Dall’adolescenza nella rurale Monaghan, la star del dramma sui viaggi del tempo ha silenziosamente costruito una carriera come supermodella e ora come celebrità della TV, con quattro nomination al Golden Globe
“C’è una cosa che ho imparato molti anni fa e sembra molto sciocco, ma è sempre rimasto con me.”
Caitriona Balfe ricorda una lezione di vita davanti a un tè alla menta e un pain au chocolat in un bistro di Los Feliz, vicino Hollywood a Los Angeles. Questa cosa che ha imparato deriva da una fonte improbabile: un corso di recitazione da 5$ a cui si era iscritta anni fa. (
“Quelle erano le cose strane che facevo quando volevo fare l’attrice a Los Angeles quando sono venuta la prima volta qui.”). Lei ricorda il tipo che stava tenendo il corso
“parlare di liberare e distruggere il bisogno di qualunque cosa sia. Quando devi andare a un’audizione, e sei tanto nervosa perché vuoi che alla gente piaccia quello che stai per fare: lascia andare e distruggi il bisogno di piacere.”
Balfe ha imparato a concedersi di lasciar andare quelle cose che ci costringono in nodi, a passare oltre le sensazioni.
“È qualcosa di così semplice e così sciocco, ma funziona per una miriade di ragioni. Qualunque sia… solo mollare, lasciarlo andare.” Fa una pausa.
“Molto di quello che ci fa diventare matti sono i nostri stessi pensieri, giusto? Perciò se riesci a fermare questa spirale in un punto…”. Poi la pausa si interrompe e Balfe si sminuisce
“Sembra così patetico e LA.”
Balfe è una star. Interpretare il ruolo principale in
Outlander le ha dato un grado di fama e successo di cui l’Irlanda non si è accorta come gli Stati Uniti, dato che la serie qui non è in prima serata.
Balfe è stata nominata per quattro Golden Globe di fila- ha perso con
Taraji P Henson,
Claire Foy, Elisabeth Moss e
Sandra Oh – consolidando il suo status di una delle attrici principali della televisione americana.
Outlander, un dramma sui viaggi nel tempo incentrato su un’infermiera del periodo della Seconda Guerra Mondiale,
Claire Randall, interpretata da Balfe, che è trasportata avanti e indietro tra la Scozia del diciottesimo secolo e nell’America della metà del ventesimo – avrebbe potuto essere solo un altro dignitoso fantasy storico, ma la qualità del materiale originario (la serie di romanzi di
Diana Gabaldon), la qualità del cast, la scrittura e la regia, e l’alto livello del fandom di cui gode lo show lo rendono un protagonista serio.
Essenzialmente è stato anche il primo grosso lavoro di Balfe, e anche uno onnicomprensivo. La produzione dura un anno e ora è entrata nella quinta stagione con la sesta già assicurata. Lo spettacolo è girato principalmente in Scozia, sebbene si sia spostato anche a Praga e in Sud Africa. Al di fuori di
Outlander, Balfe è stata eccellente in
Money Monster di
Jodie Foster accanto a
George Clooney e Julia Roberts nel 2016, e più avanti quest’anno la vedremo in
Ford vs Ferrari di
James Mangold, un dramma biografico sulla letterale gara tra le case automobilistiche per vincere Le Mans nel 1966. Balfe interpreta Mollie Miles, moglie del pilota e ingegnere Ken Miles, interpretato da
Christian Bale. C’è anche
Matt Damon. Buona compagnia.
‘DESTINATA ALLA GRANDEZZA’
“Sempre destinata alla grandezza,” così un ex compagno di scuola descrive la Balfe. Lei è cresciuta fuori Tydaynet, in Co Monaghan, ed è andata a studiare recitazione al DIT a Rathmines prima di essere scoperta da uno scout di modelle e cominciare la carriera di modella, da ragazza, diventando una delle modelle più riconoscibili e richieste nel mondo. Mentre non si può negare il potere da star di Balfe, di persona è incredibilmente sottotono, rilassata, senza cerimonie. È così sottotono che non ho visto neanche una testa girarsi quando è entrata nel ristorante, sedersi al tavolo allegramente truccata e vestita in modo casual. Ci sono zero arie e garbo, nessun fattore di intimidazione, solo la solidità dei piedi per terra. Rivolge lo sguardo su sé stessa quando decide che qualcosa che ha detto è “così LA” (che è così poco), diventa seria quando parla della rappresentazione femminile sul set, ed è sorprendentemente intelligente.
“Il cervello in lei!” mi ha detto al telefono l’attrice
Maria Doyle Kennedy, che interpreta il personaggio di
Jocasta Cameron nella più recente quarta serie di
Outlander.
