**attenzione possibili spoiler**
...anche se qualcuno probabilmente ha già capito!
Ero in qualche luogo profondo dei sogni, e ne riemersi come un pesce strappato dall'acqua, battuto e sbatacchiato.
"Cos..." Non riuscivo a ricordare dov'ero, chi ero o come si parlasse. Poi il rumore che mi aveva destata tornò e ogni pelo del mio corpo si rizzò.
"Gesù Cristo d'un Roosevelt!" Le parole ed i sensi tornarono in fretta e allungai entrambe le mani, cercando a tentoni qualche solido appiglio.
Lenzuola. Materasso. Letto. Ero a letto. Ma Jamie no, lo spazio era vuoto accanto a me. Sbattei le palpebre come un gufo, girai la testa cercandolo. Era nudo, in piedi alla finestra, illuminata dalla luna. I pugni serrati ed ogni muscolo visibile sotto la pelle.
"Jamie!" Non si voltò o sembrò non aver sentito...né la mia voce, né il tonfo e il trambusto delle altre persone nella casa, neanche l'ululato proveniente dall'esterno. Sentivo Mandy iniziare a piangere per la paura e le voci dei suoi genitori che cercavano in fretta di confortarla.
Scesi dal letto e mi avvicinai cautamente a Jamie, anche se quello che veramente volevo fare era tuffarmi sotto le coperte e tirarmi il cuscino sopra la testa. Quel rumore... guardai oltre la sua spalla, ma nonostante la luce della luna fosse brillante, non si vedeva nulla nella radura davanti la casa che non dovesse essere lì. Proveniva dalla foresta, forse; alberi e montagne erano una lastra nera impenetrabile.
"Jamie," dissi, con più calma, e avvolsi saldamente una mano attorno al suo avambraccio. "Cosa c'è, cosa ne pensi? Lupi? Un lupo, voglio dire?" Speravo che fosse uno solo a fare tutto quel rumore.
Iniziò con il semplice tocco, si voltò per guardarmi e scosse la testa, cercando di scrollarsi di dosso... qualcosa.
"Io..." cominciò, con voce roca per il sonno, e poi semplicemente mi mise le braccia intorno e mi attirò contro di lui. "Pensavo fosse un sogno." Lo sentivo un po' tremante e lo strinsi più forte che potei. Le sinistre parole celtiche "ban-sidhe" e tannasq mi aleggiarono nella testa, sussurrando in un orecchio. La tradizione diceva che un ban-sidhe ululava sul tetto quando qualcuno in quella casa stava per morire. Beh... non era sul dannato tetto, almeno...
"I tuoi sogni di solito sono tanto chiassosi?" Chiesi, sussultando ad un nuovo ululato. Non era uscito dal letto da tanto; la sua pelle era fresca, ma non fredda.
"Sì. A volte." Si lasciò andare a una piccola risata senza fiato, e mi lasciò andare. Un rumore di piccoli piedi si sentì lungo il corridoio, e in fretta mi gettai di nuovo tra le sue braccia mentre la porta si spalancava e Jem si precipitava dentro, Fanny proprio dietro di lui.
"Nonno! C'è un lupo là fuori! Si mangerà i maiali!"
Fanny rimase a bocca aperta e si mise una mano sulla bocca, gli occhi spalancati per l'orrore. Non per il pensiero della fine imminente dei maialini, ma per la consapevolezza che Jamie era nudo. Lo stavo coprendo alla vista più che potevo con la camicia da notte, ma non c'era una grande quantità di camicia da notte e c'era una grande quantità di Jamie.
"Torna a letto, tesoro", dissi, con tutta la calma possibile. "Se si tratta di un lupo, il signor Fraser se ne occuperà."
"Moran Taing, Sassenach," sussurrò con l'angolo della bocca. Molte Grazie. "Jem, mi passi il mio plaid, aye?"
Jem, per cui un nonno nudo era uno spettacolo normale, andò a prendere il plaid dal gancio vicino alla porta.
"Posso venire ad aiutarti ad uccidere il lupo?" Chiese speranzoso. "So sparare. Sono più bravo di papà, lo dice anche lui!"
"Non è un lupo," disse Jamie brevemente, avvolgendosi i lombi nel tartan sbiadito. "Voi due andate a dire a Mandy che è tutto a posto, prima che ci faccia cadere il tetto sulle orecchie." L'ululato era diventato più forte e così anche quello Mandy, come una risposta isterica. Dallo sguardo sul suo volto, Fanny era pronta a unirsi a loro due
martedì 30 giugno 2015
Dalle Pagine allo Schermo: sedicesima puntata. To Ransom a Man's Soul
E' la fine, Outlanders.
E' la fine della prima stagione, la fine del nostro appuntamento settimanale con la rubrica, la fine dell'attesa per vedere una nuova puntata.
E' la fine.
Non so voi, ma io sono ancora qui con il groppo in gola che guardo i titoli di coda e canto a squarcia gola SING ME A SOOOOOOOONG OF A LAAASSSSS THAT IS GOOOOOOOOOOONEEEEE
mentre mi ingozzo di cupcake al doppio cioccolato e Nutella.
A parte gli scherzi, questa è l'ultima puntata e sono indecisa se seguire il modello della rubrica o se seguire il mio cuoricino. Sarò sincera, ho fatto fatica a staccare gli occhi dalla puntata per cercare il riferimento sul romanzo. Non volevo fare pause, non volevo perdere il ritmo, troncare i feels che si agitavano nel mio pancino. Eppure, in un certo senso, ce l'ho fatta.
Vi chiedo scusa se questa volta non sarò precisa, non ho potuto farne a meno considerando anche la struttura della puntata.
Ebbene sì, a questo giro di inventato c'è pochissimo e tutte bricioline di scene che possono essere tranquillamente trascurate. Il resto invece, da pagina 728 - dove ci eravamo fermati con la 15esima puntata - fino alla fine del romanzo, è stato abilmente adattato in modo che tutte le parti veramente importanti di questa ultima porzione venissero riportate sullo schermo. Le oltre 120 pagine, ovviamente, sono state riassunte, spezzate, copia/incollate e il risultato è stupefacente.
Se pensavamo di aver visto il lato oscuro di Randall siamo stati costretti a realizzare che nell'ultima puntata c'è stata la vera rivelazione della perversione di questo personaggio, non tanto per la violenza fisica quanto per l'abilità di piegare la mente dei suoi prigionieri.
Quelle che erano le scene tra Jamie e Black Jack nella cella sono in realtà stralci delle dichiarazioni che Jamie fa a Claire durante i giorni dopo il suo salvataggio. Confessioni fatte volontariamente o meno, tramutate in scene che per me sono state veramente dure da guardare (pagine 779-784; pagine 818-820). Per la nostra immensa soddisfazione ci è stato permesso di vedere la scena - unica con un briciolo di ironia - di Randall schiacciato dalle mucche in fuga nei corridoio di Wentworth al minuto 5, pagina 743.
Il resto, invece, è più o meno come avviene nel romanzo. Il momento del salvataggio di Jamie viene adattato con l'eliminazione della parte a casa di MacRannoch perché tutto si svolge nel monastero. Appena recuperato Jamie, infatti, il gruppo composto da Claire, Murtagh, Rupert e Angus, procede direttamente verso il Monastero che, nel romanzo, è già sulle coste della Francia, mentre nella puntata è ancora in Scozia. Qui avvengono tutte le scene tra Jamie e Claire, compresa quella in cui lei opera la mano di Jamie (inizio minuto 17:12 pagina 738 - fine minuto 20:25 pagina 741), la scena di loro due che parlano, di Claire che si confessa (inizio minuto 21 pagina 802 - fine minuto 25:05 pagina 804) e le scene intermedie che fungono da legante, come quelle di Murtagh e Claire, Willie e Jamie.
Sono state scartate, e ve ne sarete accorti, tutte le scene della convalescenza di Jamie e di Claire che passa il tempo nel monastero. Non è una grave perdita, perché le cose più importanti sono state riportare e perché le poche scene hanno un impatto emotivo veramente soddisfacente. Insomma, non se ne sente la mancanza.
La parte finale, invece, è stata plasmata perché diventasse la chiusura non solo della puntata ma anche della stagione. Claire, Jamie e Murtagh prendono la nave per la Francia e durante il viaggio (nessuna traccia del mal di mare di Jamie) Claire decide che lei e Jamie devono tentare di fermare il corso degli eventi: Culloden, Bonnie Prince Charlie e tutto quello che succederà. E tanto per non farsi mancare il lieto fine, Claire dice a Jamie di essere incinta.
Nonostante l'aria cupa e drammatica di questa puntata, la serie si chiude con un bel sorriso: il loro e il nostro.
Vi chiedo scusa ancora una volta per non aver seguito un modello creato appositamente per la rubrica. Mi rendo conto che i numerosi post-it della puntata non sono stati riportati ma credetemi quando vi dico che questi corrispondono a piccoli tratti presi nella loro particolarità, e non nella totalità della scena.
Sarebbe stato inutile riportarvi il post-it di una frase, spostata in un altro blocco per trasformare e riassumere una parte. Siamo alla fine, siate buoni.
Chiudo la rubrica con dei piccoli ringraziamenti.
Grazie a tutti voi che mi avete sopportata, letta, corretta e maledetta. Grazie a Methos per tutte le GIF fatte apposta per me anche in orari assurdi. Grazie alla Corbaccio per averci ritwittato ogni tanto, a chi ha commentato sui social e sul blog e a chi mi ha seguita dall'inizio. Oserei dire anche grazie alla mia povera copia di La Straniera TEA, che si è prestata magnificamente ai maltrattamenti, agli appunti e ai post-it.
Ragazzi, ci rileggiamo l'anno prossimo con la rubrica Dalle Pagine allo Schermo, ma non vi libererete di me tanto facilmente.
A presto e buona lettura a tutti!
domenica 28 giugno 2015
Sam, Diana, Ron e la nuova stagione di Outlander
La star di Outlander parla delle riprese dello stupro nel finale della prima stagione, l’autrice del libro parla dei futuri episodi.
La star di Outlander racconta che girare le scene dello stupro nel finale della prima stagione, “To Ransom a Man's Soul/Riscattare l’anima di un uomo”, è stato duro, ma appagante.
“Sapevamo che sarebbe stato intenso”, ha detto Sam Heughan [x], 35 anni. “Ma eravamo molto consapevoli che tutto ciò che era esplicito e violento fosse lì per un motivo. Si è trattato solo di avvolgercisi per un paio di settimane e vivere quest’esperienza”.
