mercoledì 27 maggio 2015

I costumi di Outlander


Vediamo, cosa stiamo facendo al momento?
Beh, abbiamo trovato i 24.000 bottoni, migliaio più migliaio meno. Sembra che io abbia sottostimato la quantità di cui avevamo bisogno.
Abbiamo tinto e decorato circa tre – quattrocento scarpe. Abbiamo realizzato circa un migliaio di costumi negli ultimi sei mesi. Vale a dire redingote, panciotti, brache, camicie, polsini, cravatte, soprabiti, gonne, pettorine, caraco, mantelli, sottogonne, sottovesti, corsetti, fichu, scialli, borsette. Abbiamo accumulato guanti e gioielleria, realizzato e decorato cappelli, tinto e stampato migliaia di metri/iarde di tessuto.
Lo scorso weekend, io e Ron abbiamo fatto la nostra prima apparizione insieme ad una convention di fan organizzata dai fan britannici di Outlander. È stata un’esperienza fantastica. Ho avuto l’opportunità di raccontare un po’ quello che faccio, cosa facciamo nel reparto costumi, e mi ha dato l’ispirazione per raggiungere un pubblico più vasto e condividere un po’ di più il processo della creazione dei costumi.
Il processo di base è lo stesso per tutti i costumisti e i reparti costume, con variazioni sul tema che dipendono se si sta lavorando a un’odissea nello spazio o a un western. Ma ci sono sempre peculiarità in ogni progetto creativo.
Come ho detto prima, non esistono due fiocchi di neve identici.
Non ero così sicura di voler fare Outlander, tre anni fa. Sì, si trattava di una serie di libri che amavo e che avevo letto molte, molte volte dalla loro prima pubblicazione, ma sapevo quanto grande fosse e una delle ragioni per cui ero uscita dal giro più di un decennio fa, era la sempre minor quantità di tempo concessa alla pre-produzione di questi imponenti show. La pre-produzione è il periodo di tempo prima che lo show inizi, in cui ogni reparto mette insieme tutto quello che serve allo show. Il reparto artistico costruisce i set, il reparto costumi realizza i costumi, gli attrezzisti realizzano tutti gli oggetti, gli sceneggiatori scrivono e così via. Vivi e muori durante il corso di una stagione a seconda di quanto tempo hai per la pre-produzione. Questa quantità di tempo diminuisce ogni anno nel nostro lavoro, così raramente hai il tempo che ti serve. Sapevo che non ci sarebbe stato abbastanza tempo per fare un show enorme come Outlander, senza diventare completamente pazza. Ma Ron non mi ha dato tregua e alla fine ho accettato.
Dunque, questo processo inizia con la lettura delle sceneggiature. È il momento in cui crei un feeling col tono e la regia di un pezzo, quando inizi a conoscere i personaggi e la storia. Però a quel tempo non c’erano ancora sceneggiature, ma c’era un libro e ho immaginato che fosse tremendamente d’aiuto che io conoscessi la storia e i personaggi così bene. A volte le sceneggiature sono davvero brutte, ma a volte hai l’opportunità di lavorare con uno sceneggiatore di talento come Ron Moore, e questo rende tutto migliore, ad ogni livello.
Quindi era un vantaggio.

