sabato 7 marzo 2015

Estratto del 9° libro: in onore del 6 Marzo

Il 6 marzo non è una data qualsiasi, infatti in questa data nel 1988 Diana Gabaldon iniziò la stesura di quello che è poi diventato il best seller Outlander che noi tutti adoriamo.
QUI potete leggere la lettera che la stessa Diana ha scritto ai suoi lettori, e in più, per festeggiare, un assaggio del nono libro della saga su cui lei sta ancora lavorando

[Qui troviamo Fanny che ha appena avuto il suo primo ciclo mestruale ed è più sconvolta di quanto si possa normalmente essere, dal momento che per lei, questo è il segnale che è appena diventata merce sessuale utilizzabile.]

"Tesoro" dissi il più dolcemente possibile e le misi una mano sotto il mento per sollevarle il viso. I suoi occhi incontrarono i miei in un colpo, il loro caldo marrone quasi nero per la paura. Il suo mento era rigido, la sua mascella stretta e tolsi la mano.
"Non starai davvero pensando che vogliamo che tu faccia la prostituta, Fanny?" Sentì l'incredulità nella mia voce e sbatté le palpebre. Una volta. Poi guardò di nuovo verso il basso.
"Io non...vado bene per niente altro", disse con un filo di voce. "Ma  valgo un sacco di soldi per...quello." Agitò una mano sul suo grembo, in un rapido gesto quasi risentita.
Mi sentivo come se fossi stata presa a pugni in pancia. Pensava davvero...chiaramente si. Doveva averlo pensato per tutto il tempo in cui aveva vissuto con noi. Sembrava essere rifiorita in un primo momento, al sicuro dal pericolo e ben nutrita, con dei ragazzi come amici. Ma il mese precedente o giù di lì, si era richiusa in sè stessa e sembrava riflessiva, mangiando molto meno. Avevo visto i segni fisici e li avevo attribuiti al suo percepire il cambiamento imminente; avevo preparato delle erbe antiemorragiche, per essere pronta. Questa era a quanto pareva la causa, ma ovviamente non l'avevo indovinato interamente.
"Non è vero, Fanny," dissi e le presi la mano. Me la fece prendere nella mia ma come se fosse stata un uccello morto. "Tu non hai solo quel valore." Oh, Dio, suonava come se ne avesse un altro, ed era per questo che noi l'avevamo...
"Voglio dire, non ti abbiamo presa con noi perché pensavamo che...che saresti stata redditizia in qualche modo. Niente affatto." Voltò la faccia dall'altra parte tirando su con il naso quasi impercettibilmente. Questo era il peggio al momento. Ebbi un improvviso ricordo di Brianna, da adolescente, e del passare ore nella sua camera da letto, impantanata in futili rassicurazioni - no, non sei brutta, naturalmente avrai un ragazzo quando sarà il momento, no, nessuno ti odia - non ero stata brava allora e chiaramente quelle particolari competenze materne non erano migliorate con l'età.
"Ti abbiamo presa perché ti volevamo, tesoro", dissi accarezzandole la mano senza avere risposta, "Volevamo prenderci cura di te." La tirò via e si rannicchiò di nuovo, la faccia sul cuscino.
"No, tu no." La sua voce arrivò attutita e si schiarì forte la gola. "William ha fatto in modo che il signor Fraser mi prendesse".
Mi misi a ridere ad alta voce e girò la testa sul cuscino per guardarmi, sorpresa.
"Davvero, Fanny," dissi. "Parlando come una che conosce entrambi piuttosto bene, posso assicurarti che nessuno al mondo potrebbe far fare a uno di quegli uomini qualsiasi cosa contro la loro volontà. Il signor Fraser è testardo come una roccia e suo figlio è esattamente come lui. Da quanto tempo conosci William?"
"Non...molto", disse lei, incerta. "Ma...ma ha cercato di salvare J-Jane. Lei gli piaceva." Lacrime improvvise le riempirono gli occhi e voltò di nuovo la faccia sul cuscino.
"Oh," dissi molto più piano. "Lo so. Stai pensando a lei. A Jane, naturalmente."
Annuì e mise la faccia sul cuscino, le piccole spalle curve e agitate. La sua treccia si era sciolta e morbidi riccioli castani scapparono via, esponendo la pelle bianca del suo collo, sottile come un gambo di asparagi scottati.
"E' la prima volta che piango per lei", disse, le parole capibilie solo a metà per emozione e il suono soffocato.
"Jane? Cosa è accaduto?"
"La sua prima volta. Volta con un uomo. Quando è tornata e ha dato l'asciugamano insanguinato alla Signora Seacrest. L'aveva fatto e poi era strisciata nel letto con me e si è messa a piangere. L'ho tenuta stretta e...e coccolata...ma non potevo fare altro." Si abbracciò con le sue stesse braccia e fu scossa da singhiozzi silenziosi.