“Una settimana prima abbiamo affrontato la sceneggiatura, come in una prova teatrale, lavorando scena per scena, vedendo cosa funzionava e cosa no”, ha continuato. “E poi l’abbiamo abbozzato, il che è strano. Ma una volta che ce l’hai chiaro e sai cosa vuoi che gli spettatori vedano o non vedano, questo traccia le linee guida per le riprese”.
“Ero nervoso perché si tratta di materiale abbastanza cupo, ma so che vi abbiamo inserito tutto”, ha aggiunto Heughan. “Per vedere questi due uomini, la lotta fra le loro volontà e come si spezzano a vicenda. È stato emozionante arrivare a quello strano punto in cui vieni distrutto e riprogrammato”.
La seconda stagione dello show, per il probabile sollievo dei fan, avrà un tono più leggero e sofisticato della prima. Il suo creatore, Ron Moore [x] ha spiegato "Andranno a Parigi e avranno a che fare con l'aristocrazia francese. Quindi ci troviamo su un altro pianeta rispetto alla prima stagione. In Scozia ci sono pietre pesanti, legno grezzo, tavoli scuri, fumo e stanze a lume di candela, mentre ora ci troviamo in un mondo dorato, con delicate porcellane, oggetti di vetro e costumi fatti di seta e dai colori brillanti".
L'autrice di Outlander, Diana Gabaldon [x] ha letto alcune sceneggiature della seconda stagione e ha detto che sono "meravigliose".
"La parte su Parigi è molto buona", ha detto la Gabaldon a Zap2it, "in effetti sono profondamente impressionata dai contorni delineati in queste sceneggiature. Credo che abbiano fatto un lavoro meraviglioso nel tirar fuori gli elementi essenziali della trama e nell'arrangiarli in maniera convincente".
La seconda stagione di Outlander andrà in onda nel 2016.
[x]
sabato 27 giugno 2015
In cucina...nel bordello di Edimburgo
Pane d’avena al latticello e miele
Un colpo bussato alla porta ruppe la tensione; era una piccola cameriera con il vassoio della cena. Dopo avermi rivolto un timido cenno del capo, sorrise a Jamie e apparecchiò per due: carne fredda, brodo caldo e pane d’avena imburrato, dopodiché accese il fuoco con mano rapida ed esperta e ci lasciò con un “Buona serata a voi” mormorato a mezza voce.
Mangiammo lentamente, chiacchierando con cautela solo di argomenti neutri; gli raccontai del mio viaggio da Craigh na Dun a Inverness e lo feci ridere con le storie di Mr. Graham e del signorino Georgie. A sua volta lui mi raccontò di come avesse trovato Mr. Willoughby, il cinesino, mezzo morto di fame e ubriaco fradicio, disteso a terra dietro una fila di botti nella darsena di Burntisland, uno dei porti mercantili vicini a Edimburgo.
Wow, Voyager mi lascia sempre senza fiato. Dal momento in cui Claire indossa il suo Jessica Guttenberg, fino a quando varca per la prima volta la soglia di A. Malcom: tipografo e libraio, fino a quella prima notte da Madame Jeanne (e a dire il vero, anche molto dopo quello), non ci sono per nessuno nel mondo reale. Per me è la miglior scena di ricongiungimento di sempre.
La ricca e dettagliata visione di Diana ha l’immagine delle lunghe e affusolate mani di Jamie Fraser impressa a fuoco nella mia mente – potrei descrivere quelle mani fino al più piccolo pelo sulle nocche, ma preferirei di gran lunga che le usasse per spalmarmi un’altra fetta di pane con burro.
Questo pane d’avena di Madame Jeanne è una pagnotta bianca resa morbida dal latticello e addolcita dal miele. Come detto in altro post, Jeanne era una tenutaria molto raffinata. Avrebbe importato la farina più finemente macinata per la sua cucina, insieme ad altre necessità da Parigi. L’avena nell’impasto serve a far contenti i suoi clienti edimburghesi, ma forniscono anche alla pagnotta una deliziosa sofficità che diventa quasi irresistibile quando è appena sfornata.
E se dovesse restare, è perfetto per essere tostato il giorno dopo.
Gustatevelo!
Per 2 pagnotte.
Ingredienti
600 g latticello
180 g fiocchi d’avena
85 g miele
625 g farina 0
30 g burro a pezzettini
10 g sale
6 g lievito di birra disidratato (vedi note)
30 g burro
20 g miele
Fiocchi d’avena per decorare
Leggere la ricetta almeno una volta fino alla fine prima di cominciare.
Scaldate il latticello nel microonde o in un pentolino sul fuoco fino a che non è tiepido. Mescolatevi dentro l’avena e il miele e poi mettete da parte mentre prendete gli altri ingredienti.
Unire la farina, il sale, il lievito e il burro nella ciotola di una planetaria munita di frusta a foglia e mescolate a velocità bassa. Aggiungete il mix di avena e latticello e mescolate a velocità bassa finché non si forma una palla grezza. Mettete quindi il gancio e lavorate l’impasto a velocità media per 6 minuti. Dovreste ottenere un impasto soffice e denso, leggermente colloso ma non appiccicoso.
Formate una palla e coprite con un telo pulito o con la pellicola trasparente e riponetela in un luogo al riparo dalla corrente, finché non avrà raddoppiato il suo volume, un’ora e mezza-due ore circa.
Imburrate due stampi da pagnotte da 20x10 cm. Se ne avete rivesti teli con carta forno, così la glassa al miele non si attaccherà allo stampo.
Dividete la pasta in due parti uguali. Su un piano leggermente infarinato, schiacciate ogni pezzo in un rettangolo di circa 12x20 cm. Partendo dal lato corto, arrotolate la pasta un giro alla volta, chiudendo la linea dopo ogni giro pizzicandola con i vostri pollici. Chiudete l’ultima linea e poi scuotete delicatamente la pagnotta in modo da livellarla – non assottigliate le estremità.
Trasferite la pasta nel stampo pronto. Assicuratevi che la pagnotta tocchi entrambe le estremità dello stampo in modo da ottenere una lievitazione omogenea. Coprite con pellicola trasparente (senza stringere) o con un panno pulito e lasciate lievitare per una seconda volta, circa 1-1½ ora.
Riscaldate il forno a 190°
Sciogliete il restante burro, mescolatevi il miele e spennellatelo delicatamente sulla superficie delle pagnotte, cospargetele poi con un po’ di fiocchi d’avena. Mettete le pagnotte in forno e abbassate la temperatura a 175°. Cuocete per 45-50 minuti, girando lo stampo a metà cottura.
Sformate le pagnotte subito dopo averle tolte dal forno e raffreddatele su una griglia per almeno 60 minuti prima di affettarle.
Note di Theresa:
- Non avete latticello? Mescolate 30 ml di succo di limone con mezzo litro di latte. Lasciate riposare per 5 minuti. Voilà! Adesso avete della cagliata, un buon sostituto del latticello per i prodotti da forno.
Note di Chloé:
- Ho fatto mezza dose perché ho uno stampo solo, quello della macchina del pane, che è pure più largo, quindi la pagnotta è venuta un po’ più bassa. Ma che bontà!!! Lo abbiamo mangiato con cibi salati e dolci, appena sfornato (sarò riuscita a farlo raffreddare forse per 10 minuti, prima che i miei uomini ci si avventassero), freddo e una fettina tostata il mattino dopo, ogni morso più buono del precedente. Il latticello gli dà una morbidezza unica, mentre l’avena è molto piacevole da masticare. Il miele lo rende dolce ma non troppo, un contrasto molto gradevole col sale presente nell’impasto.
- Theresa, che vive in Canada, per questa ricetta usa l’“istant yeast”, che contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non è lievito istantaneo, ma lievito secco che si reidrata velocemente, che non ha bisogno quindi di essere sciolto in acqua prima dell’uso, può essere mescolato subito con gli altri ingredienti secchi e lievita fuori dal forno. Corrisponde al nostro Mastro Fornaio.
Lievito di birra
Esistono numerosi tipi di lievito dal punto di vista commerciale, quello più comunemente usato nella panificazione è il lievito di birra, che si divide in fresco e secco.
Il lievito di birra fresco viene normalmente venduto in panetti nei negozi di alimentari, conservati all'interno del banco frigo. Il lievito di birra permette una lievitazione della durata di poche ore, che solitamente si considera conclusa quando l'impasto ha raddoppiato il proprio volume. Si consiglia di utilizzare il lievito di birra dopo aver sbriciolato il panetto ed averlo disciolto in acqua tiepida.
Esso è generato da microrganismi unicellulari che venivano impiegati per la produzione della birra e proprio da qui ha avuto origine il suo nome. Un panetto da 25 grammi permette la lievitazione di un impasto che preveda l'impiego di 500 grammi di farina. Il lievito di birra fresco può essere impiegato per la preparazione dell'impasto per pane, pizze, focacce, piadine e panzarotti, oltre che per i dolci la cui lievitazione avverrà al di fuori del forno, come frittelle, krapfen, ciambelle, babà, bagel e muffin salati ed alcune tipologie di torte. Il lievito di birra fresco deve essere conservato in frigorifero e consumato entro la data di scadenza, a differenza della pasta madre che, se rinfrescata correttamente ogni volta, non scadrà mai.
Il lievito di birra secco o disidratato si trova in vendita in bustine o barattoli al di fuori del banco frigo. È reperibile una versione di tale lievito di birra che permette una lievitazione molto rapida degli impasti. Viene utilizzato prevalentemente per la preparazione di pane e pizza e in sostituzione del lievito di birra fresco nel caso di alcuni dolci. Una bustina di lievito di birra secco da circa 7 grammi corrisponde ad un panetto di lievito di birra fresco da 25 grammi e permette la lievitazione di impasti composti da 500 grammi di farina. Il lievito di birra secco non presenta ulteriori additivi quando tra i propri ingredienti prevede unicamente Saccharomyces cerevisiae attivi. Va riattivato sciogliendolo in un po’ di acqua tiepida prima dell’uso, tranne alcune tipologie che possono invece essere usate direttamente senza reidratazione. [Fonte]
Un colpo bussato alla porta ruppe la tensione; era una piccola cameriera con il vassoio della cena. Dopo avermi rivolto un timido cenno del capo, sorrise a Jamie e apparecchiò per due: carne fredda, brodo caldo e pane d’avena imburrato, dopodiché accese il fuoco con mano rapida ed esperta e ci lasciò con un “Buona serata a voi” mormorato a mezza voce.
