sabato 3 maggio 2025

Libro 10: A Blessing for a Warrior Going Out

Nota dell'autrice:
[…]
Il titolo del Libro Dieci della serie OUTLANDER (e sì, questo è il libro finale della serie principale, anche se potrebbero esserci altri libri integrativi e storie secondarie, dipende da questo tempo vivrò…) è:
[…]

A BLESSING FOR A WARRIOR GOING OUT
(NO, questo non significa che Jamie morirà. Non è una benedizione di morte, è la Benedizione  di San Michele, recitata per un guerriero che sta per andare a fare qualcosa di importante e probabilmente pericoloso. Ci sono parecchie altre persone in questo libro che hanno i requisiti per questa benedizione, credetemi…)

[…]

[Estratto da A BLESSING FOR A WARRIOR GOING OUT, Copyright 2025 Diana Gabaldon]

Solo alcune persone avevano notato l’arrivo di William. I festeggiamenti dopo il matrimonio erano ben avviati, e la maggior parte degli ospiti si era radunata in gruppi vicino ai tavoli con il cibo, il volume delle chiacchiere e delle risate si alzava e si abbassava mentre il vento cambiava direzione tra gli alberi.
Una di quelli che l’avevano notato era Fanny, in piedi accanto al mio gomito.
«A Dhia» disse flebilmente. O Dio.
Io stessa non avrei potuto dirlo meglio.
Jamie si alzò lentamente dalla sua sedia – senza usare il bastone, vidi – e si avvicinò, gli occhi fissi su William. 
William stesso era ancora a cavallo entrambi sporchi di fango, scarmigliati e con il respiro pesante. Vidi la sua gola muoversi mentre deglutiva, evidentemente preparandosi a ripetere quello che aveva detto un attimo prima.
Sir – Ho bisogno del vostro aiuto.
Ma Jamie stava avanzando, scendendo gli scalini. Potevo sentire il suo ginocchio sinistro schioccare a ogni passo ma lui non sussultava o zoppicava. Raggiunse William e gli mise una mano sul braccio.
«Ce l’hai,» disse semplicemente. «Entra.»
[Fine della sezione]

William salì gli scalini dopo Jamie, il cappello ficcato sotto il braccio. Il suo volto era ancora segnato da rughe di ansiosa determinazione, ma si distese per un attimo quando mi vide. Si fermò e una sfumatura di calore gli sfiorò gli occhi.
«Madre Claire», disse. «Non mi aspettavo – anche se avrei dovuto – te.» Il suo sguardo mi sfiorò, osservando la porta aperta dietro di me, la porta bella e pesante e il lungo e ampio corridoio al di là, fiancheggiato dagli schizzi e dai dipinti di Brianna.
«Lo so,» dissi sorridendo. «È un po’ uno shock vedere qualcuno fuori posto, per così dire.»
L’angolo della sua bocca si contrasse brevemente.
«Per così dire,» disse, riconoscendo e liquidando subito le circostanze in cui era abituato a vedermi: come moglie di Lord John. E con la stessa rapidità con cui era arrivato, il calore svanì e la sua mascella si irrigidì di nuovo. Jamie lo stava aspettando sulla porta del suo studio.
William aveva appena messo il piede sulla soglia, quando Fanny parlò alle sue spalle.
«Will-yum?» disse, la sua voce chiara ma incerta.
Lui si girò per guardare in dietro, sorpreso, e poi sorrise e arretrò sulla veranda, allungando un braccio per prendere le sue mani.
«Frances,» disse dolcemente, abbassando lo sguardo verso di lei. «Eccoti qui.»
«Eccomi qui,» disse, sorridendo. Era arrossita quando lui si era girato verso di lei ma i suoi occhi castani brillavano. «Devo prendermi cura del tuo cavallo al posto tuo?»
«Oh.» Guardo giù per i gradini; il cavallo, un grosso baio nero e robusto, stava masticando rumorosamente l’erba accanto al sentiero, le redini avvolte senza riguardi sul recinto. William mi guardò e io feci un piccolo cenno in direzione di Fanny.
«È molto gentile da parte tua, Frances,» disse e strinse brevemente le sue mani prima di lasciarla andare. «Il suo nome è Trajan e sono sicuro che sarà grato per il tuo benvenuto come lo sono io.»
Lei si voltò subito e saltò giù per i gradini, raggiante. William la seguì con lo sguardo, il sorriso ancora sul volto.
«Stavo per dire, ‘Come sei cresciuta, Frances!’» commentò, sottovoce, verso di me. «Ma non sarebbe andato bene, vero? Lo odiavo sempre quando gli amici di Papà lo dicevano a me.»
«Sarebbe stato un fiasco totale,» lo rassicurai. «Comunque, sì. E la sua pronuncia è quasi perfetta adesso.» Guardai oltre la mia spalla, Jamie era andato nel suo studio. «E —em— come sta Lord John I questo periodo?»
«Vorrei saperlo,» disse, la faccia e la voce entrambe cupe. Prese un respiro profondo e mi superò lungo il corridoio.
Non sapevo se dovessi essere presente alla conversazione che stava per avere con Jamie, ma nessuno dei due aveva chiuso la porta, così entrai silenziosamente e andai subito alla credenza dove si trovava il vassoio per i visitatori, un semplice oggetto di peltro, ma dotato di diversi bicchierini, una bottiglia di whisky abbastanza buono e una brocca d'acqua
Jamie incontrò i mei occhi, ma non disse niente mentre appoggiavo il vassoio. Mise un bicchiere davanti a William, versò un goccio e disse con naturalezza, «Aye, quindi?»
«Riguarda mio p—è per Lord John, sir.»
«A Dhia,» disse Jamie, con un po' più di forza di quella usata da Fanny. Inspirò profondamente dal naso. «Dov’è? E sedetevi, my lord,» aggiunse, facendo un cenno della testa verso la sedia.
«Non lo so,» William si sedette, aggiungendo, «Non chiamatemi così,» poi aggiunse un veloce, «per favore, sir,» in un secondo momento.
Jamie alzò un sopracciglio.
«Sapete dove potrebbe essere, Mr. Ransom?» chiese in maniera garbata.
«No! Dannazione, se avessi saputo dove si trova, lo avrei già riportato indietro!»
L’esplosione sorprese tutti, compreso William, che strinse le labbra.
«Vi chiedo scusa, sir,» disse rigidamente. «Ho cercato… sua signoria… per un po’ tempo— per mesi. Sono alquanto…» fece un breve gesto che indicava il disordine emotivo, la mancanza di sonno e/o la profonda paura, e Jamie annuì.
« Dèrangè», disse, in buon francese. «Mi aspetto di sì. Suppongo che non sarebbe utile chiedere dove lo avete visto l’ultima volta?»
«No,» disse William seccamente. Aveva orai quasi ripreso il controllo, comunque, ed aiutò il processo con un sorso di whisky. «Comunque, per quello che vale, l’ultima volta l’ho visto nel salotto di casa sua a Savannah, il [data]. Più tardi, quel giorno, dopo che me n’ero andato, ha ricevuto un messaggio scritto, e qualunque cosa dicesse, a quanto pare lo ha spinto ad andare immediatamente al molo. Me lo ha detto la cuoca. Era presente quando ha ricevuto il messaggio», aggiunse, «ma non ha visto cosa dicesse né da chi provenisse».
«Ha detto alla cuoca che stava andando al molo?» chiesi, e lui scosse la testa.
«No. Ma è andato lì. Una venditrice di molluschi su una delle banchine ha detto di aver visto un uomo biondo, che indossava un cappotto buono, con una fila di soldati, che le ha chiesto se c’era una nave chiamata “Palace” nel porto.»
«Ma se non sai che era andato al molo, perché lo hai cercato lì?» Presi la bottiglia e versai un altro po’ di whisky a tutti; era chiaro che ci sarebbe voluto del tempo.
Willie mi lanciò un'occhiata un po' strana, come se volesse chiedermi di uscire dalla stanza, ma invece prese un altro boccone e lo ingoiò.
«Qualcuno di voi conosce un uomo di nome Percival Wainwright? O, se è per questo, il Chevalier St. Honorè?»
Jamie restò inespressivo, ma io sentii un leggero tocco freddo sulla nuca, come la carezza di un fantasma.
«Sì,» dissi. «Lord John lo ha nominato un paio di volte. Era il … fratellastro di John, credo avesse detto. Il suo nome non è Percival, comunque; è Perseverance. E —»
«Perseverance?» Jamie si piegò in avanti, interessato. «Un Quacchero?»
William si schiarì la gola e abbassò lo sguardo.
«Decisamente no,» disse.
«È morto, comunque,» dissi a Jamie e William alzò lo sguardo su di me.
«Lo è adesso,» disse.
[Fine della sezione]

sabato 26 aprile 2025

Libro 10: Per la Giornata Mondiale del Libro

[Forse dovrei aggiungere qualche parola di spiegazione/introduzione a questa scena: Jamie Fraser e suo figlio William (ossia il Conte di Ellesmere, e figlio di Lord John Grey…) sono in viaggio per tentare di salvare Lord John che è stato rapito da un certo Ezekiel Richardson, per essere utilizzato come pedina politica.]

Avevano discusso ancora una volta di modi e mezzi, mentre si avvicinavano a Savannah. Anche se, in verità, le possibilità immediate erano limitate come lo erano state quando avevano lasciato il Ridge.
«Abbiamo la nave… e Ezekiel Richardson… e Denys Randall» disse ora Fraser. Erano seduti nel Silver Scrod, in Bay Street, e l'odore del porto entrava dalle porte aperte con la brezza mattutina, densa di catrame e pesce fresco.
Rinvigorito dal sonno della notte precedente in un letto, William si grattò un morso di pulce sulla coscia e prese una tanto attesa tazza di caffè. Savannah era una roccaforte britannica e, sebbene ancora costosa, si potevano avere sia il tè che il caffè, e Mr. Fraser aveva insistito che dovevano avere queste sontuose bevande per la colazione con pasticcio di merluzzo, accompagnato da porridge di mais imburrato.
«Per celebrare la nostra sopravvivenza,» disse Fraser, alzando la sua tazza. «Finora.»
«Alla nostra salute.» replicò William, alzando il suo caffè, e fu gratificato nel vedere suo padre sorridere.
«Parli Italiano, allora a charaid
«Un poco. Voi?»
«Abbastanza per ordinare da bere o iniziare una rissa. Cos’hai detto, prima?»
«Significa, ‘Alla nostra salute!’»
Il sorriso di Fraser si allargò.
«C’è un brindisi scozzese che ha praticamente lo stesso significato, a bhailach.» alzò la sua coppa, e il mento.
«Alla nostra salute!  Chi è come noi?»
«Chi è come noi?» chiese William dubbioso.
«Veramente pochi,» disse suo padre, rafforzando il suo accento, «e sono tutti morti, Slàinte mhath!»
[fine della scena]