"Sassenach?" La voce di Jamie venne dalla porta, impastata dal sonno. "C'è qualcosa che non va? Mi sono girato e ho trovato Jem nel mio letto, invece di te." Parlava con calma, ma i suoi occhi erano fissi sui singhiozzi di Fanny. Mi guardò, un sopracciglio alzato, e spostò un poco la testa verso lo stipite della porta. Volevo che se ne andasse?
Guardai verso Fanny e poi verso di lui con una contrazione impotente della spalla ed entrò in un solo movimento nella stanza, avvicinando uno sgabello accanto al letto di Fanny. Notò le striature di sangue e mi guardò di nuovo - sicuramente era questa la ragione? - ma scossi la testa, tenendo una mano sulla schiena di Fanny.
"A Fanny manca sua sorella", dissi, affrontando l'unico aspetto delle cose che pensavo potesse essere al momento affrontato in un modo efficace.
"Ah," disse piano Jamie, e prima che potessi fermarlo, si chinò verso il basso e la prese dolcemente tra le braccia. Mi irrigidii per un istante, spaventata per il tocco di un uomo su di lei proprio ora, ma lei si voltò verso di lui in un solo movimento, gettandogli le braccia al collo e singhiozzando sul suo petto.
Si sedette, tenendola sulle ginocchia e sentii una triste tensione scendere dalle mie spalle, vedendolo lisciarle i capelli e mormorarle cose in gaelico che lei non parlava, ma chiaramente capiva come un cavallo o un cane.
Fanny continuò a singhiozzare per un po', ma lentamente si calmò sotto il suo tocco per poi singhiozzare di tanto in tanto.
"Ho visto tua sorella solo una volta," disse piano. "Jane era il suo nome, eh? Jane Eleanor. Era una bella ragazza. E ti voleva bene, Frances. Lo so."
Fanny annuì, le lacrime le rigavano le guance e guardai l'angolo dove Mandy giaceva sulla brandina. Era morta per il mondo, però, il pollice infilato correttamente in bocca. Fanny fu sotto controllo nel giro di pochi secondi, però, e mi chiesi se fosse stata picchiata nel bordello per aver pianto o mostrato forti emozioni.
"L'ha fatto per me" disse, in tono di desolazione assoluta. "Ha ucciso il capitano Harkness. E ora lei è morta. E' tutta colpa mia". E nonostante il bianco delle nocche serrate, non sgorgavano più lacrime dai suoi occhi. Jamie mi guardò da sopra la sua testa, poi deglutì per tenere la propria voce sotto controllo.
"Avresti fatto qualsiasi cosa per tua sorella, eh?", disse strofinando delicatamente la schiena tra le piccole scapole.
"Sì", disse lei, la voce soffocata nella sua spalla.
"Sì, naturalmente. E lei avrebbe fatto lo stesso per te e l'ha fatto. Tu non avresti esistato un attimo a mettere in pericolo la tua vita per lei, e nemmeno lei. Non è stata colpa tua, a nighean."
"Lo è! Non avrei dovuto creare un polverone, avrei dovuto...oh, Jane!"
Si aggrappò a lui, abbandonandosi al dolore. Jamie l'accarezzò e la lasciò piangere, ma mi guardò da sopra la corona scarmigliata della sua testa e sollevò le sopracciglia.
Mi alzai e mi misi dietro di lui, una mano sulla spalla, e mormorai in francese in poche parole, l'altra fonte di angoscia di Fanny. Lui strinse le labbra per un istante, ma poi annuì, senza mai smettere di accarezzarle la schiena e calmando i singhiozzi. Il tè era diventato freddo, parti di rosmarino e zenzero in polvere galleggiavano sulla superficie torbida. Presi il piatto e la tazza e andai tranquillamente fuori per cambiarle. 
Jemmy era in piedi nel buio appena fuori la porta e per poco non gli andai a sbattere contro.
"Gesù Cristo d'un Roosevelt!" dissi, solo per riuscire a pronunciarlo in un sussurro. "Cosa stai facendo qui? Perché non stai dormendo? "
Ignorò la domanda, esaminando la luce fioca della camera da letto e la curva ombra sul muro, con uno sguardo profondamente turbato sul volto.
"Cosa è successo alla sorella di Fanny, nonna?"
Esitai guardandolo. Aveva solo dieci anni. E sicuramente era compito dei suoi genitori dirgli cosa avrebbe dovuto sapere. Ma Fanny era sua amica e solo Dio lo sapeva, aveva bisogno di un amico di cui potersi fidare.
"Vieni con me," dissi, girandolo verso la scala con una mano sulla spalla. "Te lo dirò, mentre faccio dell'altro tè. E non devi dire assolutamente a tua madre che l'ho fatto".