Mangiammo lentamente, chiacchierando con cautela solo di argomenti neutri; gli raccontai del mio viaggio da Craigh na Dun a Inverness e lo feci ridere con le storie di Mr. Graham e del signorino Georgie. A sua volta lui mi raccontò di come avesse trovato Mr. Willoughby, il cinesino, mezzo morto di fame e ubriaco fradicio, disteso a terra dietro una fila di botti nella darsena di Burntisland, uno dei porti mercantili vicini a Edimburgo.
da Il cerchio di pietre (cap.25)
Wow, Voyager mi lascia sempre senza fiato. Dal momento in cui Claire indossa il suo Jessica Guttenberg, fino a quando varca per la prima volta la soglia di A. Malcom: tipografo e libraio, fino a quella prima notte da Madame Jeanne (e a dire il vero, anche molto dopo quello), non ci sono per nessuno nel mondo reale. Per me è la miglior scena di ricongiungimento di sempre.
La ricca e dettagliata visione di Diana ha l’immagine delle lunghe e affusolate mani di Jamie Fraser impressa a fuoco nella mia mente – potrei descrivere quelle mani fino al più piccolo pelo sulle nocche, ma preferirei di gran lunga che le usasse per spalmarmi un’altra fetta di pane con burro.
Questo pane d’avena di Madame Jeanne è una pagnotta bianca resa morbida dal latticello e addolcita dal miele. Come detto in altro post, Jeanne era una tenutaria molto raffinata. Avrebbe importato la farina più finemente macinata per la sua cucina, insieme ad altre necessità da Parigi. L’avena nell’impasto serve a far contenti i suoi clienti edimburghesi, ma forniscono anche alla pagnotta una deliziosa sofficità che diventa quasi irresistibile quando è appena sfornata.
E se dovesse restare, è perfetto per essere tostato il giorno dopo.
Gustatevelo!
al latticello e miele
di Madame Jeanne
Una pagnotta leggermente dolce, fatta con farina bianca e avenaPer 2 pagnotte.
Ingredienti
600 g latticello
180 g fiocchi d’avena
85 g miele
625 g farina 0
30 g burro a pezzettini
10 g sale
6 g lievito di birra disidratato (vedi note)
30 g burro
20 g miele
Fiocchi d’avena per decorare
Leggere la ricetta almeno una volta fino alla fine prima di cominciare.
Scaldate il latticello nel microonde o in un pentolino sul fuoco fino a che non è tiepido. Mescolatevi dentro l’avena e il miele e poi mettete da parte mentre prendete gli altri ingredienti.
Unire la farina, il sale, il lievito e il burro nella ciotola di una planetaria munita di frusta a foglia e mescolate a velocità bassa. Aggiungete il mix di avena e latticello e mescolate a velocità bassa finché non si forma una palla grezza. Mettete quindi il gancio e lavorate l’impasto a velocità media per 6 minuti. Dovreste ottenere un impasto soffice e denso, leggermente colloso ma non appiccicoso.
Formate una palla e coprite con un telo pulito o con la pellicola trasparente e riponetela in un luogo al riparo dalla corrente, finché non avrà raddoppiato il suo volume, un’ora e mezza-due ore circa.
Imburrate due stampi da pagnotte da 20x10 cm. Se ne avete rivesti teli con carta forno, così la glassa al miele non si attaccherà allo stampo.
Dividete la pasta in due parti uguali. Su un piano leggermente infarinato, schiacciate ogni pezzo in un rettangolo di circa 12x20 cm. Partendo dal lato corto, arrotolate la pasta un giro alla volta, chiudendo la linea dopo ogni giro pizzicandola con i vostri pollici. Chiudete l’ultima linea e poi scuotete delicatamente la pagnotta in modo da livellarla – non assottigliate le estremità.
Trasferite la pasta nel stampo pronto. Assicuratevi che la pagnotta tocchi entrambe le estremità dello stampo in modo da ottenere una lievitazione omogenea. Coprite con pellicola trasparente (senza stringere) o con un panno pulito e lasciate lievitare per una seconda volta, circa 1-1½ ora.
Riscaldate il forno a 190°
Sciogliete il restante burro, mescolatevi il miele e spennellatelo delicatamente sulla superficie delle pagnotte, cospargetele poi con un po’ di fiocchi d’avena. Mettete le pagnotte in forno e abbassate la temperatura a 175°. Cuocete per 45-50 minuti, girando lo stampo a metà cottura.
Sformate le pagnotte subito dopo averle tolte dal forno e raffreddatele su una griglia per almeno 60 minuti prima di affettarle.
Note di Theresa:
- Non avete latticello? Mescolate 30 ml di succo di limone con mezzo litro di latte. Lasciate riposare per 5 minuti. Voilà! Adesso avete della cagliata, un buon sostituto del latticello per i prodotti da forno.
Note di Chloé:
- Ho fatto mezza dose perché ho uno stampo solo, quello della macchina del pane, che è pure più largo, quindi la pagnotta è venuta un po’ più bassa. Ma che bontà!!! Lo abbiamo mangiato con cibi salati e dolci, appena sfornato (sarò riuscita a farlo raffreddare forse per 10 minuti, prima che i miei uomini ci si avventassero), freddo e una fettina tostata il mattino dopo, ogni morso più buono del precedente. Il latticello gli dà una morbidezza unica, mentre l’avena è molto piacevole da masticare. Il miele lo rende dolce ma non troppo, un contrasto molto gradevole col sale presente nell’impasto.
- Theresa, che vive in Canada, per questa ricetta usa l’“istant yeast”, che contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non è lievito istantaneo, ma lievito secco che si reidrata velocemente, che non ha bisogno quindi di essere sciolto in acqua prima dell’uso, può essere mescolato subito con gli altri ingredienti secchi e lievita fuori dal forno. Corrisponde al nostro Mastro Fornaio.
Lievito di birra
Esistono numerosi tipi di lievito dal punto di vista commerciale, quello più comunemente usato nella panificazione è il lievito di birra, che si divide in fresco e secco.
Il lievito di birra fresco viene normalmente venduto in panetti nei negozi di alimentari, conservati all'interno del banco frigo. Il lievito di birra permette una lievitazione della durata di poche ore, che solitamente si considera conclusa quando l'impasto ha raddoppiato il proprio volume. Si consiglia di utilizzare il lievito di birra dopo aver sbriciolato il panetto ed averlo disciolto in acqua tiepida.
Esso è generato da microrganismi unicellulari che venivano impiegati per la produzione della birra e proprio da qui ha avuto origine il suo nome. Un panetto da 25 grammi permette la lievitazione di un impasto che preveda l'impiego di 500 grammi di farina. Il lievito di birra fresco può essere impiegato per la preparazione dell'impasto per pane, pizze, focacce, piadine e panzarotti, oltre che per i dolci la cui lievitazione avverrà al di fuori del forno, come frittelle, krapfen, ciambelle, babà, bagel e muffin salati ed alcune tipologie di torte. Il lievito di birra fresco deve essere conservato in frigorifero e consumato entro la data di scadenza, a differenza della pasta madre che, se rinfrescata correttamente ogni volta, non scadrà mai.
Il lievito di birra secco o disidratato si trova in vendita in bustine o barattoli al di fuori del banco frigo. È reperibile una versione di tale lievito di birra che permette una lievitazione molto rapida degli impasti. Viene utilizzato prevalentemente per la preparazione di pane e pizza e in sostituzione del lievito di birra fresco nel caso di alcuni dolci. Una bustina di lievito di birra secco da circa 7 grammi corrisponde ad un panetto di lievito di birra fresco da 25 grammi e permette la lievitazione di impasti composti da 500 grammi di farina. Il lievito di birra secco non presenta ulteriori additivi quando tra i propri ingredienti prevede unicamente Saccharomyces cerevisiae attivi. Va riattivato sciogliendolo in un po’ di acqua tiepida prima dell’uso, tranne alcune tipologie che possono invece essere usate direttamente senza reidratazione. [Fonte]
By Chloé
mercoledì 24 giugno 2015
Sam Heughan e il viaggio di Jamie nella S2 di Outlander
La corsa agli Emmy come attore protagonista in una serie tv è stata per molto tempo dominata da antieroi torturati e da cattivi impenitenti, come se "i bravi ragazzi" non potessero più essere abbastanza interessanti da prendere il primo premio. Il protagonista di Outlander, Sam Heughan sfida questa ipotesi interpretando un personaggio simbolo del tradizionale eroe - Jamie Fraser, un guerriero alto e focoso delle Highlands - che segue una direzione poco esplorata in qualsiasi programma tv: un protagonista maschile romantico che diventa vittima di una brutale aggressione fisica e sessuale da parte di un sadico capitano dell'esercito inglese chiamato Black Jack Randall (Tobias Menzies), sovvertendo la tradizionale trama delle serie storico fantasy in cui sono i personaggi femminili a venir violentati come apparentemente "inevitabile" conseguenza di quel tempo.
Nell'Outlander di Starz, Jamie e sua moglie, Claire (Caitriona Balfe) sono entrambi dei personaggi capaci e dalle grandi risorse che si imbattono in diversi casi di violenza sessualizzata, ma sovvertendo la trama con cui solitamente la televisione ritrae i personaggi maschile e femminile (e gli appetiti dei cattivi), la serie storica di Ron Moore - tratta dal romanzo di Diana Gabaldon con lo stesso nome - costringe il pubblico a confrontarsi con i propri preconcetti sul cosa costituisca "forza" e "debolezza", mentre si esplora il grande prezzo di un calvario devastante che viene spesso trattato come una situazione usa e getta in molte serie TV, destinato a scioccare il pubblico o a fungere da catalizzatore per i suoi eroi, prima di venir messi sotto il tappeto con un espediente narrativo. Questo improbabile arco del personaggio ha permesso a Heughan di proporre una delle più coraggiose ed interessanti performance della stagione televisiva, abilmente condotta su alcuni argomenti veramente impegnativi con pathos ed intensità.
Variety ha parlato con Heughan sul difficile viaggio di Jamie nel corso della prima stagione, il costo emotivo del suo incontro con Randall e ciò che accadrà a Jamie e Claire nella seconda stagione.
I fan dei libri di Diana si aspettano di vedere il viaggio di Jamie sullo schermo ormai da anni, e abbiamo parlato della sua direzione nella stagione uno da quando hai iniziato a fare interviste per promuovere lo show. Come ci si sente ora che l'ìintera stagione è andata in onda per intero?
Inizialmente, il sollievo è stata probabilmente la prima emozione perché è un grande evento e abbiamo lavorato veramente molto su quelle scene e ne sono davvero orgoglioso. Ne abbiamo ovviamente parlato per un po' - ed ero eccitato di vedere cosa la gente avrebbe pensato e anche nervoso di averlo fatto bene. In definitiva, ne sono molto orgoglioso e la reazione è stata incredibile.
