Stavo pulendo l’obiettivo del mio microscopio, cuocendo a fuoco lento la cena, e facendo liste, più o meno simultaneamente, quando sentii qualcuno entrare dalla porta davanti aperta e passi leggeri scalpicciare lungo il corridoio. Mi ero appena alzata quando Totìs irruppe nel mio ambulatorio.
«Nonnina Claire!» Era rosso in viso e ansimava come una macchina a vapore, provando a far uscire parole tra un rantolo e l’altro. «Papa…N-o-n…no…».
«Siediti». Lo presi per un braccio e lo costrinsi a sedersi sulla mia sedia a dondolo, sperando che il movimento lo distraesse abbastanza a lungo da permettergli di riprendere fiato. Diedi una spinta e feci un passo indietro. I suoi occhi si allargarono quando la sedia oscillò, e fortunatamente, la sua bocca fece lo stesso; potevo sentire il sibilo dell’aria e sorrisi.
«Va bene,» dissi. «Continua a respirare. Non parlare. Altri tre buoni respiri e potrai raccontarmi che razza di marachella hanno combinato tuo Padre e tuo Nonno. Oh—» Il pensiero mi venne in mente all’improvviso. «C’è un giovane uomo di nome William coinvolto in qualsiasi cosa sia successo?»
Annuì vigorosamente, e prese il terzo respiro.
«Papa-è-caduto-e-la-sua-gamba-si-è-rotta!»
«Cosa? Voglio dire— dove si trova? Tuo Nonno o William sono con lui?»
«Sì. Noi…eravamo…». Ansimò per qualche secondo, deglutì e mi raccontò tutta la storia, breve e scioccante. Quando ebbe finito, avevo infilato diversi rotoli di bende e bottiglie di acqua con miele nel mio kit di emergenza e avevo la borsa sulla spalla. Afferrai la bottiglia di whisky di emergenza dallo scaffale e uscii nel corridoio, dove Totìs si agitava avanti e indietro.
«Mostrami dove sono,» dissi, e lui sparì attraverso la porta come un colibrì con me all’inseguimento goffo.
[fine della scena]
«Nonnina Claire!» Era rosso in viso e ansimava come una macchina a vapore, provando a far uscire parole tra un rantolo e l’altro. «Papa…N-o-n…no…».
«Siediti». Lo presi per un braccio e lo costrinsi a sedersi sulla mia sedia a dondolo, sperando che il movimento lo distraesse abbastanza a lungo da permettergli di riprendere fiato. Diedi una spinta e feci un passo indietro. I suoi occhi si allargarono quando la sedia oscillò, e fortunatamente, la sua bocca fece lo stesso; potevo sentire il sibilo dell’aria e sorrisi.
«Va bene,» dissi. «Continua a respirare. Non parlare. Altri tre buoni respiri e potrai raccontarmi che razza di marachella hanno combinato tuo Padre e tuo Nonno. Oh—» Il pensiero mi venne in mente all’improvviso. «C’è un giovane uomo di nome William coinvolto in qualsiasi cosa sia successo?»
Annuì vigorosamente, e prese il terzo respiro.
«Papa-è-caduto-e-la-sua-gamba-si-è-rotta!»
«Cosa? Voglio dire— dove si trova? Tuo Nonno o William sono con lui?»
«Sì. Noi…eravamo…». Ansimò per qualche secondo, deglutì e mi raccontò tutta la storia, breve e scioccante. Quando ebbe finito, avevo infilato diversi rotoli di bende e bottiglie di acqua con miele nel mio kit di emergenza e avevo la borsa sulla spalla. Afferrai la bottiglia di whisky di emergenza dallo scaffale e uscii nel corridoio, dove Totìs si agitava avanti e indietro.
«Mostrami dove sono,» dissi, e lui sparì attraverso la porta come un colibrì con me all’inseguimento goffo.
[fine della scena]
Jamie e William erano riusciti a tirare il Giovane Ian fuori dal burrone quando li raggiunsi. Era steso sul sentiero, molle e bianco come un morto, e Jamie stava tenendo la testa di suo nipote in grembo, asciugando il sudore dalla faccia del Giovane Ian e sussurrandogli in gaelico. Alzò lo sguardo quando mi vide, ansimante per la corsa, e il suo viso si illuminò.