«Divide et impera, secondo voi?» William ruttò leggermente, versò l'ultimo caffè nella ciotola e aggiunse altra panna e zucchero. «O un attacco in massa su uno dei nostri bersagli?»
Fraser aveva scelto il tè, e il suo profumo dall’altra parte del tavolo fece pensare a William all’Inghilterra per la prima volta a mesi. Lo scozzese bevve l’ultimo sorso, chiuse gli occhi in un momentaneo assaggio, poi deglutì e sospirò piacevolmente prima di prendere altri due piccoli merluzzi, fritti in burro e farina di mais, dal piatto quasi vuoto tra di loro.
«Dal momento che siamo solo in due», disse, «e non ho ancora incontrato Denys Randall, penso che dobbiamo dividere. Eri in buoni rapporti con lui l’ultima vota che lo hai visto?»
«No, ma non penso che gli importerà.» William prese l’ultimo merluzzo e alcuni gamberi fritti e una fetta di pane tostato. «Mi ha abbandonato in Canada.» Le guance di William erano già calde per il cibo e il caffè, ma divennero ancora più calde, al ricordo di un freddo inverno rifugiato in un convento di suore cattoliche francofone.
Fraser sembrò indisturbato dalla rivelazione dell’indifferenza di Randall, ma interessato alla sua sparizione.
«Quando è successo, esattamente?» chiese.
«Non mi ricordo – oh, aspettate, sì,» rispose William sorpreso. «Era la Vigilia di Natale, quattro anni fa; mi ricordo che le suore andare in chiesa a mezzanotte, e a vedere le luci tremolanti– la chiamano l’aurora – nel cielo sulla chiesa.» Chiuse gli occhi e bevve l'ultimo sorso di caffè, ricordando le suore che correvano, due a due come una colonna in marcia, con le loro tonache e i loro mantelli scuri che le facevano sembrare piccoli frammenti di notte, alla deriva tra le stelle delle loro torce.
«Perché è importante?» chiese aprendo gli occhi.
«Era importante per Randall,» fece notare Fraser. «Probabilmente era stato preso alla sprovvista da qualcosa, perché se fosse partito a causa di qualcosa che già sapeva sarebbe successo, avrebbe trovato uno scopo migliore per te che lasciarti a recitare preghiere per la sua anima con le Sorelle.»
Colto di sorpresa, William rise, inalando inavvertitamente una briciola di pane tostato e poi starnutendo.
Fraser spostò il suo piatto fuori dalla portata degli schizzi.
«Perciò mi chiedo cosa possa essere successo. Aveva ricevuto un messaggio di qualche genere che tu sappia? O ti è capitato di sentire, qualche volta nel mese successivo alla sua partenza, che fosse successo qualcosa... magari di natura militare?»
Non c'erano né tovaglie né tovaglioli, e l'ultimo grandi fogli segnati di orme che normalmente servivano a questo scopo stava lentamente correndo lungo la strada. William si asciugò il viso sulla manica e scosse la testa. 
« «In realtà non parlava di nulla di specifico... con me, intendo. Eravamo in Québec, comunque. E di tanto in tanto riceveva notizie: dispacci, intendo, e lettere. A volte li condivideva con me, ma non spesso»
Chiuse gli occhi tentando di concentrarsi e di non pensare allo stesso tempo; a volte sia i ricordi che le idee arrivavano più facilmente quando non inseguiti…
«Québec,» disse Fraser pensieroso. «Sapevi che Lord John ha combattuto nella battaglia per la Cittadella? Al comando di James Wolfe?»
«No,» disse William, aprendo gli occhi. «Non lo sapevo. Non me lo ha mai detto.»
«Be’, non avevi ancora due anni all’epoca,» disse Fraser, senza preoccuparsi di sopprimere un sorriso, cosa che irritò William. Prese un profondo respiro, però, e parlò civilmente.
«Non fatelo,» disse, puntando un dito verso di lui. «Per favore.»
Un folto sopracciglio rosso si sollevò in un’espressione interrogativa, e William prese un altro respiro.
«Sapete abbastanza bene cosa intendo,» disse piatto. «Mi trovo in costante svantaggio, a causa della nostra differenza d’età e… altre cose.» Si schiarì la voce. «Sicuramente un uomo d’onore  - come credo che voi siate,» aggiunse un po’ riluttante, «non userebbe inevitabili circostanze personali per ottenere un’ascendenza morale.»
A suo credito, Fraser non rise o sorrise a questo, ma si rilassò un poco e diede a William un lungo e indagatore.
«Aye, lo farebbe», disse alla fine. «A seconda delle circostanze e del motivo. Ma hai ragione,» aggiunse, allungando il braccio per prendere la teiera, «e io non lo farò.»
William fu sorpreso, ma annuì con quella che sperava fosse una graziosa accettazione, poi prese la ciotola e scolò l'ultimo caffè, leccando gli ultimi granelli di zucchero dal bordo.
«Hai rinunciato all’incarico,» disse Fraser pensieroso, «ma non hai venduto la tua giubba rossa, vero?»
«La mia cosa?»
La bocca di Fraser si contrasse.
«La tua uniforme. Non hai lasciato l’esercito perché lo disprezzavi, e per quanto ricco tu sia cresciuto, non penso che tu sia uno scialacquatore di natura. Quindi probabilmente non l’hai bruciata o gettata nel fiume. E non l’hai data a un amico, perché avrebbero fatto domande a cui tu non volevi rispondere a quel tempo. Inoltre, non l’hai portata con te al Ridge. Dov’è adesso?»
William represse l’istintivo moto di fastidio e rispose nel modo più civile possibile.
«L’ho lasciata a casa di mio zio. È dove mi trovavo quando ho deciso di lasciare il mio incarico. A meno che Amaranthus non l’abbia venduta o tagliata per fare una trapunta, probabilmente è ancora lì. Perché vi interessa?»
«Non mi interessa,» disse Fraser pacatamente. «Ma se stiamo cercando Denys Randall, non ha senso cominciare dall’esercito? A meno che non abbia cambiato idea come hai fatto tu, sta ancora con l’esercito— e da quello che so dell’esercito britannico—» William notò con interesse che la menzione dell'esercito britannico aveva fatto storcere un angolo della bocca di Fraser, come l'ombra di un ringhio. Be’, quelle cicatrici…
«Di solito sanno dove sono i loro soldati — o almeno dove dovrebbero essere. Se trovi l’addetto della sua compagnia e chiedi dove si trova, con l’uniforme da ufficiale, te lo dirà, senza fare domande, non è così?»
Questo era indubbiamente vero. Ciò che era pure vero, comunque, era che non tutta l’uniforme di William stava a casa.
«Sì», disse lui, lentamente. «Sì, è una buona idea.» Stava cercando, invano, di pensare a qualche tattica dilatoria, o a qualche scusa che avrebbe impedito a Fraser di andare con lui.
«Io scenderò tra le taverne e i magazzini al molo, allora,» disse Fraser con noncuranza. «Conoscevo un buon numero di uomini tra i marinai e i magazzinieri quando lavoravo lì.»
La prima frase di Fraser aveva momentaneamente sollevato William, con la promessa di evitare – o almeno ritardare - la scoperta. La parte “quando lavoravo lì”, però, lo colpì duramente al petto, e lo privò della parola.
Era stato in quel magazzino due [tre?] anni prima; era andato a cercare Fraser al lavoro, e a chiedergli una spiegazione sugli eventi che avevamo portato alla sua nascita. Una richiesta che Fraser aveva respinto senza mezzi termini.
Ti dirò tutto quello che vuoi sapere finché si tratta della  mia storia.
E non lo era. L’altra metà della storia apparteneva a Geneva. Che, dopo tutto, non se n’era andata volontariamente.
William mise giù il piattino, con cura.
«Va bene,» disse. «Andrò a prendere la mia uniforme e a vedere cosa può dirmi l’ufficio del reggimento. Ci vedremo…»
«Diciamo domani mattina a colazione, qui,» disse Fraser con naturalezza. «Probabilmente dovrò bere qualcosa con alcune persone stasera. Prenderò una stanza al McPherson – gli impiegati di magazzini di solito andavano a bere lì e probabilmente lo fanno ancora. Suppongo che tu abbia ancora un letto in casa di tuo zio?»
«Io — sì. Sì, va bene.» Si allontanò dal tavolo e si alzò, con la sensazione di aver bevuto più birra d quanto avesse fatto effettivamente. Bollicine nel sangue. Così Papà aveva descritto la sensazione, quando avevano bevuto champagne insieme per festeggiare il conferimento del diploma universitario a William.
Si era voltato verso la porta, raddrizzando la schiena, quando Fraser parlò alle sue spalle.
«Chi è Amaranthus?» chiese curioso.
[fine della scena]


martedì 1 aprile 2025

Libro 10: Buon Primo Aprile!

Buon Pesce d’Aprile!
Francamente, faccio schifo con gli scherzi del Primo di Aprile. O mi dimentico completamente di che giorno è, o non riesco a pensare a qualcosa di solo vagamente divertente, per non parlare di intelligente o furbo.
Qualcuno di voi si è imbattuto o ha ideato qualcosa di intelligente per il Pesce d'Aprile - sia vostro che di qualcun altro?
Comunque, qui un breve estratto dal Libro Dieci, per celebrare la giornata, per così dire. Buon Primo Aprile!
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[Dal Libro 10 (senza titolo), Copyright 2025 Diana Gabaldon]

Io, Claire… Esitai. Chi ero esattamente? In termini di nome legale, almeno; qualsiasi cosa di più metafisico avrebbe dovuto aspettare. Sospirai, immersi di nuovo la penna e scrissi,  “Beauchamp Fraser
Pensai che fosse meglio includere Beauchamp, come aveva detto Jamie in più di un’occasione, c’erano molti uomini di nome James Fraser, e ancora di più solo Fraser. Non volevo essere confusa con nessuno di loro
«Fortunatamente possiamo saltare tutti i Randall e Grey,» mormorai tra me. «Claire Elizabeth – dannazione, ho dimenticato Elizabeth!» Allungai il braccio per prendere un foglio pulito, borbottando «Claire Elizabeth Beauchamp Randall Fraser Randall Fraser Grey Fraser… cavolo, sono un sacco di mariti…»
Cinque minuti per portare a termine il compito di scrivere il mio nome. Pensai che questo potesse essere un segno che forse non ero ancora pronta a scrivere il mio testamento
«Be’ chi lo è?» mormorai, e guardai l’orologio, poi di nuovo al foglio davanti a me. «Giusto,» dissi rivolgendomi a lui. «Avrai dieci minuti della mia vita e poi ci fermiamo per oggi. Questo è tutto quello che posso affrontare.»
Io, Claire Elizabeth Beauchamp Fraser, essendo sana di mente, dichiaro che queste sono le mie Ultime Volontà e Testamento.
«Il tuo testamento è la parte in cui dici chi sei e cosa possiedi,» mi aveva detto Jamie, quando mi ero chiesta ad alta voce a cosa si riferisse la frase. “La parte delle Volontà è cosa intendi fare con ciò che possiedi.»
Cosa possedevo? Cosa avevo da lasciare?

