domenica 3 novembre 2024

Libro 10: Cose piccole e cose grandi

Il Ridge era un posto grande e le montagne circostanti molto più grandi. Se volevi perderti per un po’, non c’erano grandi ostacoli. D’altra parte, se stavi portando con te un poppante e non eri personalmente equipaggiato per dargli da mangiare, c’erano chiari limiti alla tua passeggiata.
Fortunatamente, Bree aveva rimpinzato il bambino e cambiato il suo pannolino prima di passarglielo, e il piccolo David stava dormendo nella fascia contro il petto di suo padre, russando come un ubriaco al terzo giorno di sbornia. Roger suppose che Brianna intendesse che lui parcheggiasse Davy nella culla e trascorresse il pomeriggio a scrivere sermoni e lettere mentre lei si divertiva con Rachel, ma era una giornata troppo bella per stare al chiuso, e dopo tutto il bambino era portatile…
Roger voleva anche un po’ di tempo per pensare. Da solo. La fitta oscurità della Grotta dello Spagnolo era ancora con lui e anche le parole di Jamie. Lascio a te la responsabilità delle cose, Roger Mac. E l’oro.
Jamie avrebbe potuto intenderla come una formalità, riconoscendo che Roger avrebbe badato alla bottega fino al ritorno del laird. Ma non era questo che intendeva, e lo sapevano entrambi.
Quello che voleva dire era, Devo andare e penso che potrei non tornare. Ma poi aveva sorriso e strizzato la spalla di Roger, e i suoi occhi si erano riempiti di nuovo di luce.
Roger aveva raggiunto l’orto di Claire. Lei era andata con Bree a trovare i Murray e a occuparsi della gamba di Ian, prendendo un grosso cesto di verdura. Poteva rimanere da solo per un po’, con nessuno a parte le api.
Chiuse il cancello dietro di sé e si diresse verso la panca dell’orto, che Jamie aveva costruito in modo che Claire potesse sedersi e sgusciare piselli e arachidi o riposarsi dalle sue fatiche all’ombra increspata delle zucche rampicanti che coprivano quel lato delle palizzate dell’orto. Se sedette e stese il braccio sinistro, indolenzito per aver tenuto in braccio il bambino, ancora profondamente addormentato sotto la sua cuffietta.
Roger chiuse gli occhi e cercò di lasciare che le cose si sistemassero.
Non che non gli fosse mai stata lasciata la responsabilità del Ridge prima. Certo, in una di quelle occasioni, aveva offerto terra e riparo a un certo Thomas Christie, sapendo di lui solo che era uno dei compagni di Jamie prigionieri ad Ardsmuir. Ma Thomas Christie aveva avuto una figlia…
Suo malgrado, si guardò alle spalle e strinse Davy più vicino. Attraverso gli alberelli del recinto per i cervi dietro di lui, riusciva appena a intravedere il Vecchio Orto, come lo chiamava la gente. Nessuno - tranne Claire, molto in privato, visitava mai il luogo in cui Malva Christie era morta. Alla natura selvaggia era stato permesso di entrare, soffocando o unendosi alle piante domestiche che erano rimaste.
Davy fece un ruttino improvviso e leggero, e il latte gli colò sul mento. Roger lo asciugò, sentendosi tenero. Non si era aspettato di avere un altro figlio e questo ragazzino minuscolo, dalla testa rotonda, con le sue lunghe ciglia, la bocca dolce e morbida - e la voce forte, be’, molto forte -  era un dono prezioso.
Grandi cose e piccole cose.
Iniziavi con pani e pesci, e la cosa successiva che conoscevi era il Calvario. O il Paradiso.
Be’, c’era il germe di un sermone. Si allungò automaticamente, con una sola mano, verso la borsa della cintura dove teneva alcuni fogli di carta ruvida piegati, un temperino e una delle nuove matite di grafite di Bree, grande e rotonda come quelle che venivano date ai bambini al primo anno di scuola, e altrettanto eccitanti da usare. Ricordava l’emozione, scrivere il suo nome per la prima volta, in grandi, scure lettere estese (si era ricordato di premere forte, come diceva l’insegnante). che barcollavano ubriache nella pagina
Germe, scarabocchiò, grano orzo morbillo…  piccologrande… bambino… DavyCyrus… confondere Corinto.
Le idee stavano arrivando rapide e abbondanti, e sperò di ricordarsi a cosa stava pensando quando avrebbe letto questi appunti…
Davy fece un piccolo suono e Roger guardo in basso automaticamente, in tempo per vedere un enorme grumo di latte eruttare e inondare tutto ciò che era a vista, inclusa la fronte di Davy e il grembo di Roger. Tentò freneticamente di mettere i suoi appunti fuori pericolo e contemporaneamente di mettere in ordine Davy e di chinarlo nel caso ne fosse seguito un altro.
Immerso nell’emergenza, non notò lo scricchiolio del cancello dell’orto, e fu sorpreso quando William apparve all’improvviso davanti a lui, piegato su un ginocchio e che iniziava a raccogliere i fogli sparpagliati.
«Oh – grazie,» disse
«Piacere mio, sir,» disse William sorridendo. Tirò fuori un voluminoso fazzoletto e lo porse a Roger, poi mise una mano a coppa e mosse le dita in segno di invito.
«E grazie di nuovo.» Roger gli cedette Davy senza obiezioni, e si mise a fare piccole riparazioni
«Oh! Non sapevo che stavate lavorando – vi chiedo scusa…» William fece un gesto di scuse e di congedo, ma Roger scosse la testa, e gli fece segno di venire a sedersi su una pietra comoda, cosa che William fece con cura esagerata, tenendo Davy come se fosse una bomba che ticchettava.
«A lui non darà fastidio, purché non ti agiti e non urli.»
William annuì, ma diede un’occhiata sospettosa alla fila di alveari, l’aria intorno a loro densa di api.
«Penso di potermi trattenere, a patto che nessuno di quei piccoli bastardi mi punga».
«Secondo Claire, sono tutte femmine, perciò suppongo che debbano essere delle bastarde, e non sono sicuro che sia possibile nel mondo degli insetti. »
William strinse le labbra in un sorriso per trattenere una risata, annuì e si sedette.
«Sembra un bravo ometto» disse, facendo un cenno verso Davy. «L'ultimo che ho conosciuto - un neonato, intendo - poteva urlare al punto da svegliare i morti».
«Oh, può farlo anche questo qui», lo rassicurò Roger. «Anche se a suo merito, non fa davvero caso a un pannolino bagnato. Sua sorella diventava viola e urlava come un...» Si fermò di colpo, dato che stava per dire “scimpanzé infuriato”, e invece sollevò delicatamente la cuffia di Davy per rinfrescargli la testa. Erano all'ombra, ma lui teneva d'occhio gli insetti volanti.
«È meglio tenere gli occhi aperti,» disse a William. «Le api mellifere non ci daranno fastidio, ma Claire mi ha detto che c’è una cosa come un’ape del sudore, e i bambini sudano se stanno troppo al caldo.» Le guance morbide di Davy portavano una peluria quasi invisibile, e le minuscole gocce di sudore brillavano e tremavano.
«Ci sono insetti del genere». William si srotolò la sciarpa e si asciugò il viso. «Se stai nei campi d'estate, ti atterrano addosso e se non le scacci, puoi vederli bere il tuo sudore … per il sale, credo. Non mordono se glielo lasci fare, però.»
«Campi… intendi campi di battaglia?» lì gli uomini sicuramente sudavano …
«Alcuni. Stavo pensando ai campi di tabacco, comunque. Per alcuni anni, Papà - Lord John, intendo – e io abbiamo vissuto in una piccola piantagione di tabacco chiamata Mt. Josiah. È vicino Richmond, sul Lynch.»
Roger fece un piccolo mormorio di attenzione, ma sembrava che fosse tutto ciò che William aveva da dire sull'argomento agricoltura. Le api riempivano il giardino con il loro ronzio indaffarato, ma William non le stava davvero guardando; la sua attenzione era fissa su qualcosa di interiore.
«Quasi pronti?» chiese Roger. Riconobbe facilmente i segni di un’anima oppressa in cerca di qualcosa – anche solo pochi istanti di compagnia. «Jamie ha detto che partirete domani mattina, se sarà tutto in ordine. E conoscendo Jamie, lo è. O lo sarà.»
«Sì.» William accarezzò la schiena grassoccia di Davy, senza guardare Roger. «Mi ha portato con sé… a parlare con i suoi fittavoli. Mettere le cose in ordine, come dite voi. Non mi ero reso conto… della portata delle cose, suppongo».
«Aye, al Ridge ci sono circa un centinaio di anime, ormai,» Roger fu sorpreso di sentire la nota di orgoglio nella sua stessa voce, e sorrise tra sé. «E Lui li conosce tutti.»
William annuì ma non alzò lo sguardo.
«Dipendono da lui, non è così?» disse a bassa voce. C’era un tono leggermente sorpreso nella voce di William e Roger lo guardò più attentamente. C’erano rughe di preoccupazione sul suo viso, ma ovviamente era così, data la situazione pericolosa del suo patrigno. C’era qualcosa in più, comunque…
«Be’, Jamie è quel tipo di uomo che non si tira indietro da ciò che pensa sia compito suo,» disse Roger, e sollevò un po’ le spalle. «Questo include i suoi fittavoli – e il loro bestiame» aggiunse. «Brianna ti ha parlato della Scrofa Bianca?»
Questo fece sorridere William.
«Spero di incontrare questa temibile bestia a un certo punto.»
«Consiglierei di incontrarla con una pistola a portata di mano.» Qualcosa aveva tormentato la memoria di Roger e l'attuale menzione dei maiali lo fece emergere alla coscienza.
«La tua proprietà in Inghilterra,» disse con naturalezza. «Ci sono molti maiali lì?»
La faccia di William divenne tesa, le labbra premute insieme.
Colpito…
«Suppongo che ci siano. Io … non vado a vedere la proprietà da un po’ di tempo.»
«Aye, be’ hai avuto altre cose che ti preoccupavano. La Guerra, il tuo reggimento, tuo…um… padre…»
«Padri,» disse William bruscamente. «Sì, è vero. Ellesmere – la tenuta, intendo – ha un buon fattore. Mi manda regolarmente delle lettere circa… ehm…lo stato delle cose.»
E tu non le leggi …
William tacque, gli occhi sul pollice, che Davy stava rosicchiando con piacevole concentrazione. Roger aveva imparato il valore del silenzio e sedeva tranquillo, guardando il giovane zio e il nipote più giovane.
«Volevo chiedere – be’ piuttosto dire…» cominciò William all’improvviso, poi si interruppe, sforzandosi di trovare le parole. «È che… ho visto quante persone dipendono da Mr. Fraser, inclusi sua moglie e la sua famiglia. E sento che sarebbe sbagliato da parte mia farlo venire via da loro solo per aiutarmi. Ma…»
«Hai bisogno di lui,» disse Roger semplicemente. «Lui lo sa.»
«Ma – ma- sono spuntato dal nulla, mi conosce a malapena… e gli sto chiedendo, be’, neanche lo so cosa potrei chiedergli, ma potrebbe essere molto pericoloso.»
«Se non fosse così non avresti bisogno di lui,» disse Roger seccamente. «È abituato al pericolo, credimi. Quanto al fatto di conoscerti--» si piegò in avanti e solleticò la guancia rotonda e morbida di Davy e il bambino lasciò andare il pollice di William con un umido “pop!” e disse “Gwah” molto chiaramente.
«Lo conosco da cinque mesi,» disse Roger, e lisciò la piccola striscia di capelli castani fini che scorreva in mezzo alla testa rotonda di Davy. «E darei la mia vita per lui senza pensarci un minuto.» Alzò lo sguardo, per vedere gli occhi di William fissi sul bambino che dormiva, la sua faccia con gli occhi dolci.
«Pensi che Jamie non si sentisse così quando sei nato?» Chiese Roger sommessamente. «Pensi che non si senta così adesso?»
«Questo è -» William si fermò e deglutì, stringendo forte le labbra per un momento, pensando. «Perdonatemi, ma non pensate che sia… piuttosto un peso?»
«Per te o per lui?»
William si accigliò pensieroso, e Roger pensò quanto somigliasse a Jamie mentre lo faceva – anche se lui piegava il labbro inferiore in modo diverso da Jamie, e, per la prima volta, Roger si chiese a proposito della madre del ragazzo.
«Intendevo per lui, » disse William lentamente. «Ma forse lo è per tutti. Almeno ogni tanto.»
«L’amore è un peso,» disse Roger, allungando il braccio verso Davy che aveva cominciato a contorcersi. «Ma non è uno di quelli che vuoi mettere giù per molto tempo.»
[fine della sezione]
*Ritratto di Theodore Rousseau (1812 - 1867)