«Sassenach,» disse. Gli strinsi una spalla e mi appoggiai a lui per mantenere l’equilibrio mentre mi accovacciavo, respirando. Anche Ian stava respirando, ma in sorsi brevi e superficiali. Costole rotte, pensai, ma questo poteva aspettare — lui stava respirando ed era chiaro che la preoccupazione principale fosse la sua gamba sinistra, che quasi sicuramente aveva una frattura composta. Un’affilata estremità di osso macchiato di sangue sporgeva attraverso la pelle di daino strappata sopra lo stinco, e altro sangue si stava accumulando lentamente sotto una gamba piegata in una posizione che mi fece accapponare la pelle.
Il fazzoletto nero di Jamie era avvolto strettamente intorno alla coscia di Ian, e lui aveva messo una stecca sotto il panno e lo aveva attorcigliato, stringendo il laccio emostatico improvvisato. Il sangue stava uscendo lentamente, almeno, e non pulsando, e feci un respiro profondo e misi una mano sul braccio di Ian stringendolo in quella che speravo fosse una rassicurazione.
«Andrà tutto bene, Ian,» dissi, inginocchiandomi per rovistare nel mio zaino, «Presto andrà meglio.»
«Ti prendo in… parola » riuscì a dire, sussultando per lo sforzo.
Non mi preoccupai di prendergli il polso; potevo vederlo battere nell’incavo della gola — rapido ma forte.
«Gli abbiamo dato un po’ di acqua con whisky,» disse William, guardandomi ansioso sopra il corpo del cugino. «Abbiamo fatto bene?»
«Aye, hanno fatto bene» disse Ian con voce rauca. «Datemene un altro po’. E non preoccupatevi dell’acqua.»
Feci sì con un cenno della testa e Jamie tirò fuori una piccola borraccia dalla sua cintura e alzò la testa di Ian. Ian si strozzò e fece qualche spruzzo, il whisky gli colava lungo il collo, ma lo ignorai, procedendo con attenzione a tentoni lungo la gamba ferita. Ian fece un rumore, si strozzò, tossì e fece un altro rumore, più forte.
«Penso di essermela fatta addosso,» disse ansimando.
«Sì,» lo assicurò Jamie. «Non importa, i tuoi pantaloni sono rovinati comunque.»
William scoppiò in una risata colto alla sprovvista, poi si portò la mano alla bocca. Jamie non rise, ma una vibrazione di divertimento passò tra lui e Ian, la cui bocca si contrasse brevemente prima di ansimare e di mordersi il labbro mentre tagliavo i pantaloni di pelle di daino e mi muovevo con cautela lungo la gamba ancora una volta, avvolgendo bende e garza mentre procedevo per aiutare ad arrestare l’emorragia. Nessuna arteria tagliata… ancora …
«Cercami delle stecche piuttosto lunghe, per favore, William. Spesse come il tuo pollice. Dobbiamo raddrizzare — be’ più o meno — e stabilizzare la gamba prima di provare a spostarlo.»
«Provare, dice,» mormorò Ian a bassa voce. «I bambini stanno bene?»
«Stiamo bene, Papa.» La voce di Totìs giunse direttamente dietro di me, cogliendomi di sorpresa. «Ho detto ad Hunter che deve restare a difendere Mammaidh e Colui che sta arrivando, così non avrebbe provato a tornare indietro con me. Ti ho portato una coperta.»
Ce l’aveva e la presi con gratitudine. Era una bella giornata di primavera ma Ian aveva i brividi, piccoli tremori si muovevano sul suo corpo come le onde di terra di un terremoto in arrivo.
«Colui che sta arrivando?» chiese Jamie a Totìs, anche se i suoi occhi erano fissi sulla faccia di Ian. «Come sai che non è Colei che sta arrivando?»
«Lo dice O’karakarahkwa.» rispose Totìs con sicurezza. «Nonnina Jenny dice che è una ragazza perché Mammaidh ha la pancia alta, ma Papa dice che sta facendo la bastian contraria solo per indispettire il Sachem.»
«Non dire queste cose quando la tua Nonnina può sentirti,» disse Jamie istintivamente. I suoi occhi si mossero dalla faccia di Ian alla gamba e di nuovo sulla faccia, e afferrò la spalla di Ian. «Respira un po’ più profondamente se puoi, a bhalaich, e più lentamente. Sembri Bluebell in una giornata calda.»