*Ritratto: Ragazza che scrive di Pietro Rotari (1707 - 1762)

mercoledì 19 marzo 2025

Per il Giorno di San Patrizio

Estratto da THE SCOTTISH PRISONER
Nonostante i segni di razzie passate, il monastero era indiscutibilmente abitato e movimentato. Jamie aveva sentito la campana dall’altra parte del lago e ora vedeva i monaci che uscivano dalla chiesa, sparpagliandosi verso i loro compiti. C’era un pascolo recintato dietro gli edifici, dove stava pascolando un piccolo gregge di pecore, e un arco di pietra mostrava le file ordinate dell’orto, dove due fratelli laici strappavano erbacce nella maniera rassegnata degli uomini che avevano accettato da tempo la loro sorte sisifea.
Uno di questi lo indirizzò verso il più grande degli edifici di pietra, dove un portiere dal naso lungo prese i suoi dati, e poi lo lasciò in un’anticamera. L’atmosfera del posto era calma, ma Jamie non lo era. Oltre al conflitto tra Grey e Quinn – uno più critico dell’altro e lui era seriamente tentato di spaccare le loro teste una contro l’altra– c’era l’incombente confronto con Siverly a cui pensare, e gli avvertimenti criptici della duchessa su Twelvetrees… e, da qualche parte lontano sotto le preoccupazioni più pressanti, una difficile consapevolezza che la coppa del Druido di Quinn era presumibilmente qui, e non aveva ancora deciso che chiedere o no di essa. E se fosse stata qui, che fare allora?
Nonostante queste inquietudini, il suo primo sguardo all’abate lo fece sorridere. Michael FitzGibbons era un leprecauno. Jamie lo riconobbe subito dalla descrizione di Quinn del tipo.
L’uomo arrivava forse al gomito di Jamie, ma stava in piedi dritto come una freccia segata, una severa barba bianca che si drizzava in maniera pugnace dal bordo della sua mascella e un paio di occhi verdi che brillavano per la curiosità.
Questi occhi si erano fissati subito su Jamie, e si accesero di cordialità mentre si presentava e menzionava suo zio come credenziale.
«Il nipote di Alexander!» esclamò l’abate Michael, in un buon inglese. «Aye, io ti tengo d’occhio, ragazzo. Ho sentito molte delle tue avventure, anni fa – tu e la tua moglie inglese.» Sogghignò nella sua barba, mostrando piccoli denti banchi.
«Rivoltò St. Anne da cima a fondo, da quello che ho sentito. È qui con te, per caso? In Irlanda, voglio dire.»
Jamie poteva capire dall’improvviso sguardo di consapevolezza e orrore sulla faccia dell’abate come doveva sembrare la sua. Sentì la mano dell’abate sul suo avambraccio, straordinariamente forte per le sue dimensioni. «No Padre,» sentì la sua voce dire, calma e lontana. «L’ho persa. Nella Sommossa.»
L’abate fece un respiro di udibile dolore, schioccò la lingua tre volte e portò Jamie verso una sedia. «Possa Dio dare riposo alla sua anima, povera cara donna. Vieni, ragazzo, siediti. Bevi un poco di whiskey.»
Non era stato pronunciato come un invito e Jamie non discusse quando un bicchierino ragguardevole fu versato e ficcato nella sua mano. Alzò il bicchiere meccanicamente verso l’abate in un brindisi, ma non parlò; era troppo indaffarato a ripetere all’infinito dentro di sé, Signore, fa che sia in salvo! Lei e il bambino! come temendo che le parole dell’abate l’avessero davvero mandata in paradiso.
Lo shock diminuì velocemente, comunque, e abbastanza presto la palla di ghiaccio nella sua pancia cominciò a sciogliersi sotto la debole vampa del whiskey. C’erano cose immediate di cui occuparsi; il dolore doveva essere messo da parte. L’abate Michael stava parlando di cose neutre: il tempo (insolitamente buono e una benedizione per gli agnelli), lo stato del tetto della cappella (buchi così grandi che sembrava che un maiale avesse camminato sul tetto, e un grosso maiale, per giunta), il giorno (così fortunato che fosse giovedì e non venerdì, dato che si sarebbe stata carne per pranzo, e certamente Jamie si sarebbe unito a loro; gli sarebbe piaciuta la versione di una salsa di Fratello Bertram; non aveva un nome particolare ed era di un indistinto colore… viola, avrebbe detto l’abate, ma era risaputo che lui non aveva il senso del colore e aveva dovuto chiedere al sacrestano con cui gestiva l’abbigliamento nel tempo ordinario, poiché non poteva distinguere il rosso dal verde e prendeva solo per fede il fatto che al mondo ci fossero simili colori, ma Fratello Daniel – aveva incontrato Fratello Daniel, il portiere all’esterno? – gli aveva assicurato che era così, e sicuramente un uomo con la faccia come quella non avrebbe mai mentito, bastava solo vedere la grandezza del suo naso per capirlo) e altre cose a cui Jamie poteva annuire, sorridere o fare un rumore. Per tutto il tempo, gli occhi verdi cercarono la sua faccia – gentili ma penetranti.
L’abate comprese il momento in cui Jamie si sentì di nuovo padrone di sé stesso e si rilassò un poco, invitandolo con la sua postura più che con le parole a illustrare le sue questioni.
«Se posso chiedere un momento del vostro tempo, Padre…» Prese il foglio di carta piegato dal petto e glielo porse. «So che avete la reputazione di uno studioso e uno storico, e sapevo che mio zio diceva che avete una collezione di racconti rari sugli Auld Ones. Apprezzerei la vostra opinione su questi pochi versi.»
Le sopracciglia dell’abate Michael erano spesse e bianche, con lunghi peli che si incurvavano all’impazzata alla maniera dei vecchi. Queste si animarono, vibrando di interesse, e lui portò la sua attenzione al foglio, gli occhi che si spostavano da un verso all’altro come un colibrì in una macchia di fiori.
Gli occhi di Jamie avevano girato per la stanza mentre l’abate Michael parlava. Era un posto interessante – ogni posto in cui veniva fatto del lavoro lo interessava – e si alzò con un mormorio di scuse e andò alla libreria, lasciando l’abate alla sua minuziosa ispezione della poesia.
La stanza era grande quanto la biblioteca del Duca di Pardloe e aveva almeno altrettanti libri, eppure la sensazione era più simile a quella del piccolo buco disordinato in cui Pardloe chiaramente faceva le sue riflessioni.
Si poteva capire dai libri se una biblioteca era fatta solo per mostra o no. I libri che venivano usati avevano un aspetto aperto e interessante, anche se chiusi e ordinatamente allineati su uno scaffale in un rigoroso ordine con i loro simili. Si aveva la sensazione che il libro avesse lo stesso interesse in te quanto tu n lui e fosse disposto ad aiutarti una volta raggiunto.
I libri dell’abate erano ancora più aperti. Una dozzina di volumi – almeno – giaceva aperta sul grande tavolo vicino alla finestra, metà dei quali stesi l’uno sull’altro, tutti aperti, e pagine di appunti che fuoriuscivano dalla pila, ondeggianti – invitanti – nella corrente proveniente dalla finestra.
Jamie sentì un forte desiderio di andare a vedere cosa fossero i libri aperti, di andare verso gli scaffali e far scorrere lentamente le sue nocche sulla pelle e sul legno e sul rovescio delle rilegature finché un libro non gli avesse parlato e non fosse andato di buon grado nella sua mano.
Era passato tanto tempo da quando aveva posseduto un libro.

mercoledì 12 marzo 2025

Libro 10: William andrà bene

[Siamo all’inizio del libro, con William che sta parlando con Jamie durante i preparativi per mettersi in viaggio, ed esprime una certa sorpresa che Jamie abbia scelto Roger per la gestione e la difesa del Ridge in tempi tanto controverso (ha saputo dell’incidente della Notte della Loggia da Ian)]
«Ma - Non posso dire di conoscere bene il reverendo MacKenzie, ma è chiaramente un – un uomo di Dio. Siete sicuro che sia capace di gestire…» William agitò una mano verso la stretta finestra sopra le librerie, indicando il Ridge e tutti i suoi fittavoli, raccolti, servi, animali…
Fraser gli diede un’occhiata leggermente divertita.
«Aye, be’. Quantomeno la maggior parte dei fittavoli non penserà che sia probabile che metta insieme degli uomini e presentarsi di notte per dare alle fiamme la loro casa o impiccarli nel proprio cortile.»
«E pensano che voi lo fareste?» Disse William senza riflettere.
«Non sono sicuri che non lo farei,» disse Jamie senza tanti giri di parole. «Sai che questa è una casa di nuova costruzione?» Alzò il mento, indicando le enormi travi in alto, il legno grezzo e giallo, con piccole perle fragranti di linfa grondante e mezza secca lungo i bordi. William lo fissò.
«Bada, non furono i fittavoli che diedero fuoco all’ultima. Furono i vicini – da Brownsville — che trascinarono me e mia moglie fuori dalla nostra casa e tentarono di impiccare lei e deportare me in Scozia. Ma furono alcuni dei miei fittavoli che tentarono di uccidermi in seguito — alla Loggia non meno di —» Si fermò all’improvviso, guardò William, poi tamburellò con le dita sulla scrivania, casualmente, ma con uno schema evidente.
«No,» disse William in risposta. Papà gli aveva spiegato la Massoneria, ma non aveva mai suggerito che si unisse a una Loggia, e lui non aveva desiderato farlo.
Fraser annuì e proseguì
«Sai, questo è successo non più di tre anni fa. Ho sistemato la cosa e non ci sono stati più fastidi da allora. Ho permesso che alcuni di loro tornassero, per il bene delle loro mogli e dei loro figli — e perché Harriett McIlhenny mi ha ricattato, la vecchia scopa — ma quelli che hanno lasciato il Ridge probabilmente sono ancora vivi, e se lo sono mi serbano molto rancore.»
«Perché diavolo volevano uccidervi?» chiese William, perché era l’unica domanda semplice a cui potesse pensare. La sua testa non stava esattamente girando, ma poteva sentire il sangue che gli batteva nelle orecchie.
Fraser lo guardò pensieroso, e le sue dita tamburellarono leggermente sul tavolo – anche se ovviamente come un aiuto ai pensieri, piuttosto che un riconoscimento massonico.
«Ragazzo,» disse alla fine, «sono un Highlander e un papista. E un ribelle, due volte. So che lo sai, ma forse non sai che ci sono persone – e non tutte sono inglesi – per le quali la mia esistenza è un’offesa mortale.» 
«Gesù. E… anche Madre Claire potrebbe essere in pericolo… a causa vostra?»
Questo, abbastanza stranamente, fece ridere Fraser.
«No ragazzo,» disse scuotendo la testa. «Può cavarsela da sola. È conosciuta in tutta questa zona – e anche abbastanza oltre – come una fattucchiera. E per alcune persone, una guaritrice che può gettare le persone in un sonno profondo, o arrivare al loro interno per curarne i malanni, è chiaramente una strega, e sai cosa dice la Bibbia a proposito di questo.»
«Cosa… volete dire ‘Non lasciar vivere la fattucchiera’?»
«Aye, quello» Fraser alzò di nuovo il sopracciglio. «Dove ti è stata insegnata la Bibbia? So che né Lord John né suo fratello sono quello che si potrebbe definire uomini devoti.»
 «Sono soldati,» disse William in modo concise.
«Anche io, ragazzo,» disse Fraser gentilmente. «E anche tu.» Si fermò, comunque, e si appoggiò un po’ all’indietro, osservando William pensieroso.
«Non ti piace quando ti chiamo ‘ragazzo’, è così? Devo chiamarti William? O Mr. Ransom?» Le sue labbra si contrassero, ma il nodo tra le scapole di William si allentò leggermente.
«William andrà bene.» Era – era stato, per settimane – fin troppo consapevole dell’ultima volta che era stato costretto a chiedere aiuto a James Fraser. Furioso per la propria impotenza quando Fraser aveva tradito – pensava – incertezza davanti alla sua richiesta, aveva reagito bruscamente, «Non preoccupatevi, lo farò da solo!»
A questo scatto Fraser aveva replicato in modo piatto «Se pensassi di poterlo fare, ragazzo, non saresti mai venuto da me.»
Questa valutazione oggettiva aveva bruciato all’epoca – bruciava anche ora. Ma Fraser aveva avuto ragione, e aveva ragione adesso, anche se abbastanza cortese da non menzionare la cosa.
William poteva solo sperare che sarebbe finite meglio, questa volta

