le spalle. «Se stai sopra, che importa?»
«E se non ci stai?»
«Aye, be’, potrebbe anche schiacciarmi, è vero. Ma morirei felice.»
«Andiamo», disse Brian, mentre il suono di molti piedi e le voci degli uomini annunciavano l'imminente avvento di una grande festa. «Chiunque ci veda sa chi siamo, moriremo e basta.»
«Be’, aye, tu. Mia Zia Glenna non lascerà che mi uccidano.»
«Da quanto tempo non la vedi?»
«Och, dieci anni forse venti…»
«Non avevi la barba, vent’anni fa. Non ti distinguerà da un buco nel terreno. E tu non parlerai molto nemmeno con lei, con i denti spaccati. Andiamo!» Afferrò il braccio di Murtagh e lo tirò verso la porta all’altro capo del ballatoio.

sabato 11 febbraio 2023

Libro 10: L'aiuto sperato

William aprì gli occhi e giacque immobile. Si era abituato a non sapere esattamente dove fosse appena sveglio, eccetto quando dormiva nei boschi. Di notte i boschi erano luoghi misteriosi, e il suo orecchio interno sentiva suoni tutta la notte, una parte profonda del suo cervello evidentemente riconosceva e ignorava cose come il vento tra le foglie, e la caduta delle ghiande o il picchiettio della pioggia sulla tela del suo rifugio, ma ancora abbastanza sensibile da avvisarlo del passo lento e pesante di un orso che camminava nelle vicinanze – per non parlare dei rami che si spezzavano sul suo cammino.
Il risultato di questo comportamento da parte del suo cervello era renderlo consapevole della sua situazione tutta la notte e quindi non colto di sorpresa dall’alba, anche se non si svegliava mai completamente.
Comunque, la notte prima aveva dormito come un sasso, spossato dal suo viaggio, rimpinzato di buon cibo caldo e di quanto più l’alcool potesse bere. Il suo ricordo di essere andato a letto era confuso, ma ora giaceva sul pavimento di una stanza vuota—sentiva le assi lisce sotto la sua mano, qualcosa di caldo sopra di lui. La luce filtrava attraverso una finestra coperta con della iuta…
E quasi di colpo, il pensiero era lì nella sua mente, senza preavviso
_Sono in casa di mio padre_
«Gesù,» disse ad alta voce, e si tirò su a sedere, sbattendo gli occhi. Tutto il giorno precedente tornò come una marea, un miscuglio di sforzi, sudore e preoccupazione, arrampicandosi attraverso foreste e dirupi, e vedendo finalmente emergere una grande e bella casa, le sue finestre con i vetri — vetri. In questa landa selvaggia? – che luccicavano nel sole, incongrue tra gli alberi.
Aveva spinto sé stesso e il cavallo oltre la paura e la fatica, e poi --eccolo lì, seduto sulla veranda. James Fraser.
C’erano altre persone sulla veranda e nel cortile, ma non aveva prestato attenzione a nessuno. Solo lui. Fraser. Aveva passato miglia e giorni decidendo cosa dire, come descrivere la situazione, formulare la sua richiesta — e alla fine, aveva semplicemente cavalcato dritto verso a veranda, senza fiato, e aveva detto, _ «Sir, ho bisogno del vostro aiuto.»_
_ Prese un respiro profondo e si passò le mani tra i capelli disordinati, rivivendo quel momento. Fraser si era alzato subito, aveva sceso i gradini, lo aveva preso per un braccio, E aveva detto _«Ce l’hai.»_
«Ce l’hai,» ripeté a bassa voce, tra sé. Ieri, era stato sufficiente – il sollievo di sapere che l’aiuto era a portata di mano. Il sollievo era ancora con lui, ma altre cose si erano insinuate mentre dormiva. 
Il pensiero di Papà era ancora con una lama nel suo petto e una pietra nel suo ventre. Non l’aveva dimenticato, neanche sotto l’assalto delle persone e il conforto di un sacco di whisky.
