"Underworld è, ovviamente, una grande opera di genere con un particolare tipo di estetica," spiega Menzies al telefono da Londra. "In un certo senso, [richiede] un preciso tipo di interpretazione perché quel materiale funzioni", continua. "Le cose possono complicarsi, perché c'è ovviamente molta storia dei film precedenti con la quale collegarsi, e la pressione del genere e il pubblico."
Prossimamente, Menzies sarà il protagonista nella serie The Terror, su una spedizione della Marina all'Artico, insieme a Ciarán Hinds e Jared Harris. "Abbiamo girato cinque settimane prima di Natale e sto per tornare lì", ci dice. "E' una storia incredibile. Sono molto, molto eccitato per quello che stiamo facendo."
EMMA BROWN: Cosa volevi diventare quando avevi cinque anni?
TOBIAS MENZIES: La mia grande passione da bambino era il tennis. Ho trascorso la maggior parte della mia infanzia nel tennis agonistico ed ho giocato molti tornei. Questo era quello che amavo da impazzire, quello che sognavo. La brutale verità è che probabilmente non ero abbastanza bravo. Può essere una professione difficile. Tra la metà e la fine dell’adolescenza mi sono interessato di più alle ragazze – la pubertà [ride] - e poi improvvisamente mi sono ritrovato a giocare sempre di meno.
Come sei finito all’Accademia Reale di Arte Drammatica?
Inizialmente non volevo concentrarmi specificamente sulla recitazione. Quando ho lasciato la scuola, ero molto interessato alla produzione teatrale, compagnie come Complicite e Shared Experience che stavano concependo i loro lavori. Questo era quello che mi rendeva molto entusiasta. Guardavo anche molta danza teatrale e danza contemporanea. Ho cercato di andare alla scuola Lecoq di Parigi, che è dove è andata molta gente della Complicite (ndt compagnia teatrale inglese), ma non sono riuscito a mettere insieme i soldi per farlo. Quello che sono riuscito ad ottenere è stata una borsa di studio per le scuole di recitazione in Inghilterra, e così ho pensato: "Forse inizierò con quello." Quando sono arrivato all’Accademia Reale di Arte Drammatica, ero circondato da un sacco di persone che volevano diventare attori da quando erano piccoli e quando me ne sono andato, ero stato colto davvero dalla passione per la recitazione, dalla passione per la pura interpretazione. Non sono riuscito ad emergere con una mia compagnia, che era quello che avevo programmato di fare quando ero più giovane. La formazione è stata molto orientata verso il teatro, quindi penso di aver naturalmente creduto che avrei fatto di più il teatro, soprattutto nella fase iniziale.
È interessante notare che il mio primo lavoro appena uscito dall’Accademia, è stato in un lungo dramma ambientato nel mondo della medicina chiamato Casualty. Ho ottenuto una parte semi-regolare, quindi è stata una grande formazione sui lavori televisivi di quel genere. Ciò ha significato che ho potuto immergermi in quell’ambiente e ottenere grande visibilità a stare di fronte a una telecamera.
Dei tuoi ultimi personaggi, ce n'è uno al quale ti senti più vicino come individuo rispetto agli altri?
Non so bene come rispondere a questa domanda. Il tipo di recitazione che mi interessa, al quale aspiro, è quello in cui cerco di trascinare molto di me stesso, qualunque personaggio sia. Possono essere tipi di personaggi molto diversi, [ma] al centro di tutto, ho sempre voluto essere molto, molto credibile e radicato alla realtà. Uno dei modi per farlo è quello di frugare il più possibile nelle proprie esperienze e poi colorarle con diverse sfumature, con diversi colori per dare ai diversi personaggi la propria strada. Il vero filo conduttore è cercare di trascinare il più possibile di me in queste cose. Se stai interpretando un personaggio molto cupo, questo lo può umanizzare e renderlo facilmente riconoscibile, che è una cosa interessante da fare con un personaggio che è in apparenza altamente immorale e riprovevole. Questo rende al pubblico più difficile sottovalutarli, devono anzi interagire con loro di più. Poi magari facendo il contrario con i personaggi in apparenza più simpatici o onorevoli, rendendoli un po' più complicati. Credo che l'esempio di Outlander sia interessante, perché mi è stato chiesto di interpretare due personaggi differenti. A prima vista, Frank, direi, è molto più vicino a quello che sono come persona, e Jack è un tratto, ma in entrambi i casi io spero di essere un incrocio tra i due, in modo da renderli così più interessanti, delle rappresentazioni più smussate.
Sei mai stato smorzato da quel pensiero di interpretare un personaggio, ma di sentire di non voler attingere nella tua parte interiore?