giovedì 20 febbraio 2025

Libro 10: Tornerò

Valutai i tre barattoli sul bancone: radice di zenzero, foglie di mora e camomilla (fiori e foglie). Tutti e tre erano antidiarroici ragionevolmente efficaci e il tè allo zenzero, in teoria, era buono anche per la nausea. L'unico problema con il tè allo zenzero era che Jamie non lo beveva, essendo sempre associato nella sua mente a un debilitante mal di mare, al punto che il tè stesso lo faceva star male. O almeno era convinto che lo facesse, che era sostanzialmente la stessa cosa.
«Buon Dio», mormorai, alzando (be’, ruotando) gli occhi al cielo, «per favore tienilo lontano dalle barche!» Era una preghiera sincera, ma dubitavo che avrebbe avuto molto effetto, se John Grey fosse stato ancora tenuto prigioniero su una nave.
Eppure, la mia preghiera ebbe in qualche modo una risposta, quando il mio sguardo colse il grande barattolo di miele sullo scaffale. Avrei avuto tempo per fare lo zenzero candito? Sì, non sarebbero partiti fino a dopodomani, perché Jamie doveva portare Roger e Jemmy alla grotta dello spagnolo l'indomani.
Strofinai le foglie di mora e di camomilla tra le mani, sbriciolando le erbe essiccate in una dozzina di quadratini di mussola, che legai in minuscoli sacchetti che sembravano un’assurda fila di minuscoli conigli con le orecchie flosce. Questo mi fece sorridere, nonostante il piccolo peso di piombo che si era depositato in fondo al mio stomaco quando William aveva detto a Jamie perché era venuto, in cerca di aiuto.
Bene, la diarrea era curata; E la costipazione? Avrebbero portato un piccolo sacchetto di farina d'avena, così come un altro di noci, ma credevo che nessuno dei due avrebbe rinunciato al cibo da taverna, nel momento in cui avessero raggiunto la civiltà. Be’, avrebbero mangiato dell’uvetta, e io ne avevo ancora un po' dall'inverno… Ah. Presi la bottiglia di semi di cumino e la scossi; sì, in abbondanza! Un po' di rabarbaro e dente di leone con cumino, ed era fatto.
Un'ultima cosa per il kit di pronto soccorso - avevo già fatto un pacchetto di bende arrotolate, ma quelle sarebbero state separate - miele. Ne versai un po' di once in una bottiglia nera, la tappai bene e attaccai un'etichetta che diceva "Per le ferite suppurate", nella speranza che questo impedisse loro di mangiarlo semplicemente sul pane.
Presi una delle borse di tela che usavo per trasportare le forniture mediche e fui sorpresa di vedere che le mie dita tremavano. Davvero leggermente, ma in modo evidente.
Strinsi i pugni, tanto per negarlo quanto per fermarlo. Un po' di respiro profondo, forse… forse avevo trattenuto il respiro mentre facevo i preparativi.
«Poca dannata meraviglia», mormorai, e strofinai energicamente i palmi delle mani per riscaldarli. Di solito facevo un lavoro molto migliore nel non preoccuparmi eccessivamente di quello che Jamie stava facendo quando usciva di casa… No, non lo fai, idiota disse la parte oggettiva del mio cervello, anche se con tolleranza. Semplicemente ti tieni così occupata che non hai tempo per pensarci. Pensa a qualcos'altro, per amor di Dio.
In mancanza di un'idea migliore, mi sedetti, chiusi gli occhi e cercai di pensare a qualcos'altro.
La prima cosa che mi  venne in mente fu il congedo da Jamie – se si può descrivere qualcosa di così insopportabile come "congedarsi" – alle pietre, la notte prima di Culloden.
Potevo sentire l'odore della pietra fredda e della sporcizia del cottage in rovina dove eravamo stati insieme per quella che sapevamo essere l'ultima volta. Seminudi, tremanti, brancolando disperatamente alla ricerca del calore della carne dell'altro, e trovandolo. Toccando, freneticamente, poi lentamente, cercando di memorizzare tutto, il tocco del suo corpo, la fredda ruvidità dei suoi capelli, il muscolo solido della sua schiena, le sue gambe, il breve senso di freddo mentre allargavo le gambe e lui entrava in me, poi il calore di lui, dentro di me, sopra di me, che mi circondava… sapendo che questo era tutto, tutto quello che ci sarebbe mai stato…
Be’, non lo era, vero, stupida? Smettila di piangere, per carità!
Deglutii, tirai su col naso e mi fermai, respirando e tirando su col naso alternativamente mentre mi asciugavo gli occhi con il grembiule. Lanciai un'occhiata di nascosto alla porta; per fortuna, l'avevo chiusa quando ero entrata. Speravo che nessuno mi avesse sentita; io potevo sentire loro: voci e pentole che tintinnavano in cucina, una fuga precipitosa di passi in successione e un sacco di risatine in alto, voci lontane che entravano dalla finestra aperta dall'esterno, troppo lontane per distinguere le parole.
Avevo smesso di piangere, ma il treno della memoria era ancora in movimento, lento e pesante, carico del dolore ricordato.
Kings Mountain. Aveva pensato che sarebbe morto lì (Dio ti maledica, Frank!) e aveva vissuto con quella paura per mesi. E la notte prima della battaglia, tutti e due tremanti per il freddo e fradici di pioggia, mi aveva chiesto tre cose: di trovare un prete e di far dire una messa per la sua anima, di tornare indietro attraverso le pietre con Brianna e la sua famiglia. E l'ultima: “Ricordati di me”.
Mi infilai una manciata del grembiule in bocca per attutire il suono che stavo facendo, ricordando il nostro tentativo di fare l'amore su un banco di foglie bagnate, gelide e fradicie, e non riuscendoci, stretti insieme per il resto di quella notte.
«Maledizione», dissi. «Era solo sei dannati mesi fa! Non avresti potuto aspettare?!»
Non ero sicura a chi mi stavo rivolgendo: Lord John, William, Jamie o Dio.
Immaginavo che fosse iniziato circa cinque minuti dopo che William era sceso da cavallo e aveva detto a Jamie: «Sir, ho bisogno del vostro aiuto».
Be’, naturalmente era stata la prima cosa che avevo pensato, e Oh, è meraviglioso! era la seconda, seguita da un'ondata di gioia senza parole nel vedere i due percepire l'eco di sé stesso nell'altro.
La terza cosa che avevo pensato era: «Oh, mio Dio… Sta partendo. Per fare qualcosa di pericoloso. Di nuovo».
E in fondo alla mia mente, mentre mi abbandonavo ai saluti e alle spiegazioni e all'eccitazione generale, c'era una voce sommessa, un'affermazione piatta e fredda che non ammetteva discussioni.
Questa volta non tornerà.
In effetti, fu Jamie ad entrare, vestito con camicia e kilt, con la sua borsa degli attrezzi di pelle sulla spalla e un'enorme massa di quella che sembrava una trapunta molto semplice tra le braccia.
«Che cos'è?» Mi alzai e andai a vedere mentre posava la Cosa sul mio tavolo operatorio e cominciava ad aprirla.
«Brianna dice che è un deflettore fonoassorbente, ma sicuramente c'è un nome migliore», disse, rigirando l'ultima piega. Era una piccola trapunta, lunga e stretta, ma molto spessa, fatta di tela tinta d'indaco, con nodi molto grandi che tenevano insieme gli strati. «È imbottito di piume di tacchino, stracci e pezzi di pelle di cervo e di pelle d'orso avanzati dalla macellazione. Essiccati», aggiunse in tono rassicurante, vedendo la mia espressione. «Non puzza molto, e tu non dovrai dormirci sotto, comunque».
«Oh.»
«Aye. Ecco, reggimela, per favore, Sassenach?» Mi porse la pesante borsa degli attrezzi, che sferragliò, e raccogliendo il deflettore (in mancanza di una parola migliore), chiuse la porta dell'ambulatorio e vi appoggiò l'oggetto.
«È una buona soluzione», disse con soddisfazione. «Dammi un chiodo, aye? C'è un pacchetto di quelli da dieci centimetri in cima, lì. Sì, grazie, ora vieni e metti le mani qui, per tenerlo fermo».
Estrasse un martello dalla cintura e si accinse a inchiodare saldamente il deflettore alla porta. Completato il lavoro, aprì e chiuse la porta più volte.
«Ecco», disse con soddisfazione, richiudendolo. «Non si va da nessuna parte».
«Sono sicuro che tu abbia ragione», dissi. «Molto premuroso da parte tua.»
Ci fu un fruscio e un rumore strisciante e poi il leggero tonfo di qualcosa che colpiva le assi del pavimento. Mi voltai e vidi Jamie in piedi, con indosso nient'altro che la sua camicia e un ampio sorriso.
«Che…?» iniziai ma non andai oltre. Fece un passo evitando il suo kilt che formava una pozza, mi attirò a sé con un braccio e mi baciò con notevole entusiasmo.
«Ti voglio, Sassenach», mi sussurrò contro la bocca. «Ti voglio terribilmente.»
A giudicare dallo stato delle cose tra noi, era così. La sua mano libera stava raccogliendo le mie gonne e prima che potessi dare una qualsiasi conferma alla sua dichiarazione, mi fece girare per mettermi di fronte al tavolo operatorio.
«Chinati, a nighean»
«Tu...»
Una grossa mano in mezzo alla mia schiena non mi diede scelta e mi ritrovai con la faccia semisepolta in una pila di asciugamani di lino e una fredda corrente d'aria che puntava sul mio sedere nudo. Poi ci fu il calore delle grandi mani sulla mia schiena, che mi slacciavano le gonne, il calore più grande di lui contro di me e un calore più forte, più duro, morbido tra le mie gambe, che esplorava.
«Tornerò» disse dolcemente. «E questa volta non voglio lasciarti in lacrime".
[Fine scena]


