giovedì 7 dicembre 2017

Bees: Caccia notturna

Quel pensiero era troppo. William si alzò e lasciò cadere la coperta, decine di piccole falene bianche si levarono dall’erba sorprese e svolazzavano curiose intorno alla sua faccia. Le ignorò, si mise gli stivali e si allontanò.
Non gli importava dove stava andando. Le sue membra si sentivano come se fossero state chiuse in un barile tutta la notte, strette e frementi con una ardente necessità di muoversi. I fuochi fumanti brillavano e guizzavano sotto la grande quercia, e l’odore gustoso della carne fece brontolare il suo stomaco. Uno degli indiani era addormentato vicino al fuoco, avvolto in una coperta; non poteva dire quale.
Voltando la schiena al fuoco, si diresse verso i campi che si trovavano dietro la casa. Mount Josiah vantava solo una ventina di acri coltivati a tabacco quando l’aveva vista anni prima; la terra era coltivata anche adesso?
Con sua grande sorpresa, lo era. I gambi erano stati raccolti ma il terreno era ricoperto di foglie sparse e frammenti; il forte odore di tabacco non polimerizzato giaceva come incenso nella notte. Il profumo lo calmò e lui percorse la strada lentamente attraverso il campo verso la sagoma nera della rimessa del tabacco. Era ancora in uso?
Si. Chiamato rimessa per amore di cortesia era poco più di un capannone, ma il retro era un grande arioso spazio dove i gambi venivano appesi per essere spogliati – ce n’erano solo pochi ora, che penzolavano dalle travi, a malapena visibili contro la debole luce delle stelle che trapelava attraverso le tavole larghe. Il suo ingresso fece muovere e frusciare le foglie secche impilate sulla piattaforma in un lato come se il capannone si fosse accorto di lui. Era una fantasia strana, ma che non disturbava – fece un cenno al buio, semicosciente dell’accoglienza.
Urtò in qualcosa che rifuggì con un suono cupo – come un barile vuoto. Toccando, ne contò più di una ventina, alcuni pieni, alcuni in attesa. Alcuni vecchi e pochi nuovi, a giudicare dall’odore del legno nuovo che aggiungeva il suo effluvio penetrante al profumo del capannone.
Qualcuno stava lavorando la piantagione – e non era Manoke. All’indiano piaceva fumare tabacco di tanto in tanto, ma William non lo aveva mai visto prendere nessuna parte in crescita o del raccolto. Né puzzava di esso. Non era possibile toccare il tabacco verde senza che una specie di nero, appiccicoso catrame aderisse alle mani, e l’odore in un campo di tabacco maturo era sufficiente a far girare la testa a un uomo adulto.
Quando viveva lì con Lord John – il nome gli provocò una debole fitta, ma la ignorò – suo padre aveva assunto operai dalla proprietà adiacente a monte, un posto grande chiamato Bobwhite, che potevano facilmente prendersi cura del modesto raccolto di Mt. Josiah in aggiunta al maggiore prodotto di Bobwhite. Forse la stessa soluzione era ancora in corso?
Il pensiero che la piantagione fosse ancora in funzione, anche in questa maniera spettrale, lo rincuorò un poco; aveva pensato che il posto fosse completamente abbandonato quando aveva visto le rovine della casa. Curioso, riprese la sua strada fuori dalla rimessa del tabacco e girò a ovest, calpestando i resti frantumati degli steli di tabacco, verso i campi più alti che erano usati per le colture meno pregiate. Si, anche questi erano stati piantati e raccolti; grazie alla pallida luce della mezza luna che si stava levando, vide le pannocchie stoccate e in piedi in fila come piccoli, laceri uomini. Aggirò il granturco e andò giù lungo i campi al fiume – Avevano tentato di coltivare il riso un anno, ma non aveva attecchito, non ricordava perché…un lungo tratto di terreno incolto pieno di erbacce ed erba secca e si allontanò dal fiume e si ritrovò a camminare sopra steli secchi crepitanti con un forte odore familiare…cosa…oh…lino. Certo.
Sorrise al ricordo di aver avuto il permesso di aiutare a trebbiare il lino: avevano messo i fasci di steli secchi in sacchi di tela ruvida e stesi su un piccolo pianerottolo di mattono e lui Papà, Manoke e Jim e Peter – si Jim e Peter, era corretto, i due servi neri erano saltati su e giù su di loro li avevano calpestati avanti e indietro e finito per ballare una quadriglia sfrenata sui sacchi sporchi di pedate. Avevano bevuto un sacco di birra; poteva gustare i fumi misti di lievito e alcool sulla parte posteriore della lingua e un pizzico di olio di semi di lino che gli faceva sempre pensare ai dipinti.
Una figura scura apparve improvvisamente dal buio davanti a lui, urlò e si gettò di lato, rovistando in fretta a quattro zampe, cercando affannosamente un bastone, una pietra, un…
“Tabernac – siete voi _Guillame_? Voglio dire...”
“Sono io” William disse brevemente lasciando cadere la manciata di terriccio e foglie che aveva afferrato. Rimase senza fiato per un momento, con le mani sulle ginocchia, prima di aggiungere “pensavo fossi un orso.”
By Diana Gabaldon

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