martedì 24 settembre 2024

Outlander festeggia l'episodio n. 100

Sam Heughan taglia una torta con una spada per celebrare i cento episodi di Outlander nelle foto in esclusiva
Heughan ha festeggiato con le costar Caitriona Balfe, David Berry e con il produttore esecutivo Matthew B. Roberts.
Magari Outlander riguarda l’attraversamento dei secoli, ma ora ha al suo attivo 100 episodi.
A settembre, la serie di Starz ha festeggiando toccando l’obiettivo dei cento episodi. Il cast, che comprendeva Caitriona Balfe, Sam Heughan e David Berry, e il produttore esecutivo Matthew B. Roberts ha festeggiato in perfetto stile Outlander tagliando una torta con una spada.
Ovviamente, hanno lasciato l’onore a Jamie Fraser – e i fan possono dare un’occhiata più da vicino alle abilità di Heughan nel taglio della torta nel video in esclusiva in alto.
Evidenziando l’occasione, Roberts ha sottolineato la portata assoluta rappresentata da 100 episodi. «Se girassimo continuamente, sarebbero quattro anni di riprese», ha osservato. «E questo senza contare la nostra seconda unità».
Balfe, che ha interpretato Claire in tutte le otto stagioni della serie, ha risposto ironicamente, «Solo che sembravano 11» (che è il numero effettivo di anni in cui hanno girato Outlander). Balfe ha anche aggiunto, «È incredibile. Non succede molto spesso: un secolo di TV.»
Per un momento di tale importanza, ha osservato Heughan, «Abbiamo bisogno di una torta più grande,» davanti a Roberts e al cast che si congratulavano a vicenda. La torta reca la scritta "Outlander 100 episodi" e il design sembra una pietra punteggiata di fiori di cardo e fiori viola, fiori tipici scozzesi.
Il centesimo episodio fa parte della stagione 8, che sarà la stagione finale di Outlander. Nello specifico, è il penultimo episodio della serie.
Naturalmente, resta la domanda di quando i fan lo vedranno. La seconda metà della stagione 7 non è stata ancora vista dal pubblico, ma il debutto è previsto su Starz venerdì 22 novembre.
«La Guerra sta arrivando e tutti sono in pericolo, compresa Claire,» anticipa Balfe a EW circa gli episodi in arrivo.
Ad agosto scorso, il cast ha festeggiato i 10 anni di Outlander, ma ora possono aggiungere un altro traguardo alla lista dei loro successi. Guarda le foto esclusive dietro le quinte della celebrazione qui sopra.

domenica 8 settembre 2024

The Historical Novel Society: Intervista a Diana Gabaldon

Rebekah Simmers : Siamo molto contenti del fatto che ti unirai a noi per la conferenza HNS 2024 UK! Cosa ti aspetti dalla conferenza?
Diana Gabaldon: Non ho mai partecipato a questo evento, perciò mi aspetto di incontrare persone nuove di esplorare un Paese dove non sono mai stata prima!