Il secondo vantaggio era che ero sposata col produttore esecutivo di Outlander, e immaginavo che questo mi avrebbe piazzato in prima fila nel reparto informazioni. Le informazioni, nel settore dei film e della televisione, sono come una specie di tesoro segreto sepolto. Quelli di noi che realizzano i costumi e costruiscono i set, passano settimane cercando di racimolare qualsiasi informazione possibile. Cosa stiamo facendo? Quando lo stiamo facendo? Dove sarà e CHI lo farà??? Tutte quelle risposte sono racchiuse in qualche camera blindata segreta, e noi siamo scassinatori che fanno di tutto per entrarvi. Di solito finiamo con lo scagliare il piede di porco contro quella dannata cosa dopo che tutto il resto è fallito. Vivere con il custode della camera blindata sembrava potesse essere d’aiuto.
Così, basandomi su questi due “vantaggi”, ho gettato via dalla finestra il mio senno e ogni briciola di buonsenso posseduta, e ho firmato. Guardando indietro non posso far altro che ridere, quella me stessa così cinica, che sapeva esattamente come funzionatutto questo, era ancora così idealista e ottimista, credendo che questa volta sarebbe stata diversa da tutte le altre. Parliamo della donna che una volta diventò cieca da un occhio durante uno show, a causa dello stress. Credetemi, non sono una mezzacalzetta, sono una ragazza tosta, ma la cosa più simile che mi viene in mente al lavorare nel settore televisivo è probabilmente il lavoro in quello militare, sebbene senza VERE armi.
Ci servivano almeno 20 settimane circa per pre-produrre uno show di queste dimensioni. Bene, detto questo, ne abbiamo avute otto.
Otto settimane, avevamo uno spazio vuoto, niente tavoli, niente macchine da cucire, niente telefoni, niente scaffali, niente squadra, niente cast, niente costumi. Scoprimmo anche che non sarebbe stato possibile affittare nessun costume eccetto il minimo indispensabile. Ogni show televisivo e cinematografico di Hollywood stava girando nel Regno Unito e la maggior parte dei costumi non era disponibile.
Ciliegina sulla torta, io avevo le mie sfide personali. La mia famiglia era impreparata al mio ritorno al lavoro, avevamo due adolescenti ancora a scuola e ci eravamo appena trasferiti in una nuova casa. Ero stata fuori dal giro per dieci anni e tutta la mia squadra si era sparpagliata, non che potessi prendere nessuno di loro, comunque. Non conoscevo NESSUNO in Gran Bretagna nell’ambiente dei costumi. Nessun contatto, nessuno che conoscesse qualcuno, nessuno nelle ditte di noleggio costumi, nessun tintore, nessun noleggio attrezzature, nessun fornitore, nemmeno un negozio di tessuti. Come in qualsiasi altro lavoro, passi anni a costruirti una rete di contatti che puoi chiamare quando hai bisogno, e io non avevo nulla. Ma sì, abbandoniamo la vita che conosciamo, figli, animali, scatoloni impacchettati e facciamolo!

Dunque, tornando alla pre-produzione. La prima cosa di cui hai bisogno è trovare un ottimo supervisore dei costumi.
Il supervisore dei costumi è il tuo braccio destro per tutte le cose di carattere pratico. È il project manager. Mentre tu combatti con tutto ciò che è creativo e anche se sei responsabile del budget e sovrintendi alla gestione del reparto, hai bisogno di qualcuno che si occupi di tutti gli aspetti pratici. Così il supervisore assume la squadra e ha TUTTI i contatti e gli agganci per tutto il resto. In questo caso, dato che io non ne avevo nessuno, questo incarico era la chiave per la felicità e la soddisfazione. Ogni membro della squadra sarebbe stato giusto o sbagliato? Nel nostro lavoro, cerchiamo di mettere insieme una squadra che possiamo tenere per anni e anni, quindi partire da zero è spaventoso. Dato che non ne avevo uno, ho assunto un supervisore raccomandato dal nostro produttore britannico. È un atto di fede. La scelta sbagliata può rivelarsi disastrosa.
Una volta che il supervisore era al suo posto, potevamo iniziare. Ma non era proprio così semplice. Così come non c’erano costumi disponibili, non c’era neanche quasi nessuna squadra disponibile. Ogni studio sta attualmente girando in Gran Bretagna, beneficiando delle agevolazioni fiscali, come nel Canada degli anni ’90. Praticamente sono tutti assunti. La squadra è molto richiesta, per cui trovare qualcuno in queste circostanze era davvero problematico. Le poche persone disponibili, erano altamente ricercate in un mercato altamente competitivo.
Un’altra sfida.
Così cercavamo la squadra e mentre scalavamo questa piccola montagna, focalizzammo la nostra attenzione sulla costruzione della sartoria. Quando fai uno show devi poter aver accesso a risorse, forniture e venditori. Pochissimi di questi esistono in Scozia. Se vuoi noleggiare un costume, deve arrivare da una ditta di Londra. Se sei negli Stati Uniti, arriva da una ditta di Los Angeles. Ma questo significa che qualcuno deve volare fino a Londra per trovare quel costume, quel tessuto, quei bottoni, tutto, ogni volta che abbiamo bisogno di qualcosa. Non avevamo il tempo per questo. Così dovevamo costruire la nostra sartoria, con dentro tutto il necessario di cui potevamo aver bisogno.