Gran parte del penultimo episodio della prima stagione, "Wentworth Prison," è stato tra te e Tobias in una cella scarsamente illuminata e la tensione era palpabile - eravate come un paio di animali in gabbia che vi soppesavate a vicenda. Come hai affrontato quelle scene?
E' piuttosto epico. Abbiamo provato le scene forse una settimana prima, abbiamo analizzato tutto il testo con gli scrittori e il regista. Sia Tobias che io veniamo da un background teatrale quindi ci è sembrato abbastanza confortevole e ci sentivamo come se ci sostenessimo l'un l'altro ed entrambi abbiamo dato suggerimenti sui personaggi, sulla sceneggiatura - abbiamo fatto fare qualche modifica. Era solo per tracciare la relazione e la sua direzione, penso che praticamente sia finita nelle due settimane in cui abbiamo girato, penso di averne parlato appena, ad essere onesti [ride]. Era una stanza molto buia, molto claustrofobica, piuttosto deprimente e quel genere funzionava per quelle scene. E' terribilmente fantastico lavorarci e ci sono state alcune risate, ma come la scena progrediva e diventava più scura, entrambi si siamo piano piano rinchiusi in noi stessi, e ho cercato di mantenere la concentrazione.
Indossavi anche una serie di elaborate protesi per gran parte degli ultimi due episodi, che immagino ti abbia probabilmente posto in una condizione mentale piuttosto scura?
Questo è esatto. Ci volevano per applicare le protesi ben quattro ore la mattina dalle 04:00; la sveglia era anche prima, alle 3:30 o qualcosa del genere e tutto il giorno c'era gente che mi faceva il solletico e mi toccava e faceva ogni genere di cose con le protesi - le pitturavano e ripitturavano. Onestamente, ci si sentiva un pò come in una sorta di mite tortura, era molto facile entrare in quella concezione in un primo momento. E certamente ci sono stati alcuni grandi momenti in cui ho potuto tirarmi fuori e prendere una pausa, ma toglierle la sera era un modo per uscire dal personaggio, era il momento in cui godevo nello strapparmele dalla schiena. [Ride.] Hanno fatto un lavoro fantastico e mi sono appoggiato davvero al team del trucco - abbiamo parlato molto della progressione di Jamie, il modo in cui è coperto di sangue e fango, e alla fine l'ho voluto ferino quasi come un animale selvaggio, abbattuto.
Che cosa ha proposto la regista Anna Foerster in quegli ultimi due episodi?
Lei era eccezionale, era molto diligente e ha fatto molta preparazione. Mi ha davvero spinto molto, continuava a sfidare ed era quasi un gioco mentale, è stato molto interessante. Era molto attenta e premurosa, ma ha sicuramente cercato di tirarci fuori alcune prestazioni interessanti e credo che l'abbia fatto. Forse sarebbe stato diverso nelle mani di un altro regista, questo è certo.
Nel finale, "To Ransom a Man's Soul / Riscattare l'anima di un Uomo", si arriva davvero a vedere le conseguenze emotive del calvario di Jamie, che è altrettanto forte come lo stupro in sé. Vedere questo personaggio che è sempre stato stoico, venir spezzato è un'immagine molto potente. Come ci si sente ad esplorare un aspetto così inaspettato di Jamie?
Mi è piaciuto molto, mi è piaciuto molto. [Ride.] Perché può essere molto forte, non molte cose lo abbattono veramente e con questo, tutto il suo essere viene chiamato in causa; la sua umanità; il suo carattere; chi è; e il suo rapporto con Claire è messo in discussione. Prova vergogna e senso di colpa e tutte queste emozioni diverse lo colpiscono ed è una cosa davvero difficile da affrontare. Mi è piaciuto molto e sicuramente verrà analizzato nella stagione due.
E' così raro per uno spettacolo prendersi realmente il tempo di esplorare le conseguenze fisiche ed emotive dello stupro nelle sue sfaccettature. In realtà, si tratta di qualcosa che una persona porta con sé per il resto della vita e dai davvero quel senso di gravità in quell'episodio.
Lo script era eccezionale. Avere un personaggio che va lì e non si scrolla tutto di dosso - è qualcosa che cambierà Jamie; è una persona diversa ora - e penso che sia la bellezza del nostro show, che è sempre in movimento. Il rapporto che abbiamo visto iniziare [fra Claire e Jamie] con il matrimonio è completamente diverso da quello che abbiamo ora, e penso che sia come un rapporto moderno e si spera che evolverà.
So che sei stato in contatto con Diana durante tutto il processo - ti ha dato qualche consiglio per affrontare l'ultima parte del viaggio di Jamie?
In quel momento credo che lei ci abbia lasciati libreri di fare da noi. Siamo molto in contatto e sicuramente abbiamo parlato di dove Jamie si trovi ora, ma sicuramente negli ultimi due episodi mi ha lasciato libero, mi ha permesso di fare le mie cose ed è stato davvero bello quando lei li ha visti. Ne guardava degli spezzoni, li guardava praticamente ogni giorno, cosa che può essere terrificante - vedevi una mail del giorno prima e lei era tipo "Cosa stai facendo?" o "Fantastico, mi è piaciuto molto". E' fantastico avere che il giudizio, perché in tv o nei film non ce l'hai davvero, quindi è bello avere un membro del pubblico che conosce lo spettacolo profondamente. E' davvero gratificante averla a bordo e lei è una grande cassa di risonanza per ampliare le idee.
Cosa ti ha colpito di più dell'evoluzione di Jamie nella prima stagione?
Volevo che all'inizio lui fosse un ragazzo abbastanza spensierato. Ha questa forte testardaggine, ma è un ragazzo molto giovane senza grandi responsabilità, e poi lo vediamo crescere e diventare un uomo con delle responsabilità, e deve anche decidere ciò che vuole fare della sua vita e chi vuole essere. E poi nella seconda stagione, sarà molto diverso - è proiettato in un mondo con cui non ha familiarità.
Lui e Claire sono sulla via per la Francia, ma ovviamente questa sciagura è ancora piuttosto recente. A che punto lo troviamo all’inizio della seconda stagione?
È difficile, dopo quello che è successo alla fine della prima stagione – non ha del tutto ritrovato le sue radici e si trova ancora su un terreno impervio, ma è uno che si sa adattare molto bene e si sta adattando alla situazione, ha un talento naturale [per questo]. Alla fine, cresce con questo, ma abbiamo girato solo i primi tre episodi, quindi stiamo ancora cercando di vedere come se la cava.
Come pensi che le recenti esperienze lo abbiano cambiato?
Ruota tutto intorno a Claire, davvero, perché lei gli ha dato uno scopo e una ragione. Si tratta di una fase di cambiamento, adesso che lei è anche incinta – lui ha questa responsabilità e quest’ eccitazione e paura. Ma penso che lo rende semplicemente più completo come personaggio, pensa di più alle conseguenze delle cose, ed è toccato dalla sua mortalità, cosa che certamente lo farà crescere e infine lo renderà un personaggio più forte e più abile nell’affrontare le situazioni che si presenteranno. Ma sarà un processo piuttosto lungo questo, credo.
La relazione fra Claire e Jamie ha continuato ha cambiare e a diventare più profonda nel corso della prima stagione – a che punto sono adesso che ognuno ha visto l’altro nel suo momento di maggiore vulnerabilità?
È buffo – ci sono dei voti nuziali che fai “per amarti e onorarti, nella gioia e nel dolore”, ma loro si sono davvero visti l’un l’altro al peggio. Jamie era assolutamente pronto a uccidersi, perché non poteva più essere un marito, non poteva esserle fedele, si sentiva in colpa per averla tradita, non era ancora sceso a patti con l’intera idea di quello che gli era successo e con quello che aveva fatto, e quindi il fatto che lei lo tiri fuori di lì e gli dica che si sarebbe uccisa gli fa realizzare che lui ha lei, che deve restare vivo per salvare lei, per prendersi cura di lei. Così lei è il centro del suo mondo e lui è lì per lei. Finché lui ha lei, penso che sia piuttosto felice. In definitiva renda la loro relazione più forte e più complessa, più ricca di sfumature. È lo stesso intero sviluppo di una relazione, della crescita.
La seconda stagione sembra essere costruita tutta in direzione della storica Battaglia di Culloden, che Claire e Jamie stanno tentando di evitare – come ti senti nell’avventurarti ulteriormente nella Storia?
Sono entusiasta di farlo. Ci sono due parti nel secondo libro – la prima metà in Francia e la seconda in Scozia, e penso che sarà così anche per lo show. Non vedo l’ora di tornare in Scozia, nella sicurezza e nel conforto di questo Paese, e Jamie sentirà la stessa cosa. La Francia è incredibile, ma l’avanzare degli eventi verso Culloden è il motivo per cui sono in Francia, per impedire che questa terribile cosa accada, e sanno dalla storia che è una terribile tragedia per la cultura delle Highland, quindi... È anche qualcosa che non è stato filmato da molto tempo, quindi il fatto che stiamo per ritrarre questo momento storico è grandioso. Credo ci sia un altro film che ci batterà su questo, sono abbastanza arrabbiato della cosa.
Quali sono alcune delle sfide e degli aspetti più interessanti del ritrarre eventi storici reali nello show?
È un periodo davvero interessante. Continuiamo ad avere parti della sceneggiatura e le la leggerò e ci saranno cose della sceneggiatura che mi salteranno all’occhio e penserò “non è davvero di quel periodo, dovremmo cambiarlo” e darei un’occhiata online o farei una piccola ricerca e scoprirei che un sacco di modi di dire moderni, molte delle parole moderne o delle cose che usano [nella sceneggiatura] sono stati inventati a quei tempi. È sorprendente: stavamo parlando della polizia, stavo leggendo un riferimento alla polizia in un punto dell’episodio e per me era un termine molto moderno, ma in realtà, a Parigi a quel tempo, la forza di polizia era stata creata nel 1600. Era una cosa peculiare di Parigi, che avessero la loro forza di polizia, e poi arrivò in Scozia e si diffuse nel resto del Regno Unito, ma la Scozia fu la successiva ad avere la propria forza di polizia a Glasgow, quindi quell’antica alleanza è lì. Ci sono un sacco di piccole cose come quella che io trovo molto sorprendenti, quindi la storia è molto presente. E poi giungeremo a tutto quello che è successo a Culloden, che sono storie con cui sono cresciuto.
Tobias Menzies merita (almeno) una nomination agli Emmy?
Così come Sam Heughan meriterebbe una nomination (e una conseguente vittoria) agli Emmy, anche Tobias Menzies meriterebbe lo stesso riconoscimento!
