domenica 25 ottobre 2020

Bees: Dillo alle api

[In celebrazione del compleanno di Claire Elizabeth Beauchamp Randall Fraser! John Quincy Myers ha portato a Claire uno sciame di api, e le sta spiegando la credenza secondo cui dovrebbe benedire le sue nuove api.]
“Stai completamente ferma.”
“Fa la volontà di Dio,” finì, aprendo gli occhi. Scosse la testa. “Questo non supera tutto? Dire a un’ape di stare ferma, figurarsi a un migliaio alla volta? Perché le api dovrebbero tollerare una cosa screanzata come questa, vi chiedo?”
“Be’, deve funzionare,” dissi. “Jamie ha portato a casa del miele da Salem, molte volte. Forse sono api tedesche. Conoscete una benedizione più… educata?”
Le sue labbra si incresparono dubbiose, e io vidi di sfuggita uno o due denti gialli a pezzi. Poteva ancora masticare la carne? Mi chiesi, rivedendo leggermente il menu della cena. Potevo tagliare la carne di coniglio in cubetti e mescolarla con uova sbattute con cipolle tagliate….
“Suppongo di ricordarmene la maggior parte…”
“O Dio, Creatore di tutti gli animali, tu benedici il seme e lo rendi fruttuoso… è giusto, fruttuoso? Sì, immagino che sia… fruttuoso per il nostro uso. Per intercessione di… be’, ci sono un sacco di santi e simili, ma col cavolo se ne ricordo qualcuno a parte Giovanni Battista – tuttavia se qualcuno ne sa di miele, non pensate che dovrebbe essere lui? Quello delle locuste e del vivere in una pelle d’orso – però perché qualcuno dovrebbe fare così in un posto caldo come ho sentito che è la Terra Santa, sicuramente io non so dirlo. Comunque…” I suoi occhi si chiusero di nuovo, e allungò la mano, quasi inconsciamente, verso l’alveare, circondato da una nuvola di api volanti.
“Con l’intercessione di chiunque voglia intercedere, ascolta misericordioso le nostre preghiere. Benedici e santifica queste api con la Tua compassione, affinché possano… Be’,” disse, aprendo gli occhi e guardandomi accigliato, “dice ‘portare frutti in abbondanza’, anche se qualsiasi dannato sciocco sa che è il miele che volete che sia abbondante. Eppure…” Le palpebre rugose si chiusero di nuovo contro la luce del sole morente, e concluse, “per la bellezza e l’ornamento del Tuo santo tempio e per il nostro umile scopo.”
“Sono un po’ di più,” disse, lasciando cadere la mano e girandosi verso di me, “ma questo è il senso. Alla fine, direi, che potete benedire le vostre api in qualsiasi modo vi sembri giusto. La sola cosa importante – è forse lo sapete già – è che parliate con loro regolarmente.”
“Di qualcosa in particolare?” chiesi cautamente, flettendo le dita e provando a ricordare se avevo mai avuto una conversazione con le mie precedenti arnie.
Probabilmente lo avevo fatto, ma non consciamente. Come la maggior parte dei giardinieri, avevo l’abitudine di borbottare tra me in mezzo alle erbacce e alle verdure, esecrando gli insetti e i conigli ed incoraggiando le piante. Dio sapeva cosa potevo aver detto alle api strada facendo…
“Le api sono molto socievoli,” spiegò Myers, e ne soffiò una via dal dorso della sua mano molto gentilmente. “E sono curiose, cosa che ha solo senso, dal momento che vanno avanti e indietro e raccolgono notizie insieme al loro polline. Perciò ditegli cosa sta succedendo – se è venuto qualcuno per una visita, se è nato un nuovo bambino, se qualcuno di nuovo doveva insediarsi, o un colono è partito – o morto. Vedete, se qualcuno vive o muore,” spiegò, scacciando un’ape dalla mia spalla, “e voi non lo dite alle api, loro si offendono, e voleranno tutte via.”
Potevo vedere parecchie somiglianze tra John Quincy e un’ape, in termini di raccolta di notizie, e sorrisi al pensiero. Mi chiesi se si sarebbe offeso scoprendo che qualcuno gli aveva tenuto nascosto un succoso pettegolezzo, ma in generale, dubitavo che qualcuno lo avesse fatto. Aveva una gentilezza che invogliava la confidenza, ed ero sicura che manteneva i segreti di molte persone.
“Bene, allora.” Il sole stava cominciando a scendere veloce adesso, e l’odore umido delle piante era forte e raggi di luce tagliavano tra le palizzate, vivide tra le ombre fruscianti del giardino. “Meglio proseguire, suppongo.”
Dato i vari esempi offerti da John Quincy, ero abbastanza sicura di poter procedere a mia volta in tema di benedizione. Riempimmo i quattro piatti con acqua e li mettemmo sotto le gambe dello sgabello, per impedire alle formiche di arrampicarsi sull’alveare, attratte dall’odore del miele. Alcuni di questi insetti voraci stavano già salendo lungo le gambe dello sgabello e io li rimossi con una falda della mia gonna – il mio primo gesto di protezione verso le mie nuove api.
John Quincy sorrise e mi fece un cenno con la testa mentre mi alzavo, e io annuii in risposta, allungai una mano esitante attraverso il velo di api che entravano nell'arnia e toccai la paglia liscia e contorta dell’alveare. Poteva essere immaginazione, ma pensai di riuscire a sentire una vibrazione attraverso la pelle, proprio sotto la soglia dell'udito, un ronzio forte e certo.
“Oh, Dio,” dissi – e avrei voluto conoscere il nome del santo protettore delle api, perché sicuramente doveva essercene uno – “Ti prego fa che queste api si sentano benvenute nella loro nuova casa. Aiutami a proteggerle e ad avere cura di loro, e che possano trovare sempre dei fiori. Er… e un tranquillo riposo alla fine di ogni giorno. Amen.”
“Andrà benissimo, Mrs. Claire,” disse John Quincy, e la sua voce era bassa e calda come il ronzio delle api.
Ce ne andammo, chiudendo e assicurando con cura il cancello dietro di noi, e andammo giù, fuori dall’ombra del camino torreggiante e lungo il muro orientale della casa. Si stava facendo buio in fretta ora, e il fuoco della cucina sussultò mentre entravamo in cucina, illuminando la mia famiglia in attesa. _Casa_


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