domenica 9 febbraio 2025

Outlander S7: Diana Gabaldon commenta l'episodio 716

L'autrice di Outlander Diana Gabaldon commenta lo scioccante finale della settima stagione (esclusiva)
L'autrice di bestseller rivela come ha contribuito a plasmare quel finale inaspettato. E in aggiunta, i suoi momenti preferiti dell'episodio.
Se siete dei lettori dei libri come me e non solo telespettatori di Outlander, il finale della settima stagione è stato piuttosto scioccante. Ha lasciato intendere che la piccola Faith, figlia di Claire (Caitriona Balfe) e Jamie Fraser (Sam Heughan), non è morta in Francia e che il Maestro Raymond (Dominique Pinon), che è stato protagonista nella seconda stagione, aveva qualcosa a che fare con il mistero.
«Nessuna parte del finale è tratta dai libri, tranne il fatto che il nome della madre di Frances era Faith», dice a Parade l'autrice di bestseller Diana Gabaldon, che ha creato i romanzi di Outlander su cui si basa la serie.
Nei libri, poco dopo che Fanny (Florrie May Wilkinson) va a vivere con i Fraser, mostra a Claire la sua minuscola scorta di beni, tra cui un medaglione, con una miniatura indistinta di una donna con i capelli castano scuro, e il nome "Faith" inciso sulla copertura. Quindi, mentre la serie ha cambiato il quando e il dove Fanny ha mostrato a Claire il medaglione, l'evento ha avuto luogo nei libri.
Inoltre, secondo la Gabaldon, «Hanno inventato completamente [l'uso della canzone] 'I Do Like to be Beside the Seaside' nella stagione 2 e l'hanno riutilizzata qui».
[Gabaldon] Dice che entrerà in gioco anche nel prequel di Outlander: 'Blood of My Blood', ma che dal momento che la serie non sarà presentata in anteprima fino a quest'estate, è troppo presto per discuterne.
«Sono d'accordo sul fatto che il finale di 716 sia strano sotto ogni punto di vista, in parte a causa del fatto che (evidentemente) hanno esaurito il loro budget», continua la Gabaldon. «Avrebbero potuto realizzare una visita più convincente di Mastro Raymond con effetti speciali sfocati, piuttosto che farlo semplicemente attraversare la porta e rimanere lì. Meglio mantenere la messa a fuoco morbida e lasciare in sospeso la domanda se lui fosse stato davvero lì, o se Claire avesse immaginato o sognato tutto. Ma è facile per me parlare; non devo risolvere la logistica».
Poi aggiunge, tra parentesi, ("Sono spesso contenta di poter fare facilmente in un libro cose che sono incredibilmente difficili [per non dire costose] da fare in un mezzo visivo. Un libro è un modo straordinariamente utile [ed economico] per raccontare una storia.") Questo non vuol dire che il Mastro Raymond sia apparso in questo modo in An Echo in the Bone* o Written in My Own Heart's Blood**, su cui si basava la settima stagione.
Detto questo, la Gabaldon ha dato qualche contributo all’idea e forse qualcosa di simile apparirà un giorno in uno dei romanzi spin-off di Outlander che scrive, come la serie di Lord John Grey, soprattutto se farà un libro con Mastro Raymond, che è un personaggio interessante. O se cambia idea e magari fa una seconda graphic novel. La prima, The Exile: An Outlander Graphic Novel, vede la partecipazione di Jamie Fraser.
«In effetti hanno avuto l'idea (generale) da me, comunque», ammette. «Quando ho chiacchierato con [lo showrunner] Matt [Roberts] riguardo alla trama, ho detto che se avessi scritto una seconda graphic novel (non l'ho fatto, per varie ragioni), avrei mostrato cosa è realmente accaduto dopo la presunta morte di Faith all'Hopital des Anges, e come/perché il Maestro Raymond ha resuscitato e nutrito la bambina segretamente, ma non è stato in grado di tornare con lei prima che Claire e Jamie lasciassero la Francia. Quindi, a loro è piaciuta l'idea e l'hanno seguita».
Poiché Outlander si concluderà con un'ottava stagione che avrà solo 10 episodi, e la Gabaldon ha molte più storie, la settima stagione, come detto, è stata una combinazione di An Echo in the Bone* e Written in My Own Heart's Blood**, che insieme sono più di un milione di parole di avventura e storia.
«La serie durava 16 ore; solo per ascoltare le versioni (molto buone) degli audiolibri ci vogliono più di 90 ore, il che ti dice qualcosa su quanto deve essere tralasciato», sottolinea la Gabaldon. «È incredibile che siano in grado di fare uno spettacolo comprensibile (e di solito molto buono), utilizzando non più del 20% della versione letteraria della storia. (D'altra parte, un mezzo visivo è anche economico, nella misura in cui può catturare migliaia di parole di descrizione in pochi secondi di film.)
«Naturalmente, ho i miei episodi preferiti: l'episodio 708 e le due battaglie di Saratoga, per esempio, e le storie parallele di Jamie e William [Charles Vandervaart], e alcuni degli episodi successivi nella seconda metà della settima stagione – adoro il modo in cui hanno gestito il triangolo accidentale tra Claire e i suoi due mariti,  con il danno collaterale a Lord John. <g> In merito a ciò, mentre amo e ammiro tutti gli attori, che hanno fatto un lavoro straordinario con questa stagione, i miei complimenti a David Berry, per le avventure di Lord John negli ultimi episodi di 7B»
Non si sa ancora quando la stagione 8 di Outlander andrà in onda, ma le riprese sono terminate, quindi forse entro la fine dell'anno. Il  prequel di Outlander: Blood of My Blood è stato annunciato per questa estate.
(X)
* Destini incrociati e Il prezzo della vittoria nella versione italiana
** Legami di sangue e Prigioniero di nessuno nella versione italiana

martedì 4 febbraio 2025

Outlander S7: Diana Gabaldon commenta l'episodio 715

Morirà (spoiler) dopo essere stata colpita in Outlander? L'autrice Diana Gabaldon interviene sull'evento scioccante (esclusivo)
Un proiettile vagante potrebbe porre fine alla storia d'amore di Jamie e Claire Fraser in Outlander.
Il dramma di vita e morte della Guerra d'Indipendenza continua nell'episodio Scritto nel mio stesso sangue di Outlander, quando sia Claire (Caitriona Balfe) che William (Charles Vandervaart) si trovano in pericolo.
La notte prima della battaglia di Monmouth, Jamie (Sam Heughan) e Claire hanno una conversazione intima sull'inevitabilità della guerra e della morte, dopo di che lui è pronto ad andare in battaglia e proprio quando sembra che la scaramuccia sia finita, Jamie è al sicuro e gli inglesi si stanno ritirando, il capitano Leckie (Ben Cura), che inizialmente aveva cacciato Claire dall'ospedale della chiesa, finalmente ammette che Claire è un bravo chirurgo e le chiede di entrare per mettersi in salvo.
Ma Claire, che si è presa cura dei feriti all'esterno, rifiuta dicendo: «Ho un obbligo verso questi uomini, e non li lascerò qui a morire».
Mentre le Giubbe Rosse stanno passando davanti all'area dell'ospedale, alcuni non accettano le prese in giro dei rivoluzionari e sparano nel punto dove si trova Claire.
Jamie e i suoi uomini stanno andando a proteggere l'ospedale, quindi è abbastanza vicino da vedere quando l'amore della sua vita viene colpita da proiettile e non può fare nulla per impedirlo. Naturalmente, il capitano Leckie non è all'altezza del compito di salvare Claire. Non ha l'addestramento di Claire, così Jamie, che per una volta deve dipendere dagli altri per cercare di salvarle la vita, chiede a Denzell Hunter (Joey Phillips) di tornare a prendersi cura di Claire. Sa che Claire ha addestrato Denzel in tecniche più moderne. Ma sarà sufficiente?
«Be’, qui (di nuovo) ci imbattiamo nei limiti della TV, in questo caso il tempo», dice l'autrice di bestseller Diana Gabaldon a Parade «Nella versione del libro, possiamo vedere sia il punto di vista di Jamie che quello di Claire, e vediamo anche l'assoluta disperazione di Jamie di fronte a qualcosa che non può sopraffare, o addirittura combattere. Ma combatterà, perché non c'è nient'altro da fare. Trova Denzell Hunter, ignorando nel frattempo la chiamata al dovere (sotto forma di comando del generale Lee), perché per lui non c'è dovere più forte del suo verso Claire. Sta rischiando sia la libertà che il collo: potrebbe essere impiccato per diserzione di fronte al nemico, e sta rinunciando al suo giuramento all'esercito. E se Claire morirà, quel sacrificio (di reputazione e probabilmente della sua vita) sarà stato vano, ma lui lo fa senza esitazione".
In effetti, Jamie scrive le sue dimissioni dall’incarico di generale dell'esercito sulla schiena del messaggero del generale Lee con il sangue, da cui potrebbe derivare il titolo "Scritto con il sangue del mio stesso cuore".
Nel frattempo, Lord John (David Berry) e il giovane Ian (John Bell) corrono a salvare William, che si trova nelle grinfie di una banda di assiani a cui il subdolo capitano Richardson (Ben Lambert) ha ordinato di tenerlo prigioniero, in modo da poterlo usare come pedina. Jamie non è in grado di accompagnarli perché deve guidare i suoi 300 uomini in battaglia.
In questo modo, Lord John riesce a mostrare il suo lato eroico quando lui e Ian vanno a salvare William, cosa che fanno con successo, ma più di questo, quando William, dopo averlo perdonato per avergli mentito sulla sua origine, parla male di Jamie e Lord John difende Jamie davanti a William.
«È più o meno il classico John», dice la Gabaldon. «Non è solo altruista, ma è preoccupato sia per William che per Jamie. Il suo senso di equità (oltre a ciò che sa che William non sa...) lo porta a difendere Jamie, ma non vuole nemmeno che William pensi male del suo (inatteso) padre».
Inoltre, durante il confronto di Lord John e Ian con gli Assiani, Ian lascia vivere uno degli uomini, cercando di essere l'uomo che Rachel (Izzy Meikle-Small) vuole che sia. Ma poi lo segue e lo uccide, per non pentirsi in seguito di averlo lasciato vivere.
«Ancora una volta, un po' diverso dal libro», spiega la Gabaldon. «Nel libro, Rachel non cerca mai di farlo essere ciò che non è; lei sa chi è, e lo prende alle sue condizioni, anche se si rammarica del danno spirituale che potrebbe fare a sé stesso.»
«Inoltre, nel libro, non uccide un soldato dell'Assia; ma un guerriero Abenaki (impiegato dall'esercito britannico) che (con un compagno) ha giocato a un selvaggio gioco del pollo con Ian durante la battaglia (che lo show neanche non può mostrare). Prima che la battaglia sia finita, i due Abenaki hanno cercato di ucciderlo numerose volte, e infatti, a questo punto, è stato colpito da una freccia, e va in giro con essa conficcata nella spalla per un po' di tempo. (Naturalmente, lo show non ha tempo o soldi da spendere per far vedere tutto questo, quindi hanno cambiato il personaggio - dal momento che avevano già assiani da vendere - e le circostanze.)
Questa è (dal punto di vista dello show) una cosa logica da fare, ma abbassa di molto il paletto emotivo di Ian. Ian del libro non si preoccuperebbe minimamente della minaccia di un ufficiale dell'Assia; non ha senso.
«Il viaggio di Ian lungo questo percorso nel libro è complicato anche dal suo incontro con Lord John quando entrambi vengono fatti prigionieri dagli americani e poi salvati dagli inglesi e finiscono nel campo britannico, dove Hal (Sam Hoare) trova John e si prende cura di lui. Ian rifiuta l'ospitalità offerta e si mette in cammino a piedi per tornare dalla parte americana. Uscendo dall'accampamento, passa davanti agli Abenaki sopravvissuti (ha ucciso l'altro durante una precedente scaramuccia), seduti accanto a un fuoco.
(nel libro…)
…Mentre Murray premeva la lama contro la gola dell'altro uomo, a Grey venne in mente tardivamente che Murray poteva davvero avere l'intenzione di ucciderlo. Gli uomini intorno a lui lo pensavano certamente; ci fu un sussulto universale quando Murray fece scorrere la lama sulla gola del suo nemico.
Il momentaneo silenzio generato da ciò fu sufficiente perché la maggior parte dei presenti sentisse Murray dire, con uno sforzo notevole: «Ti restituisco la vita!» Si sollevò dal corpo dell'indiano, ondeggiando e fissandolo come se fosse completamente ubriaco, e scagliò il coltello nell'oscurità, scatenando un’ondata di terrore e non poche imprecazioni da parte di coloro che si trovavano sulla traiettoria.
"Nell'eccitazione, la maggior parte della folla probabilmente non sentì la risposta dell'indiano, ma Grey e André sì. Si alzò a sedere, molto lentamente, con le mani che tremavano mentre premevano una falda della camicia sul taglio superficiale della gola, e disse, in tono quasi colloquiale: «Te ne pentirai, Mohawk».
"Murray respirava come un cavallo senza fiato, le sue costole visibili ad ogni rantolo. La maggior parte della vernice era sparita dal suo viso; c'erano lunghe macchie rosse e nere sul suo petto scintillante, e solo una striscia orizzontale di un colore scuro gli era rimasta sugli zigomi, e una macchia bianca sulla punta della spalla, sopra la ferita della freccia.
«Annuì tra sé e sé, una volta, poi due. E, senza fretta, rientrò nel cerchio di luce del fuoco, raccolse un tomahawk che giaceva a terra e, facendolo oscillare in alto con entrambe le mani, lo fece cadere sul cranio dell'indiano. Il suono raggelò Grey fino al midollo e fece tacere tutti gli uomini presenti. Murray rimase immobile per un momento, respirando affannosamente, poi si allontanò. Mentre passava accanto a Grey, girò la testa e disse, con un tono di voce perfettamente colloquiale: «Aveva ragione. Me ne sarei pentito», prima di scomparire nella notte.
Gabaldon, Diana. Written in My Own Heart’s Blood (Outlander, Libro 8). Gruppo editoriale Random House. Edizione Kindle.
La Gabaldon poi continua: «Ok, questo incontro in sé è breve (sia in termini cinematografici che di libri), ma ci richiederebbe di vedere cosa è venuto prima, in termini del tira e molla di Ian con i due indiani durante la battaglia e, come notato, lo show non ha le risorse per fare un'altra grande battaglia (hanno fatto entrambe le battaglie di Saratoga all'inizio della stagione), soprattutto in termini di tempo.»
«La linea di fondo è che l'intero segmento del libro (e in una certa misura, lo show) è una meditazione sul Dovere. Ciò che ogni persona coinvolta considera il proprio dovere e fino a che punto si spingerà per adempierlo. Lo vediamo da vicino per quanto riguarda Claire (che rimane al suo posto sotto il fuoco nemico, al fine di prendersi cura dei feriti) e Jamie (che è costretto a scegliere tra il suo dovere verso i suoi uomini e l'esercito, e il suo dovere verso Claire) e, in misura molto minore, con il conflitto di Ian tra il suo dovere verso Rachel e il suo dovere verso il suo senso di ciò che è giusto.» 
(X)