HNS ha lanciato il concorso First Chapters con la conferenza. Ho letto in precedenza che non scrivi in modo lineare: puoi condividere come decidi dove e come dovrebbero iniziare le tue storie?
No, scrivo dove posso vedere che sta succedendo qualcosa. Alla fine, i piccoli pezzi che fluttuano nella mia testa iniziano ad attaccarsi e a formare schemi, e poi la scrittura diventa… be’, né più veloce né più facile, ma posso lavorare di più nello stesso punto alla volta. Riconosco una prima riga o un finale quando ne appare uno, comunque!

La tua serie Outlander ha trovato un immenso successo come romanzo e sullo schermo, e sembra continuare a evolvere dal punto di vista creativo in nuove cose, come la conferenza a Glasgow e ora anche una serie prequel. Outlander è chiaramente un mondo e un fandom a sé stante – in che modo questo ti ha influenzata dal punto di vista creativo? In generale? Ritieni di essere capace di separarti dall’enormità di tutti questo e di tornare alla narrazione di base mentre scrivi?
Be’, sì, quando sto scrivendo, siamo solo io e il libro, non importa cosa succede intorno a me. I fan, la serie, le conferenze, le lauree honoris causa, la posta e le e-mail, ecc. sono una specie di fenomeni separati. La scrittura li causa, ma in sé non toccano affatto la scrittura.

Indipendentemente da dove vengono – dai tuoi romanzi, dalle serie o da entrambi – i tuoi fan spesso ti descrivono come generosa con il tuo tempo e la quantità di coinvolgimento con loro – come gestisci tutto? Puoi condividere le strategie che hai per mantenere lo slancio / evitare il burn out e organizzare i tuoi vari progetti?
Ho un laptop molto grande (una macchina per il gaming con un bellissimo schermo enorme, e una larga tastiera – che si illumina con colori differenti - e tantissima RAM), che si adatta alla mia scrittura iperattiva. Di solito ho fino a una dozzina di documenti aperti in un dato momento: due, tre o quattro (o cinque…) sono cose su cui sto lavorando attivamente all’interno del libro principale del momento; un altro è… mm… qualcosa come un’intervista…; un altro è un documento organizzativo, o il MFILE (per Master File) in cui elenco tutti i file per un dato romanzo (i grandi romanzi di Outlander hanno in media 400 file), con parole chiave e personaggi coinvolti, per avere qualche speranza di trovare quello che voglio quando mi serve, o una specie di documento con considerazioni provvisorie chiamato “Ciò che so”, che mi aiuta a concentrarmi quando torno da un viaggio o non posso fare un lavoro prolungato perché devo fare qualcos’altro, come scrivere o commentare copioni (i copioni utilizzano il loro software di formattazione specializzato, perciò sono gestiti separatamente). Inoltre, stampo ogni file completo o lettera, perché ho lavorato con i computer troppo a lungo per fidarmi di loro. Le cose stampate – talvolta – vanno in un raccoglitore, più spesso in una scatola (noto come “Dump”). Finché sono su carta e nel mio ufficio, alla fine li troverò.

Seguendoti sui SM (social media), nei tuoi post offri spesso (molto apprezzati) preziosi e vari consigli di scrittura. Guardando indietro alla tua carriera di scrittrice, quale diresti che è stato il consiglio di scrittura più influente che hai ricevuto da un altro autore? Come hai fatto a farlo funzionare per te?

Non posso dire di aver mai avuto consigli di scrittura da un altro autore (be’, non consigli utili; cfr “Prologhi” sotto…). Non sto dicendo che non ho mai preso qualcosa dai libri di un altro autore, perché lo faccio sempre.
Vedi, gli scrittori davvero non hanno segreti. Qualsiasi cosa sappiamo fare è proprio lì nella pagina. Tutto quello che devi fare e imparare a vedere gli schemi, e questo fortunatamente non è stato difficile per me – questo è ciò che fanno anche gli scienziati, solo che qui hai bisogno di raccogliere i dati da solo.

Cosa pensi che serva per avere longevità in una carriera di scrittore? Buonsenso? Divertimento? Qual è la gioia inaspettata che è entrata nella tua vita da una carriera di tale successo?
Be’, in pratica, non ci si ferma. Per quanto riguarda la gioia… Be’, i soldi sono stati buoni. Anche se, francamente, la gioia più grande e inaspettata è stata la serie TV. È stato un viaggio fantastico!

Da dove inizi di solito le tue ricerche? Hai una risorsa di riferimento? C'è stato qualcosa che hai ricercato per i tuoi scritti nel corso degli anni che ha avuto un enorme impatto su di te o su un romanzo o una serie che stavi scrivendo?
Bene, ho iniziato le mie ricerche nella biblioteca dell'università dove lavoravo (ero uno scienziato nella mia precedente vita professionale); non c'era molta scelta nel 1988, poiché Internet in quanto tale non esisteva ancora, e risorse online come DARPANET, Genie, CompuServe non erano realmente organizzate per la consultazione, anche se CompuServe si è rivelato molto prezioso nel tempo, poiché ho incontrato molte persone interessanti che potevano dirmi cose interessanti.

C’è una scena specifica che hai scritto nel corso degli anni alla quale ti senti particolarmente legata? Se non una scena specifica, una trama secondaria che è stata la tua preferita da scrivere?
Be’, c’è una frase in particolare: “La gente scompare di continuo.” (Che, a proposito, non è stata la prima frase che ho scritto.) Si è presentata due o tre mesi dopo aver iniziato a scrivere. L’ho scritta pensando che potesse essere l’inizio di una scena, ma non sembrava esserlo. Così ho alzato le spalle, e ho detto, “Ok, Prologo, allora?” e l’ho attaccato all’inizio della storia. Nonostante le infinite persone online che si consigliano a vicenda  in modo inflessibile di NON scrivere prologhi, perché “editori e agenti li odiano!” e/o “Nessuno legge i prologhi!”. Ricordo di aver pensato, “Oh, scommetto che leggono il mio,” ogni volta che vedevo qualcosa del genere. Sostenuta non solo dalla fiducia in me stessa <cough>, ma da trent’anni di lettura di libri, molti dei quali con eccellenti Prologhi.

Cosa puoi condividere su ciò che stai scrivendo ora? O una pubblicazione imminente?
Sto lavorando al Libro Dieci (ho un titolo, ma non voglio rivelarlo finché non saremo abbastanza vicino alla pubblicazione; non voglio togliergli tutta la novità!). Occasionalmente, sto lavorando al romanzo del primo prequel (la serie da la sua versione di questa storia – scritta essenzialmente sulla base del mio sunto del libro, ma con aggiunte interessanti da parte delle persone della serie – “Blood of My Blood”, che non è male, ma non so che sarà il titolo effettivo del romanzo o no). E di tanto in tanto, lavoro su cose che saltano fuori.

Qual è l’ultimo grande libro che hai letto?
Solo negli ultimi due mesi, Anxious People, di Fredrik Backman, per la narrativa, e per la saggistica The Lost Tomb di Doug Preston (Intendiamoci, leggo sempre, e quasi tutto, così dopodomani la risposta potrebbe essere diversa…).

