mercoledì 9 aprile 2014

MOBY: Pericolosi ricordi

"Ti avevo parlato di Mary MacNab, aye? Del fatto che fosse venuta da me, nella grotta?"
"Diversi anni dopo il fatto," dissi, piuttosto freddamente. "Ma sì, ne hai trovato il tempo alla fine". Gli lanciai un'occhiata. "Certamente non ti biasimo per questo, e non ti ho chiesto i dettagli salienti, comunque."
"No, non l'hai fatto", ammise. Si strofinò la radice del naso con una nocca. "Te lo direi - come è stato - se tu volessi saperlo."
Lo guardai, mordendomi il labbro per il dubbio. Volevo saperlo? Se non volevo - e non ero affatto sicura se si o no - lui l'avrebbe presa come una prova che non mi importasse?

Presi un respiro profondo, accettando la silenziosa proposta.
"Dimmi," dissi. "Come è andata."
A quel punto distolse lo sguardo e vidi la sua gola muoversi mentre deglutiva.
"E'... stato tenero," disse piano, dopo un momento. "Triste".
"Triste", feci eco. "Come?"
Lui non alzò lo sguardo, ma teneva gli occhi fissi sui fiori, seguendo i movimenti di un grosso calabrone nero tra i boccioli.
"Entrambi eravamo in lutto per le cose che avevamo perso," disse lentamente, le sopracciglia aggrottate al pensiero. "Disse che voleva riportarti in vita per me, per farmi... per farmi immaginare che fossi tu, suppongo indendesse questo."
"Non ha funzionato?"

"No." Alzò gli occhi quindi, davanti a sè, ed i suoi occhi mi attraversarono come una spada attraversa uno spaventapasseri. "Non ci potrà mai essere nessuno come te."


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