martedì 11 febbraio 2014

"Shorcha", la chiamò sottovoce...

...e lei si girò, gli occhi socchiusi contro i raggi del sole calante, poi spalancati e dorati per la sorpresa alla sua vista.
"Bentornata a casa", e le porse il bouquet di foglie e ramoscelli.
"Oh!" esclamò lei. Guardò di nuovo il mazzo, poi lui, e le tremolarono gli angoli della bocca, quasi fosse sul punto di scoppiare a piangere o a ridere, senza sapere bene quale delle due cose. Allungò la mano, allora, e glielo prese, le dita piccole e fredde nello sfiorarlo.
"Oh, Jamie... sono meravigliosi". Si alzò in punta di piedi e lo baciò, un bacio caldo e salato, e lui ne voleva ancora, ma lei si stava già affrettando verso la casa, lo sciocco bouquet stretto al seno come se fosse stato d’oro.
Si sentì piacevolmente stupido, e stupidamente compiaciuto di se stesso. Aveva ancora il sapore di lei sulla bocca.
"Shorcha", sussurrò, e si rese conto di averla chiamata così un momento prima. Che strano, però: ovvio che era rimasta sorpresa. Era il suo nome in gaelico, ma lui non l’aveva mai usato. Gli piaceva che fosse strana, che fosse inglese. Era la sua Claire, la sua Sassenach.
Eppure nel momento in cui gli era passata accanto era Shorcha. Non solo Claire, significava... ma luce.


La Croce di Fuoco

2 commenti:

  1. certo che tra tutte le piante che crescono in montagna...proprio l'edera velenosa doveva andare a raccogliere?! XD

    RispondiElimina