Il video qui sotto raccoglie alcune delle più belle scene di Menzies nell'ultima parte della saga. La verità è che non si potevano mostrare più scene delle ultime due puntate finali della prima stagione, dove Black Jack riesce finalmente a piegare Jamie nella prigione di Wentworth. Ma il motivo per cui Menzies (e Heughan, che si candida nella categoria di attore protagonista) merita la considerazione degli Emmy è perché attraverso le loro performances nude e profonde, non hanno mai permesso di dimenticare che è l'anima di Jamie ciò che Black Jack vuole mentre abusa di lui e ne aggredisce il corpo.
"Ciò che ho razionalizzato è stato che ovviamente ha considerato la fustigazione come un inizio," dice Menzies a TV Yahoo. "A quel punto, lui ha trovato chi poteva tenergli testa come nessun altro aveva fatto prima. Jamie è stato in grado di sopportare il dolore fisico come nessuno prima di allora e ovviamente per chi è interessato a dispensare dolore alle persone, la cosa lo intriga. Se crediamo che il sadomasochismo sia la sua perversione, Jamie rappresenta qualcuno che non può essere dominato e questa è una sfida. Lo vuole spezzare e dominare per dimostrare che può farlo. Penso anche che ad un certo livello sia colpito da Jamie come persona. Jack non è privo di piccoli momenti di umanità. Ha ammirazione per le persone. La cosa strana è che la sua ammirazione si manifesta e si comunica con la volontà di piegare e come riuscirci. Ecco dove la brutalità entra in gioco."
Gli attori si sono avvicinati alle scene come una "contorta e curiosa storia d'amore", dice Menzies. "Abbiamo davvero voluto cercare di trovare momenti di autentica tenerezza tra loro. In termini di riprese, non ne abbiamo parliamo molto. Quelle cose con cui si deve scendere a patti con le diverse personalità con cui si sta lavorando. Per qualche ragione, Sam e io non ne sentivamo il bisogno. Uno dei pericoli è che parlare di una scena così tanto porta a far sembrare che nulla sia accaduto per la prima volta e si supponeva che lui attraversasse questa esperienza orribile per la prima volta. Abbiamo deciso di mostrarlo qui e parlarne poi. Se non ci si è appuntato tutto in anticipo, si è costretti a scoprirlo davanti alla telecamera ed è la cosa di più viva che possa accadere. Avere momenti in cui l'uno o l'altro è sinceramente sorpreso da ciò che accade non è inutile purché lo si faccia in un contesto sicuro e di fiducia."
Non è neanche preoccupato dell'interpretare un uomo che, almeno temporaneamente, spezza Jamie, l'oggetto dell'amore della maggior parte dei fans di Outlander. "Non ho alcun problema con questo. In generale, sono più interessato ai personaggi più oscuri quando guardo o leggo delle storie," dice. "Penso che Jack sia una creazione molto geniale del romanzo [dell'autrice Diana Gabaldon]. Certamente perché ho dovuto recitare la parte più oscura e carnale e Wentworth cade certamente in quel settore. Mi sento eccitato all'idea di andare lì e scavare nella gamma di emozioni di cui gli esseri umani sono capaci, buone e cattive."martedì 23 giugno 2015
La EmmyChat di Sam Heughan
Screen by SamHeughanItalianFans |
Heughan ha partecipato alla Emmy Contender Chat di The Envelope del lunedi e ha detto di aspettarsi l'attenzione che quelle scene avrebbero sollevato.
"Creare un dibattito sulla gratuità delle scene in televisione, penso sia molto importante", ha detto. "Ero consapevole del fatto che, nello stesso momento un altro show televisivo, 'Game of Thrones', aveva descritto qualcosa di simile."
La produzione della seconda stagione di Outlander, che vede Jamie e Claire (Caitriona Balfe) arrivati in Francia dopo essere scappati dai soldati britannici in Scozia, è ben avviata. Heughan ha detto di aver riguardato alcuni episodi della prima stagione per ricollegarsi al punto in cui i personaggi si erano fermati.
"Mi ero un pò dimenticato quanto fosse intenso... e fino a che punto estremo questi personaggi erano arrivati", ha detto Heughan. "Si sente davvero la seconda stagione come un viaggio della scoperta."
E lo si avverte come "molto diverso", ha aggiunto.
"C'è sicuramente un forte coinvolgimento per gli eventi che accadone nel finale della prima stagione", ha detto. "Ma ci si sente come in un nuovissimo mondo... è come un mondo alieno a cui questi personaggi devono adattarsi."
- dopo il video potete leggere altri punti 'salienti' dell'intervista
Grazie a Outlander En Espanol -
Screen by SamHeughanItalianFans |
Il lavoro sulle protesi è stato molto lungo sia per la schiena sia per la mano che ha impeganto molto tempo, anche 3-4 ore ogni mattina.
Sono stati completati i primi 3 episodi della seconda stagione e molte delle scene sono state girate negli studi al chiuso, dove sono stati riprodotti degli interni favolosi; per ora stanno girando in Scozia, ma poi si sposteranno a Praga.
La parte più difficile nell'interpretare Jamie? Dare vita ad un personaggio letterario così tanto amato; è stata una sfida perchè in molti avevano un'idea radicata di come doveva essere il personaggio tratto dai libri.
Sam è entusiasta che la nuova stagione sia ambientanta in Francia in quel periodo storico e parlando con Ron, Jamie apparirà molto più maturo e concentrato rispetto alla prima stagione.
Sam è stato molto felice di poter lavorare con Laura Donnelly nella parte di Jenny Fraser; un'ottima attrice per un ottimo personaggio che è alla pari e tiene testa a Jamie.
I suoi personaggi preferiti della S2 sono Fergus, la cui chimica con il giovane attore è molto alta e sarà interessante vedere le nuove dinamiche che porterà nelle vite di Jamie e di Claire, e Bonnie Prince Charlie.
Ci sono state molte sfide nella prima stagione, come andare a cavallo e i combattimenti soprattutto con un clima non sempre favorevole (hanno fatto 3 giorni di riprese notturne di combattimenti in mezzo al fango); ma se la sfida più grande della prima stagione è stata parlare gaelico, nella seconda è parlare francese.
Per Sam questo è lo show più grande che abbia fatto, ma come è accaduto per i personaggi interpretati in passato, ha imparato molto soprattutto su sè stesso (la sua forza, la sua pazienza, su ciò che serve per fare il proprio lavoro) dall'interpretare Jamie; è una sfida, ogni giorno è diverso e gli piace.
Avere Diana Gabaldon al loro fianco per le riprese e i consigli è stato importante.
E' entusiasta di andare di nuovo al Comic Con dove spera ci saranno molte domande e molti fans; annuncia anche che sarà più grande rispetto all'anno scorso e ci saranno molte sorprese.
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Dalle Pagine allo Schermo: quindicesima puntata. Wentworth Prison
ANNUNCIO
Inizio questo post con un piccolo annuncio. All'ultima puntata è stato riscontrato un MIO errore. Ho perso un pezzo del romanzo, scrivendo che era stato aggiunto mentre nella realtà è ben presente nel libro. Ringrazio chi ha fatto notare allo staff l'errore (con tanto di pagina) perché io sono umana. Seguire la puntata e il romanzo contemporaneamente, anche mettendo in pausa, è una faccenda piuttosto complicata. E' inevitabile che mi perda qualcosa, visto che non rileggo per intero le parti che si affrontano. Quindi, se trovate altri errori, per cortesia lasciate un messaggio al post o un commento al post su Facebook! Grazie!
E ora iniziamo.
Cantiamo tutti insieme Randall è uno psicopaticoooooooooooooooooo. Un sadicoooooooooo. Un pazzo e lo voglio picchiareeeeeeeeeee. Picchiareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Se vi ricordate, nelle ultime puntate vi avevo suggerito di dotarvi di una copiosa dose di comfort food per affrontare meglio queste ultime due puntate. Spero per voi che non mi abbiate dato retta perché le mie fregnacce mi si sono ritorte contro. Ho iniziato la puntata con un bel pacchetto di patatine (talmente chimiche da essere fluorescenti) e ho finito il sacchetto ben prima della fine della puntata. Risultato? Alle scene finali mi stavano per tornare tutte su, tra un attacco di nausea, uno di schifo, uno di rabbia e uno di pianto. Insomma, la gastrite che mi sta per venire e l'acidità che mi sta corrodendo dentro corrispondono al mio stato emotivo, ora che sto scrivendo il post e sto cercando di riprendermi dalla puntata.
Psicologicamente non ero pronta. Insomma, leggerlo e immaginarlo è una cosa, ma vederlo sullo schermo è un'altra. Fino ad ora le scene di Jamie e Black Jack sono sempre rimaste nel privato dei personaggi. Un po' raccontate da Jamie, un po' suggerite dall'autrice, ma il loro sviluppo all'interno della narrazione, il loro essere reale nonostante Claire sia la voce narrante e la protagonista della serie...è diverso. E' diverso perché sono scene crude, psicologicamente morbose, scene che in pochissimi minuti innalzano il livello di drammaticità come nessuna puntata aveva sperimentato fino ad ora; scene che ti fanno pensare shit quanto sono bravi questi due. Scene che ti coinvolgono così tanto che ogni aspetto un po' così che mi aveva delusa scompare del tutto di fronte alle lacrime di Jamie.
Quindi sì, questa puntata fa male. Ma è anche maledettamente bella. Ditemi cosa ne pensate, sono particolarmente interessata a saperlo.
Jamie e MacQuarrie sono nel cortile della prigione, in fila per essere impiccati. Uno alla volta i prigionieri prima di loro vengono uccisi fino a che tocca a loro. MacQuarrie è il primo, poi è il turno di Jamie. All'ultimo secondo, però, entra Randall al galoppo e, con la scusa di avere una comunicazione dal re, ordina che Jamie venga rilasciato e rinchiuso nelle celle sotterranee.
Inizio minuto 7:56 - fine minuto 9:04
Jamie viene incatenato nella cella e Randall entra con lui e con il suo aiutante, Marley.
Inizio minuto 9:05 pagina 687 - fine minuto 12:20 pag 691 riga 2
Prima scena presa dal romanzo, questa in cui Claire entra a Wentworth per parlare con Sir Fletcher e cercare di convincerlo a farle vedere Jamie.
Inizio minuto 12:21 - fine minuto 13:15
E' Murtagh ad aspettare Claire fuori dalla prigione.
Inizio minuto 13:16 pagina 691 - fine minuto 16:04 pagina 692
Questa scena è fedele, con qualche modifica. La Starz ha voluto dare maggior risalto al recupero di informazioni da parte di Rupert e del suo amico per aiutare Claire a far evadere Jamie.