“Sul set la trovi sempre con un libro. È una lettrice accanita.”
I libri hanno giocato un ruolo importante nell’educazione di Balfe. Quando aveva sei o sette anni, suo padre, un ufficiale della polizia irlandese, decise che la famiglia non dovesse avere una televisione. Per circa sei anni, l’unica volta in cui lei e i suoi fratelli ebbero una televisione a casa fu per due settimane a Natale. Così leggeva. Di tutto. Prima di cominciare la scuola superiore, il suo libro preferito era
Cime Tempestose. È passata a
Aldous Huxley,
George Orwell,
Robert Pirsig. Nel periodo del diploma, ha letto tanto
Ian McEwan.
Suo padre era in un gruppo teatrale, che ha vinto competizioni di Scór. Anche lei gravitava intorno al teatro.
“Da piccola sono sempre stata coinvolta nel teatro – per quanto potesse essere progredito e sviluppato il teatro giovanile del piccolo villaggio in cui è cresciuta –
ma questa è sempre stata la mia passione, fare questo.” Perché?
“Probabilmente per una miriade di ragioni. Se mio padre ha una qualche inclinazione verso di esso, c’è probabilmente qualcosa di ereditario… sono anche la quarta figlia, perciò probabilmente in cerca di tanta attenzione.”
Ma recitare, dice, è anche il modo in cui lei elabora le esperienze, come guarda il mondo intorno a lei, come capisce le relazioni e ciò che lega le persone.
“Penso che fosse anche una fuga dalla realtà. Sono cresciuta nella Monaghan degli anni ’80, dove non c’erano tante cose da fare. C’era anche molto bullismo nella scuola primaria in cui sono andata. Penso che fosse una fuga per scappare da dov’ero.” Che forma aveva questo bullismo?
“Diciamo, che essere la figlia di un poliziotto negli anni ’80 in un paese di confine non era la cosa più semplice.”
‘GIORNATE DA SEDICI ORE’
Parte del motivo per cui la performance di Balfe in
Outlander è così convincente è perché ha alla base un duro lavoro. Quando fu programmata la prima stagione, il cast e la troupe filmavano in giro per la Scozia relativamente sotto osservazione. Senza un milione di occhi su di lei, Balfe è riuscita a vivere lontano dai riflettori, perfezionando il suo personaggio senza distrazioni, senza un pubblico e senza commenti esterni.
“Per me che avevo così poca esperienza, è stato un tale dono perché ho davvero trovato la mia strada,” dice. Tuttavia, è stata dura.
“Non avevo mai lavorato così duramente come quel primo anno. Nei primi sei mesi abbiamo fatto 11 – 15 giorni di 16/17 ore di lavoro al giorno, e cinque ore di sonno. Lo abbiamo fatto continuamente e abbiamo lavorato giusto per un anno. È stato pazzesco.”
In che modo uno tiene insieme le cose con quel livello di intensità?
“Non puoi! Ho quasi perso la testa il primo anno. Ma non avevo nient’altro da fare. Il vino rosso di solito è un buon sostegno.”
In quel periodo il suo primo appartamento non aveva linea telefonica o internet.
“Perciò, letteralmente, mangiavo, dormivo, vivevo per Outlander. E si, ho quasi perso la testa, ma allo stesso tempo, penso che le circostanze qualche volta possano accordarsi per darti la migliore opportunità della vita. Penso che quella immersione completa nel personaggio e il non avere nessun genere di vita all’esterno di esso sia stata una delle cose più grandi che potesse succedere, perché ho conosciuto il personaggio, e ho interpretato quel personaggio, e vissuto quel personaggio in una maniera che, se avessi avuto una relazione o avessi avuto amici o una vita al di fuori che chiedevano attenzione, forse non sarei stata così immersa e così concentrata. E poi quella base non se n’è mai andata grazie a questa immersione.”
“E anche i ricordi. Cos’è una persona o un personaggio se non una serie di ricordi e di esperienze? Perciò sai, a questo punto, ho già in me un tale bagaglio di chi è Claire, perché ho vissuto attraverso di lei e ci sono passata in scena e in tutti quei momenti. È una tale grandiosa base. Tuttavia, ogni stagione costruisci su questa grande esperienza. Questo è il bello della televisione; è il bello di fare qualcosa in questa maniera prolungata. In realtà, in qualche modo, puoi creare un essere vivente nella tua mente.”
‘UNA BOLLA DI ILLUSIONE’
Quando si è spostata a LA, era solita dire a sé stessa che avrebbe vissuto in una
“bolla di illusione” che la sua carriera avrebbe funzionato. Dice che conosceva solo una persona in città. Non sapeva come muoversi. Lesse di un corso di recitazione e cominciò a frequentarlo. A parte seguire il corso, si ritrovò nel ruolo di quella che chiama un’amica di professione.