(X)

mercoledì 21 agosto 2024

Libro 10: Questioni di logica

C’erano ancora corpi sparsi sotto i cespugli, che smaltivano gli effetti del matrimonio, quando Jamie, William e io ci riunimmo nello studio [di Jamie], fortificati con un liquido che poteva passare per caffè se avevi un brutto raffreddore
«Hai passato gli ultimi tre mesi a cercare. Dove hai guardato, con chi hai parlato, cosa ti hanno detto?»
William trattenne uno sbadiglio e sbatté gli occhi, cercando chiaramente di organizzare una risposta altrettanto concisa.
«O è ancora su quella nave, oppure no», disse Jamie, un po' spazientito. «Se non lo è, allora è su un'altra nave o a terra.»
«Sembra che abbiate studiato logica, sir.» William trovò un buon equilibrio tra il rispetto e un velato sarcasmo e io abbassai lo sguardo verso la scrivania per nascondere un sorriso. Jamie mi guardò con un sopracciglio sollevato, ma si rifiutò di abboccare all’esca e dire a William che aveva davvero studiato logica – all’Universitè de Paris.
«Non serve molta logica per capire che le possibilità sono limitate, a charadh,»disse disse con tono pacato. «Ma dal momento che tu chiaramente hai studiato logica, naturalmente sei andato prima dal capitano del porto di Savannah.»
«Sì. La Pallas ovviamente non era lì – ma era stata nel porto quattro volte l’anno prima.»
«Seguendo un programma regolare?» Chiesi, la penna sospesa sul foglio, in cima al quale avevo scritto “Pallas – Savannah”. «O in modo casuale?»
Quella piega sembrava non essere venuta in mente a William, ma era arrivato preparato e aveva tirato fuori un mucchio di carta sudicia, molto piegata e molto macchiata.
«Penso sia a caso,» disse, dopo aver consultato per un momento i suoi appunti. «Intervalli di un mese, quattro mesi, tre settimane, sei settimane.»
«Dove credi stia andando?» chiesi.
«Be’, la Pallas è un Indiaman di medie dimensioni. Forse un’imbarcazione di… circa cinquecento tonnellate? Questo è grossomodo quello che ha detto il capitano del porto.»
«Gesù C… voglio dire questa è una nave di media grandezza?»
Mi guardò e la sua bocca si arricciò da un lato, ma a suo credito, non rise.
«Be’, paragonato a una da guerra, sì. Anche se le East Indiamen più grandi possono essere anche maggiori.»
«Be’, sappiamo dove non sta andando.» disse Jamie.
«Dove?» William e io parlammo insieme, ci guardammo e distogliemmo lo sguardo con un piccolo sorriso imbarazzato.
«In Inghilterra,» disse Jamie, pazientemente. «O da qualunque altra parte in Europa. Non penso neanche che sia andata in Nuova Spagna. Perciò se ne va in giro lungo la costa – anche se suppongo che potrebbe essere arrivata in Acadia e tornata abbastanza facilmente nel viaggio di quattro mesi.»
William annuì, aggrottando le sopracciglia.
«Sì. Quindi?»
«Non ti  sembra strano che un uomo – anche uno molto ricco – affronti le spese dell’allestimento di una nave di quelle dimensioni, per utilizzarla – apparentemente – al solo scopo di impedire la fuga di un prigioniero? Io stesso sono stato imprigionato diverse volte, in modo più efficace e molto più economico.»
William emise un basso brontolio e vidi Jamie abbassare brevemente lo sguardo per evitare i miei occhi. Con tatto mi trattenni dal sottolineare che ero riuscita a farlo uscire dalla prigione di Wentworth, che non era un gioco da ragazzi in termini di sicurezza. D'altra parte, avevo avuto l'aiuto di diversi amici, la corruzione e una piccola mandria di mucche…
«Va bene,» disse William. «Perciò questo implica che a tenere mio — ehm--»
«Och, chiamalo tuo padre, per l’amor di Dio,» disse Jamie irritato. «Lo è quanto me e non posso più sopportare la tua indecisione* su questo.» 
«Vuoi dire che tenere Lord John prigioniero forse non è il solo scopo di Mr. Richardson,» lo interruppi in fretta. 
«Esattamente,» replico William, dando a Jamie una piccola occhiata, ma mantenendo la calma. «Waffin?*» chiese girandosi verso di me.
«Credo che sia il vocabolo scozzese di “indeciso”, nel senso di uno che non è capace di prendere una decisione su qualcosa,» dissi, con discrezione senza guardare Jamie.
«Vedo che devo mettere insieme un piccolo dizionario di scozzese,» borbottò William, estraendo una penna nuova dal barattolo e giocherellando con la punta tra le dita. «Quando volete, sir. Tornando alle nostre faccende… se posso?»
Jamie fece un gesto della mano nella sua direzione. 
« Avons-nous besoin d’une lingua franca?  Continuez, sil vous plait
«Oh, Gesù Cristo d’un Roosevelt!» sbottai. «Smettetela subito, tutti e due!»
Due paia di occhi blu scuro si fissarono su di me.
«O cosa?» chiesero entrambi all’unisono. Nello stesso identico tono di profondo interesse. E si bloccarono.
Repressi l’urgente bisogno di ridere e invece presi un respiro profondo e lo lascia andare lentamente e in maniera udibile.
«Ancora una volta,» dissi in tono misurato, «e NIENTE dolce per cena.» La notizia fu accolta con un silenzio di tomba e, fissandoli con uno sguardo pungente, richiamai la riunione all'ordine.
«Per cos’altro Mr. Richardson potrebbe avere bisogno di una nave, allora? Data la dimensione dell’imbarcazione, penso che potrebbe spostare merci di qualche tipo. E visti i tempi…»
«Contrabbando di armi?» suggerì Jamie sollevando le sopracciglia. «Aye, be’, ne sappiamo qualcosa – o Fergus almeno.» Guardò William. «Hai detto di aver parlato con il capitano del porto. Sei riuscito a vedere qualcuno dei manifesti di carico della Pallas?»
William scosse la testa, arrossendo leggermente.
«Non ho pensato di chiedere», disse. «Dopotutto, non potevo aspettarmi di trovare un elenco per "un tenente colonnello di fanteria leggermente usato, ufficiali, per l'uso di".»
Jamie sorrise, anche se mi guardò con circospezione.
«Bada, diceva sul serio riguardo al dolce,» disse a William. «Al di là della possibilità, - be’, diciamo della probabilità - che stia trasportando merci di qualche tipo - dopo tutto, anche se lo fosse, potrebbe non essere illegale - potrebbe avere qualche altra ragione per tenere Lord John a bordo di una nave, piuttosto che portarlo in Giamaica o a Hispaniola e rinchiuderlo lì?
«Per comodità?» Sugerii. Mi sentii leggermente male al pensiero, ma era così. «Se la minaccia di divulgare le um… di Lord John-»
«Ipotetiche preferenze,» Jamie aggiunse in fretta.
«Sì. Se questo è l’unico - o almeno il migliore – mezzo di Richardson per convincere Hal a fare ciò che vuole, deve essere in grado di mettere immediatamente la minaccia in una fase iniziale di realizzazione - come far arrestare Lord John –nel caso in cui Hal si mostri riluttante. E conoscendo--»
«E conoscendo sua Grazia.» finì Jamie. «lo sarà.»
«Conoscete zio Hal?» disse William, guardando Jamie con interesse. «Cosa vi ha fatto?»
«Niente di fatale,» disse Jamie seccamente. «Né io a lui. Non ancora.» Si schiarì la gola, in modo minaccioso, e girò un nuovo foglio di carta.

