Quando William entrò nel boschetto di pioppi dove si trovava il capanno dei Murray, vide subito Rachel, seduta su una sedia a dondolo nella veranda in camicia con uno scialle in grembo. Lei sentì i suoi passi e alzò lo sguardo, la faccia illuminata. Poi vide chi era, e mentre la luce non lasciò i suoi occhi, il suo sorriso cambiò completamente e allungò una mano verso le estremità pendenti dello scialle.
«William!» disse, e si alzò a metà, lo scialle stretto al petto. «Da dove diamine arrivi?» Il sorriso era caldo e sincero – ma lui sapeva di non essere l’uomo che lei stava aspettando.
«Mrs. Murray», disse, e si inchinò rispondendo al sorriso. «Servo vostro, ma’am».
Rise
«Nessun uomo è il servo di un altro, William e so che tu ne sei consapevole.»
«Sono al corrente che gli Amici pensano questo, sì. Ma certamente non mi priverete del piacere di offrirvi i miei miseri servizi –come amico?» Si guardò intorno in cerca di qualcosa da fare; il suo cuore aveva fatto un salto quando l’aveva vista, e non era tornato del tutto al suo posto. Un cestino di baccelli di piselli verdi appena raccolti stava vicino alla sua sedia a dondolo con una ciotola di terracotta gialla, piena per metà di piselli sgranati.
«Sedetevi,» disse, facendo un cenno con la testa verso la sedia a dondolo. «Ci penso io.»
Si sedette vicino a lei, le gambe che penzolavano oltre il bordo della veranda, e tirò il cestino verso di sé.
Era consapevole di un mucchio di cose al momento, tutte riguardo a Rachel. I suoi capelli scuri erano sciolti, piuttosto scompigliati, e le sue lunghe gambe erano nude e abbronzate sotto l’orlo della sottoveste. Incrociò le caviglie – molto eleganti – quando vide la sua occhiata e lui distolse lo sguardo non volendola mettere in imbarazzo, anche se voleva ancora guardare.
Era sola; la porta del capanno era aperta e non c’era segno di nessuno all’interno.
Durante la lunga scalata verso il capanno, non aveva ammesso con sé stesso che sperava di trovarla da sola… ma così era. Quando l’aveva incontrata sulla strada per Philadelphia, lei lo aveva schiaffeggiato, gli aveva dato un calcio nello stinco e lanciato la sua cuffia. La volta successive non c’era stato tempo per conversare, data la presenza di un maniaco che brandiva un’ascia, e nel loro incontro più recente lei lo aveva chiamato galletto. Lei aveva dichiarato che si trattava di un complimento, ma non era sicuro.
Inoltre, era stato quasi tre anni prima, e sembrava abbastanza ben disposta verso di lui al momento… e ora era tranquillamente sposata.
«Le mie scuse,» disse, «Avrei dovuto pensare di portarvi qualcosa dal banchetto — c’era un’immensa quantità di cibo; abbastanza da evitare la fame a tutto il Ridge per tre mesi, almeno. Un sacco di pollo fritto, pasticci di tutti i tipi, qualcosa che mi hanno detto era corn fufu — e dal momento che è stata mia sorella a dirmelo, sono incline a crederle — patate dolci con mele e cipolle, e un maiale gigantesco. Hanno detto che è stato arrostito sottoterra per giorni, fino a che la carne non si è staccata dall’osso — l’odore copriva tutto il fianco della collina e il resto della carcassa avrebbe sfamato…»
Rachel si alzò in piedi all’improvviso, afferrò il palo che reggeva il tetto del capanno e vomitò fuori dal bordo della veranda.
«Miss Hunter! Voglio dire…Mrs.…Mrs.…» Nell’agitazione del momento il suo nome da sposata era sparito. «Rachel!» Era scattato quando lei si era alzata, e ora le afferrò il gomito per evitare che cadesse oltre la veranda.
Lei emise un suono inarticolato, facendo un gesto della mano per tenerlo lontano, e poi vomitò di nuovo, in abbondanza. Sembrava malferma anche se stava aggrappata al palo con entrambe le mani ora, e lui le mise un braccio intorno alla vita per stabilizzarla.