Non risi, la descrizione dell’ansimare superficiale di Ian era anche troppo appropriata. La faccia e il collo erano cosparsi di sudore freddo. Era un miracolo che non si fosse tagliato l’arteria femorale; c’era quasi sicuramente una frattura chiusa a metà coscia, appena sotto il laccio emostatico di Jamie.
Ian era chiaramente atterrato in fondo al burrone con tutto il suo peso su una gamba sola — e a giudicare dal fatto che aveva perso il mocassino e che il piede e la caviglia erano incrostati di fango secco — il piede doveva essersi incastrato nel letto del torrente cosparso di rocce quando aveva colpito il suolo, e il suo corpo che precipitava veloce aveva spezzato la gamba intrappolata. In almeno tre punti.
«Non avrai altro whisky fino a che non avrai bevuto altra acqua al miele,» gli dissi, tenendo la voce ferma e salda. Sentii un brivido profondo nelle ossa anche se non lo stavo toccando, e sapevo che stava scivolando in uno stato di shock.
«Arriva fino a casa, a bhalaich,» disse Jamie con calma a Totìs, che stava osservando suo padre con visibile ansia. «Dì alla tua Mammaidh che ho bisogno della sua porta per fare una barella per tuo Padre. Verremo a prenderla, una volta che sarà tolta dai cardini. Reggerai gli attrezzi per lei, aye?»
Diedi a Jamie il resto dell’acqua al miele dal mio zaino perché lo somministrasse, in sorsi, e mi inginocchiai di nuovo vicino a Ian. Odiavo fagli ancora male, ma avevo bisogno di sapere cos’altro poteva essere danneggiato, prima di muoverlo. E dargli qualcosa — per quanto spiacevole — per distrarlo dalla pace illusoria di uno shock per avrebbe potuto ucciderlo.
«Costole rotte?» chiesi. Non aspettai una risposta, ma gli tastai con attenzione entrambi fianchi. Il suo rantolo di dolore in corrispondenza di un tocco a destra, dove c’era una sgradevole sensazione di cedimento, in contrasto con il solido arco delle costole a sinistra. Uno stimolo maggiore mi convinse che solo una costola era effettivamente rotta, anche se il fianco era chiazzato di ombre blu pallido di lividi in via di sviluppo.
Maledizione. Il tuo sangue è dovunque non dovrebbe essere, dannazione…
I suoi occhi erano chiusi, stava respirando superficialmente, ma il suo corpo sembrava essersi leggermente stabilizzato, adattandosi con cautela al suo nuovo stato frammentato. L’abisso dello shock era ancora rannicchiato vicino, ma una bestia vigile, non ancora pronta a scattare.
«Come ti senti, Ian?» Chiedi, più per continuare a farlo parlare che per il bisogno di saperlo; come si sentiva era chiaramente ovvio.
«Potrebbe… andare… peggio, Zietta,» rispose, tra i respiri superficiali. «Sono sicuro di non essermi… spezzato il collo o –o la schiena. Almeno… il serpente non ha… morso nessuno di noi.»
«Serpente?» disse Jamie, guardandosi frettolosamente alle spalle. Ian rise, ma la risata fu interrotta da un gemito ansimante mentre si stringeva il fianco ferito.
«Non ridere,» gli dissi, inutilmente.
«Whisky,» riuscì a dire, ansimando.
«E non parlare,» gli consigliai, mettendo la borraccia di Jamie tra le sue labbra. Non ne era rimasto molto, ma non aveva senso conservarlo per dopo…
Jamie aveva tirato fuori il suo rosario — che fosse per protezione contro i serpenti o per principio generale — stava facendo rotolare gentilmente i grani tra il pollice e l’indice. Pensai che non stesse recitando il rosario, come diceva lui, ma certamente stava pregando. Anche io, in quel modo torrenziale e terrorizzato che si utilizza nelle emergenze.
Non c’era nient’altro che potessi fare adesso, fisicamente. La conoscenza e il sapore di metallo si depositarono nel mio stomaco come se avessi ingoiato acqua fredda e sporca. Anche le mani di Ian erano fredde ora e i polpastrelli notevolmente pallidi. Gli sfregai le mani, una alla volta, e pensai di sentire piccolo battito in risposta. L’odore di ferro caldo del sangue quasi eclissava il miasma fecale che ci circondava — ma non del tutto.
[continua…]
Ritratto di Gustav Klimt, Igea, 1897

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