*Nota alla traduzione: nella versione originale Jamie usa il vocabolo scozzese “waffin’ ” (waffling in inglese) sul quale si basa il dialogo successivo.

Il ritratto è “East Indiamen in a Gale”, realizzato da Charles Brooking, 1759, National Maritime Museum

domenica 18 agosto 2024

Outlander S7 - Lo scatto: dentro il ritorno di Jamie, Claire e Ian a Lallybroch

Il produttore esecutivo Matthew B. Roberts da delle anticipazioni sulla seconda parte della Stagione 7 e sul ritorno dei Fraser a Lallybroch.
I Fraser sono tornati.
In questa nuova immagine in esclusiva dalla seconda parte della stagione 7 di Outlander si vedono Jamie (Sam Heughan), Claire (Caitriona Balfe) e il Giovane Ian (John Bell) tornare alla casa natale di Jamie, Lallybroch nelle Highlands scozzesi. E se la foto vi sembra familiare, è perché siete Sassenach dall’inizio.
«Abbiamo scelto questa foto perché richiama alla mente un altro scatto quando ci siamo tornati nell’episodio 112, e Claire e Jamie stanno cavalcando verso Lallybroch,» dice il produttore esecutivo Matthew B. Roberts. «È uno di quegli Easter Eggs che proviamo a introdurre per il pubblico.»
Mindhope Castle, la location reale che rappresenta la Lallybroch della fiction, è stato una delle primissime location che i produttori di Outlander hanno scoperto mentre andavano alla ricerca degli esterni durante la preproduzione della stagione 1. Per questo ha un posto speciale anche nei loro cuori. «Quando cammini lungo un viale come questo, pensi, ‘Wow è un luogo magnifico,’» ricorda Roberts.
C’è anche un’altra ragione pratica nella riproduzione dello scatto – qualsiasi altra angolazione rovina lo sfondo storico. «È una scenografia epica ma in realtà si presta a questa ripresa solo in un modo strano,» spiega Roberts. «Perciò ogni regista viene e fa ‘Oh, mi piacerebbe fare questo’. E noi, ‘Sì, la ripresa è questa. Eccola.’ Perché ci sono cose moderne sull’altro lato.»
«Non dico mai ai registi, ‘Hey, devi replicare qualcosa’», prosegue. «Ci piace sempre suggerire l’essenza delle cose. Ma questa location e questo vialetto d’accesso veramente dettano questo scatto. Ci sono cose moderne su entrambi i lati una volta che si arriva in quello spazio aperto. Perciò proprio dove si trovano i cavalli , se giri la telecamera a sinistra o a destra, è moderno.»
Ma a parte le cose pratiche, questa inquadratura suggerisce anche uno dei principali archi narrativi della seconda metà della stagione 7. L’anno scorso la prima parte è finita con Claire e Jamie che hanno intenzione di tornare in Scozia con il corpo del cugino, Simon Fraser. Ora stanno mantenendo quella promessa.
«Ian, Claire e Jamie sono arrivati a casa» osserva Roberts. «Hanno riportato il corpo del cugino di Jamie a casa. E nella stagione 3, quando Jamie lascia la Scozia promette che un giorno sarebbe tornato, e questo è quel ritorno. Sta portando Claire con lui, e ovviamente anche Ian vuole andare a casa e rivedere la sua famiglia. Abbiamo riempito la casa. È un grande ritorno e potrebbero esserci anche altri ospiti speciali.
Ciò potrebbe includere la sorella di Jamie, Jenny, la matriarca di Lallybroch e madre di Ian? Il personaggio è stato interpretato da Laura Donnelly nelle prime stagioni, ma Donnelly non è potuta ritornare nelle stagioni precedenti a causa del suo impegno nello spettacolo The Ferryman a Broadway. Roberts non dice niente sul ritorno di Donnelly nella stagione 7, dicendo solo, «[i fan] dovrebbero sperare di vedere il personaggio di Jenny.»
Se non altro, sappiamo dalle foto rilasciate in precedenza che i Fraser si riuniranno con il vecchio Ian – e siamo certi che il giovane Ian avrà un sacco di spiegazioni da dare sul suo nuovo aspetto. «C'è una scena in cui ci sono un sacco di domande che gli vengono rivolte», dice Roberts. «È davvero divertente, come puoi immaginare, se sei una persona completamente diversa nella mente dei tuoi genitori».
Il teaser mostra anche molta azione riferita alla Guerra d'Indipendenza, quindi questo significa che la loro visita a casa sarà breve? «Ci sono tempistiche diverse per persone diverse», osserva Roberts. «Non rimangono necessariamente tutti per lo stesso periodo di tempo, ma la storia ritorna sicuramente nelle colonie americane».
Gli elementi della storia, gli attori ingaggiati due volte e il modernismo invadente sono l'ultima delle preoccupazioni dei produttori, tuttavia, quando si tratta di girare a Lallybroch. Il loro problema più grande è una loro stessa creazione: i tanti turisti che ogni anno passano per il castello di Midhope per scattare una foto a casa di Jamie Fraser.
«Quando siamo andati per la prima volta a Midhope, era fatiscente e non era nemmeno sicuro entrare», dice Roberts. «Abbiamo dovuto renderlo sicuro in modo da permettere alle persone di entrare e uscire dalla porta. Ora, ci sono molti autobus e fan che camminano su quel viale e scattano foto sui gradini. L'ironia è che i tour operator sono disturbati dal fatto che stiamo girando lì, quindi non possono portare i fan lì a vedere il luogo che le riprese hanno reso famoso».
«Abbiamo dato inizio a questo fenomeno in cui le persone hanno cominciato a venire in Scozia e vanno in tutte le location dove giriamo, e ognuna diventa un luogo iconico che finisce per essere nel tour», conclude. «E se vogliamo dare a Lallybroch una parte del corpo, questa è il cuore».
Quando Outlander tornerà il 22 novembre, i fan di tutto il mondo potranno vedere quanto bene (o meno) sta ancora battendo.

sabato 10 agosto 2024

OUTLANDER Olympics

Mentre sono in corso le Olimpiadi di Parigi questo fine settimana, ho pensato che sarebbe divertente dare un’occhiata ad alcune scene nei libri di Diana Gabaldon che mostrano abilità atletiche di vario tipo. Questo è un aggiornamento di una raccolta che ho postato la prima volta nel 2016. Non tutti questi esempi hanno un equivalente nei moderni giochi olimpici, ma molti sì. Spero che vi piaccia!

***Avviso di spoiler***

Se non avete letto tutti i libri di Outlander, di seguito troverete degli spoiler! Leggete a vostro rischio.

Volteggio
Jamie strinse le spalle, poi si guardò attorno. Vidi i suoi occhi posarsi per un attimo su un tavolino a tre zampe accanto al muro, su cui era appoggiato un vaso di crisantemi. Alzò lo sguardo, misurando la distanza, chiuse brevemente gli occhi come se stesse raccomandando l’anima a Dio, quindi fece la sua mossa, deciso.
Saltò sul tavolino, afferrò la ringhiera della scala e vi volteggiò sopra, atterrando sui gradini a pochi passi più avanti del Generale. Fu un’impresa talmente acrobatica che una o due signore trattennero bruscamente il fiato, inframmezzato con gridolini di ammirazione le loro esclamazioni di orrore.