sabato 1 febbraio 2025

Outlander S7: Diana Gabaldon commenta l'episodio 714

L'autrice di Outlander Diana Gabaldon commenta la scrittura dell'episodio di questa settimana con Jamie, Claire e Lord John (esclusivo)
La scrittrice di bestseller rivela alcune delle modifiche apportate alla sceneggiatura.
Outlander ha tenuto uno dei migliori episodi fino quasi alla fine della stagione, “Non ci si fa l’abitudine”, e dico meglio! perché è stato scritto dalla stessa Diana Gabaldon, la creatrice della serie di romanzi Outlander bestseller del New York Times.
Fortunatamente, Parade ha una conversazione esclusiva con la Gabaldon sul sesto episodio (su otto) della Stagione 7 Parte 2, a partire da quanto sia stato divertente scriverlo dato che ci sono moltissimi sviluppi per i personaggi principali Jamie (Sam Heughan), Claire (Caitriona Balfe) e Lord John (David Berry), e molto è tratto dal suo libro.
Per avere questo racconto al momento opportuno, abbiamo fatto una chiacchierata con la Gabaldon prima che avesse l'opportunità di rivedere l'episodio – le vacanze di Natale e tutto il resto – perciò ammette che ci sono alcune cose che non ricorda.
«Hanno cambiato un bel po' rispetto alla prima stesura, ma in gran parte per cambiare l'enfasi (meno tempo dedicato a William [Charles Vandervaart] e Jane [Silvia Presente], più a Hal [Sam Hoare] e John, hanno tagliato un sacco di cose su Bree [Sophie Skelton]/Rob Cameron [Chris Fulton] (cosa a cui non ho obiettato), piuttosto che la trama.»
«Alcune battute sono state cambiate: quando Claire vede Jamie nella sua nuova uniforme e lui le chiede se ha un aspetto decente per ispezionare le truppe, lei risponde: "Sembri il maledetto Marte, dio della guerra. È probabile che spaventerai i tuoi uomini." Al che lui risponde: "Voglio che abbiano paura di me. È la mia migliore possibilità di tirarli fuori vivi". Questo è stato (credo) cambiato in JAMIE: "Ti piace?" CLAIRE: "Mentirei se dicessi di no."
«Ok, non c'è niente di sbagliato in nessuna delle due versioni, ma altera il focus. Nell'originale (nel libro, e nella sceneggiatura originale), l'attenzione è sulla preoccupazione di Jamie per le sue truppe ancora sconosciute e sulla sua ansia nel guidare una grande compagnia di uomini che non lo conoscono, o lui, loro. Nella versione modificata, l'enfasi è sulla relazione tra Jamie e Claire.»
«Non c'è niente di sbagliato in nessuno dei due; dipende solo dal punto in cui vuoi posizionare il fulcro di una scena o di una storia e, in alcuni contesti, una versione potrebbe essere migliore per l'altro mezzo. (cioè, ho tutto lo spazio di cui ho bisogno per fare praticamente tutto ciò che voglio; posso prendermi il tempo per mostrare l'incertezza di Jamie nel guidare un gruppo di uomini molto più grande di quanto abbia mai fatto, in condizioni urgenti. Lo show non può, perché non c'è spazio. Se devono scegliere tra gli elementi di una scena del libro (e lo fanno), di solito optano per la versione più breve/condensata.).»
Non ci si fa l’abitudine è l'episodio in cui Jamie, Claire e Lord John hanno un riavvicinamento. Questa è la prima volta che sono tutti insieme dopo la rivelazione che Lord John e Claire hanno fatto sesso, e Lord John sente sicuramente di aver diritto a delle scuse da parte di Jamie, ma Jamie non è un grande amante delle scuse, anche quando sa nel profondo che c'è qualcosa di cui scusarsi.
«Be’, ancora una volta, questo è lo show che condensa e abbrevia quella che è (nel libro e nella sceneggiatura originale) una conversazione più complessa», commenta la Gabaldon. «Devono sistemare la situazione (almeno temporaneamente) e passare alla prossima parte importante. Parlando in generale, però, Lord John si sente (molto giustamente) offeso dal fatto che Jamie lo abbia picchiato fino a ridurlo in poltiglia. Jamie può essere superficialmente pentito, ma il sanguinario Highlander e il maschio possessivo ribollono appena sotto la superficie, ed è troppo onesto per dire bugie di convenienza. Claire conosce entrambi gli uomini troppo bene a questo punto per aspettarsi che le cose tornino immediatamente alla normalità, per quanto lei vorrebbe. Al momento, accetterà qualsiasi cosa permetta loro di avere una conversazione».
C'è anche una scena divertente in questo episodio in cui Jamie e Claire cenano con George Washington e il marchese de Lafayette in una cena ampliata che è stata spostata dalla sua ambientazione originale nel libro alla sala da pranzo nella casa di Lord John nella serie.
C'è una grande frase in cui Washington dice: "Questa cena non entrerà nei libri di storia", ma fa parte del romanzo della Gabaldon. Le abbiamo chiesto come ci si sente a mettere le parole in bocca a questi personaggi storici.
«Be’, la frase di Washington non è qualcosa che Washington o io avremmo realmente detto (per diverse ragioni; Washington e i suoi generali erano molto più preoccupati di sopravvivere che di come sarebbero apparsi da lì a 200 anni, e in generale, non si dovrebbe davvero tirare fuori il lettore/spettatore dal momento), ma è abbastanza divertente. Mi piaceva molto Lafayette <g>. Libro, show e vita reale (o quanto più le fonti storiche lo permettono).
«Quando creo i dialoghi (nel libro) per un personaggio realmente esistito, cerco di scoprire il più possibile di ciò che ha realmente detto, soprattutto se ha scritto lettere o diari che sono stati conservati o citati, e oltre a questo, cerco di capire almeno superficialmente sia cosa spingeva quella persona a comportarsi in quel modo, sia lo stile del suo discorso.»
(Da qui, la conversazione di Benedict Arnold con Claire, che era nel suo stile: aggraziato, affascinante e filosofico, e il suo urlare: "Sparategli!" ai suoi soldati (riguardo al generale Fraser), che era una citazione diretta, se non strettamente letterale, <g>.)
«Gli sceneggiatori dello show non hanno il tempo o le risorse per farlo; i loro dialoghi devono essere molto condensati. In generale, fanno un buon lavoro, e occasionalmente fanno qualcosa che ha senso nel loro contesto ma è molto lontano dalla storia (sia in termini di fatti, sia usando un modo di dire troppo moderno, o qualcosa che (lo so) un particolare personaggio non direbbe (per i motivi X, Y e Z)). Quando questo accade, glielo dico e più o meno la metà delle volte si correggono.
«Uno scrittore di narrativa storica cammina sempre sul filo del rasoio tra i fatti (nella misura in cui sono noti – e molto spesso, non lo sono) e l'estrapolazione. E il dialogo è di per sé un'arte, indipendentemente dal suo soggetto».
(X)

