“…La notte che abbiamo fatto Faith”
Alzai la testa sorpresa
“Sai quando è stata concepita? Io non lo so.”
Fece scorrere la mano lentamente sulla mia schiena, con le dita che si fermavano per disegnare dei cerchi nella parte bassa. Se fossi stata un gatto, mi sarei messa a sventolargli delicatamente la coda sotto al naso.
“Aye, beh, suppongo che potrei sbagliarmi, ma ho sempre pensato che fosse stato la notte che venni nel tuo letto all'Abazia.”
Per un momento brancolai fra i miei ricordi. Quel periodo all'Abazia di Ste. Anne, quando fu così vicino a scegliere di morire, era uno di quelli che ripercorrevo di rado. Era stato un periodo di paura e confusione, di angoscia e disperazione. Eppure, quando mi guardavo indietro, trovavo una manciata di immagini vivide che spuntavano fuori come lettere illuminate su una pagina di latino antico.
Il viso di Padre Anselm, pallido alla luce delle candele, i suoi occhi caldi pieni di compassione e poi il crescente bagliore di meraviglia via via che ascoltava la mia confessione. Le mani dell’abate che toccavano la fronte, gli occhi, le labbra e i palmi di Jamie, delicate come il tocco di un colibrì, mentre ungevano il nipote morente con il sacramento dell’estrema unzione. La quiete della cappella, immersa nell'oscurità, dove avevo pregato per la sua vita e visto la mia preghiera esaudita.
E fra questi momenti c’era la notte in cui mi svegliai dal mio sonno e lo trovai in piedi, una pallida apparizione accanto al mio letto, nudo e infreddolito, così debole che poteva a malapena camminare, ma di nuovo pieno di vita e di una testarda determinazione che non lo avrebbe mai più lasciato.
“Ti ricordi di lei, quindi?” La mia mano si posò delicatamente sul mio stomaco mentre ricordavo. Non l’aveva mai vista o percepita, al di là di qualche calcio casuale e qualche spinta da dentro di me.
Mi baciò la fronte brevemente e mi guardò.
“Lo sai che lo faccio. Tu no?”
“Si. Volevo solo che mi raccontassi di più”
“Oh, intendo farlo.” Si sistemò su un gomito e mi strinse a sé, in modo che potessi condividere il suo plaid.
“Ti ricordi anche di questo?” chiesi, tirando giù la falda del tessuto con cui mi aveva coperta. “Quando condividesti il tuo plaid con me, la notte che ci conoscemmo?”
“Per evitare che ti congelassi? Aye.” Mi baciò la nuca. “Ero io a congelare, all'Abazia. Mi stavo consumando, cercando di camminare, e tu non mi lasciavi mangiare nulla, così stavo morendo di fame, e…”
“Oh, lo sai che non è vero! Tu…”
“Potrei mentirti Sassenach?”
“Sì, lo faresti eccome,” dissi, “Lo fai continuamente. Ma non preoccupiamoci di questo, ora. Stavi morendo di freddo e di fame e all'improvviso decidesti che invece di chiedere a Frate Roger una coperta o una tazza di qualcosa di caldo, avresti barcollato nudo giù per il corridoio di pietra scura e ti saresti infilato a letto con me.”
“Certe cose sono più importanti del cibo, Sassenach.” La sua mano si sistemò fermamente sul mio didietro. “E scoprire se sarei mai più stato in grado di andare ancora a letto con te era più importante di qualsiasi altra cosa, in quel momento. Avevo deciso che se non ci fossi riuscito, me ne sarei semplicemente andato fuori nella neve e non sarei mai più tornato.”
“Ovviamente, non ti era passato per la mente di aspettare qualche altra settimana per ritrovare le tue forze.”
“Beh, ero abbastanza sicuro di riuscire a camminare fin lì appoggiandomi al muro e che poi avrei fatto il resto sdraiato, quindi perché aspettare?” La mano sul mio didietro lo stava pigramente accarezzando. “Tu mi fai ricordare la circostanza”
“Era come fare l’amore con un blocco di ghiaccio” Era stato. Mi aveva stretto il cuore di tenerezza e mi aveva riempito di una speranza che pensavo non avrei conosciuto di nuovo. “Poi, ti sei scongelato dopo un po’”
Solo un po’ all’inizio. Lo avevo cullato contro di me, cercando il più possibile di generare il calore del corpo. Mi ero tolta la sottoveste, urgente per avere il maggiore contatto possibile con la pelle. Ricordavo la forte spigolosa curva della sua anca, le protuberanze della sua colonna vertebrale e le cicatrici frastagliate fresche su di loro.