(Da L’AMULETO D’AMBRA di Diana Gabaldon, Capitolo 18, “Stupro a Parigi”. Copyright © 1992 di Diana Gabaldon. Tutti iI diritti riservati)

Passare sotto le forche Caudine
[Roger] Lo attendeva una sorta di forche caudine: una doppia fila di selvaggi urlanti, tutti armati di mazze e bastoni. Qualcuno dietro di lui gli conficcò nella natica la punta di un coltello, e sentì un caldo rivoletto di sangue colargli lungo la gamba. «Cours!» gli ordinarono. Corri.
Il suolo era scalpicciato, la neve pressata in un sudicio ghiaccio. Gli bruciò i piedi, quando uno spintone alla schiena lo scaraventò barcollante in mezzo al pandemonio.
Rimase in piedi per quasi tutto il tragitto, sbandando di qua e di là mentre le mazze lo percuotevano davanti e di dietro e i bastoni lo colpivano alle gambe e alla schiena. Non c’era modo di schivare i colpi; tutto quel che poteva fare era continuare ad avanzare, il più in fretta possibile.
Verso la fine una mazza gli roteò vicinissima e si abbatté con forza contro il suo ventre; lui si piegò in due e subito gli arrivò un’altra mazzata dietro l’orecchio. Rotolò disossato sulla neve, senza quasi sentire il freddo sulla pelle squarciata.
Una frusta gli bruciò le cosce, seguita da una dura scudisciata giusto sotto le palle. Raddrizzò di riflesso le gambe, rotolò di nuovo giù e si ritrovò a strisciare chissà come a quattro zampe, il sangue dal naso e dalla bocca che si mescolava al fango ghiacciato.
Raggiunta la fine, con gli ultimi colpi che ancora gli urticavano la schiena, afferrò il paletto di una casa comune e si rialzò lentamente in piedi. Si girò verso di loro, aggrappato al palo per non cadere. Alla folla piacque: scoppiarono a ridere, con tanti uggiolii acuti come un branco di cani. Si chinò a fondo e si raddrizzò, la testa che gli girava vorticosamente. Risero ancora più forte. Aveva sempre saputo soddisfare il pubblico.

(Da PASSIONE OLTRE IL TEMPO di Diana Gabaldon, capitolo 25 “Cattività I”. Copyright © 1997 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati)

Scherma
Battuta, battuta, finta, un mezzo salto indietro, mentre la punta dello stocco di Hal passava accanto al suo viso, un altro salto... Hal era troppo in avanti... ma no, si riprese subito e balzò indietro in una frazione di secondo, mentre lui sollevava la lama. Una stoccata in terza, un’altra terza senza affondare, e il suo piede fece sollevare la polvere dalle tavole del pavimento.
Hal aveva intuito le sue intenzioni: sentiva i suoi pensieri quasi fossero nella sua testa, avvertì il fastidio misto a sgomento che lasciava il posto alla collera... poi, di colpo Hal si trattenne – sentendosi costretto a farlo – e passò a colpi più freddi e cauti.
Dal canto suo, Grey non sentì alcun bisogno di trattenersi. Era felice e spensierato, inebriato dalla brama di combattere. Il suo corpo era una corda ben oliata, elastica e scivolosa, che lo spingeva a correre un rischio dopo l’altro, certo che sarebbe riuscito comunque a schivare la punta del fratello. Poi scorse un’apertura, sferrò una stoccata di piatto con un urlo, e la punta con il bottone toccò la coscia di Hal, scivolando lungo il tessuto dei suoi calzoni.
«Gesù!» esclamò Hal, menando un fendente verso la sua testa.
Grey si chinò, ridendo, e poi tornò su come un pupazzo a molla, afferrando la punta dello stocco che si piegò ad arco tra le sue mani. Quando lo lasciò andare, la lama colpì quella di Hal, che gli saltò nel pugno, con un forte suono metallico.

(Da LORD JOHN E I FANTASMI DEL PASSATO di Diana Gabaldon, capitolo 10, “Salle des Armes”. Copyright © 2007 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Nuoto
Dalla base della torre di Ellen alla terza isola c’erano ancora varie centinaia di metri di acque verdi e tempestose. Mentre si spogliava si era fatto il segno della croce e, raccomandata la propria anima a sua madre, si era tuffato nudo in mezzo ai flutti.
Uscì con cautela dalla scogliera, dibattendosi tra le onde che si frangevano sopra la sua testa. Nessun luogo in Scozia è poi così lontano dal mare, ma l’esperienza di nuoto di Jamie, cresciuto nell’entroterra, era limitata alle placide profondità dei loch e dei laghetti formati dai fiumi di trote.
Accecato dal salmastro e assordato dal ruggito della risacca, aveva combattuto contro le onde per quelle che gli erano sembrate ore, finché alla fine dopo essere riuscito a sollevare la testa e le spalle dall’acqua, boccheggiante, non aveva visto profilarsi il promontorio – non dietro di sé, come aveva pensato– bensì alla sua destra.
«La marea si abbassava, e io mi prosciugavo insieme a lei», spiegò con amara ironia. «Cosicché pensai: be’, basta, è finita, perché sapevo che non sarei riuscito a tornare indietro. Non mangiavo niente da due giorni e non mi rimanevano molte forze».
Smise di nuotare allora, limitandosi a sdraiarsi sulla schiena per abbandonarsi all’abbraccio del mare. In preda alle vertigini per la fame e lo sforzo, aveva chiuso gli occhi e cercato di rammentare le parole di quella vecchia preghiera celtica contro l’annegamento.

(Da IL CERCHIO DI PIETRE, di Diana Gabaldon, capitolo 33, “Tesoro sepolto”. ". Copyright © 1994 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati)

Tiro
Senza la minima esitazione, Brianna imbracciò il fucile e parve sparare nella stessa direzione. Il ramo direttamente sotto lo scoiattolo esplose in una pioggia di schegge di legno e lo scoiattolo venne sbalzato per aria e poi catapultato a terra, dopo essere rimbalzato sui rami elastici dei sempreverdi.
Roger si precipitò ai piedi dell’albero, ma non c’era nessuna fretta: lo scoiattolo giaceva morto, inerte come uno straccio peloso.
«Bel colpo», si congratulò, sollevando il cadavere perché Brianna lo vedesse. «Ma non c’è neanche un segno su di lui: devi averlo spaventato a morte».
Brianna lo guardò dritto negli occhi da sotto le sopracciglia.
«Se avessi voluto colpirlo, Roger, lo avrei colpito», rispose con un leggero tono di rimprovero. «E se lo avessi colpito, ora terresti in mano una poltiglia di scoiattolo. Non bisogna mirare addosso a un animale così piccolo, meglio puntare giusto al di sotto per abbatterli.»

(Da LA CROCE DI FUOCO di Diana Gabaldon, capitolo 20, “Lezioni di tirassegno”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Sollevamento pesi
I pali dello staccato stavano impilati accanto alla colonna di pietra. Roger rovistò qua e là finché non trovò un pezzo scheggiato abbastanza corto da fare al caso suo, e lo usò come leva per sollevare un grosso pezzo di granito quel tanto che bastava per infilarci sotto le mani. Si acquattò e se lo issò sulle cosce, per poi alzarsi lentissimamente in piedi, raddrizzando la schiena una vertebra alla volta, le dita conficcate nella superficie cosparsa di licheni nello sforzo di sollevarlo. Lo straccio che portava legato attorno alla testa era zuppo di sudore, che ora gli stava colando lungo il viso. Scosse la testa per scrollarsi dagli occhi le gocce pungenti.
«Papà, Papà!»
Roger sentì un improvviso strattone ai calzoni, sbatté le ciglia per liberarle dal sudore e divaricò le gambe per mantenersi in equilibrio senza lasciar cadere a terra la pesante roccia.