giovedì 30 gennaio 2025

Outlander S7: Diana Gabaldon commenta l'episodio 713

Un matrimonio in stile Outlander: l'autrice Diana Gabaldon parla della nuova coppia sexy (Esclusiva)
L'autrice di bestseller del New York Times spiega le differenze tra la prima notte di nozze di Ian e Rachel nel libro e nella serie TV.
I primi quattro episodi della parte 2 della settima stagione di Outlander si sono concentrati principalmente sulla storia tra Jamie (Sam Heughan) e Claire Fraser (Caitriona Balfe) e Lord John (David Berry). Ma l'episodio di venerdì "Ciao, Addio" ci ha distolto dalle loro vite e ci ha regalato un intermezzo romantico con il matrimonio del giovane Ian (John Bell) e della sua fidanzata quacchera Rachel (Izzy Meikle-Small).
Questo episodio è anche uno che si è staccato dal romanzo Written in My Own Heart's Blood (Prigioniero di nessuno nella versione italiana), scritto dall'autrice di bestseller del New York Times Diana Gabaldon, su cui si basa la storia.
Nella conversazione con lei, la Gabaldon capisce le difficoltà sia dello spazio che delle sfumature nel cercare di adattare qualcosa delle dimensioni di Outlander a una serie TV, quindi si sente a suo agio nel permettere alla serie di raccontare la sua versione della sua creazione, ma è anche disposta a commentare le differenze.
«Un sacco di cose semplicemente non ci stanno, e ciò che rimane spesso non è nella stessa sequenza dell'originale e potrebbe aver perso tutti i collegamenti con il suo contesto originale», dice a Parade.
Di conseguenza, sia il matrimonio che la prima notte di nozze di Ian e Rachel differiscono dall'originale, quindi le persone possono prendere in mano i romanzi e avere una visione diversa della storia quando hanno finito di guardare la serie.
La Gabaldon spiega: «Manca molto del dialogo originale, che era molto franco e aveva molto a che fare con l'atto fisico (oltre che emotivo) della consumazione; È divertente, tenero e fisico. L'effetto che ne risulta nello show è deludente, perché viene tralasciato così tanto e non c'è molto che lo sostituisca.»
«Poi c'è anche il piccolo problema della percezione culturale: lo show (come entità) tende a basarsi su preconcetti e supposizioni, piuttosto che su ciò che si trova effettivamente nella pagina (per non parlare  del motivo per cui è nella pagina). Ergo, Rachel è una quacchera. I quaccheri sono timidi, modesti, pudichi e formali. Non possiamo mostrarla indossare qualcosa di carino, nemmeno per il suo matrimonio, figuriamoci comportarsi in modo appassionato a letto!
«Invece la Rachel del libro è modesta, ma decisamente non timida o pudica. È molto schietta (come tendeva a essere la maggior parte dei quaccheri dell'epoca  e, per rendere giustizia allo show, usano spesso i dialoghi dei libri in cui questo si vede), e parla molto francamente, senza riguardo per nient'altro che per la propria coscienza. Rachel e Ian letterari hanno una prima notte di nozze piuttosto schietta e divertente.
Inoltre, nell'episodio di venerdì, Roger (Richard Rankin) ha incontrato suo padre Jerry, che è morto quando Roger era appena un bambino, quindi non lo ha mai conosciuto. Quando Roger ha attraversato le pietre alla ricerca del figlio scomparso Jem (Matthew e Andrew Adair), ha inavvertitamente pensato a suo padre piuttosto che a Jem, il che lo ha riportato nel periodo di tempo sbagliato, il 1739 invece del 1778.
Ma, in verità, era il periodo giusto perché ha dato a Roger la possibilità di incontrare suo padre e cercare di rimandarlo a Londra durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Jerry, che era un pilota in guerra, morì, a quanto si dice nello schianto del suo aereo.
Naturalmente, Roger sa che la storia non può essere cambiata, e che suo padre deve morire, o almeno non aver fatto parte della sua vita, perché se Roger non fosse stato cresciuto da suo nonno*, non avrebbe mai incontrato Claire e Brianna (Sophie Skelton) e scoperto che il viaggio nel tempo era possibile per certe persone.
La Gabaldon commenta: «Beh, di nuovo (come sempre...)— Libro contro Serie. Roger rimanda davvero suo padre attraverso le pietre, Jerry finisce durante la Seconda Guerra Mondiale, e c'è un piccolo colpo di scena fantastico in cui Jerry (e sua moglie, Dolly) salvano insieme il piccolo Roger (di 2 o 3 anni) durante un bombardamento su Londra, ma i genitori muoiono nella stazione della metropolitana (molti londinesi si rifugiano in questi durante i bombardamenti),  quando il tetto crolla, motivo per cui finisce per vivere con suo nonno*.»
«Tutto questo accade in un racconto intitolato A Leaf on the Wind of All Hallows**, che si trova nel libro Seven Stones to Stand or Fall**, anche se penso che la storia sia disponibile come e-book a sé stante, per un dollaro o due».
«Più avanti nell'ottava stagione, Roger avrà un vago ricordo di essere stato preso tra le braccia di un uomo, ma poiché non c'è alcun collegamento con questa parte della storia, nessuno avrà la più pallida idea di cosa si tratti, a meno che non abbia letto Leaf».
(X)

*    Nell'articolo originale si parla di "Nonno". Ne La Straniera sappiamo che il Reverendo Wakefield è, in realtà, lo zio della madre di Roger e quindi prozio di quest'ultimo
** Non tradotto in italiano

lunedì 20 gennaio 2025

Outlander S7: Diana Gabaldon commenta l'episodio 712

Le conseguenze di Outlander: l'autrice Diana Gabaldon commenta la reazione di Jamie alla conoscenza carnale di Claire e Lord John (Esclusivo)
L'autrice di bestseller del New York Times spiega le ramificazioni della reazione di Jamie alla notizia del rapporto intimo tra Claire e Lord John.
Secondo Newton, per ogni azione, c'è una reazione uguale e contraria, ma nell'episodio di questa settimana "Conoscenza carnale" di Outlander, la reazione di Jamie Fraser (Sam Heughan) alla rivelazione di Lord John (David Berry) che lui e Claire (Caitriona Balfe) sono andati a letto insieme è stata sicuramente eccessiva.
Dopotutto, sia Claire che Lord John credevano che Jamie fosse morto e Lord John aveva preso Claire come moglie per proteggerla dall'impiccagione quando si pensava che fosse una spia rivoluzionaria, cosa che era.
Ora che Jamie è tornato dalla morte – ha perso la nave con cui era originariamente previsto che salpasse per il Nuovo Mondo che è affondata – si potrebbe pensare che gli sarebbe stato grato, ma invece, quando Lord John rivela cosa è successo e dice a Jamie di ucciderlo, Jamie quasi lo fa a mani nude, anche se Lord John non lo intendeva davvero.
L'autrice di bestseller del New York Times Diana Gabaldon, sui cui romanzi si basa la  serie STARZ Outlander, condivide la sua opinione sull'episodio.
«È un atteggiamento di sfida», dice a Parade. «Non dice: 'Ho conosciuto carnalmente di tua moglie. Avanti e uccidimi.' Dice: ‘Ho conosciuto carnalmente tua moglie'. Poi c'è una breve conversazione concitata in cui fa del suo meglio per descrivere perché (e in una certa misura, come) è successo. Jamie, che all'inizio non gli crede affatto, inizia a pensare che potrebbe essere vero e, con crescente indignazione, chiede i dettagli fisici dell'incontro.
«Ok, John è un gentiluomo inglese (e un nobile, per di più…) e un gentiluomo non discute i dettagli della sua vita intima, figuriamoci infangare o sminuire la signora coinvolta. In effetti, avrebbe preferito morire piuttosto che raccontare a Jamie i dettagli, solo per una questione di onore personale.
«A un certo livello, forse pensa che la sua affermazione potrebbe aiutare a convincere Jamie che sta dicendo la verità (e lo è) su come è avvenuto l'incontro, ma Jamie gli ha già dato un pugno in un occhio e sembra pronto a continuare nella stessa maniera, quindi è più probabile che il 'vai avanti e uccidimi' di Lord John sia pura sfida. È davvero tutto ciò che ha; non è né abbastanza grosso né abbastanza attaccabrighe per battersi con Jamie fino a un pareggio, figuriamoci sconfiggerlo. Sta perdendo e lo sa, ma lo sta facendo con la sua bandiera che sventola ancora».
Poi, più tardi, quando Claire spiega a Jamie in modo più dettagliato cosa è successo e come stava contemplando il suicidio, e Lord John in sostanza l'ha salvata, anche se lei lo ha salvato dall'ennesima notte di lutto da solo, Jamie è più disposto a perdonare lei che Lord John.
Ammette di essere geloso, ma per qualche ragione, sente che Claire è meno responsabile, o forse sapendo che non può vivere senza di lei, sa che non ha scelta. Anche così, la accusa di "pensare con il suo corpo", il che le indica che non la perdona davvero.
«Non è un'accusa; è una giustificazione offerta», dice la Gabaldon. «Jamie conosce Claire dentro e fuori. Quando Claire (in uno stato a quel punto) chiede di sapere se la sta chiamando puttana? Lui risponde (con lieve impazienza, ma senza rabbia né accusa): 'Tu pensi con il tuo corpo, Claire; l'hai sempre fatto.' Lo intende letteralmente; è una guaritrice: la prima cosa che fa con una persona ferita o malata è toccarla. E continuare a toccarli mentre li cura e li guarisce, Dio sa che ha fatto con lui abbastanza spesso. E lui è andato a letto con lei con lei abbastanza spesso da sapere che risponde in modo molto istintivo al suo corpo. Riesce (fin troppo facilmente) a capire come l'incontro con John possa essere finito in un rapporto sessuale: vuole sapere cosa è successo prima, mentre lei (presumibilmente) stava ancora pensando. (Vuole anche sapere, ma non lo dice, se John si è approfittato di lei, dal momento che lei ha ammesso di essere molto ubriaca.)»
«Per quanto riguarda il perdono, Claire sa benissimo che non è questo il punto. Dal suo punto di vista (molto pratico), non è stata infedele a Jamie: lui era morto. Il fatto che ora sia vivo è (logicamente) fuori questione. Jamie in realtà è un uomo logico, e si rende conto che lei ha ragione, per quanto poco gli piaccia; lui è anche un uomo geloso. Ma questi due si sono sempre promessi la verità, e hanno mantenuto quella promessa. Ecco perché lei si infuria quando lui magnanimamente (pensa) dice che la perdona - secondo il suo punto di vista, non ha fatto nulla di male, e come OSA perdonarla?»
«Così facendo, lui dice apertamente che in realtà non le crede (perché se lo facesse, non penserebbe che lei abbia bisogno di perdono), e questo sta infrangendo la prima sacra responsabilità tra loro – quando si sono promessi l'onestà l'un l'altro durante la loro prima notte di nozze – non essendoci a quel punto nient'altro tra loro».
Parte della storia secondaria dell'episodio, ma non meno importante, riguarda anche le conseguenze e il modo in cui William (Charles Vandervaart) sta reagendo alla notizia che Jamie è suo padre. Sì è ubriacato e sfoga la sua rabbia su tutti, incluso Ian (John Bell), solo perché può quando Ian non ha davvero fatto nulla per meritarselo.
«La sua reazione all’involontaria scoperta della sua origine è abbastanza comprensibile», dice Gabaldon. «TUTTI quelli che ha amato o di cui si è fidato gli hanno mentito apertamente. Non gli importa che l'abbiano fatto per il più puro dei motivi: il desiderio di non vederlo ferito, esposto al danno o costretto a scegliere tra l'inganno e l'ignominia. Hanno tenuto segreta la cosa più importante della sua vita: a lui! A un livello minore, ma comunque dolente, anche IAN ha saputo la verità!»
«A parte la situazione in sé… William è molto giovane. Si è appena affermato come adulto, con una carriera militare troppo breve per contare molto. Oltre a ciò, cosa ha, in termini di identità? Il suo titolo. E ora si scopre che non solo non ce l'ha, ma tutte le persone fidate della sua vita lo sapevano.»
«Se fosse stato più vecchio quando ha scoperto la verità, avrebbe stabilito un'identità basata sulla sua carriera, avrebbe avuto solide relazioni di lunga data con persone che sapeva preoccuparsi sinceramente di lui. Sarebbe stato comunque uno shock, ma avrebbe avuto un solido senso di sé su cui contare. A diciotto anni, sta ancora abbozzando il prorpio senso di chi è o potrebbe essere, separato dalla sua impalcatura sociale. Per come la vede lui, tutti quelli di cui si è sempre fidato gli hanno appena tolto quell'impalcatura da sotto i piedi e lo hanno lasciato cadere.
«Quando incontra Jane [alias Arabella (Silvia Presente)], lei gli offre un rifugio temporaneo dai suoi sentimenti turbolenti. Lei non sa chi sia, ed è una prostituta; non le importerebbe. Allo stesso tempo, gli offre sia un orecchio amichevole che l'imminente rifugio e il sollievo del sesso; può sfuggire alla sua situazione, almeno per un po’».