«Oh, Gesù!» disse, allo stesso tempo sollevato e sconvolto dal piccolo rigonfiamento rotondo che aveva toccato sotto la sua sottoveste. «Siete incinta!»
Nonostante la sua evidente infermità, gli lanciò un’occhiata che fortunatamente non venne tradotta in inglese.
«Perdonatemi, madam,» disse togliendo con cautela la mano dalla sua cintola.
Lei agitò la mano e fece un passo indietro, collassando sulla sedia con una forza che la fece oscillare avanti e indietro brevemente. I suoi occhi erano chiusi, la sua faccia lucida per il sudore ed era diventata del colore del latte cagliato.
«C’è…qualcosa…?» disse, anche se la situazione sembrava completamente oltre le sue capacità.
La sua gola lunga e delicata si mosse mentre deglutiva e fece una smorfia.
«Sottaceti», disse. «Sottaceti…Latticello» Fece un gesto con una mano molle verso la porta aperta.
L’allusione ai sottaceti con il latticello lo fece sentire quasi nauseato, ma andò subito dentro e rovistò nella dispensa, dove c’era un piccolo vaso di cetriolini che, dall’odore, erano stati conservati in aceto, aneto, aglio e pepe nero. Sembravano difficilmente adatti a qualcuno con una digestione a soqquadro, ma Amaranthus una volta gli aveva raccontato le cose che aveva trovato commestibili durante la gravidanza, tutte peggiori dei cetrioli che sapevano di aglio. E i sottaceti con l’aneto funzionavano contro il mal di mare…
Il latticello era in una brocca sul tavolo, uno straccio appesantito che lo copriva. Dibatté brevemente se portarla tutta, ma poi scosse la testa e cercò una tazza. Portò il vaso di sottaceti, però, incerto su quanti ne servissero.
Lei prese uno dei sottaceti forti dal vaso prima che lui potesse sedersi, e se lo ficcò in bocca, succhiando con forza, come un gentiluomo che cerca di aspirare un sigaro.
Non sapendo che altro fare, le piegò le dita della mano libera intorno alla tazza di latticello, e si sedette con cautela affianco a lei.
«Non me ne andrò finché non vi sentirete abbastanza bene da dirmi di andare, o non sarete nel vostro letto con le coperte ben rimboccate,» disse in tono di conversazione. «Avete in effetti intenzione di – oh, mio Dio.» Lei aveva preso un grosso boccone di sottaceto , lo aveva masticato velocemente e aveva ingoiato il latticello per mandarlo giù.
«Sì,», borbottò, e prese un altro boccone croccante e altro latticello.
«Vado a prendere la brocca,» disse portando i piedi sotto di sé, ma lei agitò una mano in rifiuto, poi deglutì.
«No, Ti ringrazio. È… è passato.»
«Siete sicura?»
Deglutì, prese un profondo respiro, e scosse la testa.
«L’unica cosa di cui sono sicura è che sto davvero aspettando un bambino. Se non fossi convinta di questo, penserei di essere mortalmente malata di crampi allo stomaco o hockle-grockle. Questo non succedeva quando… quando ho avuto Hunter.»
«Cosa sono i crampi allo stomaco?» chiese, divertito. «Ho sentito parlare di hockle-grockle, anche se temo di non poterne descrivere i sintomi. Sembra che i sottaceti aiutino, comunque.»
«Hockle-grockle è qualcosa di cui soffrono i marinai, o così mi hanno detto. Crampi allo stomaco è un termine generico per violente convulsioni interne.» Sembrava stare un po' meglio, ma il pensiero di violente convulsioni interne evidentemente ne aveva provocata una, perché chiuse gli occhi e si aggrappò ai braccioli della sedia a dondolo come se fosse una piccola barca in un mare agitato.
William la osservò, ma a meno che lei non volesse un altro sottaceto… «Be’ credo che hockles (nodi) – su una nave – sia qualcosa che ha a che fare con le catene,» disse, sperando di offrire una distrazione «Grockle… non è una sorta di uccello?»
Lei respirò attraverso il naso per un momento, ma poi aprì gli occhi con attenzione, e allungò cautamente una mano per prendere un altro sottaceto.
«Forse. Possiamo parlare di qualcos’altro che non siano le mie viscere?»