Inizio minuto 16:05 - fine minuto 18:43
Ancora una scena con Jamie e Randall nella cella. Randall mostra a Jamie la petizione che aveva dato al Duca di Sandringham. Black Jack la brucia, facendo capire a Jamie che ogni sua speranza che la sua taglia venisse eliminata sono state vane. Ora è in tutto e per tutto un condannato a morte.
Inizio minuto 18:44 pagina 693 - fine minuto 20:46
Murtagh e Claire entrano a Wentworth con la scusa di dover parlare con Sir Fletcher. Cercano le chiavi per le celle.
Nella cella Randall propone a Jamie uno scambio: per una morte decorosa tramite un metodo di sua scelta, Jamie deve sottomettersi a lui.
Inizio minuto 24:31 pagina 695 - fine minuto 27:15 pagina 697 riga 12
Uno dei soldati coglie Claire e Murtagh mentre cercano le chiavi, quest'ultimo lo stende con un colpo in testa. Claire si avvia nei corridoio bui alla ricerca di Jamie. Passa molte celle finché non le dicono che Jamie è in una cella a parte con Randall.
Inizio minuto 27:16 - fine minuto 31:20
Jamie rifiuta l'offerta di Randall e lui gli chiede di mostrare la schiena e le cicatrici. Nel momento in cui Black Jack si avvicina Jamie scatta e lo aggredisce. Segue una scena di lotta tra Jamie, Marley e Randall (che a me ricorda molto la scena a pagina 707, probabilmente riciclata da quella parte e tolta alla scena con Claire). In questa scena Randall prende a martellate la mano di Jamie.
Inizio minuto 31:21 - fine minuto 31:40
Claire si avvicina alla cella di Jamie.
Inizio minuto 31:41 - fine minuto 34
Randall comincia a torturare Jamie, in questa parte sono più molestie psicologiche. Successivamente se ne va e lascia solo Jamie.
Inizio minuto 34:01 pagina 700 - fine minuto 44:57 pagina 712
Qui comincia la lunga scena di Claire che entra nella cella di Jamie e viene poi scoperta da Randall. C'è l'aggiunta dell'intervento di due Giubbe Rosse, ma il resto è fedele al romanzo anche se chiaramente adattata. La lotta con Marley viene ridotta al minimo, mentre Randall tiene Claire come ostaggio solo per pochi momenti prima che Jamie accetti lo scambio: in cambio della libertà di Claire accetta la richiesta di Randall (pagina 710).
Inizio minuto 44:50 pagina 713 - fine minuto 47:32 pagina 715
Randall porta fuori Claire dalla cella e la conduce verso il buco dove scaricano i cadaveri. In questa scena, molto fedele al romanzo, Claire dice a Randall il giorno della sua nascita e della sua morte (mentre nel libro non ha tempo di dirlo). Manca buona parte delle scene del romanzo, come quella del lupo, ma non se ne sente per niente la mancanza.
Questa scena è la più forte e anche la più bella di tutta la puntata. Esce in tutto il suo orrore la follia di Randall e gli occhi di Sam, santo cielo, fanno male al cuoricino. Le sue lacrime, le pupille dilatate mentre Randall gli lecca la schiena. Tremendo.
Inizio minuto 49:56 - fine episodio pagina 728 riga 5
Rupert trova Claire in mezzo al bosco. La scena successiva sono tutti dentro il cottage di MacRannoch (minuto 50:41 pagina 721) e Claire tenta di convincerlo ad aiutarla a fare irruzione nella prigione. MacRannoch rifiuta e Claire gli porge la collana di perle come pagamento: quella collana era un dono dello stesso MacRannoch a Ellen, la mamma di Jamie. Nel frattempo Murtagh vede le mucche dell'uomo e ha l'idea per fare irruzione a Wentworth.
Manca una sola puntata. Una sola. Forse il peggio è passato, forse no.
Alla fine della rubrica tireremo le somme.
Alla prossima settimana!
Alla fine della rubrica tireremo le somme.
Alla prossima settimana!
lunedì 22 giugno 2015
Terry Dresbach racconta com’è far rivivere la Storia
La costumista di Outlander, Terry Dresbach, ha avuto il mastodontico compito di stabilire l’aspetto di un mondo che è tanto estraneo agli spettatori quanto lo è per l’eroina viaggiatrice nel tempo Claire Randall (Caitriona Balfe), la Scozia del XVIII secolo. Racconta a Variety di come ha adattato per lo schermo i costumi del romanzo best-seller di Diana Gabaldon e di come ha trovato lo stile perfetto che ha aiutato Claire e Jamie Fraser (Sam Heughan) ad apparire come gli eroi che sono.
Quando è giunto il momento di creare i così tanti e vari costumi di Outlander, quanti di questi avete dovuto realizzare personalmente rispetto a quelli che avete potuto noleggiare o comprare altrove?
Circa il 98,9 percento. Lo shock più grande, quando siamo arrivati in Scozia e abbiamo iniziato questo lavoro sette settimane prima dell’inizio delle riprese è stato che non c’era quasi nulla che potevamo noleggiare e che quindi avremmo dovuto realizzare centinaia e centinaia e centinaia di costumi, non solo per gli attori principali, ma anche per tutte le comparse. Non so nemmeno se ho contato quanti costumi abbiamo realizzato, ma la maggior parte di quelli per le comparse li abbiamo realizzati noi.
Non c’è molto da poter noleggiare come costumi storici in generale, ma poi ora qualsiasi cosa al mondo viene girata in Gran Bretagna. Così arrivi lì e vedi un bellissimo cappotto al negozio di noleggio ed è prenotato per Pirati 4 o per Da Vinci’s Demons… Quindi è diventato molto chiaro che avremmo dovuto fare tutto. Tutti gli abiti principali. Tutti gli abiti per gli attori protagonisti. Abbiamo realizzato tutto quello che indossano. Non c’è niente di noleggiato indossato da nessuno del cast e ci sono veramente pochi pezzi noleggiati anche per quanto riguarda le comparse. E questo è niente in confronto alla seconda stagione.
È un seguito perfetto, perché siete diretti a Parigi nella seconda stagione, che ovviamente dovrà mostrare uno stile e un approccio molto diversi. Com’è stata la preparazione per la nuova stagione?
È molto rinfrancante parlare con qualcuno che sa davvero che c’è una differenza fra il XVIII secolo in Scozia e il XVIII secolo a Parigi. [Ride] Non crederesti a quante persone semplicemente dicono “non puoi usare gli stessi costumi?” e io tipo “No, non si può.” A parte la linea – che è la stessa perché è europea, e ovunque tu sia in Europa è essenzialmente la stessa linea – è tutto quello che c’è di simile. Il resto lascialo a casa.
Così abbiamo appena finito di realizzare da zero 900 costumi per le comparse. È una follia, ancora più folle dell’anno scorso, e stiamo ricominciando tutto daccapo per i costumi principali. Quindi stiamo ripetendo lo stesso identico processo, solo con numeri più grandi, e un costume che avrebbe richiesto una settimana per essere realizzato ne richiede due. Due settimane ne richiedono quattro.
È buffo perché in Scozia non c’è molto su cui fare ricerca per sapere cosa indossassero le persone oltre a qualche dipinto vittoriano. Non è così per la Parigi del XVIII secolo. È meticolosamente descritta. C’è ogni più piccolo dettaglio di quale materiale era fatto il bottone sul polsino sinistro contro il polsino destro. Diventa piuttosto intenso. Non c’è molto spazio per improvvisare, non c’è molto margine di errore – devi farlo per bene. C’è un sacco di gente là fuori che può puntare il dito dicendo tutto quello che hai sbagliato.
Hai davvero sulle tue spalle il compito di creare un intera patrimonio di costumi di città, apparentemente. Hai più tempo di quello che avevamo l’anno scorso, ma in termini di percentuale non è proprio così, poiché i costumi sono molto elaborati. È un sogno. Penso che ogni costumista vorrebbe fare il XVIII secolo. La realtà è che non hai cinque anni per prepararlo.
Leggendo il secondo libro di Diana Gabaldon, Dragonfly in Amber [L’amuleto d’ambra + Il ritorno], traspare con evidenza dalle pagine che l’abbigliamento è molto più succinto e audace – gli abiti a Parigi sono più una questione di moda che di utilità, contrariamente alla Scozia dove l’obiettivo è stare caldi.
Tutto a questo proposito [è differente]. I tessuti sono differenti. Anche gli aspetti culturali – le differenze fra un costume inglese e uno francese. Nulla è cambiato. I vestiti sono un’arte [in Francia] ed è un’espressione dell’arte e questo è uno dei periodi in cui era realizzata così squisitamente. [Questo è] il motivo per cui la moda non ha mai abbandonato il XVIII secolo e per cui l’ultima collezione di Dior è stata nuovamente un’allusione al XVIII secolo; Lagerfeld ha costruito una carriera sul XVIII secolo; Vivienne Westwood, sta continuando. Non finisce mai, il fascino della moda. Non solo è bello, ma è anche il periodo più sexy di sempre. Celebra la forma umana. È un bellissimo contenitore che racchiude il corpo.
Quanto disegni dalle descrizioni dei costumi nei libri? Anche con quelle, ogni lettore avrà le proprie idee…
È interessante, perché diciamo sempre che il libro – perché ho letto il libro un milione di volte da quando è uscito – è il nostro progetto, ma non la nostra Bibbia. E in realtà quello che vedete sullo schermo è quello che avevo nella mia mente quando ho iniziato a leggere il libro alla fine degli anni ’90. E poi all’improvviso ti ritrovi a tirarlo realmente fuori ed è una sfida perché ti dici “aspetta un minuto, questo è solo qualcosa che ho avuto in mente per 15 anni. È giusto? Fin dove posso arrivare con questo?”
Quindi è davvero interessante, in quanto costumista, disegnare qualcosa di cui hai una conoscenza così intima come lettrice, non come designer, e lo guardi con un occhio completamente diverso. È piuttosto affascinante conoscere il materiale così profondamente ancor prima di prendere la matita in mano.
Sembra essere di gran beneficio avere questo personale legame emotivo col materiale?
È affascinante. Ho questo legame con lo show. Sono sposata col tizio che praticamente ha l’incarico di scriverlo. La progettista di produzione è mia amica da vent’anni. Con John Dahl, che ha diretto i primi episodi, ho lavorato per oltre vent’anni, quindi c’è molta famiglia, molte relazioni strette che ti permettono di esplorare e approfondire e giocare e avere fede e sicurezza e fiducia in tutto il processo e questo ti consente di avere la creatività che spesso non ottieni.