Glielo dissi, nel modo più semplice che potevo, e omettendo le cose che Fanny mi aveva detto sulle abitudini del defunto capitano Harkness.
"Conosci la parola 'prosituta',emm...' hoor*' voglio dire?" mi corressi e il cipiglio di incomprensione si rilassò.
"Certo. Germain me l'ha detto. Hoors sono donne che vanno a letto con gli uomini con cui non sono sposate. Fanny non è una hoor, però, lo era sua sorella?" Sembrava turbato al pensiero.
"Beh, sì," dissi. "Giusto per dovere di cronaca. Ma le donne, o le ragazze, che diventa prostitute lo fanno perché non hanno altro modo per guadagnarsi da vivere. Non perché lo vogliono, intendo dire."
Sembrava confuso. "Come fanno a guadagnare soldi?"
"Oh. Gli uomini le pagano...per andare a letto con loro. Credimi," lo rassicurai, vedendo i suoi occhi spalancarsi per lo stupore.
"Io vado a dormire con Mandy e Fanny tutto il tempo", protestò. "E anche Germain. Non voglio diverle pagare solo perchè sono ragazze!"
"Germain", dissi, versando la nuova acqua calda nella teiera. "Andare a letto è un eufemismo...conosci questa parole? Significa che dici qualcosa che suona meglio di ciò di cui si sta realmente parlando...per un rapporto sessuale."
"Oh, quello", disse, la sua faccia di una persona che aveva compreso. "Come i maiali?"
"Un po' come quello, sì. Trovami un panno pulito, vuoi? Dovrebbero essercene un po' nell'armadio da basso." Mi inginocchiai, le ginocchia scricchiolarono un poco e raccolsi la pietra calda dalle ceneri con l'attizzatorio. Fece un piccolo sibilo mentre l'aria fredda dell'ambulatorio colpì la superficie calda.
"Quindi," dissi prendendo il panno che mi aveva recuperato e cercando di dare un tono pratico alla voce, "I genitori di Jane e Fanny sono morti, e non avevano di che sfamarsi, così Jane è diventata una prostituta. Ma alcuni uomini sono molto cattivi, mi auguro tu lo sappia già, non è vero?" Aggiunsi guardando verso di lui e lui annuì sobriamente.
"Sì. Beh, un uomo malvagio è andato nel luogo in cui Jane e Fanny vivevano e veleva che Fanny andasse a letto con lui, anche se era troppo giovane per fare una cosa del genere. E ... ehm ... Jane lo ha ucciso."
"Wow."
Sbattei le palpebre nella sua direzione, ma lo aveva detto con un profondo rispetto. Tossii, e cominciai a piegare il panno.
"E' stato molto eroico da parte sua, sì. Ma lei..."
"Come ha fatto ad ucciderlo?"
"Con un coltello", dissi un po' lapidaria, sperando che non chiedesse i dettagli. Io li sapevo, grazie a Rachel e a Lord John e avrei voluto non farlo.
"Ma l'uomo era un soldato e quando l'esercito britannico l'ha scoperto, hanno arrestato Jane."
"Oh, Gesù", disse Jem, con tono di orrore intimorito. "L'hanno impiccata come hanno cercato di fare con papà?"
Cercai di pensare se avessi dovuto dirgli di non nominare il Signore invano, ma da un lato, era chiaro che non lo aveva inteso in questo modo, e dall'altro, ero un pessimo esempio a quel particolare riguardo.
"Volevano. Era da sola, e molto spaventata e lei...beh, si uccise, tesoro."
Mi guardò per un lungo momento, con espressione neutra, poi inghiottì forte.
"Jane è andata all'inferno, nonna?" Chiese con un filo di voce. "È per questo che Fanny è così triste?"
Avevo avvolto la pietra stretta nella stoffa; il calore che brillava nel palmo delle mie mani.
"No, tesoro," dissi, con tutta la convinzione che potei raccogliere. "Sono abbastanza sicura che non lo è. Dio ha certamente compreso le circostanze. No, a Fanny è manca solo la sorella."
Annuì, molto sobriamente.
"Mandy mi mancherebbe se avesse ucciso qualcuno e poi si..." Deglutì al pensiero. Ero un po' preoccupata nel constatare che l'idea di Mandy che uccide qualcuno apparentemente gli sembrava ragionevole, ma poi ...
"Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo accadrebbe mai a Mandy. Ecco." Gli diedi la pietra avvolta. "Fai attenzione."
Salimmo lentamente le scale e trovammo Jamie seduto accanto a Fanny sul letto, una piccola collezione di cose sparse sulla trapunta tra di loro. Lui mi guardò, sollevò un sopracciglio in direzione di Jem e poi indicò la trapunta.
"Frances mi stava mostrando un'immagine di sua sorella. Vorreste farla vedere a Mrs. Fraser e Jem, a nighean?"

