giovedì 27 marzo 2014

MOBY: Pratica Ginecologica

"Questa è Sophronia. Una delle schiave di mio marito" le labbra della signora Bradshaw compresse e serrate, dalle linee che circondavano la sua bocca, lo faceva continuamente. "Lei - è - ho pensato che forse-" Il suo viso piuttosto insignificante diventò color cremisi, non riusciva a descrivere il problema. 
"So cos’è," dissi, salvandola dalla difficoltà. Feci il giro del tavolo e presi Sophronia per mano, era piccola e molto callosa, ma le unghie erano pulite. Una schiava di casa, allora. "Cosa è successo al bambino?" le chiesi gentilmente. 
Assunse un piccolo e spaventato respiro e guardò di sottecchi la signora Bradshaw, che le diede un altro cenno tagliente, le labbra ancora increspate. 
"E' morto dentro di me", disse la ragazza, così piano che potei a malapena sentirla, anche se non era altro che alla lunghezza di un braccio da me. "Dey l’ha tagliato a pezzi." Questo aveva probabilmente salvato la vita della ragazza, ma sicuramente non aveva aiutato la sua condizione. 
Nonostante l'odore presi un respiro profondo, cercando di tenere le mie emozioni sotto controllo. 
"Ho bisogno di esaminare Sophronia, signora Bradshaw. Se ha delle commissioni, forse le piacerebbe andare e prendervi cura di loro...?" 
Lei aprì le labbra abbastanza da fare un piccolo rumore frustrato. Ovviamente, non avrebbe voluto niente di meglio che lasciare la ragazza e non tornare mai più. Ma altrettanto ovviamente, aveva paura di quello che la schiava avrebbe potuto dirmi se l’avesse lasciata sola con me. 
"Era il bambino di vostro marito?" chiesi senza mezzi termini. Non avevo il tempo di tergiversare, la povera ragazza grondava urina e materia fecale sul pavimento e sembrava disposta a morire dalla vergogna. 
Dubitai che la signora Bradshaw intendesse morire di tale condizione, ma chiaramente la sentiva tanto intensamente quanto Sophronia. Diventò bianca per lo shock, poi il suo viso arrossì di nuovo. Si girò sui tacchi e combattuta andò fuori, sbattendo la porta dietro di sé. 
"Lo prendo come un 'sì', allora," dissi alla porta, e mi voltai verso la ragazza, sorridente di rassicurazione. "Ecco, tesoro. Diamo uno sguardo al problema, va bene?"

Grazie a Stefania per la traduzione

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