No. Mi piace molto il lato oscuro delle cose. E' il tipo di lavoro che mi piace guardare. So che alcuni attori hanno paura di come verranno visti. Ma invariabilmente, trovo che il materiale cupo può essere molto, molto gratificante da abitare ed indagare. Non è mai stato veramente una mia preoccupazione.
Quando si interpreta un ruolo più di sostegno, quanto al di là della sceneggiatura vai in termini di trovare un terreno comune con il personaggio? Crei un intero retroscena?
Varia davvero. Se hai il lusso di un lasso di tempo più lungo, allora hai ben più di quel lavoro di sfondo. Può essere uno dei lavori più duri da fare, in realtà, se devi entrare nel progetto solo per pochi giorni o per un giorno. E' difficile stare con i piedi sotto al tavolo e trovare il giusto tono del pezzo e ciò che ognuno sta cercando di fare. Mi ricordo di aver partecipato lavorando per un solo giorno nel film Atonement. Era la scena con James McAvoy, nella quale incontra il mio personaggio sulle spiagge della Normandia, solo una scena, e, probabilmente, una pagina e mezzo. Sono arrivati a dirmi che quella pagina e mezzo era all'inizio dei tre minuti, di traccia singola e unica ripresa, che avrebbero occupato tutta la spiaggia e 2.000 comparse. E' stato una grandiosa ripresa dalla gru che iniziava con questo dialogo tra James e me. Avevo appena conosciuto tutti, quindi bisognava essere rapidi di gambe. E' stato un gran lavoro da fare. Ti guadagni davvero i tuoi soldi in quei giorni.
Il tempo è il bene più prezioso durante le riprese e tutti lottano per questo. Qualcuno famoso ha detto, "vieni pagato per aspettare e la recitazione è gratis", e ci sono queste intense esplosioni di concentrazione in cui si dispone di solito solo di poche manciate di riprese per ottenere quello che ti serve. Molta televisione, può avere come conseguenza per attori che devono ancora arrivare l’aver già pianificato quello che faranno, con il possibile rischio che tutto sembri un po' pre-confezionato. Uno dei grandi lussi di quando si ha un po' di tempo è che ci si possono dare alcuni itinerari diversi attraverso una scena e questo dà più opzioni nel montaggio. Si sentono storie di attori come De Niro che avrebbero girato 50 riprese - non sono mai andato neanche vicino a questo, quindi non vedo l'ora di quel giorno. [Ride] Forse andrei fuori di testa.
Hai solo bisogno di lavorare in un film di David Fincher.
Sarei profondamente affascinato di sapere che cosa questo provocherebbe - ho il sospetto che smetteresti probabilmente di recitare così tanto, perché saresti diventato stanco e forse annoiato, e passeresti attraverso varie fasi differenti. Allora forse inizierebbe a fare effetto qualcosa di più intuitivo e inconscio. Hai visto Blue is the Warmest Color? E' un film notevole, e [il regista] portava completamente quegli attori verso il basso facendogli girare molte riprese. Passerebbero attraverso varie fasi di frustrazione e noia e rabbia, e, infine, le loro menti sarebbero fuori dalle loro interpretazioni e si verificherebbe qualcosa di chimico.
Come attore, pensi che tutto questo valga la pena?
Sì. Da tutto ciò ottieni queste notevoli interpretazioni, ed è perché sembra straordinariamente crudo e sembrano non esserci artifici. Così, qualunque cosa stesse succedendo, ha funzionato ed ha dato i suoi frutti creativi. Sarebbe sicuramente qualcosa che mi affascinerebbe conoscere - ho sempre voglia di andare oltre i propri trucchi e sorprendere me stesso.
Hai mai dovuto lottare davvero per un ruolo?
Mi sembra di avere una storia del tipo "Ho scritto una lettera e l’ho lasciata sulla loro porta", [ma] tutte le volte che l’ho fatto, non ha portato assolutamente a nessun risultato. [Ride] Tutto il lavoro che ho ottenuto è passato attraverso un percorso piuttosto standard. Mi ricordo che quando ero un giovane attore, facevo uno spettacolo all’Almeida, un lavoro di Cechov, e ho sentito nel camerino che il grande e compianto Robert Altman aveva visto il lavoro che io avevo interpretato. Qualcuno ha detto che si trovava in un hotel di Knightsbridge, e così ho scritto una lettera, ho messo dentro il mio curriculum e la mia foto, e sono andato a piedi a consegnarlo al suo albergo. Non so se lo abbia mai letto.
Underworld: Blood Wars è ora al cinema, OUTLANDER tornerà per la terza stagione questa estate su Starz. The Terror dovrebbe debuttare su AMC entro la fine dell'anno.
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Traduzione di VeroNica
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