«Naturalmente,» disse William con grande entusiasmo. «Avete in mente un argomento di conversazione in particolare?»
«Be’, per cominciare – che ci fai qui?»
«William!» disse, e si alzò a metà, lo scialle stretto al petto. «Da dove diamine arrivi?» Il sorriso era caldo e sincero – ma lui sapeva di non essere l’uomo che lei stava aspettando.
«Mrs. Murray», disse, e si inchinò rispondendo al sorriso. «Servo vostro, ma’am».
Rise
«Nessun uomo è il servo di un altro, William e so che tu ne sei consapevole.»
«Sono al corrente che gli Amici pensano questo, sì. Ma certamente non mi priverete del piacere di offrirvi i miei miseri servizi –come amico?» Si guardò intorno in cerca di qualcosa da fare; il suo cuore aveva fatto un salto quando l’aveva vista, e non era tornato del tutto al suo posto. Un cestino di baccelli di piselli verdi appena raccolti stava vicino alla sua sedia a dondolo con una ciotola di terracotta gialla, piena per metà di piselli sgranati.
«Sedetevi,» disse, facendo un cenno con la testa verso la sedia a dondolo. «Ci penso io.»
Si sedette vicino a lei, le gambe che penzolavano oltre il bordo della veranda, e tirò il cestino verso di sé.
Era consapevole di un mucchio di cose al momento, tutte riguardo a Rachel. I suoi capelli scuri erano sciolti, piuttosto scompigliati, e le sue lunghe gambe erano nude e abbronzate sotto l’orlo della sottoveste. Incrociò le caviglie – molto eleganti – quando vide la sua occhiata e lui distolse lo sguardo non volendola mettere in imbarazzo, anche se voleva ancora guardare.
Era sola; la porta del capanno era aperta e non c’era segno di nessuno all’interno.
Durante la lunga scalata verso il capanno, non aveva ammesso con sé stesso che sperava di trovarla da sola… ma così era. Quando l’aveva incontrata sulla strada per Philadelphia, lei lo aveva schiaffeggiato, gli aveva dato un calcio nello stinco e lanciato la sua cuffia. La volta successive non c’era stato tempo per conversare, data la presenza di un maniaco che brandiva un’ascia, e nel loro incontro più recente lei lo aveva chiamato galletto. Lei aveva dichiarato che si trattava di un complimento, ma non era sicuro.
Inoltre, era stato quasi tre anni prima, e sembrava abbastanza ben disposta verso di lui al momento… e ora era tranquillamente sposata.
«Le mie scuse,» disse, «Avrei dovuto pensare di portarvi qualcosa dal banchetto — c’era un’immensa quantità di cibo; abbastanza da evitare la fame a tutto il Ridge per tre mesi, almeno. Un sacco di pollo fritto, pasticci di tutti i tipi, qualcosa che mi hanno detto era corn fufu — e dal momento che è stata mia sorella a dirmelo, sono incline a crederle — patate dolci con mele e cipolle, e un maiale gigantesco. Hanno detto che è stato arrostito sottoterra per giorni, fino a che la carne non si è staccata dall’osso — l’odore copriva tutto il fianco della collina e il resto della carcassa avrebbe sfamato…»
Rachel si alzò in piedi all’improvviso, afferrò il palo che reggeva il tetto del capanno e vomitò fuori dal bordo della veranda.
«Miss Hunter! Voglio dire…Mrs.…Mrs.…» Nell’agitazione del momento il suo nome da sposata era sparito. «Rachel!» Era scattato quando lei si era alzata, e ora le afferrò il gomito per evitare che cadesse oltre la veranda.
Lei emise un suono inarticolato, facendo un gesto della mano per tenerlo lontano, e poi vomitò di nuovo, in abbondanza. Sembrava malferma anche se stava aggrappata al palo con entrambe le mani ora, e lui le mise un braccio intorno alla vita per stabilizzarla.
«Oh, Gesù!» disse, allo stesso tempo sollevato e sconvolto dal piccolo rigonfiamento rotondo che aveva toccato sotto la sua sottoveste. «Siete incinta!»
Nonostante la sua evidente infermità, gli lanciò un’occhiata che fortunatamente non venne tradotta in inglese.