(Da VESSILLI DI GUERRA di Diana Gabaldon, capitolo 53 “Tulach Ard”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati)

Tiro con l’arco
«Sì, ricordo che mio padre ne parlava», disse Jamie. «Degli arcieri di Glenshiels. Molti erano Grant… e c’era anche qualche Campbell.» Si chinò in avanti, i gomiti sulle ginocchia. Sembrava interessato alla storia, e al tempo stesso si mostrava cauto.
«Aye, eravamo noi.» Arch tirava boccate senza sosta, e il fumo si innalzava a circondargli il capo. «Era notte, ed eravamo nascosti tra le rocce sopra il fiume, a Glenshiels, sotto le felci e i sorbi selvatici. Potevi stare a due spanne da noi e non vederci, tanto l’oscurità era fitta.»
[....]
«All’alba però», continuò allegro, «al segnale prestabilito ci alzammo in piedi e scoccammo le frecce. E devo dire che fu un bello spettacolo: una gragnuola di dardi che, dalle colline, si abbatteva su quei poveri bastardi accampati in riva al fiume.»

(Da NEVI INFUOCATE di Diana Gabaldon, capitolo 23, “Anestesia”. Copyright © 2005 by Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Equitazione
Quindi calciò con urgenza le costole dello stallone perché superasse il resto dei viaggiatori a una velocità sufficiente da impedirgli di morsicare, scalciare, calpestare bambini vaganti o causare altri danni: dopo una settimana di viaggio conosceva fin troppo bene le sue inclinazioni. Oltrepassò al piccolo trotto Brianna e Marsali, a metà fila; quando finalmente raggiunse Claire e Roger che cavalcavano in testa, si stava muovendo troppo in fretta per poter fare di più che salutarli con uno svolazzo del cappello.
«A mhic an dhiobhail», imprecò, rificcandosi il cappello sul capo mentre si abbassava contro il collo del cavallo. «Sei decisamente troppo vivace per i miei gusti. Adesso vediamo come te la cavi fuori pista, eh?»
Con uno strattone verso sinistra, abbandonò il sentiero e via che partì giù per la discesa, calpestando erba secca e scansando rami di sanguinella che si spezzavano rumorosi come colpi di fucile. Quel che ci voleva per un figlio di buona donna come quello era un bel terreno pianeggiante su cui farlo sfogare al galoppo per poi riportarlo indietro spompato. Non essendoci un tratto di pianura nel raggio di trenta chilometri, bisognava adattarsi.
Raccolse le redini, schioccò la lingua e conficcò entrambi i calcagni nelle costole del cavallo, dopodiché schizzarono su per il pendio cespuglioso come se fossero stati sparati da un cannone.

 (Da LA CROCE DI FUOCO di Diana Gabaldon, capitolo 18, “Casa dolce casa”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Arrampicata - Libro inedito in Italia – Traduzione non ufficiale
Le ore successive trascorsero nella confusione dell'impresa più ardua che Grey avesse mai visto da quando aveva attraversato le Highlands scozzesi con il reggimento di suo fratello, portando i cannoni al generale Cope. No, in realtà, pensò, mentre se ne stava nell'oscurità, una gamba incastrata tra un albero e la parete rocciosa, dieci metri di spazio invisibile sotto di lui e una corda che gli bruciava tra i palmi delle mani con un peso morto invisibile di duecento libbre o giù di lì, era peggio.
Gli Highlander avevano sorpreso la guardia, avevano sparato al tallone al loro capitano in fuga e li avevano fatti tutti prigionieri. Questa è stata la parte facile. La cosa successiva fu che il resto della squadra di sbarco salisse in cima alla scogliera, ora che il sentiero, se esisteva una cosa del genere, era stato sgomberato. Lì avrebbero fatto i preparativi per raccogliere non solo il resto delle truppe che ora scendevano il fiume a bordo dei trasporti, ma anche diciassette cannoni da battuta, dodici obici, tre mortai e tutti gli ingombri necessari in termini di proiettili, polvere, assi e legni necessari per rendere efficace questa artiglieria. Almeno, rifletté Grey, quando ebbero finito, il sentiero verticale su per la scogliera sarebbe stato probabilmente calpestato come un semplice sentiero per mucche.

(Da “The Custom of the Army”, in SEVEN STONES TO STAND OR FALL di Diana Gabaldon. Copyright © 2010 by Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati) 

Danza delle spade delle Highlands
Aprì gli occhi e rizzò di scatto la testa. Un thunk! improvviso sul tamburo e la danza cominciò con un grido della folla. I suoi piedi colpirono la terra pressata, verso nord e verso sud, a est e a ovest, dardeggiando rapidi tra le spade.
Atterravano senza suono, sicuri al suolo, e la sua ombra danzava sul muro dietro di lui, alta e con le lunghe braccia sollevate. Teneva ancora il viso rivolto verso di me ma non mi vedeva più, ne ero sicura.
I muscoli delle sue gambe erano forti come quelli di un cervo intento a spiccare un balzo, sotto l’orlo del kilt, e lui danzava con tutta l’abilità del guerriero che era stato e che era ancora. Però pensai che adesso ballava solo in nome del ricordo, affinché coloro che lo guardavano non dimenticassero, con le gocce di sudore che gli volavano via dalla fronte e un’espressione di indicibile lontananza negli occhi.

(Da LA CROCE DI FUOCO di Diana Gabaldon, capitolo 35, “Hogmanay”. Copyright © 2001 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Wrestling
Sulle prime, accecata dal terriccio, non riuscivo a scorgere Jamie, ma poi lo individuai: era sotto l’orso, con il braccio avvinghiato attorno al suo collo, la testa infilata nell’articolazione della spalla appena sotto le fauci grondanti di saliva.
[....] Il suo avambraccio era irrigidito per lo sforzo, mezzo sepolto nel fitto pelo. Il braccio libero pugnalava stoccate a ripetizione: era riuscito a tenere in mano il coltello, almeno. Allo stesso tempo attanagliava il collo dell’orso con tutte le sue forze, tirandoglielo giù.
L’orso sobbalzava sbattendo la zampa, nel tentativo di scrollarsi dal collo quella morsa. Parve perdere l’equilibrio e ricadde pesantemente in avanti, con un forte ululato di rabbia. Udii un uuff! soffocato che non sembrò provenire dall’orso, e mi guardai freneticamente intorno in cerca di qualcosa da usare come arma.
L’orso riuscì a tirarsi di nuovo faticosamente in piedi, scrollandosi con violenza.
Intravidi per un attimo di viso di Jamie, contorto dallo sforzo. Un occhio fuori dall’orbita si spalancò ancora di più alla mia vista; liberò di scatto la bocca dal pelo ispido.
«Scappa!» gridò. Poi l’orso gli ricadde addosso, e lui scomparve sotto centocinquanta chili di peli e muscoli.

 (Da TAMBURI D’AUTUNNO di Diana Gabaldon, capitolo 15 “Nobili selvaggi”. Copyright © 1997 di Diana Gabaldon. Tutti i diritti riservati.)

