La strada era affollata, ma non c'era nessuno dietro di me. Nessuna giubba rossa in vista da qualche parte, anche se vi erano qua e là degli ufficiali Continentali, in blu e marrone.

"State bene, signora?", disse con un pesante accento tedesco.
"Sì," dissi imbarazzata. "Sì, tutto a posto. Grazie".
"Prendete," disse gentilmente porgendomi un pretzel. "Penso che lei abbia fame." E agitando la mano al mio tentativo di pagarla, se ne andò giù per la strada, muovendo i fianchi larghi e agitando un bastone dove erano impilati i pretzels come nel gioco degli anelli e gridando, "Brezeln! Heißen Brezeln!"
Sentendo improvvisamente le vertigini, mi appoggiai contro la facciata di un edificio, chiusi gli occhi e morsicai il pretzel. Era gommoso, fresco e spolverato con il sale e scoprì che quella donna aveva ragione. Avevo fame. Affamata, in effetti.
Il pretzel prima colpì il mio stomaco e poi il mio sangue con un immediato senso di stabilità e benessere ed il panico momentaneo che avevo sentito, evaporò tanto velocemente da poter quasi credere che non fosse successo nulla. Quasi.
0 comments:
Posta un commento