Quando Starz ha debuttato con la sua serie più recente, un adattamento di 'Outlander' di Diana Gabaldon, on-line la scorsa settimana, i critici hanno discusso sul suo rapporto con 'Game of Thrones', sul romanticismo nelle fiction e si chiedevano se gli uomini avrebbero finito per guardarlo (l'hanno fatto). Ho avuto l'opportunità di guardare i primi sei episodi dello show e mentre ne scriverò in dettaglio più avanti, mi ha colpito il piccolo, ma importante modo in cui Outlander si differenzia dagli altri sceneggiati storici.
Libri storici, film e spettacoli televisivi spesso basano la loro storia sul contrasto tra i valori dei lettori o degli spettatori e i personaggi sullo schermo. Quella reazione alchemica accade al di fuori dalla pagina o dello schermo nell'insieme delle nostre reazioni alla storia o ai personaggi. In Outlander quel conflitto è l'essenza della storia.
A volte, lo scopo è quello di suggerire che abbiamo perso qualcosa e che con un po' di moderazione, i valori del passato potremmo esserci più utili di quelli contemporanei. I romanzi Regency danno una grande quantità di suggerimenti negli affari di cuore e conflitti, uomini e donne possono beneficiare di un'unione dei corteggiamenti del passato e dell'etica sessuale del presente. Le donne tendono a vestire un ruolo civilizzatore, convincere gli uomini che vale la pena fermarsi, ma vengono premiate con partner che apprezzano la loro intelligenza e vivacità e che sono attenti al loro piacere sessuale.
Più spesso, però, il relativismo morale, ci aiuta a capire chi sono gli eroi e chi sono i cattivi. In 'Game of Thrones', abbiamo odiato la fine del poco compianto Re Joffrey (Jack Gleeson), non solo perché era un moccioso impossibile, ma anche perché ha unito quell'atteggiamento adolescenziale con un allegro abbraccio dispotico. Al contrario, l'esperienza della discriminazione ha fatto di Tyrion Lannister (Peter Dinklage), un uomo un po' più moderno. Nell'ambiente selvaggio di 'Game of Thrones', se non anche nel nostro tempo, è un paragone e un gradito respiro dalla bruttezza che così spesso viene esibita dai suoi pari.
In 'Downton Abbey', Lady Sybil (Jessica Brown Findlay) può provocare reazioni scioccate quando si aggira con i pantaloni e scappa con l'autista, ma sappiamo che le sue opinioni saranno vendicate. Forse siamo anche un po' riconoscenti per il contributo di Lady Sybil alle nostre libertà. La sua prematura morte dopo aver dato alla luce sua figlia è una tragedia non solo perché è il frutto dell'ignoranza e della testardaggine, ma anche perché le nega la possibilità di testimoniare l'arrivo di una nuova era.
La maggior parte di queste storie funzionano con due ordini morali: la nostra e quella dei personaggi. 'Outlander', a differenza di molti sceneggiati storici, introduce una terza prospettiva, quella di Claire Randall (Caitriona Balfe). La Randall faceva l'infermiera duranyte la seconda guerra mondiale e festeggia una seconda luna di miele con il marito, Frank (Tobias Menzies), in Scozia quando viene catapultata indietro nel tempo nel 18° secolo e costretta a spostarsi non solo per le usanze di quel tempo, ma anche per un forte lotta per l'indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna.
Claire viene da un tempo leggermente anteriore rispetto al nostro, ma i suoi valori non si discostano molto da quelli che abbiamo noi. E' una professionista che gestisce anche le ferite più raccapriccianti con aplomb. A lei piace molto il sesso e anche se si preoccupa del fatto che lei e suo marito non sono stati in grado di concepire un figlio, l'ansia non ha intaccato la loro passione l'una per l'altro. Claire può anche bere come un professionista.
Così, quando si ritrova indietro nel tempo di 200 anni, Claire è così vicina a noi che la sua esperienza ci permette di immaginare come ci saremmo adattati a delle circostanze simili.
Le nostre competenze si adatterebbero in un altro modo? La formazione di Claire come infermiera le permette di rendersi utile nel clan MacKenzie, la famiglia che la prende la custodia dopo averla trovata mentre veniva minacciata di stupro da parte di un uomo che si rivelerà essere un brutale antenato di suo marito, Black Jack Randall (anch'esso interpretato da Menzies). Saremmo in grado di tenere a freno le nostre lingue su pratiche che troviamo aberranti o sulla storia che noi conosciamo ma i MacKenzies invece no, come Claire è spesso incapace di fare? Sta cercando con abbastanza forza di tornare al suo tempo?
Le esperienze di Claire testano la nostra fiducia riguardo la superiorità delle nostre idee e la nostra capacità di sopravvivere in regimi morali e politici che non assomigliano ai nostri. E il doppio ruolo di Menzies in qualità di Frank e Black Jack solleva interrogativi inquietanti su ciò che ereditiamo dai nostri antenati e cosa ci si dimentica quando li ammiriamo da lontano. In 'Outlander', il passato sicuramente non è passato. Come romanzo storico fa crollare sia la distanza tra passato e presente sia le lezioni che sentiamo come idee sicure quando crediamo che la distinzione sia chiara.
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Bellissimo post condivido ogni parola e sono certa che il successo di Outlander non si fermera'
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