'Sapete, non sono affatto sorpresa che gli attori non abbiano problemi che hanno a che fare con la vita reale. Non che non sappiano separare la realtà dei loro personaggi (e credetemi, è una realtà) da quella della propria vita
personale, ma se sei un attore cinematografico, la vita reale non esiste sul lavoro.
Dopo una lettura degli script del Blocco 3 e un incontro con la produzione Lunedi, dopo un tour enorme e affascinante nel "Mondo di Outlander" (che vi racconterò in dettaglio, ma più avanti; ho dormito quattro ore la scorsa notte, la sveglia alle 5:30 questa mattina -Giovedì- il che significa che mi sono alzata alle 4:30, per un altro Giorno Davvero Pieno) Martedì, seguito da ore di interviste con la stampa, ho iniziato la mia breve carriera come attrice TV il Mercoledì mattina.
"Call" si intende l'ora in cui una macchina arriva al vostro alloggio per prendervi e portarvi al lavoro. Ci sono cinque "unità auto" che lavorano per la produzione di Outlander, tutte con persone vivaci.
L'ufficio di produzione dà (ad ogni attore) un pass per il giorno successivo, quando te ne vai di notte – cosa che ti informa sul quando arrivare, quando andare al trucco e parrucco e quando in teoria dovrai essere sul set, insieme ad altre strane informazioni arcane come il sapere se girerai solo quel giorno o per più giorni, e in quel caso, quali (è tutto soggetto a modifiche).
Quindi Mercoledì, mio marito ed io siamo stati prelevati alle 06:55, come da programma, e portati poche curve dopo, a prendere Caitriona Balfe e la sorella più giovane Lorena, che sta lavorando nella sezione costumi alla produzione di Outlander. Entrambe belle giovani donne, e amichevoli e divertenti come si può ragionevolmente supporre di poter essere a quell'ora del mattino.
Eravamo tutti sul retro della struttura, dove si trovano le roulotte. Ora, gli "artisti" hanno ciascuno un loro spazio, in questo caso, la maggior parte ha la metà di una roulotte da condividere in due. Potete vedere la mia in una delle foto; le roulotte hanno i nomi dei personaggi sulle porte, e sono abbastanza accoglienti all'interno. (C'è un bagno minuscolo, con wc a pompa e il soggiorno ha un divano a scomparsa. E’ limitato ma arredato in modo confortevole con una comoda sedia, un tavolino, un piccolo frigorifero e un vassoio con oggetti tipo Kleenex ™, un bollitore elettrico e bustine di tè di Tetley.)
Qualcuno (ci sono persone ovunque il cui compito è quello di sapere dove sono le altre persone-in particolare gli attori. Quando lavori, qualcuno sa dove sei in ogni preciso momento, e può trovarti all'istante. Ti consegnano ad un'altra persona esattamente come se fossi un pacco. (Anche se un pacco amato e rispettato, statene certi).
Tutte le roulotte sono molto strette, gradini molto ripidi fino alle porte, spazi minimi per muoversi mentre indossi un costume del 18° secolo, ve l’assicuro, ma fortunatamente sono riuscita a non cadere e rompermi il collo (ho rotto il costume un paio di volte, ma questa è un'altra storia), e ogni volta che siete nella vostra roulotte, la gente arriva e bussa alla porta a intervalli regolari – per portare cibo (colazione e pranzo non solo sono forniti, ma li portate voi), costumi o prepararti per portarti ovunque sei destinato ad andare.
In questo caso, qualcuno è apparso e mi ha detto di togliere la camicia, indossare un'accappatoio lanugginoso rosa e andare con loro. L'ho fatto e mi hanno portato al trucco e parrucco, dove Annie (la bella capo-dipartimento, con un profondo interesse e grande esperienza, sugli stili delle acconciature del 18° secolo) sovrintendeva le cose. Julie mi ha truccata con un trucco molto leggero, dato che una normale donna rispettabile del 18° secolo non ne avrebbe avuto nessuno; essenzialmente ha solo alleggerito il tono della mia pelle così da avere un minimo riflesso con le telecamere (aumentata dalla cipria, applicata circa ogni cinque minuti quando le telecamere non funzionavano, ne riparleremo più avanti) e poi sistemata la parrucca. Questo è stato... ehm... incredibile, è probabilmente l'unica parola adatta. Non mi è permesso farvi vedere il mio costume (la Starz vuole mantenere alcuni segreti), ma è stato... ehm... beh, ne ho viste di molto più grandi, di più elaborate, mettiamola in questo modo. Ed era all'incirca del colore dei miei capelli.