“In quel periodo non lavoravo, e così chiunque avesse bisogno di un passaggio da qualche parte, chiunque avesse un problema io ero ‘Si, verrò a prenderti all’aeroporto’, ‘Si, ti lascio [lì], ‘Oh, hai litigato con il tuo fidanzato? Vengo alle due di notte, va bene’”
C’è stato un lungo periodo, dice, in cui era
“come una che si agitava in una terra di nessuno, del tipo ‘non so come trovare un agente!’” Ma questa “bolla di illusione” si rivelò nascondere un vero talento. Di tanto in tanto otteneva qualche piccolo lavoro.
“Poteva capitare con gente abbastanza buona da farmi pensare, va bene, se posso stare in una scena con quella persona e non imbarazzarmi del tutto, allora forse posso [farlo]. Immagino di aver avuto da qualche parte quella fiducia in sé stessi, anche se a volte è stata sepolta abbastanza lontano. Ma immagino che alla fine fosse: posso fare questo lavoro.”
“Voglio dire, penso di essere abbastanza resiliente,” dice, provando a pensare alle principali caratteristiche della sua personalità.
“Vorrei dire che è la mia empatia o qualche cavolata del genere. Ma da qualche parte, l’ho sempre saputo. Sono arrivata a LA tardi, ma anche prima di questo, quando lavoravo in precedenza, molto di questo consiste nell’avere gli attributi e la grinta per restare in zona e essere ostinati di fronte a tanti rifiuti. Ma penso che venga anche dall’avere la convinzione che se c’è qualcosa che ti piace molto, qualcosa che sembra che ti venga naturale, questo in qualche modo deve essere quello che sei destinato a fare. Ma suppongo che molte persone si sentano in questo modo, così non lo so. Non so perché avessi più diritto di rimanere di chiunque altro.”
Dopo essere rimasta e aver avuto successo, Balfe ha fatto un passo avanti. Tornerà alla quinta serie di Outlander come produttore, accanto alla sua co-star, Sam Heughan, che oltre Outlander l’anno scorso si è distinto in Il tuo ex non muore mai. Balfe sta anche scrivendo e lavorando su due progetti focalizzati sull’Irlanda, entrambi in una fase iniziale, uno proprio suo e uno con un amico.
“Non sto bene quando mi annoio,”dice Balfe,
“Divento dispettosa quando mi annoio, sì. Divento monella. C’è ancora una ragazzina viziata dentro di me. Annoiata a scuola, agitata sulla sedia.”
‘UNA POSIZIONE DI NECESSITÀ’
Come attrice, dice, ci sono anni in cui
“stai chiedendo il permesso per fare il tuo lavoro quando sei all’inizio. Vieni da una posizione di necessità. Cammini nelle stanze e sei, ‘scegli me, scegli me’, sai? Quindi, per arrivare dove sei, è tipo oh, mi è permesso avere delle ambizioni oltre questo, o darti il permesso di avere delle ambizioni oltre questo è una grande cosa.”
Con la conversazione sulla parità di genere in settori in cui le donne sono sottorappresentate nei film e in televisione sempre più amplificati, Balfe dice che spetta a lei e alle persone come lei fare il proprio ruolo nel modificare lo squilibrio.
“Guardando allo squilibrio di potere e al perché non ci sono abbastanza donne in posizioni decisionali, ti rendi conto che una grande parte dipende anche dal fatto che abbiamo bisogno di farci avanti e diventare massa, diventare quella massa di registe donne, diventare quella massa di scrittrici che creano ruoli, e penso che questo sia stata una grande sveglia per me, perché tocca a ciascuna di noi fare la nostra parte. E perciò è come ‘Okay, bene, mi piacerebbe farlo. Perciò, smettila di girarci intorno. Fallo.’ L’obiettivo dovrebbe essere almeno provare [a dirigere] una volta e vedere se vado bene. E questo è in parte uno dei progetti che sto scrivendo – l’obiettivo e dirigere me stessa.”
É utile che
Outlander abbia avuto tante donne regista al timone, e che Balfe sia stata diretta da Jodie Foster in
Money Monster.
“Lei è molto stimolante,” dice della Foster,
“Parlando con lei, il suo intelletto è incredibile. Oh gente. Sai che partecipi a una riunione e pensi di essere preparata? Ovviamente [Money Monster] era sul mondo della finanza, e io avevo letto tutti i libri di Michael Lewis e tutti i miei articoli, e tu entri, e parli con lei, ed è ‘Okay, va oltre le mie possibilità.’ È meravigliosa. Non è un’intellettuale in modo arrogante o in un modo intenzionalmente intimidatorio... È magnifica. Le sue intuizioni sono così buone.”