Che i giochi abbiano inizio!
(X)

domenica 21 luglio 2024

Libro 10: Compagni pelosi

Estratto dal Libro 10 (Senza titolo), Copyright 2024 Diana Gabaldon

[In cui Jamie va a dire al Giovane Ian cosa sta succedendo, riguardo alla venuta di William e alle sue notizie su Lord John.]
Jamie si fece strada lentamente in salita tra i resti dei festeggiamenti del matrimonio del giorno - e della sera - prima. La maggior parte di coloro che avevano dormito sotto i cespugli e gli alberi erano probabilmente riusciti ad alzarsi all'alba e a tornare a casa per dare da mangiare alle loro bestie e ai loro bambini, ma passò davanti a un grande corniolo fiorito i cui fiori profumati erano caduti su un paio di piedi e gambe in ritardo, queste nude, pelose e che esibivano piante dei piedi pulite ma molto callose.
Dalla dimensione dei piedi, sospettò che il loro proprietario fosse Sean MacHugh o John Quincy Meyers, e siccome non riusciva a immaginare alcuna circostanza in cui la moglie di MacHugh non lo avrebbe da tempo trascinato fuori per le orecchie per la colazione e le faccende domestiche, si avvicinò e si accovacciò, con l'intenzione di trovare le scarpe e i calzoni di Meyers prima di svegliare l'uomo.
Questa gentile intenzione fu interrotta dal suono del russare proveniente da sotto il corniolo. Due serie di russamenti.
Muovendosi con molta più cautela, si avvicinò leggermente e si chinò per sbirciare sotto il fogliame. Il compagno di Meyers era rannicchiato pacificamente accanto a lui. Era anche nuda. E pelosa.
«Ma dai, piccola Iezabel!» disse. Bluebell si mosse, sollevò il suo lungo naso dallo stomaco coperto dalla camicia di Meyers e sbadigliò lussuriosamente, con la lunga lingua rosa arricciata. Si stiracchiò e venne da lui, scodinzolando lentamente. Con sua grande sorpresa, aveva un altro compagno, raggomitolato dietro la sua mole blu, ma che ora guardò in alto con un assonnato «Yeowf_?»
«E che cosa ci fai qui, per l'amor di Dio?» Chiese Jamie.
«Dormo» disse Meyers, aprendo un occhio annebbiato. «O lo facevo fino a quando non hai iniziato a parlare.»
«Non tu, a charadh» disse Jamie, e allungò la mano per aggiustare la camicia di Meyers per renderlo rispettabile. «Lui.» Indicò il grosso cucciolo grigio. Skènnen era grande quasi quanto Bluebell, e non aveva nemmeno un anno. Completamente sveglio ora, il cane scattò sulle sue enormi zampe e si lanciò fuori per farsi grattare le orecchie.
«Mmm. Ricordo qualcuno di caldo che si è sdraiato accanto a me nel cuore della notte. Non ero particolarmente esigente su chi fosse, purché non volesse parlare.» Meyers sgusciò lentamente da sotto i rami del corniolo e si mise a sedere. Si passò una mano tra i capelli striati di grigio, poi si grattò in modo meditativo. «Conosci questo giovanotto,?»
«Sì.» Jamie tirò il cane più vicino, esaminandolo per verificare che non avesse danni. «Appartiene al piccolo Oggy... il ragazzo del Giovane Ian, aye?»
«Oh. Immagino che sia sceso con la famiglia, allora, e che si sia perso sulla via del ritorno.
«Sì, suppongo di sì.» Il cane era illeso e sveglio ora, stava leccando il viso di Jamie con entusiasmo. «Giù, a cu... giù, ho detto!» Skènnen stava bene, ma qualcos'altro no. Il sole era alto. Perché Rachel e Oggy non cercavano il cane?
«Hai visto... beh, no, suppongo di no Madainn mhath, dunque, a charadh». Si alzò in piedi e si diede un colpetto sulla coscia per chiamare i cani. «Scendi alla casa per la colazione, aye? Porterò a casa questo piccoletto».

[fine della sezione]

Incontrò sua sorella, a mezzo miglio dal capanno dei Murray e con un'aria preoccupata. La sua fronte si schiarì un po' quando lo vide, e ancora di più quando vide il cane.
«Eccoti qui, piccolo furfante!» Il cucciolo abbaiò felice vedendola e si arrampicò per la salita. Jenny lo intercettò prima che potesse saltarle sulla gonna con le zampe infangate, e lo spinse con decisione verso il basso, afferrandogli la collottola e strofinandogli l'orecchio mentre lui si contorceva di piacere e cercava di leccarle le mani. «Che cosa ci fai con lui?» chiese al cane, agitando una mano in direzione di Jamie. «E che cosa ne hai fatto del tuo padrone, eh?»
«Il suo padrone? Il Giovane Ian, vuoi dire?»
«Sì.» Allungò il collo per guardarsi intorno, nell'evidente speranza che Ian fosse dietro di lui. «Non è ancora tornato a casa. Rachel sta vomitando per le nausee mattutine e Oggy voleva il suo piccolo cu, così ho pensato che il cane doveva essere con Ian e che fosse meglio che scendessi a tirarli fuori da qualunque posto abbiamo dormito la notte scorsa.
Jamie avvertì una sensazione di disagio tra le spalle.
«Questo è quello che volevo fare anch'io. Ho trovato il cane che dormiva con Meyers, ma non c’era l’ombra del Giovane Ian.»
Jenny sollevò un elegante sopracciglio nero. «Quando l’hai visto l'ultima volta?»
Ogni donna di sua conoscenza diceva questo quando qualcosa andava perso. Lanciò a Jenny un'occhiata che voleva suggerire che non pensava che la cosa fosse più utile delle ultime mille volte che l'aveva sentita. Tuttavia, rispose.
«Ieri, dopo le nozze, mentre ballava con Silvia Hardman e Patience… Higgins, voglio dire. Forse un'ora prima…» Si fermò bruscamente. Stava per dire “Prima di William”, ma non voleva essere distratto da una discussione su William in quel momento. Jenny, Rachel e Oggy avevano lasciato i festeggiamenti presto; Rachel si sentiva pallida e malaticcia e sua sorella doveva mungere le sue capre. La notizia li aveva raggiunti?
No, pensò, ben consapevole degli occhi di sua sorella, fissi con interesse sul viso. Se sapesse di lui, me lo avrebbe detto come prima cosa.
E mi ucciderà se non glielo dico adesso, concluse.
«È arrivato mio figlio», disse bruscamente. «William.»
Il suo viso divenne assente per un secondo, e poi passò attraverso un tale turbinio di espressioni che lui non riuscì a seguire del tutto. La fine fu uno sguardo di pura gioia, comunque, e la sua gola si strinse a quella vista. Lei rise ad alta voce, e lui sorrise, timido riguardo ai propri sentimenti.
«È venuto armato?» chiese poi, con una leggera sfumatura di dubbio nella voce.
«Sì, ma non per me», la rassicurò. «Lui…ehm… vuole il mio aiuto. Dice.»
«Per fare cosa?» chiese con circospezione. «Aiutarlo a rubare una sposa?»
La concretezza della domanda lo fece ridere.
«Vorrei che fosse così», disse. «No, suo… voglio dire, Lord John… è stato rapito, e William vuole il mio aiuto per riportarlo indietro sano e salvo».
«Ach, quindi è per questo che vuoi il giovane Ian.» Abbassò lo sguardo su Skènnen, che era sceso e stava ficcando il naso sotto un grande cespuglio di alloro di montagna. «Dubito che il nostro cagnolino sia un segugio - non ancora, almeno - ma potresti portarlo con te. Se ti avvicini al giovane Ian, il cane andrà a prenderlo.»
Entrambi girarono la testa per guardare il sole. Le due e mezza, forse. Rimaneva ancora molta luce.
«Posso dirlo a Rachel?» Chiese Jenny, e lui poté vedere il suo entusiasmo, la notizia che iniziava a spumeggiare dentro di lei. «Lei si preoccupa per lui, sai. William.»
«Lo so, e puoi dirglielo», disse sorridendo, e fece schioccare la lingua verso il cane. «Vieni, a cu».

*Ritratto di Briton Riviere, His only friend, 1871