I personaggi passano molto tempo a cavallo e in ogni tipo di situazioni pericolose. Quanto influisce questo sul tuo processo di creazione dei costumi? Claire ha qualche gonna doppione?
Abbiamo un sacco di gonne doppione. Questa donna va a cavallo, salta dalle colline… Non mi pare che sia ancora andata a fuoco, ma potrebbe succedere in qualsiasi momento. Quello che è meraviglioso con i costumi, è che tu arrivi qui e hai un concetto del XVIII secolo e lo butti immediatamente dalla finestra, perché dopo solo un paio di giorni qui sei congelato e fradicio e pensi “Oh, bene, moriranno se li infilo in quello”.
Cominci a vedere che tutta quella lana li ha tenuti davvero al caldo e gli attori pensano “Oh, grazie a Dio, indosso di nuovo della lana.” È abbastanza interessante rendersi conto che ciò che è ingombrante in realtà è anche protettivo. E quindi, quello che abbiamo finito per fare, che è proprio il riflesso di quello che sarebbe potuto davvero accadere, è stato di realizzare costumi in base alle esigenze.
Quando Caitriona parte a cavallo per andare di villaggio in villaggio abbiamo girato queste scene in pieno inverno. Quindi aveva bisogno di un cappotto. Aveva bisogno di qualcosa che la tenesse davvero al caldo, così ha avuto quel cappotto con la fodera di pelliccia bianca. È stato realizzato in base a una necessità pratica. E poi tu cerchi di fare in modo che sembri eccezionale. Questo è uno show molto integrato. È piuttosto affascinante – stai seguendo passo passo quello che è il libro, nel design e nelle riprese. È davvero interessante.
Ovviamente molta attenzione viene data ai vestiti elaborati di Claire, ma cosa ti è piaciuto di più nel vestire i personaggi maschili?
È buffo, quando ho deciso di lavorare allo show ho pensato “bleah, ora devo fare un kilt”, e ora sono innamorata del kilt. Ogni cultura ha il suo kilt – esiste ogni tipo di indumento realmente adatto a uno scopo pratico.
Altra cosa del realizzare un kilt, è vedere che quello che avrebbero fatto nel XVIII secolo funziona un po’ come la tua macchina – hai le tue cose nel sedile posteriore, questo è nel cruscotto, mentre lì c’è una tasca – tutto in quell’indumento è pratico. Ci puoi dormire. Ci puoi cavalcare. Ti ci puoi riparare dalla pioggia. Ti ci puoi nascondere dentro. È quest’incredibile indumento adatto a tutto. Ma quello che è accaduto con gli attori di assolutamente affascinante è che quando siamo arrivati lì era metà gennaio, un freddo tremendo, alle 4:00 del mattino, la troupe vestita con indumenti high-tech era bagnata fradicia e moriva di freddo mentre i nostri attori erano al caldo perché stavano indossando indumenti autentici. Stavano indossando la cosa giusta e stava facendo quello che doveva fare. Così, mantenendo tutto il più autentico possibile, abbiamo creato questa specie di mondo ombra in cui realmente vivevamo e mettevamo in scena il XVIII secolo, nello stesso modo in cui avrebbero fatto loro. È stato notevole.
E poi ognuno dei nostri attori ha adattato il proprio stile al kilt e ha trovato il proprio modo di indossarlo, cosa che, di nuovo, era quello che facevano ai tempi. Così, il primo giorno sul set, quando Sam è uscito e stava indossando il kilt lungo, che da dietro sembrava una gonna, ho pensato “Oddio, lo devo raggiungere, non può seriamente farlo – i fan e le persone da tutte le parti del mondo si sarebbero chieste “perché indossa un vestito? È il peggior cliché.” Poi ha camminato per la stanza e questa cosa vorticava dietro di lui, ed è stato il momento più romantico e spavaldo. Era semplicemente favoloso. Sam ha messo questo sul piatto. Così il modo in cui gli attori vivono gli abiti dà un tocco di realtà che è davvero interessante e dà una diversa prospettiva, che non è più solo la mia. Come vesti un eroe? Lo vesti come abbiamo vestito Jamie Fraser e Sam Heughan. È come “Oh, guarda, è un eroe.”
Hai menzionato il fatto che non c’è molto materiale concreto di quel tempo sulla base del quale disegnare, in termini di opere e manufatti, com’è stato quindi il tuo processo di ricerca?
All’inizio era terribilmente frustrante, come quando abbiamo realizzato del noleggio – la fredda, dura realizzazione che a sette settimane dall’inizio che non avremmo avuto molto su cui basarci qui… Ron [il marito della Dresbach e produttore esecutivo di Outlander] aveva lanciato e io avevo lanciato l’idea che avremmo fatto tutto in maniera autentica. Non l’avremmo fatto moderno. Non ci sarebbe stato nessun abito da passerella là fuori. Ed ero tipo “Oh cavolo, ma dov’è la moda di Alexander McQueen quando mi serve?”
Così metti insieme i pezzi. Prendi tutti i pezzettini che hai. Fai quello che ora chiamo “forense”. Prendi il quadro e lavori a ritroso. Dici “Va bene, c’è un quadro che qualcuno ha dipinto di loro stessi, ma ti puoi dipingere del colore che vuoi. Forse è reale. Forse non lo è. Che c’è a supporto di questo? Che c’è a supporto di quello?”
E poi vivi qui. Viviamo qui. Vivo qui da due anni e mezzo ormai. È la cosa che probabilmente e prioritariamente dà informazioni alle mie creazioni – il clima. Vivo ogni mio singolo giorno con i discendenti degli Highlander del XVIII secolo. Indossano tutti sciarpe, ogni giorno. Nessuno esce senza un cappotto. Viviamo nello stesso clima in cui vivevano loro - è freddo, è umido. Io e mio marito viviamo in una casa del ‘700. Ogni singolo giorno abbiamo a che fare con gli elementi e i colori – è semplicemente il più spettacolarmente bello dei Paesi. Ho sempre la sensazione, ora che sono qui, che non senti parlare abbastanza di quanto è bella la Scozia. È incredibilmente bella. Sentivo di avere il dovere di far rispecchiare i paesaggi e l’ambiente negli abiti. Così anche questo mi ha dato informazioni.
E in qualche modo, alla fine, quando metti insieme tutte queste piccole parti e questi pezzetti, ti ritrovi con questa cosa e la guardi quasi dal di fuori e pensi “Dio, come ci siamo arrivati?” Ma l’hai fatto. E di nuovo, è integrato. È un po’ dovuto al caso, un po’ alla fortuna. C’è un po’ di ricerca. Penso che il principio guida è che stai cercando di creare un mondo a cui le persone possono credere, che sia veritiero. Così anche quando devi fare delle scelte – come gli accessori fatti a maglia di Claire, non avevamo nessuna prova che indossassero quel tipo di cose, ma cavolo se sembrava realistico. E questo è incredibilmente importante.
Giusto. In quanto spettatore non ho mai dubitato dell’autenticità dei costumi o della loro utilità.
Quando il pubblico lo fa – e sono una del pubblico anch’io a volte, mi rilasso e mi chiedo “da dove ha preso quello?” – il pubblico esce dalla storia e tu sei uscita dal tuo ruolo di narratore, perché è questo quello che tutti facciamo, siamo tutti narratori. Il mio lavoro è essere al servizio di questa storia e non tenere gli spettatori seduti lì a pensare ai miei costumi per troppo tempo. Devono seguire tutta l’azione e tutta la storia che si sta svolgendo sullo schermo, così tu [pubblico] devi credere a quello che ti racconto. E non ho bisogno di tirarti fuori dalla storia per 10 minuti mentre cerchi di capire da dove lei ha preso quelle scarpe.
Quando è giunto il momento di creare i così tanti e vari costumi di Outlander, quanti di questi avete dovuto realizzare personalmente rispetto a quelli che avete potuto noleggiare o comprare altrove?
Circa il 98,9 percento. Lo shock più grande, quando siamo arrivati in Scozia e abbiamo iniziato questo lavoro sette settimane prima dell’inizio delle riprese è stato che non c’era quasi nulla che potevamo noleggiare e che quindi avremmo dovuto realizzare centinaia e centinaia e centinaia di costumi, non solo per gli attori principali, ma anche per tutte le comparse. Non so nemmeno se ho contato quanti costumi abbiamo realizzato, ma la maggior parte di quelli per le comparse li abbiamo realizzati noi.
Non c’è molto da poter noleggiare come costumi storici in generale, ma poi ora qualsiasi cosa al mondo viene girata in Gran Bretagna. Così arrivi lì e vedi un bellissimo cappotto al negozio di noleggio ed è prenotato per Pirati 4 o per Da Vinci’s Demons… Quindi è diventato molto chiaro che avremmo dovuto fare tutto. Tutti gli abiti principali. Tutti gli abiti per gli attori protagonisti. Abbiamo realizzato tutto quello che indossano. Non c’è niente di noleggiato indossato da nessuno del cast e ci sono veramente pochi pezzi noleggiati anche per quanto riguarda le comparse. E questo è niente in confronto alla seconda stagione.
È un seguito perfetto, perché siete diretti a Parigi nella seconda stagione, che ovviamente dovrà mostrare uno stile e un approccio molto diversi. Com’è stata la preparazione per la nuova stagione?
È molto rinfrancante parlare con qualcuno che sa davvero che c’è una differenza fra il XVIII secolo in Scozia e il XVIII secolo a Parigi. [Ride] Non crederesti a quante persone semplicemente dicono “non puoi usare gli stessi costumi?” e io tipo “No, non si può.” A parte la linea – che è la stessa perché è europea, e ovunque tu sia in Europa è essenzialmente la stessa linea – è tutto quello che c’è di simile. Il resto lascialo a casa.
Così abbiamo appena finito di realizzare da zero 900 costumi per le comparse. È una follia, ancora più folle dell’anno scorso, e stiamo ricominciando tutto daccapo per i costumi principali. Quindi stiamo ripetendo lo stesso identico processo, solo con numeri più grandi, e un costume che avrebbe richiesto una settimana per essere realizzato ne richiede due. Due settimane ne richiedono quattro.
È buffo perché in Scozia non c’è molto su cui fare ricerca per sapere cosa indossassero le persone oltre a qualche dipinto vittoriano. Non è così per la Parigi del XVIII secolo. È meticolosamente descritta. C’è ogni più piccolo dettaglio di quale materiale era fatto il bottone sul polsino sinistro contro il polsino destro. Diventa piuttosto intenso. Non c’è molto spazio per improvvisare, non c’è molto margine di errore – devi farlo per bene. C’è un sacco di gente là fuori che può puntare il dito dicendo tutto quello che hai sbagliato.
