domenica 3 maggio 2020

Bees: Jamie&Ian

Oltrepassarono un gruppo di uomini, una ventina, senza volto sotto le falde scure dei loro cappelli, ma la luna illuminava una pallida nuvola di polvere sollevata dai loro stivali, perciò sembrava che camminassero con le ginocchia profondate nella nebbia che si sollevava. Erano scozzesi-irlandesi, che parlavano ad alta voce, visibilmente ubriachi e che discutevano tra di loro, e Jamie e Ian passarono inosservati. Francis Lock aveva detto che c’erano alcune compagnie della milizia in città; questi uomini avevano l’aspetto di una nuova milizia – boriosi e insicuri allo stesso tempo, e desiderosi di dimostrare che non lo erano.
Attraversarono la Piazza e le strade dietro, e trovarono di nuovo il silenzio in mezzo al richiamo dei gufi sugli alberi vicino Town Creek. Ian lo ruppe, parlando piano, a metà tra sé stesso e metà no.
“L’ultima volta che ho camminato come ora – di notte voglio dire, solo camminare, non andare a caccia – è stato proprio dopo Monmouth,” disse. Ero stato nell’accampamento inglese con sua signoria, e lui mi chiese di rimanere, perché avevo una freccia nel braccio – ti ricordi, aye? Tu avevi rotto l’asta per me, in precedenza, quel giorno.”
“L’ho dimenticato,” ammise Jamie.
“Be’, fu una lunga giornata.”
“Aye, Mi ricordo solo dei pezzi – persi il mio cavallo quando esplose un ponte in una di quelle infernali paludi, e non dimenticherò mai il suo rumore.” Un profondo brivido gli gelò le viscere, ricordando il sapore del suo vomito. “E poi mi ricordo il Generale Washington – eri lì, Ian, quando fece tornare indietro la ritirata dopo che Lee aveva creato una tremenda zuffa?”
“Aye,” disse Ian, e rise un poco. “Anche se non prestai molta attenzione. Avevo un po’ di problemi miei da sistemare, con gli Abenaki. E li ho sistemati, pure,” aggiunse, la tristezza che compariva nella sua voce. “I tuoi uomini presero uno di loro, ma io uccisi l’altro nell’accampamento inglese quella sera, con il suo stesso tomahawk.”
“Non l’avevo mai sentito,” disse Jamie sorpreso. “Lo facesti nell’accampamento inglese? Non me lo hai mai detto. Come sei arrivato lì, se è per questo? L’ultima volta che ti vidi fu proprio prima della battaglia, e quando ti ho visto dopo, tuo cugino William stava portando quello che pensavo fosse il tuo cadavere a Freehold su un mulo.”
E la volta successiva che aveva visto William è stato a Savannah, quando suo figlio era andato a chiedere il suo aiuto per salvare Jane Pocock. Erano arrivati troppo tardi. Quel fallimento non era stato colpa di nessuno dei due, ma il suo cuore era ancora addolorato per la povera ragazza… e per il suo povero ragazzo.
“Non mi preoccupai molto di quello, io stesso,” disse Ian. “Entrai con Lord John – fummo arrestati insieme – ma poi uscii dall’accampamento, dato che avevo intenzione di andare a cercare Rachel o te, ma stavo male per la febbre, con la notte che andava e veniva intorno a me, come se respirasse e stavo camminando tra le stelle con il mio Pà accanto a me, parlandogli, come se…”
“Come se lui fosse lì,” finì Jamie, sorridendo. “Suppongo che ci fosse. Lo sento accanto a me di tanto in tanto.” Gettò automaticamente un’occhiata alla sua destra mentre lo diceva, come se Ian Mhor potesse essere lì adesso.
“Stavamo parlando dell’indiano che avevo appena ucciso – e dissi che mi aveva fatto venire in mente quell’idiota che aveva provato a ricattarti, zio – quello che avevo ucciso vicino al fuoco. Dissi qualcosa su come sembrava diverso, uccidere un uomo faccia a faccia, ma se pensavo di dover essere abituato a queste cose ormai, non lo ero. E lui disse che forse non avrei dovuto,” disse Ian pensieroso. “Disse che non sarebbe stato un bene per la mia anima essere abituato a cose come quella.”
“Tuo padre è un uomo saggio.”

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