lunedì 16 marzo 2020

Bees: una faccia di vetro

Mi ero già fatta la mia opinione circa Denny nel momento in cui avevo urlato “testardo di uno scozzese!” a Jamie, ma la successiva conversazione con Fanny aveva temporaneamente allontanato la questione dalla mia mente, e tra una cosa e l’altra, era il tardo pomeriggio del giorno dopo prima che riuscissi a trovare Brianna.
Sean McHugh e i suoi due ragazzi più grandi erano venuti la mattina – con i loro martelli – per dare una mano con la struttura del secondo piano; Jamie e Roger erano stati lassù con loro, e l’effetto di cinque grossi uomini armati di martello era molto simile a quella di un plotone di enormi picchi in sovrappeso che sfilavano sopra la testa in formazione stretta. Erano stati lì tutta la mattina – con l’effetto che tutti gli altri erano scappati di casa – ma avevano interrotto per un pranzo tardivo giù al torrente e io avevo visto Bree tornare dentro con Mandy.
La trovai nel mio rudimentale ambulatorio, seduta nell’ultimo sole che arrivava attraverso la grande finestra, la finestra più grande della Casa Nuova. Non c’erano ancora vetri – forse non ci sarebbero stati vetri prima di primavera, magari – ma il riversarsi della luce pomeridiana non ostacolata era magnifico, splendente dalle nuove assi di pino giallo del pavimento, il delicato noce grigio della gonna tessuta a mano di Bree e la nuvola infuocata dei sui capelli, in parte legata in una lunga e lenta treccia.
Stava disegnando e vedendola assorta sul foglio fissato sul suo tavolino portatile, sentii una profonda invidia per il suo dono – non per la prima volta. Avrei dato qualunque cosa per essere capace di catturare quello che stavo vedendo adesso, Brianna, bronzo e fuoco nella luce chiara e profonda, la testa piegata mentre guardava Mandy sul pavimento, che cantava tra sé mentre costruiva un edificio di blocchi di legno e le piccole e pesanti bottiglie di vetro che usavo per tinture ed erbe secche.
“A cosa stai pensando, Mamma?”
“Cos’hai detto?” Alzai lo sguardo su Bree, sbattendo gli occhi, e la sua bocca si incurvò.
“Ho detto,” ripeté pazientemente, “a cosa stai pensando? Hai quella faccia…”
“Quale faccia?” chiesi cautamente. Era un articolo di fede tra i membri della mia famiglia che non fossi in grado di mantenere segreti, che ogni cosa che pensavo fosse visibile sulla mia faccia. Non avevano completamente ragione, ma non avevano neanche completamente torto. Quello che non gli era mai venuto in mente era quanto fossero trasparenti per me.
Brianna inclinò la testa da un lato, gli occhi stretti come se stesse esaminando la mia faccia. Sorrisi allegramente, allungando una mano per intercettare Mandy mentre mi superava sfrecciando, con tre bottiglie per le medicine in mano.
“Non puoi portare le bottiglie di Nonnina fuori, tesoro,” dissi, togliendole abilmente dalla sua presa paffuta. “Nonnina ne ha bisogno per metterci le medicine.”
 “Ma io voglio prendere le sanguisughe con Jemmy, Aidan e Germain!”
“Non potresti mettere neanche una sanguisuga in una bottiglia di quella grandezza,” dissi, alzandomi e posizionando le bottiglie su uno scaffale fuori dalla portata. Esaminai lo scaffale successivo e trovai una ciotola di ceramica leggermente scheggiata con un coperchio.
“Ecco, prendi questa.” Avvolsi un piccolo tovagliolo di lino intorno alla ciotola e la ficcai nella tasca del suo grembiule. “Assicurati di metterci un po’ di fango – un… po’… di fango, va bene? Non più di un pizzico – e alcune delle piante acquatiche sulle quali trovi le sanguisughe. Questo le farà contente.”
La vidi trottolare fuori la porta, i riccioli neri che rimbalzavano, poi mi preparai e mi girai indietro verso Bree.
“Be’, se devi sapere, stavo pensando a quanto dovrei dirti.”
Rise, anche se con affetto.
“Questa è la faccia, d’accordo. Sembri sempre un airone che guarda nell’acqua quando hai qualcosa che non sai decidere se dire qualcuno.”
“Un airone?”
“Con gli occhi pungenti e determinata,” spiegò. “Un killer contemplativo. Ti disegnerò mentre lo fai uno di questi giorni, così potrai vedere.”
“Contemplativo… ti crederò sulla parola. Non credo che tu abbia mai incontrato Denzell Hunter, vero?” Scosse la testa.
“No. Ian lo ha nominato una volta o due, penso – un dottore quacchero? Non è il fratello di Rachel?”
“È lui. Per restare sull’essenziale, per il momento, è un ottimo dottore, e un mio buon amico, e oltre ad essere il fratello di Rachel, è sposato con la figlia del Duca di Pardloe – che per caso è il fratello maggiore di Lord John Grey.”
“Lord John?” La sua faccia, già risplendente per la luce, si aprì in un sorriso brillante. “La mia persona preferita fuori della famiglia. Hai sue notizie. Come sta?”
“Bene. Per quanto ne possa sapere. L’ho visto brevemente a Savannah qualche mese fa – l’esercito britannico è ancora lì, perciò probabilmente c’è anche lui.” Avevo pensato a cosa dire, nella speranza di evitare qualcosa di imbarazzante, ma un testo non è una conversazione. “Stavo pensando che potresti scrivergli.”
“Penso di sì,” disse, inclinando la testa e guadandomi di sbieco, un sopracciglio rosso sollevato. “Adesso?”

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