Hai davvero sulle tue spalle il compito di creare un intera patrimonio di costumi di città, apparentemente. Hai più tempo di quello che avevamo l’anno scorso, ma in termini di percentuale non è proprio così, poiché i costumi sono molto elaborati. È un sogno. Penso che ogni costumista vorrebbe fare il XVIII secolo. La realtà è che non hai cinque anni per prepararlo.
Leggendo il secondo libro di Diana Gabaldon, Dragonfly in Amber [L’amuleto d’ambra + Il ritorno], traspare con evidenza dalle pagine che l’abbigliamento è molto più succinto e audace – gli abiti a Parigi sono più una questione di moda che di utilità, contrariamente alla Scozia dove l’obiettivo è stare caldi.
Tutto a questo proposito [è differente]. I tessuti sono differenti. Anche gli aspetti culturali – le differenze fra un costume inglese e uno francese. Nulla è cambiato. I vestiti sono un’arte [in Francia] ed è un’espressione dell’arte e questo è uno dei periodi in cui era realizzata così squisitamente. [Questo è] il motivo per cui la moda non ha mai abbandonato il XVIII secolo e per cui l’ultima collezione di Dior è stata nuovamente un’allusione al XVIII secolo; Lagerfeld ha costruito una carriera sul XVIII secolo; Vivienne Westwood, sta continuando. Non finisce mai, il fascino della moda. Non solo è bello, ma è anche il periodo più sexy di sempre. Celebra la forma umana. È un bellissimo contenitore che racchiude il corpo.
Quanto disegni dalle descrizioni dei costumi nei libri? Anche con quelle, ogni lettore avrà le proprie idee…
È interessante, perché diciamo sempre che il libro – perché ho letto il libro un milione di volte da quando è uscito – è il nostro progetto, ma non la nostra Bibbia. E in realtà quello che vedete sullo schermo è quello che avevo nella mia mente quando ho iniziato a leggere il libro alla fine degli anni ’90. E poi all’improvviso ti ritrovi a tirarlo realmente fuori ed è una sfida perché ti dici “aspetta un minuto, questo è solo qualcosa che ho avuto in mente per 15 anni. È giusto? Fin dove posso arrivare con questo?”
Quindi è davvero interessante, in quanto costumista, disegnare qualcosa di cui hai una conoscenza così intima come lettrice, non come designer, e lo guardi con un occhio completamente diverso. È piuttosto affascinante conoscere il materiale così profondamente ancor prima di prendere la matita in mano.
Sembra essere di gran beneficio avere questo personale legame emotivo col materiale?
È affascinante. Ho questo legame con lo show. Sono sposata col tizio che praticamente ha l’incarico di scriverlo. La progettista di produzione è mia amica da vent’anni. Con John Dahl, che ha diretto i primi episodi, ho lavorato per oltre vent’anni, quindi c’è molta famiglia, molte relazioni strette che ti permettono di esplorare e approfondire e giocare e avere fede e sicurezza e fiducia in tutto il processo e questo ti consente di avere la creatività che spesso non ottieni.
I personaggi passano molto tempo a cavallo e in ogni tipo di situazioni pericolose. Quanto influisce questo sul tuo processo di creazione dei costumi? Claire ha qualche gonna doppione?
Abbiamo un sacco di gonne doppione. Questa donna va a cavallo, salta dalle colline… Non mi pare che sia ancora andata a fuoco, ma potrebbe succedere in qualsiasi momento. Quello che è meraviglioso con i costumi, è che tu arrivi qui e hai un concetto del XVIII secolo e lo butti immediatamente dalla finestra, perché dopo solo un paio di giorni qui sei congelato e fradicio e pensi “Oh, bene, moriranno se li infilo in quello”.
Cominci a vedere che tutta quella lana li ha tenuti davvero al caldo e gli attori pensano “Oh, grazie a Dio, indosso di nuovo della lana.” È abbastanza interessante rendersi conto che ciò che è ingombrante in realtà è anche protettivo. E quindi, quello che abbiamo finito per fare, che è proprio il riflesso di quello che sarebbe potuto davvero accadere, è stato di realizzare costumi in base alle esigenze.
Quando Caitriona parte a cavallo per andare di villaggio in villaggio abbiamo girato queste scene in pieno inverno. Quindi aveva bisogno di un cappotto. Aveva bisogno di qualcosa che la tenesse davvero al caldo, così ha avuto quel cappotto con la fodera di pelliccia bianca. È stato realizzato in base a una necessità pratica. E poi tu cerchi di fare in modo che sembri eccezionale. Questo è uno show molto integrato. È piuttosto affascinante – stai seguendo passo passo quello che è il libro, nel design e nelle riprese. È davvero interessante.
Ovviamente molta attenzione viene data ai vestiti elaborati di Claire, ma cosa ti è piaciuto di più nel vestire i personaggi maschili?
È buffo, quando ho deciso di lavorare allo show ho pensato “bleah, ora devo fare un kilt”, e ora sono innamorata del kilt. Ogni cultura ha il suo kilt – esiste ogni tipo di indumento realmente adatto a uno scopo pratico.
Altra cosa del realizzare un kilt, è vedere che quello che avrebbero fatto nel XVIII secolo funziona un po’ come la tua macchina – hai le tue cose nel sedile posteriore, questo è nel cruscotto, mentre lì c’è una tasca – tutto in quell’indumento è pratico. Ci puoi dormire. Ci puoi cavalcare. Ti ci puoi riparare dalla pioggia. Ti ci puoi nascondere dentro. È quest’incredibile indumento adatto a tutto. Ma quello che è accaduto con gli attori di assolutamente affascinante è che quando siamo arrivati lì era metà gennaio, un freddo tremendo, alle 4:00 del mattino, la troupe vestita con indumenti high-tech era bagnata fradicia e moriva di freddo mentre i nostri attori erano al caldo perché stavano indossando indumenti autentici. Stavano indossando la cosa giusta e stava facendo quello che doveva fare. Così, mantenendo tutto il più autentico possibile, abbiamo creato questa specie di mondo ombra in cui realmente vivevamo e mettevamo in scena il XVIII secolo, nello stesso modo in cui avrebbero fatto loro. È stato notevole.
E poi ognuno dei nostri attori ha adattato il proprio stile al kilt e ha trovato il proprio modo di indossarlo, cosa che, di nuovo, era quello che facevano ai tempi. Così, il primo giorno sul set, quando Sam è uscito e stava indossando il kilt lungo, che da dietro sembrava una gonna, ho pensato “Oddio, lo devo raggiungere, non può seriamente farlo – i fan e le persone da tutte le parti del mondo si sarebbero chieste “perché indossa un vestito? È il peggior cliché.” Poi ha camminato per la stanza e questa cosa vorticava dietro di lui, ed è stato il momento più romantico e spavaldo. Era semplicemente favoloso. Sam ha messo questo sul piatto. Così il modo in cui gli attori vivono gli abiti dà un tocco di realtà che è davvero interessante e dà una diversa prospettiva, che non è più solo la mia. Come vesti un eroe? Lo vesti come abbiamo vestito Jamie Fraser e Sam Heughan. È come “Oh, guarda, è un eroe.”
Hai menzionato il fatto che non c’è molto materiale concreto di quel tempo sulla base del quale disegnare, in termini di opere e manufatti, com’è stato quindi il tuo processo di ricerca?
All’inizio era terribilmente frustrante, come quando abbiamo realizzato del noleggio – la fredda, dura realizzazione che a sette settimane dall’inizio che non avremmo avuto molto su cui basarci qui… Ron [il marito della Dresbach e produttore esecutivo di Outlander] aveva lanciato e io avevo lanciato l’idea che avremmo fatto tutto in maniera autentica. Non l’avremmo fatto moderno. Non ci sarebbe stato nessun abito da passerella là fuori. Ed ero tipo “Oh cavolo, ma dov’è la moda di Alexander McQueen quando mi serve?”
Così metti insieme i pezzi. Prendi tutti i pezzettini che hai. Fai quello che ora chiamo “forense”. Prendi il quadro e lavori a ritroso. Dici “Va bene, c’è un quadro che qualcuno ha dipinto di loro stessi, ma ti puoi dipingere del colore che vuoi. Forse è reale. Forse non lo è. Che c’è a supporto di questo? Che c’è a supporto di quello?”
E poi vivi qui. Viviamo qui. Vivo qui da due anni e mezzo ormai. È la cosa che probabilmente e prioritariamente dà informazioni alle mie creazioni – il clima. Vivo ogni mio singolo giorno con i discendenti degli Highlander del XVIII secolo. Indossano tutti sciarpe, ogni giorno. Nessuno esce senza un cappotto. Viviamo nello stesso clima in cui vivevano loro - è freddo, è umido. Io e mio marito viviamo in una casa del ‘700. Ogni singolo giorno abbiamo a che fare con gli elementi e i colori – è semplicemente il più spettacolarmente bello dei Paesi. Ho sempre la sensazione, ora che sono qui, che non senti parlare abbastanza di quanto è bella la Scozia. È incredibilmente bella. Sentivo di avere il dovere di far rispecchiare i paesaggi e l’ambiente negli abiti. Così anche questo mi ha dato informazioni.
E in qualche modo, alla fine, quando metti insieme tutte queste piccole parti e questi pezzetti, ti ritrovi con questa cosa e la guardi quasi dal di fuori e pensi “Dio, come ci siamo arrivati?” Ma l’hai fatto. E di nuovo, è integrato. È un po’ dovuto al caso, un po’ alla fortuna. C’è un po’ di ricerca. Penso che il principio guida è che stai cercando di creare un mondo a cui le persone possono credere, che sia veritiero. Così anche quando devi fare delle scelte – come gli accessori fatti a maglia di Claire, non avevamo nessuna prova che indossassero quel tipo di cose, ma cavolo se sembrava realistico. E questo è incredibilmente importante.
Giusto. In quanto spettatore non ho mai dubitato dell’autenticità dei costumi o della loro utilità.
Quando il pubblico lo fa – e sono una del pubblico anch’io a volte, mi rilasso e mi chiedo “da dove ha preso quello?” – il pubblico esce dalla storia e tu sei uscita dal tuo ruolo di narratore, perché è questo quello che tutti facciamo, siamo tutti narratori. Il mio lavoro è essere al servizio di questa storia e non tenere gli spettatori seduti lì a pensare ai miei costumi per troppo tempo. Devono seguire tutta l’azione e tutta la storia che si sta svolgendo sullo schermo, così tu [pubblico] devi credere a quello che ti racconto. E non ho bisogno di tirarti fuori dalla storia per 10 minuti mentre cerchi di capire da dove lei ha preso quelle scarpe.