«Perdonatemi, madam,» disse togliendo con cautela la mano dalla sua cintola.
Lei agitò la mano e fece un passo indietro, collassando sulla sedia con una forza che la fece oscillare avanti e indietro brevemente. I suoi occhi erano chiusi, la sua faccia lucida per il sudore ed era diventata del colore del latte cagliato.
«C’è…qualcosa…?» disse, anche se la situazione sembrava completamente oltre le sue capacità.
La sua gola lunga e delicata si mosse mentre deglutiva e fece una smorfia.
«Sottaceti», disse. «Sottaceti…Latticello» Fece un gesto con una mano molle verso la porta aperta.
L’allusione ai sottaceti con il latticello lo fece sentire quasi nauseato, ma andò subito dentro e rovistò nella dispensa, dove c’era un piccolo vaso di cetriolini che, dall’odore, erano stati conservati in aceto, aneto, aglio e pepe nero. Sembravano difficilmente adatti a qualcuno con una digestione a soqquadro, ma Amaranthus una volta gli aveva raccontato le cose che aveva trovato commestibili durante la gravidanza, tutte peggiori dei cetrioli che sapevano di aglio. E i sottaceti con l’aneto funzionavano contro il mal di mare…
Il latticello era in una brocca sul tavolo, uno straccio appesantito che lo copriva. Dibatté brevemente se portarla tutta, ma poi scosse la testa e cercò una tazza. Portò il vaso di sottaceti, però, incerto su quanti ne servissero.
Lei prese uno dei sottaceti forti dal vaso prima che lui potesse sedersi, e se lo ficcò in bocca, succhiando con forza, come un gentiluomo che cerca di aspirare un sigaro.
Non sapendo che altro fare, le piegò le dita della mano libera intorno alla tazza di latticello, e si sedette con cautela affianco a lei.
«Non me ne andrò finché non vi sentirete abbastanza bene da dirmi di andare, o non sarete nel vostro letto con le coperte ben rimboccate,» disse in tono di conversazione. «Avete in effetti intenzione di – oh, mio Dio.» Lei aveva preso un grosso boccone di sottaceto , lo aveva masticato velocemente e aveva ingoiato il latticello per mandarlo giù.
«Sì,», borbottò, e prese un altro boccone croccante e altro latticello.
«Vado a prendere la brocca,» disse portando i piedi sotto di sé, ma lei agitò una mano in rifiuto, poi deglutì.
«No, Ti ringrazio. È… è passato.»
«Siete sicura?»
Deglutì, prese un profondo respiro, e scosse la testa.
«L’unica cosa di cui sono sicura è che sto davvero aspettando un bambino. Se non fossi convinta di questo, penserei di essere mortalmente malata di crampi allo stomaco o hockle-grockle. Questo non succedeva quando… quando ho avuto Hunter.»
«Cosa sono i crampi allo stomaco?» chiese, divertito. «Ho sentito parlare di hockle-grockle, anche se temo di non poterne descrivere i sintomi. Sembra che i sottaceti aiutino, comunque.»
«Hockle-grockle è qualcosa di cui soffrono i marinai, o così mi hanno detto. Crampi allo stomaco è un termine generico per violente convulsioni interne.» Sembrava stare un po' meglio, ma il pensiero di violente convulsioni interne evidentemente ne aveva provocata una, perché chiuse gli occhi e si aggrappò ai braccioli della sedia a dondolo come se fosse una piccola barca in un mare agitato.
William la osservò, ma a meno che lei non volesse un altro sottaceto… «Be’ credo che hockles (nodi) – su una nave – sia qualcosa che ha a che fare con le catene,» disse, sperando di offrire una distrazione «Grockle… non è una sorta di uccello?»
Lei respirò attraverso il naso per un momento, ma poi aprì gli occhi con attenzione, e allungò cautamente una mano per prendere un altro sottaceto.
«Forse. Possiamo parlare di qualcos’altro che non siano le mie viscere?»
«Naturalmente,» disse William con grande entusiasmo. «Avete in mente un argomento di conversazione in particolare?»
«Be’, per cominciare – che ci fai qui?»
Immagine: Madonna del parto di Piero della Francesca, 1450 - 1465