‘C’È UNA TALE DISUGUAGLIANZA’
Cambiare lo status quo sui set quando si arriva al genere richiederà tempo e sforzi e persone. Richiederà anche un cambio culturale che va ben oltre l’industria televisiva e cinematografica.
“Penso sicuramente al nostro show, nella stagione tre, che abbiamo girato due anni fa, abbiamo provato a fare tutta la stagione con registe donna. È finita che non siamo riusciti a fare l’intera stagione, ma più del 50%.”
Per qualsiasi grande show televisivo questa è una grande riforma.
“La nostra stanza degli autori è molto femminile, i nostri produttori esecutivi due maschi, due femmine – anche tra i nostri dirigenti ci sono molte donne,” dice Balfe,
“Ma quando guardi la troupe, forse il 95% sono uomini. Molto di questo è tradizione. Probabilmente gran parte è dovuto all’orario davvero folle. Se guardi le giovani donne che entrano nel settore, possono fare progressi, ma non comincerai a raggiungere la vetta della tua esperienza in questi ruoli, i ruoli senior, fino a che non avrai più di trent’anni, che è, generalmente, quando le donne voglio avere un figlio e se vogliono averne... Molte donne spariscono in quegli anni ed è difficile per loro ritornare, o tornare al livello a cui erano prima. E questo è un enorme problema nel settore.”
I componenti maschi della troupe, dice Balfe, hanno compagne che hanno avuto figli durante la produzione, e come molte donne riconosceranno in un settore a predominanza maschile, è un’affermazione diversa,
“Posso dirti di quanti ragazzi, le loro compagne hanno avuto dei figli, e tutti loro sono stati in grado di avere una famiglia, questo grande lavoro per cinque anni, e non ha avuto effetti su di loro, eccetto forse per il loro sonno. Loro sono riusciti ad avere tutto. Che fai al riguardo?”
Balfe parla con passione e perspicacia di questi temi.
“Nel nostro settore, i due maggiori reparti che sono guidati da donne sono i due principali reparti che sono pagati il minimo e hanno l’orario di lavoro più lungo – e sono quello dei costumi e del trucco e capelli C’è tanta disuguaglianza. Va bene parlare dei compensi degli attori rispetto ai compensi delle attrici – è un problema – ma generalmente siamo comunque in una posizione privilegiata, e ora abbiamo una certa visibilità che ci permette di parlare di questo e sperare di ottenere qualche compensazione. Ma per le donne che lavorano dietro [le quinte], è un grattacapo. Non so cosa si può fare, ma qualcosa va fatto. Se le persone vogliono che l’ambiente e la cultura cambino sul set, o dietro le telecamere con tutti i reparti, serve un cambiamento olistico.”
‘RICONGIUNGIMENTO CON L’IRLANDA’
Balfe, che compirà 40 anni alla fine di quest’anno, ha passato più tempo fuori dall’Irlanda che dentro. L’ironia sul suo nome di battesimo è scomparsa.
“L’ho tolta per l’America, per renderlo più semplice”, ironizzò al The Late Show with Stephen Colbert, durante la tradizionale conversazione di apertura che gli ospiti del talk show americano riservano alla pronuncia del nome degli attori irlandesi.
È interessante, allora, che i suoi progetti sembrino guardare indietro verso l’Irlanda.
“C’è un certo bisogno di ricongiungersi o di tornare,” dice.
“Riconnettersi con casa. Voglio dire, non ho mai lavorato come attrice in Irlanda. Non lavoro in Irlanda da quando avevo 18 anni. Ed è buffo perché molto della tua identità dipende dal posto da cui provieni. Ma il paese da cui provengo è completamente differente dal paese in cui sono cresciuta.”
I co-protagonisti di Balfe parlano della sua generosità come attrice, e della sua indole accogliente. Sostiene il loro lavoro al di fuori dello show e si congratula con loro sui social media. Doyle Kennedy fa riferimento a un momento in cui si era resa conto che Balfe se n’era andata e aveva ascoltato il suo ultimo album, spontaneamente, e ne aveva discusso con lei quando era tornata sul set.
“Penso, in sostanza, che quello che sto cercando di dire di CB” scrive Doyle Kennedy in un messaggio di testo dopo che abbiamo parlato di Balfe,
“è che lei usa la sua posizione di #1 nello show per il bene di tutti quelli coinvolti. È consapevole ed è di supporto per il lavoro di quelli che sono intorno a lei e qualsiasi cambiamento che cerca è per il bene comune anziché un vantaggio personale. È brillante quanto bella, è una forza accogliente sul set e nella vita reale.”
(X)