La preparezione per la posa della parrucca significava intrecciare i capelli in quattro piccole trecce e acconciarle in avanti e indietro sopra la testa, bloccandoli con le mollette per capelli di metallo. Questo ha fornito una base su cui la parrucca poteva essere attaccata, con miriadi di elastici tondi di diverse misure.
La parrucca è di per sé fatta di capelli umani, accuratamente acconciati, montata su una sorta di cappuccio di "pizzo". Per "pizzo" si intende la finissima rete a cui sono attaccati i capelli. Questa protezione si sistema sopra i propri capelli e le parti in più del pizzo vengono fissate alla parte superiore della fronte e più giù sulle orecchie. Una volta sistemata la parrucca e fissata in modo sicuro, il pizzo viene tagliato al minimo e poi incollato al mio viso con un po' di fissativo che sembrava più o meno resina, ma probabilmente non lo era. Una volta incollato, il pizzo diventa praticamente invisibile, non si riesce a vedere anche stando in piedi davanti alla persona che lo indossa, a meno che la colla non si sia asciugata in modo irregolare o non ce ne sia abbastanza, in qual caso il pizzo si solleva in modo non uniforme dalla pelle e si vedono le persone portarsi la mano alle tempie ed esclamare "Il mio pizzo si sta afflosciando!" dopo di che una persona del trucco si materializza magicamente accanto a loro con dei batufoli imbevuti di alcol (l'alcol scioglie il fissativo permettendo al pizzo di essere sollevato dalla pelle, pulita e rifissata).
Qualcuno mi aspettava, appena ho messo piede fuori dalla roulotte dei truccatori e dopo avermi chiesto cosa volevo per colazione (hanno tutte le classiche cose, ho scelto pancetta, uova e pane tostato), mi hanno riportato di nuovo al mio alloggio per spaventare mio marito.
La colazione è apparsa prontamente, insieme con la Diet Coke che avevo chiesto, la maggior parte delle persone sul set beve tè o caffè o acqua tutto il giorno, ma dato che anche Ron D. Moore gira con una Diet Coke, c'era sempre una scorta a portata di mano, seguita a breve distanza da due signore della sezione Costumi con i pezzi del mio vestito.
Non posso mostrarvela, oltre alla sottoveste piuttosto anonima (è fatta di tela e mussola), ma consiste in una sottoveste di mussola lunga fino al ginocchio, calze a gambaletto verdi (di quelli spessi), scarpe bruno-rossastre con fiocchi di raso, una serie di corsetti (un corsetto) da mettere sopra la sottoveste, la sottogonna e un bum-roll, che è proprio ciò che sembra (non scatterò una foto, ma potete trovarne facilmente con Google)... i fianchi larghi erano apparentemente sexy nel 18° secolo.
I corsetti.
Si allacciano sulla schiena, e ci vuole un notevole sforzo per chiuderli adeguatamente. Se è fatto correttamente, non si riesce a respirare. Davvero non ci si può piegare, così mio marito ha dovuto allacciarmi i fiocchi sulle scarpe, fino a quando non si è arreso e ha fatto il doppio nodo. Dà l'aspetto di un vitino da vespa, però, devo dirlo.
Comunque, una volta applicati tutti questi strati, i miei costumisti mi hanno messo il piece-de-resistance, un abito assolutamente stupendo studiato appositamente per me da Terry Moore, capo del Dipartimento Costumi. Velluto pettinato, pizzo dorato, un gilet di tartan scozzese dei MacKenzie... e non posso dire di più, ma era bellissimo. Una volta indossato, hanno aperto la porta e hanno fatto entrare Crawford, l'unico dipendente (apparentemente) maschile della sezione Costumi.
Sembrava fantastico, ma ve lo dico, una volta stretta e vestita di tutti gli strati, davvero non si può fare molto oltre allo stare in piedi e agitare le braccia in modo limitato. Andare al bagno è possibile, ma non un'impresa semplice. È possibile sedersi, ma non puoi alzarti...o muoverti per paura di stropicciare i vestiti, ma perché non si può. Hai una bella postura, anche se è involontaria.
Mi hanno lasciata ad ansimare e parlare con mio marito per un po', essendomi stato assicurato che qualcuno sarebbe venuto a prendermi...e che qualcuno sarebbe venuto per scortarmi sul set dove le riprese avrebbero avuto luogo quel giorno. (Ci sono due grandi zone; una è quella in cui è stata costruita la Sala Grande... e l'altra è altrettanto impressionante.)
Se ho tempo dopo il lavoro di domani, però, vi dirò tutto sull'Adunanza, sulla Sala Grande, e come davvero funzionano le riprese. Restate sintonizzati!'
Diana Gabaldon
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