“Non eri molto di più che pelle e ossa”
Mi girai e lo tirai accanto a me adesso e lo strinsi, cercando la rassicurazione del suo calore presente contro il gelo del ricordo.
“Mettesti le tue gambe su di me per impedirmi di cadere dal letto, me lo ricordo.” Mi strofinò la gamba lentamente e potevo sentire il sorriso nella sua voce anche se la sua faccia era scura con il fuoco dietro di lui, scintillante tra i suoi capelli.
“Era un letto piccolo”. Era stato – uno stretto lettino monastico, a malapena abbastanza largo per una persona di dimensioni normali. E anche morto di fame com’era aveva occupato la maggior parte dello spazio.
“Volevo girarti sulla schiena Sassenach, ma avevo paura di gettare entrambi sul pavimento, e …beh non ero sicuro di reggermi.”
Stava tremando per il freddo e per la debolezza. Ma ora, realizzai, probabilmente anche per la paura. Presi la mano poggiata sul mio fianco e la portai alla bocca, baciandogli le nocche. Le sue dita erano fredde per l’aria della sera e si strinsero nel calore delle mie.
“Ce l’hai fatta” Dissi dolcemente e rotolai sulla schiena portandolo con me.
“Solo appena” mormorò, cercando la strada attraverso le pieghe della trapunta, del plaid, della camicia e la sottoveste. Buttò fuori un lungo respiro, e così feci io. “Oh Gesù, Sassenach”
Si mosse appena un po’.
“Così sembrava” sospirò. “Inoltre, pensavo che non ti avrei più avuta, e allora…”
Ci era riuscito ed era stato a malapena
“Io pensavo – devo farlo, fosse l’ultima cosa che faccio.”
“Lo fu quasi, dannazione” Sospirai, e afferrai il suo fondoschiena sodo e rotondo. “Pensai veramente che saresti morto, per un attimo, finché non cominciasti a muoverti.”
“Anche se c’ero quasi” disse, con il mormorio di una risata. “Oh Dio Claire…” Si fermò per un attimo, si abbassò e premette la fronte contro la mia. Lo aveva fatto quella notte con la pelle gelata e feroce per la disperazione e mi ero sentita come se stessi soffiando la mia stessa vita dentro di lui, in quel momento, le sue labbra così morbide e aperte, che odoravano vagamente di birra mista a uovo che era l’unica cosa che poteva mandare giù.
“Volevo…” sospirò. “Ti volevo. Dovevo averti. Ma una volta che ero dento di te, volevo….”
Sospirò, profondamente e si mosse più in profondità.
“Pensavo che sarei morto per questo, allora e là. E volevo. E volevo andarmene, mentre ero dentro di te”. La sua voce era cambiata, ancora dolce, ma in qualche modo distante, distaccata – e io sapevo che era andato via dal presente, tornato indietro a una fredda pietra scura e al panico, alla paura e alla schiacciante necessità.
“Volevo versare me stesso dentro di te lasciare che fosse l’ultima cosa che avessi provato, ma quando ho cominciato e ho capito che non era destinato a essere così – ma che volevo restare dentro di te per sempre. Che ti stavo dando un figlio”
Era tornato indietro parlando, indietro al presente e dentro di me. Lo tenni stretto, grande e solido e forte nelle mie braccia e tremante impotente come se avesse dato tutto se stesso. Sentii calde lacrime spuntare e scivolare fredde nei miei capelli.
Dopo del tempo, si mosse e rotolò su un fianco. Una grande mano restò leggera sulla mia pancia.
“Ce l’ho fatta, aye?” disse e sorrise un po’, la luce del fuoco leggera sul suo volto
“Ce l’hai fatta” Dissi e tirai il plaid su di noi. Rimasi con lui soddisfatta nella luce della fiamma morente e nelle stelle eterne.
Traduzione di Iolanda
sempre momenti stupendi tra loro c'è poco da fare adoro Jamie e Claire
RispondiEliminaMeraviglioso, non vedo l'ora che abbia finito il libro ed e
RispondiEliminasca in Italia!
pure io stupendo anche questo passaggio
RispondiEliminaQuand'è che esce il libro. Non riesco a stare senza di loro
RispondiEliminaAlessandra, purtroppo ancora non si sa di preciso; per la versione Americana, probabilmente se ne parlerà il prossimo anno, nel 2018, per l'edizione italiana...un annetto circa dopo l'uscita orginale quindi nel 2019. Ma non c'è ancora nulla di certo.
RispondiEliminaGesù!
RispondiEliminaL'attesa mi divora
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