giovedì 16 gennaio 2025

Libro 10: Hai visto Ian?

[Avviso spoiler – be’, francamente, qualsiasi estratto che leggete da questo libro conterrà spoiler, ma ci sono sempre alcune persone che non se ne rendono conto e diventano scontente (non è una parola precisa? <g>) - comunque, alla fine di QUANDO ACCADRÀ DILLO ALLE API, William arriva improvvisamente a Fraser's Ridge, e dice a Jamie,  "Sir, ho bisogno del vostro aiuto." Sicuramente….]

Jamie arrivò fino a Wounded Lady, dove chiamò il cane e si sedette sulla grossa pietra, più bruscamente di quanto avesse voluto.
«A Màthair Dhè» Rimase seduto immobile e respirò per un po', il ginocchio che pulsava a tempo con il battito del cuore. Era fuggito di casa prima che Claire scoprisse che se ne andava in giro libero da stecche o bende… e senza un bastone, per giunta. Avrebbe dovuto portare un bastone, e desiderava averlo fatto, ma si sentiva volitivo e impaziente a causa l'infermità.
«Aye, be’, ammetto che non è così brutto come essere crocifisso», disse scusandosi, rivolgendosi alla Madre di Dio che aveva appena invocato. «E poi, per la maggior parte sarà a cavallo, andrà tutto bene» mormorò tra sé in modo poco convincente e, afferrando il tronco bianco come la carta del grosso pioppo tremulo, si alzò in piedi, fischiò al cane, strinse i denti e si avviò su per la montagna, chiedendosi perché diavolo non avesse dato al Giovane Ian un terreno più vicino alla Casa Principale.
Occupato dal dolore al ginocchio, non si era preoccupato del ragazzo, e fu sorpreso di arrivare al capanno e trovare Rachel sola. Lei si era preoccupata del Giovane Ian, e da un po' di tempo; questo era chiaro dal suo sguardo ansioso, che si fece più intenso quando vide Jamie e Skennen.
«Giù, cane», disse al cucciolo, che non le prestò attenzione. «Hai incontrato Ian sul sentiero?» chiese.
Jamie scosse la testa, leggermente inquieto.
«Non ho visto nemmeno l’ombra, da nessuna parte tra la Casa Nuova e qui, ragazza. E nemmeno i ragazzi», aggiunse, anticipando la sua prossima domanda. «Sàmhchair, un cù» aggiunse a Skennen, che valutò se prestare attenzione a quell'ordine per mezzo secondo, e poi sprofondò docilmente, sdraiandosi ai piedi di Rachel.
«Perché non lo fa quando glielo dico io?» chiese a Jamie. «Gli parlo in quello che sono sicuro sia gaelico, e lui si limita a ridere di me». Skennen allargò il suo sorriso da cagnolino, con la lingua che penzolava fuori come se apprezzasse lo scherzo.
«Non crede che tu dica sul serio» disse Jamie, lanciando al cane uno sguardo deciso. «E sa che io sì. Non è vero, a cù? Diede al cane un colpetto con la punta del piede nelle costole, al che Skennen rotolò sulla schiena, abbaiò e scalpitò in aria, scodinzolando follemente.
Rachel si schiarì la gola.
«Vuoi un po' di latticello, Jamie? O forse dei sottaceti all'aglio?"
Cominciava ad avere fame per via della salita, ma rifiutò la gentile offerta in favore di una tazza di acqua fredda, e allo stesso modo declinò l'offerta di Rachel della sua sedia a dondolo, abbassandosi con cautela sul bordo del portico.
«Siediti, ragazza», disse, notando il cestino di giunco. «Finirò di pulire i piselli al posto tuo.»
Lei rise, si sedette e spinse la ciotola gialla verso di lui con il piede nudo.
«Come si dice  'tale padre, tale figlio' in gaelico?»
«Di solito non si dice, ma potresti dire: coltach ri dà phòna ann am pod. ‘Come due piselli in un baccello’. Hai visto William, allora?» Non alzò lo sguardo verso di lei, ma premette la giuntura del baccello con l'unghia del pollice e tirò fuori i piselli con un colpetto esperto.
«Sì. Mi ha raccontato qualcosa della sua situazione - e quella di… John Grey…» Lui colse la momentanea esitazione nella sua voce e la guardò con uno sguardo acuto. Lei sollevò un sopracciglio scuro. «Suppongo che tu sia venuto a dirmi di più?»
Jamie le raccontò. Tutto, dopo un attimo di esitazione. Rachel era già a conoscenza della paternità di William, e poiché anche il resto del Ridge sarebbe stato presto informato, non c'era nulla da nascondere. Per quanto riguardava la forma delle circostanze personali di Lord John Grey…
«Sai che sua signoria è...» cominciò esitante.
«Ciò che si chiama comunemente sodomita?» lo interruppe. Aveva tirato fuori uno sgabello e vi si era seduta, accanto a lui. «Sì, o almeno così supponevo. Denny mi ha detto che pensava che fosse così».
«E come farebbe tuo fratello a capire una cosa del genere?» Chiese Jamie, sorpreso. Certo, Denzell Hunter era un medico, ma…
Rachel sollevò una spalla.
«Quando vivevamo a Filadelfia, Denny aveva un… è abbastanza sbagliato chiamarla amicizia, perché era… be’, non lo era». Lei gli sorrise. «Aveva un conoscente, però, che aveva l'abitudine di visitare una Molly house* nelle vicinanze; Immagino che tu sappia che cos'è? Certo che lo sai. Ebbene, in una di queste occasioni, l'uomo fu coinvolto in una rissa e fu gravemente ferito - era ubriaco, e perse l'equilibrio mentre tentava di colpire un altro uomo, e cadde faccia in giù contro una mensola di marmo del camino, rompendosi il naso, tre dita del piede - aveva tentato di prendere a calci il suo avversario, ma aveva mancato e preso a calci un tavolo di quercia piuttosto solido, infortunio che lo aveva spinto verso la mensola del camino-  e il braccio sinistro, che era rotto e anche piuttosto bruciacchiato e pieno di vesciche, perché c’era il fuoco acceso quando era svenuto sbattendo sulla mensola del camino e cadde nel camino.
«Oh. Aye?»
«Aye, davvero», lo rassicurò. «Il suo... Immagino che li chiamereste amici?»
«Aye, be’, interessi comuni» borbotto Jamie. Il suo viso era caldo.
«Infatti. I suoi amici, allora, mandarono a chiamare Denny, che andò e rimise a posto il naso del suo conoscente, gli sistemò il braccio e gli fasciò le dita dei piedi. Questo impressionò così tanto tutti gli spettatori, incluso il proprietario della casa, che Denny divenne il medico de facto di tutti loro».
Jamie era, suo malgrado, affascinato.
«Hai…?» Cominciò, poi si interruppe.
«Non ho mai accompagnato Denny alla casa», lo rassicurò. «Ma alcuni… clienti abituali?… ci chiamavano nel momento del bisogno. Ho incontrato diversi sodomiti leggermente danneggiati. Sono, nel complesso, molto simili agli altri uomini».
«A parte …»
«Be’, sì. Da qui, deduco, il pericolo per sua signoria. Suppongo che tu voglia dire che l'uomo che lo tiene non solo lo sta trattenendo fisicamente, ma minaccia anche la sua…»
«La sua vita», terminò Jamie. La sua voce era rauca e si schiarì la gola. «Da tutti i punti di vista».
Lei annuì, il suo volto turbato.
«Che cosa farai?»
Jamie si tirò su a sedere e allungò la schiena, raddrizzando con cautela le gambe mentre lo faceva.
«Aye, questa è la domanda con cui siamo alle prese, non appena abbiamo sentito quello che William aveva da dire. La prima cosa, naturalmente, è trovare John Grey e liberarlo.»
«Temo che liberarlo possa essere la parte più facile».
«Anch'io, ragazza.»
Il suo ginocchio aveva smesso di sentirsi come se fosse stato ripetutamente pugnalato con un temperino, ma pulsava ancora, a tempo con il battito del suo cuore. Non lo toccò, ma gli lanciò un'occhiata furtiva, insieme al suo compagno. Quello malato era diventato una specie di rosso-violaceo, come una prugna matura. Non poi così male.
«Abbiamo le due cose, per cominciare», disse. «Porti di spedizione e un uomo di nome Denys Randall».
Le sopracciglia scure di Rachel si sollevarono.
«Io… noi, cioè... conosciamo un uomo di nome Denys Randall», disse. «Pensi che potrebbero essercene due?»
«No», disse Jamie, sorpreso. «ma giusto per essere sicuri: quello che tu e Denny conoscete è un soldato? Ed è noto a volte come Denys Randall-Isaacs?"
Lei lo fissò per un momento, la mano appoggiata delicatamente sul ventre.
«Sì», disse lentamente, «e sì. Lo è ed è".
Avrebbe potuto dire altro, ma un grido dal sentiero la fece alzare subito in piedi.
«Mamma! Mamma!»
Jamie si alzò subito, facendole un cenno di risposta.
«Siediti, ragazza, ci penso io».
Gli diede una rapida occhiata e un sopracciglio alzato che suggerì che sicuramente lui sapeva come comportarsi.
«Quello è Totis», disse, con il piede già sul gradino più alto. «C'è qualcosa che non va».

*Molly house era un termine utilizzato in Inghilterra nel XVIII e XIX secolo per indicare i luoghi d'incontro per uomini omosessuali