Il nostro supervisore aveva trovato un assistente costumista e un abbozzo di squadra di 12 persone. Avevamo bisogno di macchine da cucire e tavoli su cui metterle, illuminazione, telefoni, scrivanie, scaffalature, cancelleria, grucce, ferri da stiro, vaporizzatori, rastrelliere, vasche per tintura e tinte, materiali per l’invecchiamento, materiali da cucito, uncinetti, metri a nastro, fodere tutti connessi a una lista infinita di oggetti. E capite che non si tratta di un set da cucito casalingo, ma di una fornitura a livello industriale. Centinaia e centinaia di rocchetti di filo, un paio di migliaia di grucce, migliaia di metri di tessuto. È tanto, davvero tanto.
Dove appendi tutti gli abiti e riponi tutte le scarpe e gli accessori? Rastrelliere e scaffali, abbastanza da contenere centinaia e centinaia di costumi. Devi installare un sistema di rastrelliere che va dal pavimento al soffitto del magazzino. Va costruito anche un sistema di scaffalature dal pavimento al soffitto e centinaia di scatole devono essere comprate per riporre tutto. Il reparto invecchiamento e tintura deve essere montato. È davvero un’impresa industriale. Devono invecchiare e tingere centinaia e centinaia di oggetti. Prodotti chimici, apparecchiature, queste donne in realtà bruciano i costumi con la fiamma ossidrica per invecchiarli.
Montare tutto questo richiede mesi che non avevamo. Ma non hai scelta se non andare avanti e sperare in un intervento divino.
L’assistente costumista è assolutamente essenziale. Deve vivere nella tua testa. L’assistente è colui a cui trasferisci tutti i dati. È quello che porta a termine, consegnando i tuoi schizzi agli addetti al taglio, quello che realizza i motivi e taglia il tessuto. Si assicura che il tessuto sia tinto nell’esatta sfumatura che vuoi e si assicura che tutto proceda secondo i tempi. Raccoglie tutte le cianfrusaglie, aiuta nella ricerca e nell’ottenimento dei materiali, programma le prove dei costumi e si raccorda con la nostra troupe sul set.
Mentre l’assistente sta comprando rotoli e rotoli di lana e lino a Londra, le attrezzature cominciano ad arrivare e i tessuti vengono spediti da Londra, gli addetti al taglio e i confezionatori iniziano anche loro ad arrivare. Ma ancora non abbiamo gli attori, quindi li facciamo iniziare realizzando costumi extra, mentre aspettiamo.

