domenica 16 novembre 2025

Libro 10: Non mangiare i girini

Roger non poté fare a meno di guardarsi alle spalle. La casa dietro di lui profumava di pane alle noci e di dolce, e pensò di poter ancora sentire gli aromi che facevano venire l’acquolina diffondersi dalle finestre aperte.
La possibilità che Claire non solo fosse uscita di casa il Giorno della Cottura… «il Giorno del Bucato, sì», borbottò, «ma non per la Cottura»… e poi avesse deciso di percorrere a piedi la distanza di oltre un miglio fino al capanno dei Murray nel caldo pomeridiano e fosse riuscita a farlo senza fare alcun rumore o annunciare le sue intenzioni era inverosimile, ma il senso di colpa non conosceva ragione, e si guardò di nuovo alle spalle mentre svoltava sul sentiero.
Il suo stomaco brontolò al pensiero persistente di biscotti allo zucchero e cannella, ma il sentiero dietro di lui era in fermento solo per i lontani gracidii dei corvi che vivevano sugli alberi vicino al belvedere con la spettacolare vista sul Roan Mountain. Automaticamente, ringraziò Dio che Ian Murray non avesse scelto di cadere da lì.
«D'altra parte, se fossi caduto da lì, non staremmo avendo questa particolare conversazione…» Ma il sentiero si faceva più ripido e lui risparmiò il fiato per la salita.
Jenny Murray era seduta sulla veranda, i piedi che dondolavano, e stava istruendo Totìs nell’arte di avvolgere la lana, tenendo d’occhio il piccolo Hunter — conosciuto in famiglia anche come Weejit — che aveva una vaschetta piena di girini e stava inseguendo le sfortunate ranocchiette con entrambe le mani.
«Non metterlo in bocca, stupidino!»  urlò sua nonna, alzano lo sguardo dalla sua lana. 
«Rana,» disse Hunter in tono ragionevole, e tentò di nuovo di mettersi la preda in bocca. Il girino preso dal panico gli saltò di sua mano e atterrò di nuovo nella vaschetta con un piccolo splash, facendo dire ad Hunter, «Oh, cavolo!»
«Non si dice!» dissero sua madre e sua nonna in coro. Rachel uscì sulla veranda, asciugandosi le mani nel grembiule.
«Roger!» La sua faccia si illuminò vedendolo, cosa che gli riscaldò il cuore e sorrise in risposta.
«Come stai, bella ragazza?» chiese. Stava sbocciando, dal dolce gonfiore della gravidanza alle rose sulle guance.
«Bene oggi, ti ringrazio,» disse. «Il desiderio di vomitare alla vista del cibo mi ha lasciata. Anche se il pensiero di ingoiare un girino… Hunter, se non riesci a lasciare in pace quelle creature, dovranno tornare a casa nel loro torrente. È una visita agli infermi, a mhinister, o possiamo fare qualcosa per te?»

*Ritratto di John Everett Millais, Bolle, 1886

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