Il volto di Fanny era ancora segnato dalle lacrime, ma era più o meno tornata in sè, e annuì sobriamente, spostandosi un po' a lato.
Il piccolo fascio di oggetti che aveva portato con sé era stato srotolato, rivelando un mucchietto di vari elementi: un pettinino, il tappo di una bottiglia di vino, due matasse ordinatamente piegate di filo, uno con un ago conficcato di traverso, degli spilli e un paio di piccoli frammenti di gioielli di cattivo gusto. Sulla trapunta c'era un foglio di carta, molto piegato e segnato dalle pieghe, con un disegno a matita di una ragazza.

"Uno dei clienti l'ha disegnato una notte nel salone", disse Fanny, spostandolo un po' così da poterci fare guardare.
Non era più di uno schizzo, ma l'artista aveva colto una scintilla di vita. Jane era stata bella, con un naso dritto e con una bocca delicata, ma non c'era provocazione o bon ton nella sua espressione. Stava guardando oltre la spalla, con un mezzo sorriso, ma con aria di lieve disprezzo nello sguardo.

"E' carina, Fanny", disse Jemmy, e si mise accanto a lei. Le accarezzò il braccio come avrebbe accarezzato un cane e non senza imbarazzo.
Jamie aveva dato a Fanny un fazzoletto, notai; tirò su con il naso e se lo soffiò, annuendo.
"Questo è tutto quello che mi rimane", disse, la voce rauca da giovane rospo. "Questo e il suo medaglione."

"Questo?" Jamie mosse delicatamente il mucchietto con il grande indice e sollevò un piccolo ovale di ottone, appeso ad una catena. "E' una miniatura di Jane quindi o forse una ciocca dei suoi capelli?"
Fanny scosse la testa, prendendogli il medaglione.
"No," disse. "E' un ritratto di nostra madre." Prese la miniatura dal lato del medaglione e lo aprì. Mi chinai in avanti a guardare, ma la miniatura all'interno era difficile da vedere, con l'ombra del corpo di Jamie.

Dietro di me, sentii Jamie dire, del tutto casualmente, "Frances, nessun uomo potrà mai prenderti contro la tua volontà, mentre sono vivo."
Ci fu un silenzio sbigottito, e mi girai per vedere Fanny fissarlo. Le toccò la mano, molto delicatamente.
"Mi credi, Frances?" Disse piano.
"Sì," sussurrò, dopo un lungo momento, e tutta la tensione abbandonò il suo corpo in un sospiro, come il vento dell'est.

Jemmy si appoggiò contro di me, la testa premuta contro il gomito, e capii che me ne stavo lì in piedi, gli occhi pieni di lacrime. Li asciugai in fretta sulla manica, e strinsi il medaglione chiuso. O ci provai; mi scivolò tra le dita e vidi che c'era un nome inscritto al suo interno, davanti la miniatura.
"Faith", diceva.

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