Quando non sto pensando a quanto spazio serve per sistemare tutto, sto disegnando, fortunatamente per personaggi che conosco molto bene. All’inizio di uno show tutti vogliono vedere gli schizzi, l’emittente, i direttori e i produttori. La prima parte del mio lavoro è mettere su carta quello che c’è nella mia testa. Così fai un milione di schizzi. È più difficile di quanto possa sembrare. Non solo devi farne un sacco, perché devi illustrare una visione d’insieme dell’intera stagione e di tutti i personaggi, ma quei disegni devono essere belli. Così disegni e disegni e ridisegni ancora. Molti costumisti assumono illustratori, ma io non posso. Disegnare è quello che faccio ed è da lì che nasce l’ideazione. Non sarei capace di farlo in nessun altro modo.
Per Outlander, diventò chiarissimo poco dopo il nostro arrivo, che in qualsiasi modo avessi pensato potessero essere i costumi era completamente irrilevante, a causa del clima. Ho dovuto buttare tutto quello che avevo disegnato prima di arrivare in Scozia. Se i personaggi di Outlander fossero andati in giro nelle sete finissime tipiche del XVIII secolo, sarebbero tutti morti. La Scozia è così fredda e umida ed era chiaro che le persone avrebbero dovuto indossare tessuti molto più pesanti e caldi. Ho dovuto capire come rifare la silhouette del XVIII secolo usando lane pesanti. Qualcosa di molto più semplice da fare con carta e matita che con del vero tessuto. Niente a cui poter fare realmente riferimento. Nessuna ricerca solida, potendo essere i dipinti tutto quello che i pittori o i soggetti volevano che fossero. Circondata da caos e stress, devi solo tenere duro e avere fede nella tua esperienza e nel tuo talento. Era una sicurezza piuttosto traballante, dopo essere stata fuori dal giro per dieci anni.
Sam Heughan fu scelto per primo, come Jamie Fraser. Era il più semplice, in realtà, perché non l’ho mai visto usare più di un paio di costumi e perché avevo un’idea di lui estremamente chiara nella mia testa. In più è una persona deliziosa e piacevole. Siamo stati davvero molto fortunati col nostro cast. Tutte persone carine e disponibili. Ci siamo presi cura di Jamie Fraser e abbiamo aspettato il resto del cast.
Non sono sicura di riuscire a descrivere quanto le cose fossero assolutamente pazzesche a questo punto della produzione. Costruire lo studio, scrivere le sceneggiature, un milione di riunioni, costruire i set, trovare il personale, tutto insieme, tutto all’ultimo momento. Aspettando il cast, aspettando Claire. Tutto senza fiato, ansimando per la fretta. È una situazione parecchio stressante.
Finalmente CaitrionaBalfe fu scelta come Claire, due settimane prima dell’inizio delle riprese. Allora l’urgenza iniziò davvero! Vorrei potervi raccontare come abbiamo portato tutto a termine, ma veramente non riesco a ricordare. È stato un percorso molto duro, ci sono state un sacco di lacrime, gente che sveniva e notti in bianco. Forse è una buona cosa che non riusciamo a ricordare come abbiamo fatto, altrimenti saremmo potuti scappare tutti urlando, con l’avvicinarsi della seconda stagione. Credo che semplicemente sia stato tutto realizzato grazie ad una folle combinazione di fede, panico ed esperienza. Le cose ti ritornano anche dopo tanti anni, come pedalare la proverbiale bicicletta, proprio mentre tutto sta per andare in fumo.
Ma sembra che tutto abbia funzionato. La risposta dei fan e della stampa ai costumi è stata magnifica ed estremamente gratificante per l’intero reparto costumi. 

Adesso siamo un reparto di cinquanta persone, invece che quattordici. Il mio supervisore è rimasto con me, ho due meravigliosi assistenti costumisti. Abbiamo aggiunto un reparto ricamo con quattro ricamatrici e cinque super macchine da ricamo. Il mio laboratorio di alchimia (invecchiamento e tinta) sta ancora al suo posto, macinando sangue di rane e pipistrelli o qualsiasi dannata cosa facciano là dentro. Un grandissimo artista del tessile si è unito al nostro staff, dato che continuiamo a scoprire che potremmo benissimo fare semplicemente tutto noi, visto che è quello che facciamo. Le pareti sono ancora tutte in piedi, i macchinari ronzano, la squadra è unita e ci sono sempre meno lacrime. Le cose diventano veramente pazzesche a volte, ma stiamo iniziando a trovare un certo ritmo e un sistema sta prendendo piede, tenendoci a galla quando le cose si fanno difficili. 
Ed eccoci qui, appena all’inizio della seconda stagione, a cucire circa 30.000 bottoni.
Spesso me la prendo col sistema. Lo stress, la velocità, la mancanza di umanità. Le mie “questioni di giustizia”, come le chiama Ron, si espandono in maniera incontrollata. Dopotutto sono figlia di sindacalisti, e questo settore ha bisogno di tutte le “questioni di giustizia” che uno ha la possibilità di lanciargli. Ma l’altra notte Ron mi ha fatto un discorso su chi sono e cosa faccio. Che ho bisogno di accettarlo e di farci pace. Sto considerando questa possibilità.
Forse, solo forse, questo è quello che faccio. Ma non prendetemi in parola su questo!

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