domenica 9 luglio 2023

Libro 10: Hal

Hal rinunciò all’idea di piegare con cura il cappotto dell’uniforme – sembrava abbastanza semplice quando lo faceva il suo valletto, ma come per molte cose, evidentemente la pratica aveva la sua importanza – e lo arrotolò in una sorta di spessa salsiccia, che piegò a metà e pigiò nella borsa da sella, pantaloni di fustagno, un fazzoletto da collo pulito e spalline dorate infilate in cima. Qualcos’altro? 
«Una camicia, dannazione», disse ad alta voce, afferrando il davanti di quella che aveva addosso. Imprecando sottovoce, tastò con una mano nel guardaroba in cerca di una camicia decorata pulita. La ricerca non solo ebbe come risultato una camicia – e anche piegata! – ma concentrò la sua mente abbastanza da ricordargli calze, stivali eleganti e…cosa? Mancava qualcos’altro…
«Oh, la gorgiera, sì. Non posso dimenticarla.» Questa era sulla sua toletta, come al solito. La sollevò, soppesandola in mano come faceva sempre prima di indossarla, per il piacere che gli dava al tatto. Solida, in argento dorato levigato, di fattura elegante, con le sue insegne regimentali impresse sopra. Si allungò per lasciarla cadere nella borsa da sella, poi impulsivamente la indossò, infilandola nella ruvida camicia che aveva indossato per il viaggio. Strano, avrebbe dovuto avere sul suo spirito lo stesso effetto che indossare un’armatura avrebbe avuto su un antico guerriero – comunque questo era, in tutta onestà – un’armatura, il simbolo rimanente di un pettorale.
Prese un respiro profondo, e con esso, trovò l’ultimo rimasuglio di coraggio di cui aveva bisogno.
Chiuse il risvolto della borsa, la sistemò con i suoi compagni vicino alla porta e si sedette alla scrivania per scrivere a sua moglie.
Avevo sperato di sorprenderti con un ritorno prima del previsto in Inghilterra, ma le cose sono andate in un altro modo. Ben è vivo – ma dimentico, probabilmente non sai che pensavamo che fosse morto. Non lo è. Ha voltato gabbana, comunque, e io devo andare e …
Si interruppe e guardò il foglio, rigirandosi la penna tra le mani.
«E cosa?» disse ad alta voce. Rimproverare Ben? Rapirlo? Ucciderlo?
«Dio lo sa?» borbottò, e scrisse, «mettere a posto le cose. Ti amo.» Esitò per un attimo, pensando se aggiungere «fidati di me», ma non lo fece; invece, piegò sigillò e timbrò il messaggio. Scrisse “Sua Grazia la duchessa di Pardloe” come indirizzo, poi la mise in cima alla pila di lettere perché uno dei suoi aiutanti la portasse via.
Il suo stomaco brontolò; non aveva mangiato ancora niente oggi, non aveva avuto fame prima. Diede un’occhiata alla custodia di pelle sulla scrivania, e i morsi della fame scomparvero.
Sapeva che tutto era in ordine, ma, a ogni modo, aprì con uno scatto la custodia, incapace di non controllare ancora una volta.
Le due pistole da duello giacevano cupamente luccicanti nei loro letti di lana d’agnello, l’una di fronte all’altra come gli uomini che le avrebbero impugnate.

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