sabato 3 agosto 2019

Bees: Jamie e Rachel

“Ho bisogno di incontrarmi con alcuni uomini lì” Aveva detto Jamie, con un riserbo disinvolto che, lei sapeva, voleva proteggere i suoi sentimenti. Sapeva che il suo mestiere era quello della guerra, e lui sapeva quanto questo la affliggesse, ma lei sapeva quanto questo affliggesse lui, e non voleva costringerlo a dire le cose che stava pensando, lasciando stare le cose che lei sapeva.
Ne aveva parlato – della guerra – in generale, nell’Assemblea. Jamie veniva quasi sempre, ma raramente parlava. Entrava senza fare rumore, e si sedeva su una panca in fondo, la testa chinata, ascoltando. Ascoltando, come ogni Amico dovrebbe fare, il silenzio e la sua luce interiore. Quando le persone si sentivano toccate dallo spirito per parlare, lui le ascoltava con cortesia, anche, ma guardando il distacco sulla sua faccia in quelle occasioni, lei pensava che la sua mente fosse ancora da sola, in silenziosa, costante ricerca.
“Immagino che il Giovane Ian non ti abbia detto molto sui Cattolici,” le aveva detto una volta, quando si era fermato dopo l’Assemblea per darle della lana che aveva portato da Salem.
“Solo quando glielo chiedo,” aveva detto con un sorriso. “E tu sai che non è un teologo. Roger Mac sa di più, penso, riguardo al credo cattolico e alla pratica. Vuoi dirmi qualcosa sui Cattolici? So che vi sentite seriamente in inferiorità numerica ogni Domenica.”
Lui aveva sorriso a quello, e il suo cuore era stato felice di vederlo. Era spesso preoccupato in questi giorni, e non c’era da meravigliarsi.
“No, ragazza, Dio e io andiamo abbastanza d’accordo. È solo che, quando vengo alla vostra Assemblea, qualche volta mi ricorda una cosa che i Cattolici fanno ogni tanto. Non è una cosa per niente formale – ma una persona va e si siede per un ora davanti al Sacramento. Lo facevo ogni tanto quando ero giovane, a Parigi. La chiamiamo Adorazione.
“Che cosa fate durante quest’ora?” chiese, curiosa.
“Niente di particolare. Pregare per la maggior parte. Leggere, forse, la Bibbia o gli scritti di alcuni santi. Ho visto gente cantare, qualche volta. Ricordo una volta, di essere entrato nella Cappella di San Sebastiano nelle prime ore del mattino, molto prima dell’alba - le candele erano quasi tutti consumate – e di aver sentito qualcuno che suonava una chitarra, cantando. Molto piano, non suonava per essere sentito, sai. Solo…. cantare davanti a Dio.
Qualcosa di strano si mosse nei suoi occhi al ricordo, ma poi le sorrise di nuovo, un sorriso mesto.
“Credo che sia l’ultima canzone che ricordo di aver veramente sentito.”
“Cosa?”
Si toccò dietro la testa, brevemente.
“Sono stato colpito in testa da un’ascia, molti anni fa. Sono sopravvissuto ma non ho sentito mai più la musica. Le cornamuse, i violini, le canzoni… so che è musica, ma per me, non è più che un rumore. Ma quella canzone… non ricordo la canzone, ma so come mi sentii quando l’ascoltai.
Lei non aveva mai visto uno sguardo sul suo viso come quando lui aveva richiamato quella canzone per lei, ma all’improvviso sentì quello che lui aveva provato nella profondità di quella notte lontana, e capì perché trovava pace in spazi silenziosi.

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