C'era stata una valanga di persone che si erano riversate fuori dalla casa, correndo dal cortile e da quella che sembrava essere una festa in corso sotto un enorme albero. Aveva notato solo tre persone nella massa vorticosa: Madre Claire, la piccola Fanny e, pochi istanti dopo, sua sorella.
_Sorella_. Non si era aspettato di trovare Brianna qui. Era stato troppo stordito dalla paura, dal timore, dalla preoccupazione, dalla furia e della disperazione, che accadevano tutti insieme, per provare anche solo a immaginare la sua accoglienza a Fraser's Ridge. _E_, ammise tra sé, _perché riuscivo a malapena a stare in sella, e se avessi provato a fare il discorso che avevo pensato, sarei caduto di faccia prima di pronunciare la prima frase_.
Ma ce l’aveva fatta, e aveva avuto la sua risposta.
L'incoraggiamento di ciò fu sufficiente per rimetterlo in piedi. La cosa che lo aveva ricoperto era un semplice pezzo di maglia color vomito, e lo piegò con cura e lo mise da parte. Cercò un utensile di qualche tipo e trovò un vaso da notte di latta malconcio, posto vicino alla porta con una grossa bottiglia accanto, con un'etichetta legata al collo, con la scritta "Bevimi". Staccò il tappo e annusò. Acqua. Proprio quello di cui aveva bisogno, e bevve avidamente, tenendo la bottiglia con una mano e sbottonandosi i calzoni con l'altra
Aveva quasi finito quando la porta si aprì. Si strozzò, spruzzando acqua, e provando a coprirsi con l’altra mano.
«Buongiorno, William,» disse Fanny. «Ti ho portato qualcosa per rompere il tuo digiuno. Ma ci sono porridge e pancetta di sotto. Quando sei pr-_ pronto_.» Stava reggendo una fetta spessa di pane imburrato e una coppa di legno che odorava di birra e sembrava divertita. 
«Grazie, Fanny,» disse, abbottonandosi i pantaloni con tutta la dignità che poté raccogliere. «Ah… come stai?»
«Molto bene, grazie,» disse, e raddrizzò la schiena, mettendo in evidenza un paio di nuovi piccoli seni. «Ho imparato a parlare. Correttamente,» disse, arrotando leggermente la ‘r’.
«Me ne sono accorto,» disse lui, sorridendo. «La tua voce è piacevole, Frances. È birra?»
«Sì. L’ho fatta io,» disse orgogliosamente, e gli passò la coppa.
Era birra leggera, e notevolmente aspra, ma lui aveva ancora sete e andò giù senza sforzi. Lo stesso fece il pane e burro, che divorò in pochi morsi. Frances lo guardò con approvazione.
«Perché alle donne piace nutrire gli uomini?» chiese, ingoiando l’ultimo boccone. «Siamo molto grati, ovviamente, ma sembra un grande sforzo per un piccolo guadagno.»
Era diventata un po’ rosa in viso, e lui pensò che sembrasse un piccolo fiore, di quelli che si trovano nascosti nell’erba in un prato primaverile.
«Mrs. Fraser dice che le donne vogliono mantenere le cose in vita e gli uomini vogliono uccidere le cose,» disse, prendendo la coppa vuota. «Ma noi abbiamo bisogno che gli uomini facciano questo per noi, perciò li nutriamo.»
«Già,» disse, piuttosto sorpreso sentendo questo genere di opinione attribuita a Madre Claire.
«Ucciderai l’uomo che ha rapito Lord John?» chiese gravemente. Il suo rossore stava sparendo, e i suoi occhi erano seri. «Ho ascoltato. Ho sentito quello che hai detto a Mith-Mister Fraser.»
Prese un respiro profondo, e sentì l’aria fresca e profumata del bosco purificarlo delle ultime tracce di fatica.
«Sì, Frances,» disse. «Lo farò.»